LATTES (Fortini), Franco
Nacque a Firenze il 10 sett. 1917 da Dino e da Emma Fortini del Giglio, della quale il L. avrebbe adottato il cognome dal 1940.
Il padre, che proveniva da una famiglia ebraica di Livorno, era un avvocato iscritto al partito repubblicano e un convinto antifascista. Il L. crebbe in una famiglia laica nella quale, nonostante le condizioni economiche non particolarmente floride (i coniugi Lattes subirono anche alcuni pignoramenti), erano abitudini la lettura e l'ascolto della musica. Nell'estate del 1925 Dino fu arrestato; nell'ottobre successivo gli venne distrutto lo studio legale e il suo collega fu ucciso dalle milizie fasciste.
Il L. frequentò il ginnasio Galileo e successivamente il liceo Dante, dove conobbe, fra gli altri, Giorgio Spini, Giampiero Carocci, Franco Calamandrei e Geno Pampaloni, che avrebbe continuato a frequentare anche durante gli anni dell'università. Nella prima adolescenza iniziò a manifestarsi la passione per la scrittura, per il disegno e la pittura.
Iscrittosi alla Facoltà di giurisprudenza presso l'ateneo fiorentino, frequentò anche alcuni corsi della Facoltà di lettere e, dal 1935, iniziò a pubblicare i suoi primi scritti in diversi periodici e a partecipare alle attività del Gruppo universitario fascista (GUF): nel 1938 prese parte ai Littoriali che si tenevano a Palermo, ma nell'anno successivo, in seguito all'emanazione delle leggi razziali, fu espulso dall'organizzazione degli universitari fascisti. Nel maggio del 1939 ricevette il battesimo presso la chiesa valdese di Firenze dal pastore Tullio Vinay e, nello stesso anno, si laureò in giurisprudenza con una tesi in filosofia del diritto su Lo statista regnante di Valeriano Castiglione. Dopo un breve soggiorno a Civitanova Marche per una supplenza presso un istituto tecnico, il L. riprese a seguire i corsi universitari presso la facoltà di lettere e, nel giugno 1940, si laureò in storia dell'arte con una tesi su Rosso Fiorentino.
Nel frattempo il padre era stato di nuovo arrestato e il L. lo sostituì per un breve periodo nella conduzione dello studio legale. Nel 1941 fu arruolato e, durante un corso per sottufficiali a Civita Castellana, conobbe Pietro Ingrao. Destinato a lasciare l'Italia per la Russia, giunse improvvisa la notizia che, insieme con tutto il suo battaglione, non sarebbe più dovuto partire per il fronte. Dopo l'8 sett. 1943 lasciò la divisa; passato il confine si recò in Svizzera dove, entrato in contatto con i rifugiati antifascisti, si iscrisse al partito socialista, di cui ricevette la tessera da Ignazio Silone.
Fu durante il soggiorno in Svizzera che il L., oltre a collaborare a diversi periodici con articoli e traduzioni, scrisse il testo memorialistico La guerra a Milano, ritenuto non pubblicabile dal governo della Confederazione elvetica in quanto non in linea con la scelta di neutralità e perché in contrasto con il divieto di svolgere attività politica da parte dei rifugiati.
Alla notizia della liberazione di Domodossola, il L. tornò in Italia per lavorare presso la giunta provvisoria della Repubblica della Val d'Ossola fino alla sua caduta (22 ott. 1944). Rientrò quindi in Svizzera dove si trattenne fino al maggio 1945. Nello stesso anno, dopo essere passato per Firenze al ritorno dalla Svizzera, si trasferì definitivamente a Milano dove iniziò a collaborare con Elio Vittorini per il progetto del Politecnico. Attraverso lo stesso Vittorini arrivarono all'editore Einaudi le poesie di Foglio di via, pubblicate nel 1946 (Torino) e recensite da Italo Calvino.
Il 7 apr. 1946 sposò a Milano, con rito civile, Ruth Leiser, che aveva conosciuto in Svizzera.
