Pierson, Frank R.
Sceneggiatore e regista televisivo e cinematografico statunitense, nato a Chappaqua (New York) il 12 maggio 1925. Affermatosi a partire dalla metà degli anni Sessanta, la sua filmografia comprende un numero ristretto di opere, anche se si tratta di produzioni di alto livello nelle quali i personaggi più riu-sciti sono figure di eroi perdenti o comunque destinati alla sconfitta. Nel 1976 ha vinto l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale con Dog day afternoon (1975; Quel pomeriggio di un giorno da cani) di Sidney Lumet.
Fu per qualche tempo corrispondente per le riviste "Time" e "Life" prima di entrare nel mondo della televisione dove, all'inizio degli anni Sessanta, lavorò dapprima come sceneggiatore e poi come story editor, regista e produttore di popolari programmi per tre dei più importanti networks. Il suo debutto nel cinema avvenne con Cat Ballou (1965) di Elliot Silverstein, adattamento di un romanzo di R. Chanslor, scritto con Walter Newman, che lo consacrò come uno dei giovani sceneggiatori più quotati. Con questa divertente parodia western, unica autentica commedia della sua filmografia, P. ottenne nel 1966 la sua prima nomination all'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Il successivo film, il discontinuo The happening (1967; Cominciò per gioco…), scritto ancora per il regista Silverstein, ebbe esiti meno felici. Enorme successo riscosse invece Cool hand Luke (1967; Nick mano fredda) diretto da Stuart Rosenberg e tratto da un romanzo di D. Pearce, incentrato sulla figura di un ribelle (Paul Newman) e sulla brutalità di un campo di lavori forzati nel Sud degli Stati Uniti, con cui P. ottenne nel 1968 la seconda nomination per la migliore sceneggiatura non originale. Dopo The Anderson tapes (1971; Rapina record a New York) di Sidney Lumet, adattamento di un romanzo di L. Sanders e avvincente thriller incentrato su una rapina, nel 1975 P. raggiunse uno dei vertici della sua carriera con il film più riuscito e discusso dell'anno, Dog day afternoon, grazie alla capacità di penetrazione psicologica nell'accurata ricostruzione di un fatto di cronaca dai risvolti tragicomici: una maldestra rapina a una banca di Brooklyn organizzata da un uomo disperato (Al Pacino) per finanziare il cambiamento di sesso del proprio amante. La seconda prova dietro la macchina da presa ‒ dopo aver già diretto The looking glass war (1969; Lo specchio delle spie), da un romanzo di J. Le Carré ‒ fu il remake di A star is born (1976; È nata una stella), di cui scrisse anche la sceneggiatura con Joan Didion e John Gregory Dunne. Ambientato nel mondo del rock, il film ebbe una gestazione tormentata e deluse le aspettative, pur non essendo privo di pregi. La regia successiva fu un film assai ricco di atmosfera, King of the gypsies (1978; Il re degli zingari), da un romanzo di P. Maas, che attraverso il conflitto scoppiato fra tre generazioni di zingari ritrae il mondo gitano nel contesto urbano di New York. Seguì un lungo intervallo durante il quale P. lavorò per la televisione ‒ soprattutto come regista ‒ e si dedicò all'insegnamento, ricoprendo agli inizi degli anni Ottanta la carica di presidente della Writers Guild of America. Il suo ritorno al cinema è avvenuto con la sceneggiatura di In country (1989; Vietnam: verità da dimenticare) di Norman Jewison, solenne ma deludente adattamento di un romanzo di B.A. Mason sui reduci del Vietnam, cui ha fatto seguito Presumed innocent (1990; Presunto innocente), scritto con il regista Alan J. Pakula, efficace trasposizione cinematografica del best seller di S. Turow.
Frank Pierson, in Contemporary authors, 23º vol., Detroit 1988, ad vocem.