Russi, Franco de'
Miniatore, nato a Mantova circa l'anno 1430. Alla sua arte dell'età matura, dopo che a quella del maggiore dei miniatori di scuola ferrarese, Guglielmo Giraldi, è dovuta la fama di un codice della Commedia ritenuto a ragione il più bello fra i codici miniati del poema, l'Urbinate latino 365, oggi alla biblioteca Vaticana.
Nel 1455 Borso d'Este aveva affidato a Franco de' R. e a Taddeo Crivelli, in veste d'imprenditori oltre che di artisti, la decorazione della Bibbia, celeberrimo capolavoro della miniatura ferrarese. Straordinariamente ricettivo, anche a scapito della propria personalità, delle influenze di altri artisti coi quali veniva a contatto, il suo stile si trasforma talora radicalmente, nei vari periodi della sua vita, al punto da renderne difficile l'identificazione. Soprattutto riconoscibili restano in lui delle caratteristiche, che sono purtroppo più difetti che doti, consistendo in una certa povertà di colore e in una faticosa ricerca della profondità spaziale raramente coronata da successo. Fra il 1463 e il 1465 lavora a Ferrara, a Mantova, a Venezia e a Padova, e più a lungo in queste due ultime città, sicché si può parlare di un suo periodo veneto. Dopo oltre un decennio del quale non sappiamo quasi nulla, lo troviamo a Urbino intorno al 1480, miniatore ufficiale di corte col duca Federico di Montefeltro.
Probabilmente aveva fatto il suo nome al principe mecenate lo stesso famoso scriba che dirigeva in quegli anni lo scriptorium di Urbino, e che aveva esemplato il codice della Commedia, concertandone anche la decorazione col Giraldi, quel Matteo de' Contugi da Volterra, alla mano elegante del quale si debbono molti codici famosi. E il miniatore, forse già qualche anno prima, aveva miniato per il duca di Urbino un bel codice quale saggio dell'arte sua. A lui venne affidato il compito più impegnativo e delicato dello scriptorium ducale in quel momento, quello di portare a termine la decorazione del codice della Commedia lasciata interrotta dal Giraldi, e per la quale il duca aveva stanziato una somma ragguardevolissima.
Franco trovò quasi finita la decorazione dell'Inferno, mancante soltanto di tre miniature. Del Purgatorio era fatto, almeno in parte, lo splendido frontespizio, ed erano state eseguite alcune delle prime miniature tabellari. L'impresa era ardua: si trattava di riprendere e di continuare l'opera di un grande miniatore, entro i suoi stessi schemi, evitando ogni salto di stile e di qualità capace di compromettere l'unità compositiva del manoscritto mirabile. Alla questione dello stile Franco seppe provvedere nel migliore dei modi. Le sue straordinarie doti di ricezione e di assimilazione, delle quali si è già detto, lo aiutarono a entrare quasi perfettamente nello schema illustrativo portato avanti dal suo predecessore. Ed anche nella qualità egli fece tutto quanto poteva, raggiungendo notevolissimi risultati. Pur restando quasi sempre al di sotto del suo predecessore, egli seppe esprimere efficacemente i suoi temi illustrativi. Alcune miniature, come quelle della valletta dei principi o dell'albero dei golosi, e soprattutto le tre miniature che illustrano il primo girone del Purgatorio, quello dei superbi, sono di livello artistico assai elevato, pervase di spirito fiabesco e ‛ cortese ' le prime, sparse di reminiscenze classicheggianti e mantegnesche dell'ambiente padovano, ma delineate col segno nervoso e incisivo dell'arte di Ferrara, le seconde. L'opera di Franco si arresta a sua volta nel codice agli ultimi canti del Purgatorio. Dopo la morte di Federico di Montefeltro nel settembre 1482, il miniatore lascia Urbino, e la decorazione quattrocentesca del codice si ferma a quel punto. Durante la sua breve permanenza a Urbino, contemporaneamente all'opera più importante, Franco illustrò e decorò ben altri sette codici, alcuni dei quali sontuosamente, e in molti altri intervenne in modo variamente impegnativo.
V. anche CONTUGI, MATTEO; GIRALDI, GUGLIELMO.
Bibl.-Il D. Urbinate della Biblioteca Vaticana (Codice Urbinate latino 365), I, [Città del Vaticano] 1965 (ibid. anche gran parte della bibliografia precedente); P. Brieger - M. Meiss - Ch. Singleton, Illuminated manuscripts of the D.C., I, Princeton 1969, 331-332.