Durante il breve soggiorno a Firenze, succeduto alle nozze, intervistò, per conto di Vittorini e del Politecnico, Paul Éluard, del quale, nel 1947, pubblicò la traduzione di Poesia ininterrotta (Torino) e nel 1955 curò l'importante compendio di Poesie (ibid.).
Tra il 1946 e il '47 il L. proseguì la sua attività di traduttore, di collaboratore del Politecnico (per il quale scrisse, fino alla cessazione delle pubblicazioni alla fine del 1947, oltre cinquanta tra articoli e poesie e molte traduzioni) e di redattore dell'Avanti!.
Nel 1947 fu assunto alla Olivetti. Trasferitosi a Ivrea, lavorò presso il settore pubblicitario dell'azienda, specializzandosi nel lavoro di copywriter: al L. si devono i nomi di alcuni dei prodotti più noti della Olivetti, tra cui quelli delle macchine da scrivere Lexikon, Diaspron, nonché la celeberrima Lettera 22.
Della Olivetti, dove fu anche rappresentante sindacale, il L. fu dipendente fino al 1953; continuò a scrivere in quel periodo su Comunità, sull'Avanti!, sul Notiziario Einaudi, su Botteghe oscure, esercitando anche l'attività di traduttore dal francese e dal tedesco per la casa editrice Einaudi e per le Edizioni di Comunità.
Tradusse André Gide (Viaggio al Congo e ritorno dal Ciad, Torino 1950), Bertold Brecht (Santa Giovanna dei Macelli e Madre Courage e i suoi figli, ibid. 1951, in collaborazione con la moglie Ruth Leiser), Marcel Proust (Albertine scomparsa, ibid. 1951; Jean Santeuil, ibid. 1953), Simone Weil (L'ombra e la grazia, Milano 1951; La condizione operaia, ibid. 1952; La prima radice. Preludio ad una dichiarazione dei doveri verso la creatura umana, ibid. 1954).
Nel 1948 uscì presso Einaudi il romanzo Agonia di Natale, scritto durante l'inverno 1946-47 e ripubblicato nel 1972 dalla stessa casa editrice con il titolo Giovanni e le mani.
È ancora di questi anni la partecipazione all'esperienza della rivista Discussioni, distribuita in poche copie a un gruppo omogeneo di lettori, e alla quale collaboravano, oltre al L., fra gli altri, anche Roberto e Armanda Guiducci, Renato Solmi, Delfino Insolera, Michele Ranchetti, Claudio Pavone. L'esperienza di Discussioni proseguì nel 1955 con Ragionamenti, di cui il L. fu ancora tra i promotori; nel 1955 ebbe inizio anche la sua collaborazione con la rivista Officina, in occasione della quale iniziò il lungo e controverso rapporto con Pier Paolo Pasolini. Da un viaggio in Cina, compiuto nell'ottobre 1955, trasse un resoconto in Asia Maggiore (Torino 1956), dedicato a Carlo Cassola. Nel 1957 apparve presso Feltrinelli Dieci inverni (1947-1957). Contributi ad un discorso socialista (Milano).
"Insieme ad inediti, articoli censurati, lettere non spedite e pagine di un saggio incompiuto, questo libro raccoglie scritti comparsi su periodici, riviste e bollettini poligrafati. Si tratta in ogni caso di pagine […] il cui tema, anche quando paia diverso, vorrebb'essere sempre quello del rapporto tra una condizione generale e una biografia; tra una speranza e una presenza. Si offrono soprattutto come documenti" (p. 27 dell'ed. Bari 1973). Il volume ebbe un'accoglienza negativa anche, e forse soprattutto, presso la stampa di sinistra, che non si riconosceva nelle questioni poste dal L. ai suoi tempi e ai suoi compagni di lotta.
Alla fine del 1957 il L. restituì la tessera del partito socialista. Iniziò allora un periodo di ripensamenti e abbandoni: lasciate le collaborazioni con l'Avanti! e Ragionamenti, fu la letteratura che caratterizzò sempre più gli interessi del L. con contributi critici su Officina e con testi poetici su La Situazione e Il Caffè. Nel 1958 partecipò all'esperienza del gruppo Il Cantacronache, del quale faceva parte, tra gli altri, il musicista Sergio Liberovici, e per il quale scrisse alcuni testi di canzoni.
