SOLINAS, Franco
SOLINAS, Franco. – Nacque a Cagliari il 19 gennaio 1927, da Pietro, ufficiale della Finanza, e da Maria Maddalena Casazza. Ebbe una sorella maggiore, Licia.
Legata alle esigenze di servizio del padre, la famiglia soggiornò per qualche tempo anche a Taranto. Rimasta precocemente vedova quando Franco aveva cinque anni, la madre fece ritorno a La Maddalena, dove aveva la famiglia, con i figli, che trascorsero l’infanzia sull’isola fino all’adolescenza. Successivamente si trasferirono a Roma, dove Licia frequentò l’Università, mentre Franco fu iscritto alla Scuola militare. Durante la guerra vissero da sfollati a Nazzano, paese nei dintorni della capitale, dove Solinas fu attivo come staffetta partigiana. Alla fine del conflitto, tornato a Roma con la madre e la sorella, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza esercitando vari mestieri per mantenersi agli studi: operaio, impiegato, rappresentante di commercio. Nello stesso periodo si iscrisse al Partito comunista (PCI), collaborando alla stampa dell’organizzazione come giornalista e autore di racconti: pubblicò alcuni testi narrativi in Paese sera e Vie nuove, e fu critico cinematografico nell’edizione romana dell’Unità. La sua produzione letteraria edita rimane quantitativamente limitata, essendosi egli dedicato ben presto alla scrittura per il cinema: si ricordano però, nella seconda metà del decennio, il romanzo breve Squarciò (Milano 1956) e il racconto Le pecore di Emiliano (in Il Contemporaneo, maggio 1959, n. 13), entrambi di ambientazione sarda.
Alla fine degli anni Quaranta risalgono i primi tentativi come sceneggiatore, con copioni che non vennero realizzati (Il treno del sole, sull’emigrazione dalla Sicilia a Torino, La Mano nera, su Joe Petrosino, Maglia rosa, sul mondo del ciclismo) o che vennero riutilizzati successivamente (Gli eroi della domenica, poi diventato un film di Mario Camerini nel 1953). Quest’ultimo era stato scritto insieme a Ugo Pirro, con il quale Solinas lavorò per altri numerosi progetti di rilievo mai realizzati: Marcia nuziale per Luchino Visconti (e da lui riscritto insieme a Suso Cecchi d’Amico); un film ispirato alla vicenda dell’anarchico Michele Schirru, acquistato dal produttore maddalenino Gino Mordini; Il peccato originale, destinato a Mario Monicelli; Le ragazze dell’opera per Carlo Ludovico Bragaglia. Solinas e Pirro collaborarono anche ad alcuni film popolari del periodo, senza firmare il copione (Cinque poveri in automobile, 1952, di Mario Mattoli, e Cavalleria rusticana, 1953, di Carmine Gallone).
L’attività di sceneggiatore di Solinas fu caratterizzata da una chiara coerenza interna: i suoi copioni appartengono per lo più all’ambito del filone politico e civile, si confrontano con i grandi problemi del presente e del passato prossimo, anche quando talvolta assumono le forme del film di genere (come nel caso del western). Nel suo cinema è preponderante la dimensione internazionale e, in particolare, lo sguardo alle dinamiche rivoluzionarie del Terzo mondo (questo in parte anche perché molti suoi progetti relativi alla situazione italiana trovarono difficoltà di realizzazione). Del tutto assente, invece, il versante della commedia, così importante nel panorama produttivo dell’epoca.
La prima volta che il nome di Solinas comparve tra gli sceneggiatori di un film fu in occasione di Persiane chiuse (1951) di Luigi Comencini, ma è con Giovanna (1956, di Gillo Pontecorvo) che la sua fisionomia di sceneggiatore cominciò a definirsi. Si tratta di un mediometraggio (36 minuti) facente parte del film collettivo La rosa dei venti (coordinato da Joris Ivens) che racconta di una giovane operaia, girato con attori non professionisti. Il film segnò l’incontro di Solinas con il regista Pontecorvo, del quale egli scrisse in seguito tutti i lungometraggi, a cominciare dal primo, La lunga strada azzurra (1957), con Yves Montand e Alida Valli, tratto da Squarciò. Negli anni successivi la sua firma comparve, insieme ad altri sceneggiatori, in coproduzioni di rilievo, come The savage innocents (1960; Ombre bianche) di Nicholas Ray e Baccio Bandini, o Madame Sans Gêne (1961, di Christian-Jaque) e in film di autori importanti, quali Vanina Vanini (1961, di Roberto Rossellini), Salvatore Giuliano (1962, di Francesco Rosi), Una vita violenta (1962, di Paolo Heusch e Brunello Rondi), tra i cui collaboratori c’è anche Pier Paolo Pasolini, autore del romanzo dal quale il film è tratto. La sua impronta maggiore, tuttavia, si sente proprio nei film diretti da Pontecorvo, a cominciare da Kapò (1960), una delle prime pellicole ambientate nei lager nazisti, che ricevette tra l’altro la nomination all’Oscar per il miglior film straniero e suscitò discussioni per l’andamento ‘melodrammatico’ della seconda parte (già avversato da Solinas in fase di scrittura, e sulla quale anche il regista stesso sarebbe stato autocritico). Ma i successivi progetti presentati al produttore Franco Cristaldi (uno sulla FIAT, uno tratto da Bartleby the scrivener: a story of Wall Street di Herman Melville) non vennero accolti, così come Parà, progetto sui militari francesi in Algeria. Dovettero passare alcuni anni perché lo spunto, radicalmente rivisto, diventasse un film e un trionfo internazionale: La battaglia di Algeri (1966).
