RAYNOUARD, François-Just-Marie
Drammaturgo e filologo francese, nato a Brignolles (Var) l'8 settembre 1761, morto a Passy il 27 ottobre 1836. Frequentò le scuole di Aix, dove fu poi avvocato; nel 1791 era eletto all'Assemblea legislativa, ma dopo il maggio del 1793 veniva arrestato e imprigionato a Parigi come girondino. Liberato dopo il 9 termidoro, ancera sotto la passione dell'avvenimento, scrisse una tragedia Caton d'Utique, piena d'allusioni al clima politico e morale del tempo, ma assolutamente priva d'azione. Viceversa il suo secondo dramma, Les Templiers, rappresentato al Théâtre-Français il 14 maggio 1805, gli assicurò un lusinghiero successo, per il carattere eroico e per la trasparenza etica del contenuto. Quest'opera gli rimase la più cara, e ad essa ritornò sottoponendola a nuove revisioni nel 1819 e nel 1823; di valore assai inferiore è l'altro suo dramma Les états de Blois (1814), dove prevale la curiosità storica ed è soverchiante la tesi morale e oratoria. Ma via via il R. si andava orientando sempre più decisamente verso l'erudizione medievale e faceva luce in un campo quasi del tutto inesplorato: la civiltà provenzale, e in particolar modo la lirica trovadorica, che di quella è l'espressione maggiore.
Il R. è uno dei pionieri della filologia occitanica; egli ebbe il merito di riunire la prima grande raccolta di poesie trovadoriche, contribuendo a destare l'interesse degli storici verso una produzione letteraria che sta a fondamento della lirica moderna: Choix de poésies originales des troubadours (1816-1921, voll. 6), a cui premise una Grammaire de la langue romane, la cui tesi fondamentale, che pretendeva di riconoscere nel provenzale una lingua comune a tutto il dominio romanzo e intermediaria tra la lingua latina e le nuove parlate, attestava, più palesemente di altre manchevolezze, il carattere autodidattico della sua preparazione. Ha svolto anche una lunga funzione il suo Lexique roman, ou dictionnaire de la langue des troubadours (1838-1844, voll. 6), a cui si ricorre tuttora. Contemporaneo del Fauriel e del Diez, il R. non ebbe la mente intuitiva del primo né la coscienza scientifica dell'altro, ma ad essi si affianca in questa prima e decisiva fase della filologia romanza.
Opere: Fra i suoi lavori filologici, quello sulle "Corti d'Amore" (1817), introdusse un problema malposto nella storia della filologia provenzale. La maggior parte dei suoi articoli di carattere storico, letterario e più propriamente filologico apparvero nel Journal des Savants a cui collaborò dal 1816. Inoltre è frutto di ampie ricerche la sua Histoire du droit municipal en France (Parigi 1829, voll. 2).
Bibl.: Ch. Labitte, F. R., vie et øuvres, in Revue des deux mondes, IX (1837), pp. 330-356; J. Körner, F.-J.-M.R., in Germanisch-Romanische Monatsschrift, V (1913), pp. 456-488; Th. Labande-Jeanroy, Giulio Perticari e R., in Revue de littérature comparée, I (1921), pp. 338-362; A. Jeanroy, La poésie lyrique des troubadours, II, Parigi 1934. V. anche filologia, XV, p. 347.