Fraticelli, Franco
Montatore, nato a Roma il 30 agosto 1928. Molto apprezzato per l'abilità con cui ha saputo trattare le scene d'azione e di suspense, ha conquistato negli anni Settanta un posto importante nel panorama del montaggio italiano, soprattutto per il contributo dato ai gialli e agli horror di Dario Argento, cineasta con il quale ha lavorato spesso, firmando il montaggio di ben nove dei suoi film.
Proveniente da una famiglia coinvolta in vari settori dell'attività cinematografica, proprio al fianco dello zio Mario Bonotti, montatore attivo negli anni Quaranta e Cinquanta, F. intraprese la carriera come assistente nel 1947, partecipando all'edizione di alcuni film di Alberto Lattuada (Senza pietà, 1948; Il mulino del Po, 1949; Luci del varietà, 1950, codiretto da Federico Fellini). Nel 1950 firmò con Mario Borghi il montaggio di È arrivato il cavaliere! di Steno e Mario Monicelli, dando inizio a un'intensa carriera. Dai primi anni Sessanta divenne uno dei più attivi montatori italiani e in questo periodo, durante il quale arrivò a lavorare a una decina di film all'anno, cominciò a collaborare anche con Carlo Lizzani, avviando così un sodalizio artistico destinato a durare per oltre quarant'anni; a partire dal film d'esordio, Il gobbo (1960), F. ha firmato il montaggio di molti film del regista romano, fra cui L'oro di Roma (1961), Il processo di Verona (1963), Banditi a Milano (1968), Un delitto inutile (1976) e Fontamara (1980).
Di particolare rilievo è stato il suo apporto a molti film di Argento, specie ai gialli dei primi anni Settanta quali L'uccello dalle piume di cristallo (1970) e Il gatto a nove code (1971), dove il montaggio assurge a un ruolo di protagonista assoluto. In queste opere F. ha messo a punto particolari scelte stilistiche per rendere la suspense, basate su accostamenti violenti e secchi, e capaci di individuare e valorizzare i pochi elementi essenziali della sequenza, nella maniera asciutta già sperimentata in alcuni western all'italiana. Le collaborazioni con altri specialisti dell'horror, da Lamberto Bava a Michele Soavi, hanno fatto di F. il montatore italiano più importante nel campo del cinema delle 'emozioni forti'.
Si è distinto inoltre, nell'ambito della commedia, lavorando soprattutto con Nanny Loy, e poi con Luigi Zampa, Lina Wertmüller e Antonio Pietrangeli, per il quale ha montato Io la conoscevo bene (1965). Anche in questo genere F. ha utilizzato un ritmo simile a quello che scandisce i film gialli, dedicando una costante attenzione alle reazioni del pubblico, scomposte e analizzate nella loro natura di riflessi condizionati. A metà strada fra questi due versanti del suo lavoro, si colloca Il mostro, montato nel 1994 per Roberto Benigni, opera che, parodiando il thriller splatter, ripropone gli stereotipi della suspense coniugandoli con i tempi della comicità: un delicatissimo equilibrio d'ingranaggi narrativi che ora occultano e ora svelano, gestiti con sapiente misura. Tra gli altri registi con i quali F. ha collaborato sono da ricordare Tonino Valerii, Dino Risi e Carlo Campogalliani, per il quale ha montato alcuni film d'avventura, nonché alcune delle prove registiche di Alberto Sordi.
Per molti anni si è rifiutato di passare dal montaggio in pellicola ai programmi digitali basati su sistemi AVID o simili, lasciandosi convincere ad adottare la nuova tecnologia soltanto dopo il 2000.
S. Masi, Conversazione con Franco Fraticelli, in Nel buio della moviola. Introduzione alla storia del montaggio, L'Aquila 1985, pp. 151-64.