Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La riforma baconiana della filosofia naturale esercita una profonda influenza sulla scienza del Seicento. La teoria dell’“interpretazione della natura”, l’insistenza sul ruolo fondativo della storia naturale, l’idea di una struttura collaborativa del lavoro scientifico, la nuova classificazione del sapere sono tutti elementi che verranno ripresi dai fondatori della Royal Society. Caso unico nella storia dell’astronomia postcopernicana, Bacon propone una cosmologia geocentrica giustificata sulla base di un sistema chimico di derivazione paracelsiana.
La formazione della filosofia baconiana: magia, dialettica e retorica
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L’opera baconiana costituisce un insieme composito entro il quale agisce una notevole varietà di motivi e di interessi. Bisogna anzitutto ricordare che la formazione della filosofia di Francis Bacon è parallela allo sviluppo della sua carriera politica e parlamentare che lo conduce, nel 1618, alla carica di Lord Cancelliere di Giacomo I. La formazione giuridica e l’elaborazione delle sue opere giuridiche sono contemporanee alla prima formulazione dei temi che diverranno centrali nella filosofia di Bacon a partire dal primo decennio del Seicento. Variegata è anche la forma letteraria che assumono i testi filosofici baconiani: si va dalla scrittura aforistica all’allegoria, dalla scrittura saggistica alla narrazione utopica e all’elencazione di dati nelle storie naturali.
Per ciò che riguarda il rapporto di Bacon con la tradizione filosofica precedente, gli studiosi tendono oggi a sottolineare soprattutto due classi di fonti: da un lato la tradizione magico-ermetica e alchimistica rinascimentale, dall’altro la tradizione logico-retorica, in particolare derivata da Pierre de la Ramée. In rapporto a entrambe queste tradizioni, il pensiero baconiano prende direzioni originali.
Sul rapporto con la tradizione magico-ermetica vale oggi la formulazione sintetica dello storico della scienza americano Thomas Kuhn (1922-1996), per il quale Bacon rappresenta una sorta di “figura intermedia” tra Paracelso e Boyle. Quest’affermazione non significa, semplicisticamente, che la filosofia baconiana è lo “stadio precedente” all’affermazione di un pensiero scientifico-naturalistico ormai depurato da elementi magici premoderni. La visione storiografica per cui l’affermazione della scienza moderna (la “rivoluzione scientifica”) coincide con il superamento radicale della tradizione magica è oggi ritenuta superata dagli studiosi. Anche entro il pensiero delle figure “eroiche” della scienza seicentesca (da Boyle a Newton) continuano ad agire – in modo fecondo, non residuale – temi cruciali del pensiero magico e alchimistico. In Bacon convivono due istanze solo apparentemente contraddittorie. Da un lato, attacca in modo violento i testi della tradizione magica e alchimistica, ritenuti vere e proprie mistificazioni basate su un empirismo acritico e su nozioni mitiche di derivazione classica, come quella di “spirito del mondo”. D’altro canto, Bacon difende un’immagine “riformata” della magia che descrive come un sapere naturalistico pratico e operativo che dovrebbe prendere il posto del “caso” nella realizzazione di scoperte utili alla vita dell’uomo. Si tratterebbe, in altri termini, di un sapere in grado di generare in modo sistematico scoperte, come quelle della stampa, della polvere da sparo o della bussola, le quali, secondo Bacon, sono invece apparse come prodotti casuali di un’arte cieca e puramente empirica.
L’ideale operativo del sapere scientifico deve molto, in Bacon, alla tradizione della magia naturale. Il rapporto baconiano con la tradizione logico-retorica è altrettanto complesso. Bacon enumera i settori della logica utilizzando le tradizionali partizioni della retorica: inventio, judicium, memoria e traditio (o elocutio). Questa “fusione” tra logica e retorica è già largamente presente nel pensiero di Pierre de la Ramée e anche in Bacon rispecchia un interesse “pratico” e “operativo” in antitesi esplicita alla sterilità della logica scolastica. In rapporto a Pierre de la Ramée la concezione baconiana della logica presenta però due novità di rilievo: da un lato una radicale reinterpretazione del termine inventio e, dall’altro, l’assegnazione di un ruolo cruciale alle arti della memoria.
