GIROSI, Franco
Nacque a Napoli il 4 ott. 1896 da Alfredo, pittore, e da Marianna Cossovich. Il nonno Giovanni, operoso a Napoli tra la prima e la seconda metà del secolo, si era dedicato alla pittura di storia, ai temi sacri e alla ritrattistica.
Il G. non ebbe una formazione accademica, ma compì brillantemente gli studi classici (terminati nel 1915) frequentando contemporaneamente la sera il corso libero di scultura all'Istituto d'arte di Napoli. Seguendo la volontà del padre, che ostacolava la sua vocazione artistica, entrò in marina, dove raggiunse a diciannove anni il grado di capitano. Partecipò alla prima guerra mondiale e all'impresa di Fiume, durante la quale strinse rapporti di amicizia con Gabriele D'Annunzio.
Gli studi classici e i lunghi anni trascorsi in mare segnarono profondamente la sua poetica, poiché il mare e l'amore per l'antico, i fossili e le conchiglie furono temi iconografici dominanti durante tutta la sua lunga attività di artista.
Abbandonata la marina militare, dal 1921 al 1923 studiò paesaggio con Giuseppe Casciaro e figura con Paolo Vetri all'Accademia di belle arti di Napoli. Nel 1921 espose a Napoli alla Mostra nazionale dei grigio-verdi due olii, Fiori e Giardino. Riscosse subito un certo successo; e nel 1922 alla XL Mostra della Società promotrice Salvator Rosa il dipinto Case venne acquistato dal barone Carlo Chiarandà. Nello stesso anno al Circolo della stampa Piccolo ponte fu acquistato da Matilde Serao.
Insoddisfatto dei suoi quadri, che giudicava troppo simili alla produzione degli epigoni del paesaggismo ottocentesco, se ne disfece e nel 1923 passò a Roma, dove prese in affitto lo studio di Giorgio De Chirico che, intanto, si era trasferito a Parigi. A Roma, frequentando la scuola libera di nudo al Circolo artistico, si legò d'amicizia con Fausto Pirandello e Marino Marini. Venne in contatto anche con Mario Broglio, Antonello Trombadori, Giuseppe Capogrossi; e ad Anticoli Corrado ebbe modo di frequentare Arturo Martini e Felice Carena, di cui subì indiscutibilmente il fascino. Partecipò attivamente alla vita artistica romana esponendo, per esempio, alle mostre degli Amatori e cultori di belle arti di Roma durante gli anni Venti; tornò a Napoli nel 1927, dove svolse un'intensa attività per il rinnovamento artistico locale. In quell'anno tenne la mostra personale alla Compagnia degli Illusi, uno dei centri rinnovatori dell'ambiente letterario e artistico di Napoli, cui rimase legato fino al 1935, quando organizzò per invito di Gaspare Casella una mostra dei giovani pittori napoletani. Alla fine degli anni Venti dipinse numerosi paesaggi capresi, innovativi per la resa volumetrica e per le dense cromie, volte a stemperare la veridicità della visione in un'atmosfera immobile e fantastica, come in Capri Napoli, collezione privata: ill. in Arte a Napoli dal 1920 al 1945…) del 1927 o in Cortilettodi Capri donato l'anno dopo al Museo della Certosa. Nel 1928 fece parte dell'eterogeneo gruppo degli Ostinati e venne invitato a partecipare all'Esposizione di arte e storia fiumana a Milano.
Pittore cerebrale, colto e assai combattivo, fu tra i primi a impegnarsi nel rinnovamento "italiano" delle arti a Napoli che passava anche attraverso la rivalutazione della pittura partenopea, dai secentisti postcaravaggeschi a Michele Cammarano, ai pittori della repubblica di Portici fino a Francesco Mancini, ma rimase sostanzialmente un isolato durante tutta la sua vita.