Ancora al 1958 risalgono la cura, insieme con Libero Bigiaretti, di un volume dedicato ai cinquant'anni dell'Olivetti (Olivetti 1908-1958, Ivrea), e la pubblicazione della traduzione del Romanzo da tre soldi di Brecht (Torino); dell'anno successivo sono, invece, la cura dell'antologia dedicata a Il movimento surrealista (Milano) e la pubblicazione di Poesia ed errore (ibid.), che raccoglie una scelta di poesie scritte dal L. fra il 1937 e il 1957.
Nel 1959 interruppe la collaborazione con Officina e assunse diversi incarichi editoriali presso Einaudi, che si sarebbero interrotti nel 1963, anno in cui cessò anche la collaborazione con la Olivetti e in cui il L. iniziò a insegnare nelle scuole superiori assumendo incarichi presso istituti tecnici. In questo periodo partecipò alle esperienze dei Quaderni piacentini e dei Quaderni rossi.
Al 1963 risale la pubblicazione della raccolta di poesie Una volta per sempre (Milano) e di Sere in Valdossola (ibid.), che comprende il già ricordato scritto La guerra a Milano e un'altra prosa di carattere memorialistico, dedicata all'esperienza della Repubblica partigiana della Val d'Ossola, pubblicata in precedenza, in una forma diversa, con il titolo Una conversazione in Valdossola in Botteghe oscure nel 1952.
Nel 1965 usciva presso Il Saggiatore Verifica dei poteri. Scritti di critica e di istituzioni letterarie (Milano), che comprende saggi pubblicati dal 1955.
Se la letteratura vive in un mondo in cui è cambiata completamente l'organizzazione culturale, con questo mondo l'intellettuale deve fare i conti: questa l'idea forte che accomuna i diversi contributi pubblicati in Verifica dei poteri. Scrive il L.: "Mi chiedo se non si debba cercar di preservare le residue capacità rivoluzionarie del linguaggio in una nuova estraniazione, diversa da quella brechtiana ma su quella orientata. Le poetiche dell'occulto e dell'ermetico potrebbero essere paradossalmente, e fra scoppi di risa, riabilitate. Farsi candidi come volpi e astuti come colombe. Confondere le piste, le identità. Avvelenare i pozzi" (da Astuti come colombe, in Verifica dei poteri, ibid. 1974, p. 85).
Sempre del 1965 è la pubblicazione dell'antologia Profezie e realtà del nostro tempo. Testi e documenti per la storia di domani (Bari) in cui si antologizzano brani sulla "condizione sociologica", su "ideologia e rivoluzione" e su "l'uomo e gli uomini" che possano offrire spunti di riflessione all'"uomo medio europeo e italiano cresciuto nella media civiltà neocapitalistica" (p. VII) sulle principali situazioni di conflitto presenti nella società contemporanea. Nel 1966 uscì L'ospite ingrato. Testi e note per versi ironici (Bari), raccolta di epigrammi e di scritti polemici; nel 1967 una nuova edizione di Foglio di via (Torino) e lo scritto I cani del Sinai (Bari), composto subito dopo la guerra "dei sei giorni" fra Israele e i paesi arabi.
In questo testo, dal quale nel 1976 venne tratto un film per la regia di Danièle Huillet e Jean-Marie Straub, il L. accompagna alla trattazione di questioni di carattere politico e ideologico, riflessioni più personali sul significato della propria identità ebraica e sulla conversione al cristianesimo.
Nel 1968 si consumò un'altra rottura nel percorso del L.: quella con Pasolini, quando quest'ultimo pubblicò il noto articolo in difesa dei poliziotti e contro il movimento studentesco.