Nella retorica tradizionale l’inventio costituisce la procedura in base alla quale si reperiscono i temi e le argomentazioni del discorso. In Bacon, il termine è invece esteso a comprendere due procedure affatto distinte: l’invenzione degli “argomenti” (nel senso tradizionale appena specificato) e l’invenzione delle “arti”. Quest’ultimo tipo di inventio (cui è dedicato interamente il secondo libro del Novum Organum) è da Bacon considerato il metodo privilegiato della filosofia naturale: l’induzione o interpretatio naturae.
L’invenzione degli argomenti è al contrario limitata all’ambito civile e politico dove, secondo Bacon, continua nonostante tutto a essere utile un certo uso della filosofia aristotelica.
Anche la questione della memoria ha relazioni dirette, secondo Bacon, con la filosofia naturale. Le procedure di indicizzazione, selezione e classificazione dei dati scientifici (per esempio, attraverso l’uso di “tavole” e “topiche”, raccolte di luoghi) risente fortemente dell’influenza della tradizione cinquecentesca di scritti sull’ars memoriae.
Walter Tega
Parabola enciclopedica
L’unità del sapere e l’ideale enciclopedico nel pensiero moderno
La parabola che l’ideale enciclopedico descrive lungo tutto l’arco del XVII secolo ricomprende infatti l’avventurosa circumnavigazione del globo intellettuale di Bacon e le chiare enunciazioni metafisiche e metodologiche di Cartesio; le architetture barocche, cariche di attese millenaristiche e di aspirazioni pansofiche proposte da Alsted e da Comenio; le preziose compilazioni di Giulio Pace, del de Vassi, di Jano Cecilio Frey, di Ive de Paris, di Sebastian Izquierdo, di Atanasio Kircher, di Leon de Saint Jean, di Jean Caramuel, di Charles Sorel, dell’Astorini e del Gimma; le ricerche di Giovanni Enrico Bisterfield e di Leibniz intorno all’alfabeto filosofico e alla caratteristica universale. (...) Le sintesi enciclopediche più rilevanti, che pure erano impegnate sul terreno della nuova scienza e profondamente segnate da una inequivocabile influenza baconiana, oltre che da una abbondanza di riferimenti alle ricerche logiche di Pietro Ramo, evidenziano la sopravvivenza di tematiche proprie della tradizione cabalistica o di procedimenti combinatori e mnemonici legati alla recente rinascita del lullismo.
W. Tega, L’unità del sapere e l’ideale enciclopedico nel pensiero moderno, Bologna, Il Mulino, 1983
L’enciclopedia baconiana
Nel corso degli ultimi due decenni della sua vita, Bacon dedica un’attenzione notevole al problema della classificazione del sapere, come è possibile vedere nei capitoli sulle enciclopedie all’interno di quest’opera. I suoi scritti fondamentali sull’argomento sono l’Advancement of Learninge il De dignitate et augmentis scientiarum (che del primo è una versione rivista e notevolmente ampliata), lavori nei quali viene disegnata una complessa mappa del sapere (arbor scientiarum) che dovrebbe abbracciare, nelle intenzioni dell’autore, la totalità delle discipline scientifiche e delle arti.
Nel pensiero baconiano il progetto di una ricognizione enciclopedica di tutte le aree del sapere è funzionale al progetto di riforma globale del sapere che verrà presentato in modo sistematico a partire dal 1620, con la pubblicazione dell’Instauratio Magna. Il compito della classificazione delle scienze, secondo Bacon, è quello di fornire un’immagine di ciò che va conservato del sapere acquisito, di ciò che va abolito della tradizione precedente e, soprattutto, di ciò che rimane da indagare o da sviluppare (desiderata).
