Franco Bolognese
Miniatore, vissuto dalla seconda metà del XIII ai primi lustri del XIV secolo. Le notizie su di lui sono ancora più scarse di quelle su Oderisi da Gubbio, cui fu associato da D. nel famoso confronto (Pg XI 79 ss.). Non è possibile identificarlo con il Franco di Bonavita " pinturio " che figura in un documento bolognese del 1288, né del resto la notizia sarebbe sfuggita ai più antichi commentatori della Commedia. Bolognese lo disse D., di una città quindi dove lo Studio richiamava allievi di ogni nazione, e da D. sappiamo che era più giovane di Oderisi, forse ancora vivo quando veniva scritto il c. XI del Purgatorio. Ricordato dal Vasari, il Malvasia ne fece il fondatore della scuola del Trecento a Bologna. Non si conosce di lui alcuna opera sicuramente autografa; il dipinto a Bucarest, col suo nome e la data 1312, è invece di Simone dei Crocifissi.
Nella miniatura bolognese del Trecento il netto distacco dalle fasi precedenti, secondo il Toesca (Il Trecento, p. 834), fu determinato anche dalla pittura giottesca. Alla gamma chiara di colori tenui e trasparenti si sostituirono tinte a corpo, di colori intensi e contrastanti; al disegno delicato di derivazione bizantina si sostituì il costrutto veloce, di un plasticismo sommario che si sostanzia di colori a bruschi stacchi, in una nuova vivacità drammatica. Questa nuova maniera fu ritenuta derivare da F., soprattutto perché D. lo contrappose a Oderisi come pittore innovatore: più ridon le carte / che pennelleggia Franco Bolognese; / l'onore è tutto or suo, e mio in parte (XI 82-84).
Il Salmi ha collegato alla maniera di F. lo splendido Graduale della Biblioteca di Modena, vari codici bolognesi (Infortiatum del Collegio di Spagna a Bologna, n. 284; Graziano della Nazionale di Napoli, ms. XII A; Graziano della Biblioteca Comunale di Siena, ms. K.S.S.; Graziano della Malatestiana di Cesena, ms. S II 1), di Padova (Antiphonarium B 14 e quello B 15 della Biblioteca Capitolare) e di Treviso (Uffiziolo del British Museum di Londra, add. ms. 15265).
Più recentemente il Longhi, per il quale è probabile che D. avesse conosciuto i due miniatori nello stesso periodo, circa nel 1287, ha supposto F. di un'altra generazione benché contemporaneo a Oderisi. Contemporaneo sembra anche perché D. difficilmente avrebbe fatto dire a Oderisi cose avvenute dopo la sua morte; sicché anche per F. sarebbe valido l'ante quem di Dante.
Del Longhi è anche l'osservazione che D., nel rammentare Oderisi e F., Cimabue e Giotto, Guinizzelli e Cavalcanti, " non mirava già ad affermare la superiorità del secondo sul primo, ma soltanto a storicizzare il cambiamento di gusto dall'una all'altra generazione ". Nell'ultimo trentennio del Duecento alla generazione di Oderisi si affiancò quella di miniatori che, pur servendosi di impianti derivati dalla Bibbia di Corradino, appaiono dei bizantini neoclassicisti. Massimo raggiungimento di questa nuova tendenza della miniatura bolognese del Duecento sarebbe la Bibbia di Parigi (lat. 18), che già il Toesca accostò a F., innovatore nei riguardi di Oderisi.
Ultimamente il Bottari, intervenendo sulla questione, sostenne che " le miniature di Franco risplendevano per la magia degli ori, per il prestigio felice e aperto dei colori " (p. 56), di contro al colore di Oderisi ancora legato ai modi della tradizione, e che F. era più libero (pennelleggia) rispetto a Oderisi e di fronte alla tradizione disegnativa.
Bibl. - C. Malvasia, Felsina pittrice, Bologna 1678; F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno, II, Firenze 1768, 1-4; A. Bolognini, Vite dei pittori e artefici bolognesi, I, Bologna 1841, 10; G. Vasari, Le vite..., a c. di G. Milanesi, I, Firenze 1878, 385, 560; F. Malaguzzi Valeri, in " Arch. Stor. It. " IX (1896) 241 ss.; T. Gerevich, Le relazioni tra la miniatura e la pittura bolognese del Trecento, in " Rass. d'Arte " IX (1909) 198; P. D'Ancona, La miniature italienne du Xe au XVIe siècle, Parigi 1925, 18, 29, 30, 31; P. Toesca, Il Medioevo, Torino 1927, 1066, 1134 n. 14; F. Filippini, Per la storia dell'antica pittura bolognese, in " Il Comune di Bologna " XVIII (1931) n. 4, 3-17; A. Busniaccanu, Intorno a F. B., Bucarest 1934; F. Filippini-G. Zucchini, Miniatori e pittori a Bologna, Firenze 1947; M. Salmi, La miniatura italiana, Milano 1956, 7, 17, 19; R. Longhi, Postilla all'apertura sugli umbri, in " Paragone " XVI (1966) n. 195, 3 ss.; S. Bottari, Per la cultura di Oderisi da Gubbio e di F. B., in D. e Bologna nei tempi di D., Bologna 1967, 53-59; G. Fallani, Oderisi da Gubbio e F.B.: ricerche ed ipotesi sui codici miniati, in D. e la cultura figurativa medievale, Bergamo 1971, 131-148.