Il L. rispose in modo molto critico a questa presa di posizione, tuttavia decise di non pubblicare la replica: "Quando lessi queste note a Pier Paolo, seduto davanti a me in una piccola stanza della redazione di L'Espresso, non potevo sapere che lo vedevo per l'ultima volta […] ben più che per il testo a favore dei poliziotti, quel che trovavo insopportabile era di accettare lo sfruttamento pubblicitario, e la inevitabile trasformazione in volgare propaganda, di quel suo scritto" (Attraverso Pasolini, Torino 1993, p. 42).
Nel 1968 il L. pubblicò Ventiquattro voci per un dizionario di lettere (Milano), una raccolta di brevi saggi destinati originariamente a una enciclopedia, della quale si possono ricordare, per la valenza dei soggetti nella ricostruzione del ricco percorso letterario fortiniano, Alla ricerca del tempo perduto, Baudelaire, Éluard, La Gerusalemme liberata, Montale; l'anno successivo, uscirono una nuova edizione di Poesia ed errore (Milano) e, in una plaquette fuori commercio, Venticinque poesie 1961-1968. Nel 1970 apparve la traduzione del Faust di J.W. Goethe (Milano), per la quale gli erano occorsi circa cinque anni di lavoro.
Nel 1971 il L. ottenne la libera docenza in storia della critica letteraria presso l'Università di Siena, che mantenne fino al 1976, quando vinse il concorso a professore ordinario nella stessa disciplina.
Il primo corso universitario del L. fu dedicato alla poesia di A. Manzoni; successivamente tenne, fra gli altri, corsi sulla poesia del primo Novecento, sul realismo in letteratura, sul simbolismo, sull'avanguardia, su T. Tasso, su G. Leopardi, sulla teoria della letteratura.
Oltre che all'insegnamento, gli anni Settanta e Ottanta furono dedicati dal L. alla raccolta dei suoi scritti, alla ripubblicazione di testi già stampati e a una collaborazione intensa con alcuni quotidiani (Corriere della sera, Il Messaggero, Il Manifesto) e più saltuaria con riviste, fra cui Aut aut e Quaderni piacentini, nei quali cessò di scrivere nel 1979.
Nel 1973 uscì la raccolta di poesie Questo muro (Milano); nel 1974 i Saggi italiani (Bari), contributi sulla letteratura, organizzati in sezioni dedicate ai poeti, ai prosatori e ai critici del Novecento e a questioni di metrica e di traduzione; nello stesso anno Pier Vincenzo Mengaldo curò una raccolta di Poesie scelte (1938-1973) del L. per gli Oscar Mondadori. Nel 1977 uscì, all'interno della Letteratura italiana Laterza, diretta da Carlo Muscetta il volume del L. dedicato a I poeti del Novecento, in cui accanto alla trattazione sui grandi poeti del Novecento italiano il L. rende omaggio all'amato Giacomo Noventa, la cui poesia, lontana dalle esperienze simboliste e decadenti di inizio secolo, deve essere letta ponendola "in rapporto al suo pensiero filosofico e politico" (p. 122).
Il tentativo fortiniano di ridisegnare un canone della poesia italiana novecentesca spicca per originalità e intelligenza critica, in quanto propone la lettura di poeti anche lontani fra loro per formazione e per esiti, in nome di un generale ridimensionamento dell'esperienza ermetica in favore di un'idea di poesia che non guardi solo alle novità linguistiche e stilistiche ma che prenda in considerazione anche "ad esempio, la tematica, la fenomenologia dei rapporti fra soggetto e oggetto, l'intervento della descrizione, del simbolo, del correlativo oggettivo, eccetera" (p. 5).