Solinas e Pontecorvo avevano scritto Parà compiendo sopralluoghi in Algeria già prima del referendum per l’indipendenza, ma anche questo progetto fu ripreso solo anni dopo, con una produzione algerina e con una struttura narrativa assai più innovativa, in cui a un tradizionale percorso di un personaggio si sostituiva una narrazione paradocumentaria che aveva al centro un’entità collettiva, il popolo in armi: «La sceneggiatura [...] era costruita al millesimo, e fu la grande qualità di Gillo a far sembrare il film quasi un documentario, con quel senso di verità che lui è riuscito a dare» (Faldini-Fofi, 1981, p. 401). Il film vinse il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia e fu candidato all’Oscar per il miglior film straniero, la regia e la sceneggiatura, ma fu proibito in Francia per decenni.
Il frutto successivo della collaborazione con Pontecorvo fu Queimada (1969), coproduzione internazionale con Marlon Brando ambientata nell’Ottocento: un film che dietro il travestimento storico indagava il nesso tra rivoluzione e colonialismo, tenendo presente le teorie del libro di Frantz Fanon Les damnés de la terre (1961). Di quel periodo si ricorda anche la collaborazione all’adattamento del romanzo Le soldatesse dell’amico Pirro per il film omonimo di Valerio Zurlini (1965).
Oltre alla Battaglia di Algeri, l’altro titolo di grande importanza storica cui collaborò è Quién sabe? (1967) di Damiano Damiani, prototipo del western politico terzomondista cui lo sceneggiatore dette ulteriori contributi in film come La resa dei conti (1967) di Sergio Sollima, Il mercenario (1968) di Sergio Corbucci, Tepepa (1969) di Giulio Petroni (al quale Solinas dichiarò di aver collaborato soprattutto per aiutare l’amico Ivan Della Mea, cantante, che si cimentava per la prima volta nella sceneggiatura).
Nel 1970 lasciò la carica di segretario dell’Associazione nazionale autori di cinema (ANAC), che deteneva dal 1955, in polemica con le politiche di categoria di registi e sceneggiatori.
Il tema politico-terzomondista fu evidente anche nel successivo État de siège (1973; L’amerikano) di Costa-Gavras. Il film, girato nel Cile ancora sotto la presidenza di Salvador Allende, raccontava il sequestro di un agente dei servizi statunitensi da parte dei Tupamaros. Durante la stesura si confrontarono la visione più ‘rivoluzionaria’ del regista e quella di Solinas, più vicina alla linea democratica del PCI. I due altri copioni realizzati del periodo, tra i più ricchi e sfaccettati dell’autore, nacquero sotto il segno di un ripensamento critico della politica e della storia. Il sospetto (1975, di Francesco Maselli), ambientato tra gli esuli antifascisti nella Francia degli anni Trenta, e Mr Klein (1976, di Joseph Losey) in cui si racconta la crisi di identità di un borghese indifferente (Alain Delon) nella Francia occupata dai nazisti. L’ultimo film firmato da Solinas e realizzato fu Hanna K. (1983, di Costa-Gavras), su un’avvocatessa ebrea che deve difendere un palestinese accusato di terrorismo.
Tra i numerosi progetti non realizzati dalla fine degli anni Sessanta in avanti, si possono ricordare Rien, rien de rien..., sulla guerra in Vietnam; La vita è come un treno... come un treno (scritto con Giorgio Arlorio, che avrebbe dovuto essere diretto da Arthur Penn e poi da Sam Peckinpah); Il cormorano per Costa-Gavras, su un imprenditore americano che si trova in Portogallo all’indomani della rivoluzione dei garofani; La battaglia (1979) per Losey sulla nascita dell’Arabia Saudita (cfr. F. Solinas, La battaglia, Rimini 1984). Ricordiamo anche il suo intervento in una delle fasi della stesura di Once upon a time in America (1984; C’era una volta in America), di Sergio Leone.
Morì improvvisamente a Fregene il 14 settembre 1982, lasciando la moglie Giovannella Autuori e i figli Francesco e Francesca Maria, alla vigilia della partenza per gli Stati Uniti dove avrebbe dovuto collaborare con Martin Scorsese alla sceneggiatura di un nuovo film, basato su un suo soggetto dedicato a un giocatore di poker e al suo rapporto con l’allievo che lo tradirà, di cui resta traccia nel successivo film del regista americano The color of money (1986; Il colore dei soldi).
Nel 1985, su iniziativa di Gian Maria Volonté e progetto di Felice Laudadio, fortemente sostenuto da Franco Cristaldi, fu istituito a La Maddalena il premio Solinas per valorizzare e sostenere il ruolo dello sceneggiatore. Il premio, ancora attivo, è stato nel corso degli anni trampolino di lancio della gran parte dei nuovi autori del cinema italiano, ampliando la sua azione allo sviluppo dei progetti, al documentario, alla sperimentazione di nuovi linguaggi e alla televisione (www.premiosolinas.it).
Fonti e Bibl: F. Faldini - G. Fofi, L’avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti, II, Milano 1981; Scrivere il cinema. F. S., a cura di C. Cosulich, Rimini 1984; F. S.: professione sceneggiatore, a cura di G. Podda, Cagliari 1985; G. Olla, F. S.. Uno scrittore al cinema, Cagliari 1997; F. S.: il cinema, la letteratura, la memoria. Atti del Convegno di studi, Sassari... 2007, a cura di L. Cardone, Pisa 2010. Si veda inoltre il documentario F. S. scrittore di cinema (2007) di F. Solinas - M. Pontecorvo.