MITTERRAND, François-Maurice-Marie
(App. III, II, p. 138; IV, II, p. 491)
Uomo politico francese. Perseverando nella politica di accordo con i comunisti, M. propose, nell'estate del 1979, una nuova redazione del programma comune che però non ottenne una favorevole accoglienza da parte del PCF. A causa di queste difficoltà, dovette fronteggiare un'opposizione all'interno del suo partito, proveniente dall'ala ''efficientista'' e ''tecnocratica'' guidata da M. Rocard, che si era già manifestata al congresso di Metz dell'aprile del 1979. Ma quando nel novembre del 1980 M. annunciò l'intenzione di concorrere alle elezioni presidenziali, il PSF affrontò compatto la prova elettorale indetta per l'aprile 1981. Con una campagna dai toni moderati (grande risonanza ebbe lo slogan della ''forza tranquilla''), ma fortemente polemica contro i punti deboli della politica di V. Giscard d'Estaing (l'alto tasso di inflazione e di disoccupazione) e a favore del rinnovamento dello stato sociale, delle nazionalizzazioni e di una politica estera aperta alle esigenze del Terzo mondo, M. si impose su Giscard d'Estaing riportando, nel ballottaggio del 10 maggio, il 51,8% dei voti contro il 48,1%. Nominato il socialista P. Mauroy primo ministro, M. sciolse allora le Camere, indicendo nuove elezioni politiche. Queste videro il grande successo del partito socialista, quello del Presidente, con il 37,5% dei voti al primo turno, confermato al secondo (giugno 1981) dalla conquista della maggioranza assoluta dei seggi della Camera (269 su 491). Mauroy poté essere riconfermato al governo di coalizione, comprendente socialisti, radicali di sinistra, dissidenti gollisti, e allargato nella sua compagine anche a quattro rappresentanti del PCF (luglio 1981).
La prima fase della presidenza di M. fu caratterizzata, in politica interna, dall'avvio delle nazionalizzazioni che portarono al virtuale controllo da parte dello Stato del sistema bancario e di importanti industrie nei settori elettronico, metallurgico, chimico e degli armamenti (dicembre 1981); in politica estera, per un orientamento polemico verso gli USA alla Conferenza Nord-Sud di Cancùn in Messico (ottobre 1981) e per l'avvicinamento a Israele, che M. visitò − primo capo di Stato francese − nel marzo 1982. Tuttavia le difficoltà economiche e l'opposizione alla riforma scolastica nel giugno 1984 incrinarono la compattezza della maggioranza, portando all'uscita dei comunisti dal gabinetto con il nuovo governo di L. Fabius, nominato da M. nel luglio del 1984. In agosto un altro grave segnale di difficoltà politica, che in questo caso colpiva ancor più direttamente il presidente, fu costituito dalla bocciatura in Senato del progetto di riforma costituzionale sull'estensione dell'uso del referendum, annunciato personalmente da Mitterrand. Non valse a risollevare le sorti della politica governativa l'incontro di M. con Gheddafi a Creta nel settembre del 1984 in vista di un contenimento della pressione militare libica nei confronti del legittimo governo del Ciad, appoggiato dalla Francia.
Le elezioni politiche del marzo 1986 riportarono al potere la coalizione di centro-destra, determinando una difficile e inedita situazione di ''coabitazione'' tra un governo guidato dal neo-gollista J. Chirac e una presidenza socialista ancora nelle mani di Mitterrand. Il presidente seppe manovrare abilmente, assumendo in modo più marcato un ruolo di mediatore sopra le parti della politica nazionale e lasciando che si manifestasse il logoramento della linea governativa, specialmente sul piano sociale, come attestò la lunga paralisi dei trasporti tra il dicembre 1986 e il gennaio 1987. In tal modo egli poté cogliere un primo successo nelle elezioni presidenziali che lo opposero allo stesso J. Chirac, riportando il 54% dei voti contro il 45,9% del suo avversario (maggio 1988). Forte di questo risultato, ottenute le dimissioni di Chirac e nominato il socialista Rocard primo ministro, M. sciolse le Camere, propiziando il successo del PSF (che con i suoi alleati ottenne 276 seggi su 577 alla Camera dei Deputati) e assicurando al riconfermato Rocard una solida, rinnovata maggioranza parlamentare (giugno 1988).