Dello stesso 1977 è la raccolta Questioni di frontiera. Scritti di politica e di letteratura 1965-1977 (Torino). Nel 1978 pubblicò in Una volta per sempre. Poesie 1938-1973 (ibid.) le quattro raccolte di poesie fino a quel momento uscite (Foglio di via, Poesia ed errore, Una volta per sempre, Questo muro); nel 1980 raccolse diciotto poesie scritte fra il 1969 e il '79 in Una obbedienza (Genova), opera introdotta da uno scritto di Andrea Zanzotto, e nel 1982 pubblicò Il ladro di ciliegie (Torino), una scelta fra le sue principali traduzioni di testi poetici: sono presenti, fra gli altri, brani di John Milton, Heinrich Heine, Charles Baudelaire, Alfred Jarry, Raymond Queneau. Nel 1984 uscì Paesaggio con serpente, che raccoglie poesie composte tra il 1973 e il 1983. Nel 1985 fu pubblicata la raccolta di cinquanta scritti di carattere politico e culturale Insistenze (Milano) e uscì L'ospite ingrato primo e secondo (Torino); iniziò la collaborazione con L'Espresso e ricevette il premio Montale-Guggenheim per Paesaggio con serpente. Il premio suggellava un percorso poetico che avrà come estrema tappa la raccolta Composita solvantur (ibid. 1994), uscita pochi mesi prima della morte.
La personalità del L. poeta non si può disgiungere da quella del L. saggista e politico; la sua poesia è uno dei modi in cui egli ha agito politicamente nella sua epoca. Come ha rilevato Mengaldo, che ha messo in rapporto l'idea di poesia nel L. con quella di Brecht: "La questione è […] che la politicità della tua poesia consiste molto meno nella densità e orientamento dei suoi contenuti politici che nel fatto che la politicità o interpretazione e sentimento della "violenza storica" è orizzonte o muro […] che avvolge e perimetra qualsiasi contenuto, anche il più privato e apolitico, che su essa deve sempre misurarsi ricevendone il proprio limite" (Divagazioni in forma di lettera, in Per Franco Fortini. Contributi e testimonianze sulla sua poesia, p. 141).
Nel 1986 lasciò l'insegnamento universitario e gli ultimi anni di vita furono dedicati alla sistemazione in raccolte dei suoi scritti: Nuovi saggi italiani (Milano 1987); Extrema ratio. Note per un buon uso delle rovine (ibid. 1990); una nuova edizione di Verifica dei poteri (Torino 1989); l'antologia di poesie Versi scelti 1939-1989 (ibid. 1990).
Il L. morì a Milano il 28 nov. 1994.
Fin dall'inizio diviso tra gli studi di diritto e quelli letterari e tra gli studi letterari e l'interesse per l'arte e la sua storia, il L. continuò durante tutta la vita a passare tra esperienze diverse e apparentemente poco conciliabili: l'appartenenza all'ebraismo e quella al cristianesimo, segno anche di una continua tensione tra morale laica e vocazione all'assoluto; la politica intesa come militanza e la coscienza critica di quello stesso modo di fare politica; la pratica della critica e la pratica della poesia. Il segno distintivo del ruolo avuto dal L. all'interno dell'intellettualità italiana del Novecento è dato dall'essere stato lucidamente presente in tutti i passaggi principali attraversati dalla storia della cultura italiana, per spiegare i quali si è servito di un sapere vasto, approfondito e sempre di prima mano (György Lukács, Lucien Goldmann, Theodor W. Adorno, solo per citare alcuni fra i suoi principali autori: ma basterebbe scorrere i nomi presenti in Profezie e realtà del nostro tempo, oltre che, naturalmente, fare riferimento alle sue profonde conoscenze letterarie) e della facoltà della ragione, che usava spesso, e forse soprattutto, per scontrarsi con gli amici. Come afferma Rossana Rossanda: "non espose mai tormenti che non fossero della ragione" (Uno sperato tutto di ragione, in F. Fortini, Saggi ed epigrammi, a cura di L. Lenzini, Milano 2003, p. XI). Ciò che rimane è un magistero difficile, una scuola senza allievi e l'originalità di una figura dalla quale sarebbe difficile prescindere nello studio della storia della cultura italiana della seconda metà del XX secolo.