Nel 1929 partecipò attivamente al gruppo della Libreria del Novecento, che era il più importante centro di rinnovamento di quegli anni a Napoli, esponendo alla I Mostra dei Nove della Libreria (catal. a cura di G. Artieri, Napoli 1929, pp. 20 s.) alcune nature morte la cui evidenza materica, l'intima illuminazione e la resa plastica citavano il chiaroscuro dei maestri del Seicento. Nel 1930 fondò con Alberto Consiglio la rivista d'arte Volumi, di cui uscirono solo pochi preziosi numeri, che riuniva le energie napoletane tese a rinnovare l'ambiente artistico locale. Dal 1929 partecipò a tutte le Sindacali campane, alle Intersindacali di Bari nel 1936 e di Torino nel 1939, nonché alle Esposizioni nazionali di Firenze, Napoli e Milano.
Proprio alla I Sindacale campana il grande dipinto Grandinata sul raccolto - non esente dagli influssi romani di Valori plastici, specie di Virgilio Guidi - lo rivelò alla critica come pittore aggiornato sulle più moderne tendenze in ambito nazionale (Napoli, collezione privata: ill. in Arte a Napoli dal 1920 al 1945…). Il dipinto conteneva già in sé gli elementi del futuro sviluppo del suo stile, come masse, architettura e una drammaticità diffusa. Nel 1929 espose all'Internazionale d'arte di Barcellona il paesaggio Napoli di sera. All'Esposizione nazionale di Montecatini fu prescelto tra pochi dalla commissione artistica formata da Giulio Aristide Sartorio, Plinio Nomellini e Giuseppe Casciaro. Espose anche alla I Mostra d'arte marinara internazionale a Roma. La posizione "anomala" riconosciutagli nell'ambito del Novecento a Napoli Ricci, 1981) si giustifica non solo perché il suo stile era connaturato alla sua indole e alla sua poetica, ma anche per i suoi rapporti nazionali e internazionali e per la sua profonda conoscenza dell'arte classica. Intimo amico dell'archeologo Amedeo Maiuri fu un assiduo frequentatore del Museo archeologico di Napoli, dove studiò a fondo le pitture di Pompei ed Ercolano.
Pubblicò nel 1931 e nel 1934 i volumetti Michele Cammarano e La repubblica di Portici, su cui non esisteva ancora alcuna monografia. Attento conoscitore della storia delle arti, specie meridionali, svolse attività di critico su quotidiani e riviste nazionali e cittadine. Collaborò negli anni Trenta alla Fiera letteraria e a Quadrivio di Roma, all'Italia letteraria e dal 1932 a Il Mattino diretto da Luigi Barzini senior. Dal 1936 collaborò al Belvedere di Milano (con Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Eduardo Persico e altri) e nel 1939 al Belvedere di Napoli edito dal Mattino. Fu inoltre un accanito sostenitore della necessità di una Galleria d'arte moderna a Napoli.
Nel 1931 tenne una personale con Nicola Fabbricatore alla galleria di Milano Il Milione.
Riscosse successo di critica e molte sue opere vennero acquistate dalla collezione Scavia Toeplitz di Milano: mentre Autoritratto venne comprato dal Comune per i Civici musei di quella città. Espose una serie di paesaggi, originali per taglio e iconografia, costruiti con severità di rapporti, densi di impasti materici, dove ripide prospettive di cortine di case si aprono sullo sfondo verso brani di mare e cielo. Paesaggi moderni, costruttivi, ormai lontani da ogni bozzettismo.
Nello stesso anno a Roma partecipò alla I Quadriennale; e il dipinto Paese, oggi alla Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea, venne acquistato per la Galleria Mussolini. La Galleria comunale possiede anche Natura morta: conchiglie, acquisito alla III Quadriennale del 1939, opera premonitrice della sua seconda fase stilistica. Espose a tutte le Quadriennali romane fino alla VII del 1955.
Sempre nel 1931 era andato a Parigi dove si era legato d'amicizia con Filippo De Pisis e aveva preso parte attiva alla vita artistica della città per alcuni mesi. Nel 1934 espose alla II Mostra d'arte coloniale a Napoli e vinse il quarto premio con medaglia d'oro alla IV Esposizione dell'arte del paesaggio a Bologna.
Intanto nel 1930 era stato invitato alla Biennale di Venezia, dove presentò Il sogno (Napoli, collezione privata: ill. in Ricci, 1981), enigmatico e simbolico nudo, surrealista e careniano, non esente dal ricordo delle Veneri e delle Danae della pittura veneziana del secolo XVI. Continuò a partecipare all'esposizione veneziana fino al 1948.
