MIRANDA, Francisco Antonio Gabriel de
Uomo politico e militare venezuelano, nato a Caracas ai primi di giugno del 1752, da famiglia di origine basca. Compiuti gli studî di diritto e filosofia, prima a Caracas, poi a Messico, si recò in seguito in Spagna, a studiare matematica e arti militari, e nel 1772 entrò nell'esercito spagnolo. Combatté in Africa; poi, nel 1780, dichiaratasi la guerra tra la Spagna e l'Inghilterra, andò nelle Antille, dove rese preziosi servizî. Ma venuto in urto col governatore spagnolo di Cuba (che lo fece anche arrestare), si recò, nella primavera del 1783, negli Stati Uniti, poi, nel 1784, in Inghilterra: e già nell'uno e nell'altro paese cominciava a parlare dei suoi progetti per la liberazione delle terre dell'America Meridionale dal dominio spagnolo. Da Londra passò, nel 1785, a Berlino, a Vienna, a Milano, Roma e Napoli, in Grecia, Asia Minore, Egitto, in Russia, dove, venuto in grazia dell'imperatrice Caterina, fu nominato colonnello dell'esercito. Ma già nel 1787 abbandonava Pietroburgo, anche perché il governo spagnolo aveva protestato presso la corte russa per il favore accordatogli; andò in Svezia - sempre destando i sospetti e le rimostranze dei diplomatici spagnoli -, e in Danimarca, nuovamente in Inghilterra, dove aveva ormai numerose e altolocate amicizie e dove, nel 1790, entrava in rapporto con Pitt, con cui discusse la questione dell'indipendenza dell'America spagnola, con l'eventuale collaborazione britannica. Ma fallite le trattative, abbandonò Londra e si recò in Francia (dicembre 1791). E qui, sia perché le sue idee politiche lo predisponevano, su più d'un punto, a far buon viso alla Francia repubblicana e rivoluzionaria, sia anche perché gli si offriva la possibilità di esplicare, praticamente, le sue qualità personali e di trovare una sistemazione brillante, aderì ben presto alla causa dei rivoluzionarî, legandosi con i girondini. Infatti nel 1792 gli veniva dato il comando di una divisione, con cui combatteva nella prima guerra contro gli Austro-Prussiani, nelle Argonne e a Valmy, poi, a capo di un corpo d'armata, alla fine di novembre costringeva Anversa alla resa. Ai primi del 1793, veniva nominato comandante in capo dell'esercito francese in Belgio, che egli guidava infatti, se pur senza molta fortuna, durante la campagna del '93, sino all'arrivo del Dumouriez nel marzo; ma, venuto a contrasto col Dumouriez per i progetti politici di questo, veniva tradotto, alla fine di marzo, davanti al Comitato di guerra (poi nel maggio davanti al Tribunale rivoluzionario), come responsabile della sconfitta di Maastricht e di Neerwinden. Fu assolto; ma veniva poi arrestato una seconda volta, e tenuto in prigione sino al gennaio 1795; proscritto dopo il 18 fruttidoro 1797, si recava in Inghilterra. E qui riprese decisamente i suoi antichi progetti di liberazione delle colonie spagnole dell'America Meridionale: sempre sulla base di un'intesa con l'Inghilterra e gli Stati Uniti, che avrebbero ricavato, dal loro aiuto, vantaggi commerciali. Entrò nuovamente in trattative col Pitt; negli Stati Uniti cercava di agire per mezzo dell'amico Rufus King; cercava di promuovere la rivolta, per mezzo di emissarî, nel Venezuela, nel Chile, nel Perù. Finalmente, nel 1806, tentava egli stesso il colpo di mano con una piccola spedizione, nel Venezuela. Fu un disastro completo: dovette abbandonare l'impresa, e ritirarsi nell'isola di Trinidad, in attesa di soccorsi inglesi che non vennero, poi ritornare in Inghilterra. Tre anni più tardi, nel 1810, scoppiato il movimento rivoluzionario a Caracas, M. tornava in patria.
Nominato generalissimo delle forze dei patrioti, conquistava Valencia e si preparava ad attaccare le provincie di Maracaibo e di Coro; ma la diffidenza e le discordie intestine dei patrioti lo richiamarono a Caracas. Una seconda volta tornava al comando, pochi mesi più tardi, come dittatore e generalissimo delle forze di terra e di mare; ma la situazione era omiai disperata, ed egli dovette nel luglio 1812 capitolare di fronte agli Spagnoli. Arrestato, contro i patti, anzi consegnato agli Spagnoli dal Bolivar e altri patrioti, che lo accusavano di tradimento, e cacciato in prigione, moriva a Cadice il 14 luglio 1816.
Il piano di M., maturato già dal 1784 al 1790, prospettava la creazione di un vasto impero, dal Mississippi al capo Horn, a esclusione del Brasile e della Guiana. La costituzione interna dell'impero recava, con le reminiscenze indigene, le visibili tracce dell'influsso esercitato su M. sia dalla costituzione inglese, sia dal ricordo di Roma classica - fortissimo anche questo -: una camera alta di "cacicchi", una camera dei comuni sul modello inglese, e censori, questori ed edili, sul modello romano. L'impero avrebbe dovuto appoggiarsi sull'amicizia inglese. V. i documenti della sua attività in Archivo del general M., voll. 12, Caracas 1921-31.
Bibl.: W. S. Robertson, Francisco de M. y la revolución de la America española, trad. spagnola, Bogotá 1918; C. Parra-Pérez, M. et la Révolution française, Parigi 1925.