Dopo la morte sono state pubblicate le interviste rilasciate dal L.: F. Fortini - F. Loi, Franchi dialoghi (Lecce 1998), Il dolore della verità. Maggiani incontra Fortini (ibid. 2000) e Un dialogo ininterrotto. Interviste 1952-1994, a cura di V. Abati (Torino 2003). Sono stati inoltre pubblicati: i testi delle letture radiofoniche tenute dal L. nel 1991 e dedicate ai classici italiani (Le rose dell'abisso. Dialoghi sui classici italiani, a cura di D. Santarone, ibid. 2000); gli scritti su Torquato Tasso (che comprendono anche la lettura radiofonica della Gerusalemme liberata. Dialoghi col Tasso, a cura di P.V. Mengaldo - D. Santarone, ibid. 1999); e gli articoli usciti sul Manifesto: Disobbedienze, I, Gli anni dei movimenti. Scritti sul Manifesto 1972-1985 (Roma 1997) e Disobbedienze, II, Gli anni della sconfitta. Scritti sul Manifesto 1985-1994 (ibid. 1996), nonché la raccolta dei suoi Disegni. Incisioni. Dipinti, a cura di E. Crispolti (Macerata 2001). In F. Fortini, Saggi ed epigrammi sono raccolti Verifica dei poteri, I cani del Sinai, Saggi italiani, L'ospite ingrato primo e secondo, Breve secondo Novecento, e una scelta di scritti inediti o mai raccolti in volume. Postuma è uscita anche la raccolta di Poesie inedite, a cura di P.V. Mengaldo (Torino 1997), che contiene testi composti dal 1938, scelti dal curatore fra gli oltre 250 componimenti mai pubblicati dal Lattes.
La Bibliografia degli scritti di F. Fortini (1935-1991), a cura di P. Jachia - L. Lenzini - R. Nicolucci (Siena 1992), è da integrare con quella curata da E. Nencini, presente in F. Fortini, Saggi ed epigrammi, pp. 1805-1823, che comprende anche una Bibliografia essenziale della critica. Materiali fortiniani diversi (inediti, varianti, ecc.) sono pubblicati in L'ospite ingrato. Semestrale del Centro studi Franco Fortini (i primi quattro numeri sono usciti come Annuario del Centro studi Franco Fortini), diretto da G. Nava e pubblicato dal 1998 presso l'editore Quodlibet di Macerata. Al Centro studi Franco Fortini, che ha sede presso la Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Siena e nel quale sono conservati gli inediti, le lettere e i materiali relativi al L., si deve anche la cura della bibliografia generale degli scritti del L., in corso di stampa presso le edizioni Quodlibet.
Fonti e Bibl.: A. Berardinelli, F. Fortini, Firenze 1973; Per F. Fortini. Contributi e testimonianze sulla sua poesia, a cura di C. Fini, Padova 1980; R. Luperini, La lotta mentale. Per un profilo di F. Fortini, Roma 1986; M. Zancan - M. Gusso, Fortini, Franco, in Diz. critico della letteratura italiana (Einaudi), II, Torino 1986, pp. 261-268; Seminario in onore di F. Fortini, numero monografico degli Annali della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Siena, VII (1987): contiene contributi di A. Asor Rosa, L. Berlinguer, G.C. Ferretti, E. Lecaldano, R. Luperini, P.V. Mengaldo, G. Nava, G. Raboni; R. Pagnanelli, Fortini, Ancona 1988; Tradizione traduzione società. Saggi per F. Fortini, a cura di R. Luperini, Roma 1989; C. Fini - L. Lenzini - P. Mondelli, Indici per Fortini, Firenze 1989; J. Miszalska, Letteratura e impegno. La critica di F. Fortini e la sua concezione della letteratura, Cracovia 1993; Allegoria, VIII (1996), 21-22, numero monografico dedicato a F. Fortini; V. Abati et al., Uomini usciti di pianto in ragione. Saggi su F. Fortini, Roma 1996; T.E. Peterson, The ethical muse of F. Fortini, Gainesville 1997; P.V. Mengaldo, F. Fortini, in Id., Profili di critici del Novecento, Torino 1998, pp. 59-64; L. Lenzini, Il poeta di nome Fortini. Saggi e proposte di lettura, Lecce 1999; M. Raffaeli, Appunti su Fortini, Brescia 2000; Cronologia, a cura di L. Lenzini, in F. Fortini, Saggi ed epigrammi, a cura di L. Lenzini, Milano 2003, pp. LXXV-CXXVIII.