Garasse, Francois (detto Le Pere Francois)
(detto Le Père François) Gesuita francese (Angoulême, Charente, 1584 - Poitiers, Vienne, 1631). Scrittore e predicatore in Parigi, polemizzò contro gli ugonotti, i gallicani e i libertini con irruenza tale da rendere necessario il suo trasferimento a Poitiers. Figura di spicco dell’offensiva controriformista che caratterizza la pubblicistica religiosa degli anni Venti del sec. 17°, in La doctrine curieuse des beaux esprits de ce temps (1623) attacca come atei e libertini gli esponenti maggiori del pensiero naturalista e dell’aristotelismo radicale, quali Cardano o Pomponazzi («un ateo perfetto»); i seguaci delle tesi machiavelliste sull’impostura e sull’uso politico della religione, i Rosacroce, i cosiddetti ‘novatori’, come anche Charron, per il suo pericoloso scetticismo (avvertito come via all’ateismo se non già come ateismo compiuto e mascherato); tutti accomunati dall’intento eversivo nei confronti della religione cattolica. G., nell’opera, rinnova e motiva la condanna del poeta Théophile de Viau, il cui lungo processo per ateismo si è da poco concluso, e contribuisce, in pagine di memorabile violenza, a potenziare il mito dell’ateismo propagato da Vanini, giustiziato a Tolosa nel 1619. Tra le sue opere si ricordano: Horoscopus Anticotonis (1614), contro i nemici dei gesuiti; Elixir calvinisticum (1615), contro i protestanti; Somme théologique des vérités capitales de la religion chrestienne (1625), opera censurata dalla Sorbona.