ALFANO, Franco
Compositore di musica, nato a Napoli l'8 marzo 1876. Studiò nel Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli coi maestri De Nardis e Serrao, indi in quello di Lipsia con lo Jadassohn. Fu direttore e insegnante di composizione del Liceo musicale di Bologna, e dal 1923 dirige qu̇ello di Torino.
S'iniziò al teatro musicale con l'opera Risurrezione (da Tolstoi), rappresentata a Torino nel 1904 e ripresa con buon successo nel 1928 a Napoli, a Bologna, al Teatro reale di Roma e all'estero. Dopo un saggio fallito (Il principe Zilah), affrontava nuovamente il pubblico con L'ombra di Don Giovanni (Milano, Scala, 1914), la quale, pur coi suoi difetti e squilibrî, può considerarsi fra le prime opere teatrali che in Italia stanno a indicare gli albori dell'odierna rinascita. Per l'efficacia drammatica, per il disdegno della retorica di facile successo e per l'impiego dinamico del coro, quest'opera s'imponeva alla considerazione e al rispetto.
A questo periodo di crisi e di ricerca appartengono, nel campo sinfonico, una Sinfonia in mi (1912), la quale pecca di estrema complessità e talora di gonfiezza (la Suite romantica, del 1909, si può considerare come l'espressione sinfonica dello stesso artista che ha scritto Risurrezione), un Quartetto in re per archi (1918), una Sonata per violino (1922-23) nel campo della musica da camera, e l'opera in tre atti La leggenda di Sakuntala (Bologna, Teatro Comunale, 1921), in cui l'effusione musicale esalta talora lo spirito poetico della leggenda indiana, ma talora nuoce al dramma, sempre concepito in tensione di canto e a volte adombrato da una soverchia prodigalità di colori. Segue ora quella che si potrebbe chiamare la terza maniera, in cui l'Alfano, ormai sicuramente padroneggiando la materia e la tecnica, riesce a svincolarsene e ad avviarsi a poco a poco verso un'ideale semplicità espressiva, conservando le note fondamentali del suo temperamento meridionale, ma facendo tesoro di tutte le molteplici esperienze osservate e compiute. A questo ultimo periodo appartengono, oltre ad alcune liriche vocali da camera, una Sonata per violoncello (1924), un secondo Quartetto per archi (1926) e l'opera in un atto Madonna Imperia (Teatro di Torino, 1926), in cui il musicista tenta per la prima volta la commedia e i caratteri comici.