Questo lavoro di ricognizione è la prima tappa del progetto di riforma del sapere delineato nell’Instauratio. L’enciclopedismo baconiano deve molto alla tradizione dialettica ramista. Scritti classificatori come l’Advancemente il De augmentis diventano il luogo nel quale, entro un sistema classificatorio tutto sommato tradizionale, Bacon elabora nuovi nuclei disciplinari e ne stabilisce le relazioni con le aree del sapere già consolidate. L’area delle partizioni tradizionali della logica (per citare uno dei casi più evidenti) viene notevolmente riarticolata e innovata nello schema baconiano. A molte discipline, che mantengono nomi tradizionali, Bacon assegna compiti e funzioni radicalmente nuovi. Termini come “filosofia prima”, “invenzione” (in senso retorico), “metafisica”, “magia”, “fisica” vengono sostanzialmente reinterpretati dal filosofo inglese, mentre discipline radicalmente nuove (come l’“esperienza letterata”) vengono inserite nello schema.
Il sistema enciclopedico baconiano avrà una notevole fortuna nel corso del Seicento e nel secolo successivo. L’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert (rimandiamo alla voce in merito nel volume sulla filosofia del Settecento) deve molto al sistema classificatorio baconiano ed è significativo ricordare che (sebbene si tratti di un’accusa pretestuosa) questi due autori verranno inizialmente accusati dai gesuiti di “plagio” dell’opera baconiana. Di fatto l’adesione degli enciclopedisti allo schema classificatorio baconiano (e non ai contenuti dell’enciclopedia baconiana) diventerà esplicita nella polemica con i gesuiti e tale adesione mostra l’adattabilità dello schema (ormai vecchio di circa un secolo) ai nuovi risultati delle scienze tra Copernico (Bacon era stato nettamente anticopernicano) e Newton.
Il sistema classificatorio del De augmentis scientiarum
Il sistema classificatorio adottato da Bacon muove dalla tripartizione (di origine aristotelica) delle facoltà dell’“anima razionale” in memoria, immaginazione e ragione. Da ognuna di queste facoltà dipende la costituzione di un’area specifica dell’enciclopedia. La memoria presiede alla fondazione del sapere storico, l’immaginazione a quella del sapere poetico, la ragione a quella del sapere filosofico. Storia, poesia e filosofia costituiscono i tre “alberi” fondamentali dell’enciclopedia baconiana.
Nel campo del sapere storico, l’innovazione più radicale e influente del sistema baconiano è costituita dalla posizione della storia naturale. Nel corso del Seicento, in particolare nell’ambiente della Royal Society, la filosofia naturale baconiana verrà parzialmente identificata con il progetto di una sistematica ricognizione di tutte le aree della storia naturale (che doveva costituire la terza parte dell’Instauratio Magna).
Almeno due sono le novità di rilievo introdotte da Bacon per ciò che riguarda questo ambito del sapere. In primo luogo, la storia naturale è vista sia come collezione autonoma di dati sulla natura (sul modello della Naturalis historia di Plinio) sia come fonte di dati da elaborare “induttivamente” al fine di rintracciare principi e leggi naturali. Perciò, Bacon distingue la storia naturale in “narrativa” e “induttiva”. In secondo luogo, la storia naturale comprende per la prima volta, negli scritti baconiani, la storia delle arti meccaniche e gli esperimenti: ciò significa mettere sullo stesso piano epistemologico e concettuale i “fenomeni naturali” (la natura in quanto data in se stessa) e la manipolazione umana della natura.
Nel campo della poesia e dell’immaginazione, la novità più consistente è costituita dal ruolo centrale assegnato alla poesia parabolica, all’interpretazione allegorica delle favole antiche. Questa centralità è simmetrica all’insistenza baconiana (nell’ambito della logica) sulla necessità di usare strumenti retorici come metafore e similitudini nella comunicazione del sapere scientifico lontano dall’uso comune.