Nel 1934 dipinse le Cortigiane (Napoli, collezione privata: ill. in Arte a Napoli dal 1920 al 1945…). Il dipinto, anche per l'inconsueta iconografia, venne ritenuto in Italia di grande interesse. Nell'ambito della Biennale del 1942 tenne una personale.
Partecipò a numerose mostre dell'arte italiana all'estero come quelle del 1935 a Vienna, Varsavia, Cracovia e Budapest e del 1937 a Birmingham e a New York. Più volte si cimentò in impegnative opere decorative. Della partecipazione nel 1936 al concorso per la decorazione della stazione marittima di Napoli restano gli interessanti bozzetti realizzati con l'amico Eduardo Giordano. Nel 1938 fu tra i vincitori del concorso per la decorazione ad affresco di uno dei grandi pannelli nel salone d'onore della XXI Biennale di Venezia. L'affresco, dal titolo L'offerta della fede, venne accolto dal favore della critica nazionale. Il bozzetto (Napoli, collezione privata: ill. in Arte a Napoli dal 1920 al 1945…) mostra espliciti richiami alla cultura pittorica italiana del Quattrocento, in particolare a Piero Della Francesca. Il G., secondo un'antica prassi, si autoritrasse quale attonito spettatore al centro del gruppo di figure a sinistra.
Nel 1940 decorò la parete frontale (60 m) del salone d'onore della Triennale d'Oltremare di Napoli. Dell'affresco impegnativo e monumentale, che rappresentava in una composizione articolata Le opere del regime, esistono alcuni disegni preparatori di grande rigore costruttivo, come Moglie dell'emigrante, e il bozzetto di tutta la parete (Napoli, collezione privata: ill. in Arte a Napoli dal 1920 al 1945…).
Dal 1939 al 1941 venne incaricato per concorso alla cattedra di ornato disegnato al liceo artistico di Napoli; nel 1941 ebbe anche l'incarico di figura nelle scuole serali; dal 1941 al 1967 ebbe la cattedra di decorazione presso l'istituto d'arte F. Palizzi a Napoli. Nel 1939 sposò Giovanna Casciaro, figlia del pittore Giuseppe, e andò a vivere e lavorare nella sua villa al Vomero. Nel 1941 tenne una personale alla galleria Forti di Napoli, presentata in catalogo da Michele Biancale.
L'attenzione del collezionismo non solo napoletano è testimoniata dai rapporti tra la fine degli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta con Ettore Gian Ferrari, che curò l'acquisto di opere presso alcuni collezionisti famosi, come Il cestino di pesche 1939).
Dopo il successo della personale alla Forti di Napoli nel 1946 tenne una mostra di grafica alla galleria Blu di Prussia con acquerelli, pastelli e disegni a inchiostro e a sanguigna. Nel 1948 espose alla galleria S. Marco di Roma opere dal sapore più intimo, di carattere desolato mitico e cosmico. Le opere degli anni Quaranta, temi familiari o paesaggi di Capri (luogo ideale non veridicamente rappresentato), rivelano una sorta di chiusura introspettiva ma congeniale alla sua poetica e sembrano preannunciare già la sua seconda maniera.
Dopo il 1945 fu ancora a lungo presente a numerose mostre italiane e straniere. Nel 1949 espose alla Mostra del ritratto contemporaneo a Firenze, dove fu presente anche alle Rassegne del disegno contemporaneo del 1952 e del 1957; nel 1953 espose a Roma alla mostra "L'arte nella vita del Mezzogiorno". Le sue personali furono organizzate non solo a Napoli alla galleria Forti, dove espose anche con Alberto Chiancone e Giovanni Tizzano (1944), al Blu di Prussia (1946 e 1953 con opere datate dal 1940 in poi e una scelta di disegni e cartoni preparatori tra cui il cartone per l'affresco della Triennale d'Oltremare) e alla Mediterranea (1957), ma anche a Milano (1956), Pisa (1957), Roma e Venezia (1948).