Negli anni successivi l'attività di M. si esplicò specialmente sul terreno internazionale. Egli favorì il corso politico gorbacioviano in URSS, visitò per la prima volta la Cecoslovacchia e incontrò esponenti del dissenso (dicembre 1988). Nel marzo 1990, ospitò a Parigi il primo ministro polacco, con l'intento di ribadire l'intangibilità delle frontiere fra la Polonia e la Germania riunificata. Nonostante i timori per la nuova realtà tedesca, la Francia tuttavia approfondì la cooperazione militare con la Germania e poi, a partire dal 1992, anche il rapporto economico-monetario di fronte alle bufere dei mercati valutari. Espressione di questa politica fu la decisione, presa nell'incontro tra M. e H. Kohl avvenuto a Parigi il 21 maggio 1992, di costituire un corpo d'armata misto franco-tedesco. Il 28 giugno 1992 M. volava a sorpresa a Sarajevo per testimoniare la presenza francese nel conflitto dei popoli dell'ex Iugoslavia.
Verso i paesi in via di sviluppo M. proseguiva la tradizionale politica di apertura con l'iniziativa, presa in polemica con la riunione dei sette paesi più industrializzati, di indire l'''altro vertice'' dei paesi poveri a Parigi (16 luglio 1989): nel corso di questa riunione fu chiesto all'ONU di convocare una conferenza per il condono dei debiti. Nel sedicesimo vertice franco-africano di La Baule (19 giugno 1990) M. annunciò il condono dei debiti di quei paesi che si fossero impegnati in una linea di rispetto e di sviluppo della democrazia. Dopo un fallito tentativo di mediazione (gennaio 1991) la Francia partecipò alla Guerra del Golfo contro l'῾Irāq.
La politica interna riservava a M. maggiori difficoltà. Se le elezioni cantonali dell'ottobre 1988 e quelle europee del giugno 1989 confermavano la forza socialista, l'immagine del governo Rocard veniva progressivamente offuscandosi di fronte ai problemi della disoccupazione, alle tensioni etniche e ad alcuni scandali politici, il più grave dei quali coinvolse il ministro delle aree urbane B. Tapie, costretto alle dimissioni nel maggio 1992. Queste difficoltà avevano già consigliato M. a sostituire Rocard alla guida del governo con E. Cresson (25 maggio 1991), mentre ancora un anno prima, soltanto con il ricorso ai voti del PCF, il governo aveva superato all'Assemblea Nazionale la mozione di censura per reati legati all'uso di fondi neri (maggio 1990). La risposta alle tensioni razziali venne data da M. in persona, che partecipò alla manifestazione parigina di protesta del 14 maggio 1990. Su un piano politico generale M. si pronunciò, nel novembre 1991, a favore di una revisione della legge elettorale nel senso di uno scrutinio misto maggioritario e proporzionale.
La sostituzione alla guida del PSF di P. Mauroy con L. Fabius non evitò un forte calo dei consensi socialisti nelle elezioni cantonali del 22-29 marzo 1992. Il 2 aprile M. congedava perciò E. Cresson e nominava primo ministro il socialista P. Bérégovoy. Il declino della politica del partito di M. sembrava però inarrestabile e lo stesso presidente era sfiorato dallo scandalo delle intercettazioni telefoniche illegali perpetrate ai danni di giornalisti dell'autorevole quotidiano Le Monde (marzo 1993). Le elezioni politiche del 21 e 28 marzo 1993 segnavano la pesantissima sconfitta del PSF che raccoglieva il 17,5% dei voti e appena 54 deputati su 577. M. chiamava il gollista ed europeista E. Balladur alla guida del governo (29 marzo 1993). Si apriva nuovamente una fase di ''coabitazione'', ma questa volta il ruolo di M. appariva molto meno determinante, quasi in sordina, avendo perso il presidente, a causa della disfatta socialista, una reale possibilità di porsi super partes e di condizionare effettivamente gli atti del ministero di coalizione di centro-destra.
Bibl.: F. Mitterrand, Réflections sur la politique extérieure de la France. Introduction à vingt-cinq discours (1981-1985), Parigi 1986; F.O. Giesbert, François Mitterrand ou la tentation de l'histoire, ivi 1977; S. July, Les années Mitterrand. Histoire baroque d'une normalisation inachevée, ivi 1986; C. Nay, Le noir et le rouge ou l'histoire d'une cohabitation, ivi 1988.