Solinas, Franco
Sceneggiatore, nato a Cagliari il 19 gennaio 1927 e morto a Fregene (Roma) il 14 settembre 1982. Viene considerato uno tra i più importanti sceneggiatori europei e tra i più significativi esponenti del cinema italiano impegnato degli anni Sessanta e Settanta. Nei suoi film S. affrontò, con una scrittura asciutta ed essenziale, temi politici e sociali della realtà contemporanea, effettuando un'analisi lucida degli avvenimenti, letti attraverso un confronto dialettico fra disillusione e speranza di un'utopia rivoluzionaria. Di rilievo la collaborazione artistica con Gillo Pontecorvo, basata sulla comunanza di intenti e di impegno politico.
Dopo essersi laureato in legge a Cagliari e aver partecipato alla Resistenza, prevelentemente nel Lazio, S., nel dopoguerra, si stabilì a Roma dove divenne critico cinematografico per "l'Unità", scrivendo anche su "Paese sera". Nel 1956 iniziò la sua collaborazione con Pontecorvo per il quale sceneggiò Giovanna, episodio del film collettivo Die Windrose curato da Joris Ivens, opera incentrata sull'impegno politico delle donne a livello internazionale. L'anno successivo pubblicò il romanzo Squarciò, da cui trasse poi la sceneggiatura di La grande strada azzurra (1957), esordio di Pontecorvo nel lungometraggio in cui lirismo e realismo sociale tentano di fondersi mediante un tono asciutto che costituì un'assoluta novità per il cinema dell'epoca. Contemporaneamente S. partecipò alla sceneggiatura di La donna più bella del mondo (1955) di Robert Z. Leonard, e collaborò all'adattamento di un romanzo di H. Ruesch per Ombre bianche, noto anche come The savage innocents (1960) di Nicholas Ray. Ottenuti ormai un successo e un riconoscimento a livello internazionale, S. ritornò a scrivere storie complesse caratterizzate da uno sguardo crudo e critico. Nel 1960 sceneggiò con Pontecorvo Kapò, ambientato in un lager nazista, in cui S. segue il difficile percorso di una giovane ebrea che, spinta dal disperato desiderio di sopravvivere, accetta di diventare una feroce aguzzina delle sue compagne di prigionia; poi, grazie all'amore per un prigioniero, ritrova la sua umanità e si sacrifica per i compagni. L'opera, che ottenne notevoli consensi, venne anche criticata per certi eccessi melodrammatici nello stile, soprattutto nella descrizione dei nazisti. Ma S. e Pontecorvo continuarono la loro ricerca di storie provocatorie, che permettevano un confronto con realtà scomode, e nel 1966 realizzarono La battaglia di Algeri, che ottenne numerosi riconoscimenti e una nomination all'Oscar nel 1967 per la sceneggiatura. Anche in questo caso non mancarono polemiche: il film, accusato di schematismo didascalico, provocò forti proteste in Francia, dove se ne bloccò la proiezione per un decennio. In questo lavoro, folgorante analisi di una lotta di liberazione, emerge a tutto tondo l'ideologia progressista alla base dell'opera di Solinas. Basato su una sceneggiatura 'di ferro', ritrae infatti con durezza il travaglio per la conquista dell'indipendenza avvertito dal popolo algerino, e al contempo sottopone all'attenzione generale un nuovo soggetto storico, il Terzo mondo. I due autori continuarono sulla via di questa ideologia 'terzomondista' con Queimada (1969), ultimo film realizzato insieme, che tenta di affrontare il tema dello schiavismo e di rapporti fra popoli dominanti e popoli oppressi dal colonialismo.
Nel frattempo S. aveva realizzato in collaborazione la sceneggiatura di Vanina Vanini (1961) di Roberto Rossellini, dal romanzo di Stendhal, e aveva scritto con Suso Cecchi d'Amico Salvatore Giuliano (1962) di Francesco Rosi, caposaldo del cinema d'impegno civile e modello del film d'inchiesta. Successivamente si avvicinò al cinema più propriamente di genere, realizzando con originalità commistioni tra western all'italiana e film d'azione in alcune opere di ambientazione messicana e dai risvolti 'rivoluzionari': Quien sabe? (1966) di Damiano Damiani; La resa dei conti (1967) di Sergio Sollima, basato su un suo soggetto originale (non accreditato) scritto con Fernando Morandi; Il mercenario (1968) di Sergio Corbucci, tratto da un suo soggetto scritto con Giorgio Arlorio; Tepepa (1969) di Giulio Petroni, sceneggiato con Ivan Della Mea.
Non rinunciando mai a conferire alle sue storie una valenza ideologica progressista e rivelandosi sempre attento alla realtà politica e sociale contemporanea, elaborò il soggetto e la sceneggiatura di État de siège (1973; L'amerikano) di Costantin Costa-Gavras, regista insieme al quale scrisse Hanna K. (1983), film incentrato sulla crisi di un'avvocatessa ebrea cui viene affidata la difesa di un palestinese accusato di terrorismo, realizzato dal regista solo dopo la morte dello sceneggiatore. In precedenza S. aveva scritto per Joseph Losey L'assassinio di Trotsky, noto anche come L'assassinat de Trotsky (1972) e Monsieur Klein (1976; Mr. Klein), un beffardo thriller kafkiano considerato una delle opere più significative del cinema progressista degli anni Settanta; e per Francesco Maselli Il sospetto di Francesco Maselli (1975). Chiamato negli Stati Uniti per scrivere la sceneggiatura di un film che doveva dirigere Martin Scorsese, S. morì proprio alla vigilia della partenza.
A conferma dell'indiscutibile ruolo svolto da S. nel cinema, nel 1986 la Regione Sardegna ha intitolato al suo nome un premio per la sceneggiatura, che viene assegnato ogni anno, a La Maddalena, a sceneggiature e soggetti cinematografici inediti, al fine di scoprire storie e autori che contribuiscano al rinnovamento espressivo e tematico della produzione cinematografica. *
G. Muscio, Scrivere il film, Milano 1981, passim; Scrivere il cinema: Franco Solinas, a cura di C. Cosulich, Rimini 1984; G.P. Brunetta, Cent'anni di cinema italiano. Dal 1945 ai nostri giorni, Roma 2001⁴, passim.