Nel pensare il sapere poetico e metaforico come una forma evolutivamente precedente a quella del sapere filosofico e razionale, Bacon può essere utilmente riletto in rapporto al successiva elaborazione del problema negli scritti di Giambattista Vico.
Nell’area filosofica della classificazione, le novità introdotte da Bacon sono troppe per essere qui discusse una per una. Poiché la classificazione che forniamo è associata sistematicamente a citazioni dall’opera baconiana, ci limitiamo a suggerire una serie di percorsi di lettura.
È significativa la distinzione tra “teologia sacra” (espunta dai compiti della filosofia) e “teologia naturale” (inclusa nelle partizioni della filosofia). La divisione degli ambiti, proposta da Bacon, influenzerà notevolmente la filosofia successiva e la teologia naturale diverrà uno strumento essenziale per assicurare l’adeguatezza teologica della nuova filosofia della natura.
La disciplina denominata “filosofia prima” dà un’immagine precisa delle relazioni concettuali che, secondo Bacon, esistevano tra i vari settori dell’enciclopedia.
In filosofia naturale viene presentata un’articolazione inedita delle relazioni tra fisica, metafisica e magia. La posizione delle scienze matematiche è indicativa del modo in cui, agli inizi del Seicento, nonostante gli sviluppi dell’astronomia e della fisica, venisse pensata la matematizzazione del mondo fisico.
In parziale corrispondenza con il pensiero ramista, la logica baconiana sembra ricalcare divisioni tradizionali della retorica (inventio, judicium, memoria, traditio). Tuttavia, in contrasto con la dialettica ramista, Bacon assegna un ruolo centrale all’arte della memoria e riforma in modo radicale l’inventio, fino a ricomprendervi la metodologia di ricerca induttiva elaborata nel Novum Organum. Il problema del linguaggio e della comunicazione (ars tradendi) è sottoposto a un’elaborazione significativa.
Complessivamente, ci si rende conto delle differenze tra lo schema baconiano e le enciclopedie cinquecentesche del sapere filosofico, osservando lo schema classificatorio (di evidente origine medievale) elaborato da Francisco de Toledo (1532-1596), il gesuita spagnolo, professore al Collegio Romano, noto commentatore delle opere di Aristotele. Una comparazione tra la posizione e l’articolazione della “fisica” (che per Toledo, al contrario di Bacon, è sinonimo di “filosofia naturale”) nei due schemi mette in luce differenze sostanziali.
L’Instauratio Magna
A partire dal 1620 (con la pubblicazione dell’Instauratio Magna), Bacon presenta un piano, complesso e articolato, di riforma della filosofia naturale. Solo per una parte del progetto baconiano si dispone di testi esemplificativi, mentre per il resto rimangono solo le dichiarazioni di intenti della Distributio Operis. Le componenti dell’Instauratio Magna sono sei:
1) Divisioni delle scienze. Bisogna elaborare uno schema enciclopedico delle articolazioni delle scienze in modo che le aree lacunose e bisognose di sviluppo dell’enciclopedia emergano come desiderata della ricerca futura. Bacon aveva in realtà già pubblicato un simile lavoro nel 1605 di cui fornirà una versione ampliata nel 1623.
2) Nuovo Organo. Si tratta della procedura di inventio di cui si è detto sopra e che descriveremo nei dettagli nella prossima sezione. Bacon la caratterizza come una logica induttiva in grado di fornire i principi per l’“interpretazione della natura”.
3) Storia naturale e sperimentale. Nel Seicento l’espressione “storia naturale” non ha il senso che avrebbe lentamente assunto a partire dal Settecento (cioè quello di analisi tassonomica del mondo naturale). Per Bacon una storia naturale è una raccolta (più o meno ordinata e selettiva) di dati e informazioni provenienti da fonti dirette (osservazioni ed esperimenti) e indirette (testi, resoconti orali di terzi).