Nel 1953 partecipò alla terza edizione del Maggio di Bari e ricevette il premio Michetti a Francavilla al Mare. Fece parte di numerose giurie: nel 1950 fu componente della giuria della Mostra nazionale Nocera Inferiore; nel 1952, del premio Michetti; nel 1955, del premio Mancini all'Accademia di belle arti di Napoli; nel 1957, insieme con Vincenzo Ciardo, Gino Doria, Bruno Molajoli e Roberto Pane, del premio Porto di Napoli.
Dal 1958, dopo la Mostra nazionale "La bella italiana" alla galleria Cairoli di Milano, ebbe un periodo di ripensamento e per quattro anni si astenne dal partecipare a qualsiasi manifestazione d'arte. Dal 1962 iniziò una nuova fase stilistica, presentandosi al pubblico con una personale alla galleria Russo di Roma, che ebbe un buon successo di critica. Disconobbe le opere precedenti; ma presto si avvide che la nuova produzione si riallacciava alla sua precedente poetica.
Nei dipinti del secondo periodo si perde ancor più il riferimento al dato descrittivo e realistico. Le aspre e trasfigurate rocce di Capri, il mare e il cielo di grumosa materia, i classici omini rossi, le conchiglie, i mostri preistorici, le Veneri, i reperti di scavo o gli aeroliti sono gli elementi di paesaggi primordiali o di nature morte in una dimensione atemporale, resi con densi impasti materici di oli e tempere insieme. Questa produzione è stata avvicinata all'informale francese di Jean Foutrier L. Borgese, F. G., in Corriere della sera, 31 marzo 1963), o assimilata alla poetica astratto-concreta, e ha ricevuto consensi anche all'estero.
Assai fitto il curriculum di partecipazioni a mostre nazionali e internazionali dal 1962 al 1987, mentre sue personali si sono tenute nelle principali città italiane come Roma, Milano, Firenze, Venezia ed estere come Parigi (1969 e 1974), Biarritz, Londra, Palm Beach. Alla mostra personale della galleria Il Fondaco di Messina il suo quadro Conchiglie dal caos fu acquistato per la Pinacoteca d'arte moderna dell'Università di Messina. Nel 1964 partecipò alla Mostra della "Natura morta" promossa dal Comune di Napoli che acquistò il suo Pesci. Nel 1965 venne scelto per la selezione dell'arte italiana contemporanea della V Biennale di Milano; e nel 1968 pubblicò diciotto grandi tavole a colori su L'incendio di Capri, con testo di Virgilio Lilli. Nel 1975 gli venne conferito il premio Pontano, con una medaglia speciale del presidente della Repubblica. Nel 1978 partecipò alla mostra "La linea astratto-concreta" a Napoli. Nel 1982 espose anche a Bilbao, New York, Los Angeles, Washington, Dallas e Basilea. Nel 1983 gli venne conferito il trofeo Biennale di Venezia; e nel 1984 fu invitato all'Expó Arte di Madrid.
Il G. morì a Napoli il 4 ag. 1987.
Dopo il 1945 aveva continuato anche la sua attività di giornalista e scrittore di cose d'arte; nel 1949 fu tra i fondatori della rivista d'arte Terrazza di Napoli diretta da Ugo Indrio e a cui collaboravano, oltre a Piero Girace e Luigi Compagnone, Enrico Prampolini, Ardengo Soffici, Giorgio De Chirico, Benedetto Croce.
Nel secondo periodo della sua attività svolse anche un'intensa attività di grafico, realizzando litografie e acqueforti dai medesimi soggetti dei dipinti. Oltre alle opere già citate in collezioni pubbliche si ricordano l'Autoritratto 1934), patrimonio del Quirinale, e Autoritratto all'aria aperta, alla Galleria d'arte moderna di Latina. A Napoli si conservano Natura morta con pesci 1930) e Canale di bonifica 1952) nella raccolta del Banco di Napoli; mentre Rocce con figure è al Circolo artistico e una grandissima tela con cavalli e figure del 1930 si trova nei depositi della Provincia, che possedeva anche un disegno, poi rubato. Un altro disegno, Studio di testa di fanciulla, a penna su cartoncino del 1946, si conserva presso il Museo di S. Martino.
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