Queste raccolte costituiscono la base di dati sulla quale vengono eseguite le operazioni logiche dell’induzione. Per Bacon, la storia naturale include anche le arti meccaniche: dunque una storia del torchio a stampa e una storia del calore, per esempio, fanno parte, secondo Bacon, di una stessa serie. In entrambi i casi si tratta di conoscenze “naturali” che non cessano di essere tali (questo è l’argomento baconiano) per il fatto di essere trasformate dall’arte. I procedimenti delle arti costituiscono solo un’inversione in senso operativo dello studio dei fenomeni naturali: “L’uomo, ministro e interprete della natura, opera e intende solo per quanto, con la pratica o con la teoria, avrà appreso dell’ordine della natura” (Distributio Operis, VI). La compilazione di storie naturali costituisce per Bacon un compito di primaria importanza. I suoi scritti sull’argomento continueranno a essere ripubblicati nel corso del Seicento e forniranno un orientamento effettivo, per esempio, delle ricerche della prima Royal Society.
4) Scala dell’intelletto. Questa sezione dell’Instauratio Magna costituisce un semplice allargamento della seconda parte: si tratta di fornire esempi di interpretazione della natura (sulla base del Novum Organum e dei materiali delle storie naturali).
5) Anticipazioni della filosofia seconda. Per Bacon, questa parte dell’Instauratio costituisce una tappa provvisoria in attesa della realizzazione completa dell’intero progetto. Si tratta di raccogliere quei risultati parziali dell’analisi, che non è ancora stato possibile sottoporre alla procedura formale dell’induzione. Queste “anticipazioni” (o ipotesi, usando un termine non impiegato da Bacon) sono delle intuizioni e quanto alla loro verità bisognerà sospendere il giudizio sino a che esse non emergano come risultati dell’induzione.
L’attenzione baconiana alla funzione delle ipotesi e dei risultati intermedi della ricerca attenua notevolmente l’immagine tradizionale di Francis Bacon come fautore di un empirismo scientifico radicale.
6) Filosofia seconda, ovvero Scienza attiva. Si tratta del coronamento finale dell’Instauratio, lo stadio del sapere scientifico in cui “Scienza” e “Potenza” (capacità operativa della teoria) sono pienamente integrate. Bacon si guarda bene dal pensare che un tale risultato possa essere raggiunto da un solo individuo o da una sola generazione di ricercatori. Al contrario, afferma che la natura globale dell’impresa rischia di essere addirittura inconcepibile al presente. Il riconoscimento del carattere graduale e collettivo dell’“avanzamento delle scienze” costituisce una novità importante della filosofia naturale seicentesca che segna l’inizio di un’immagine del progresso scientifico che si sarebbe pienamente realizzata solo tra XVIII e XIX secolo.
Il Novum Organum
Il concetto di induzione è al centro del testo pubblicato in latino nel 1620 con il titolo di Novum Organum. L’aggettivo novum è usato da Bacon per marcare la sua distanza dalla logica sillogistica che Aristotele aveva esposto nell’Organon. L’opera è composta di due libri che tradizionalmente sono ritenuti contenere la parte critica (pars destruens) e la parte costruttiva (pars construens) della filosofia della conoscenza scientifica di Bacon.
Secondo Bacon, due sono le condizioni fondamentali per una conoscenza della natura che sia anche conoscenza operativa e capace di produrre “opere” (scoperte come la stampa, la bussola, la polvere da sparo, scoperte geografiche ecc.), cioè di instaurare, nei suoi termini, un “dominio dell’uomo sulla natura”:
a) è necessario in primo luogo sgomberare l’intelletto dagli idola (pregiudizi) che ne impediscono il funzionamento e l’avanzamento;
b) in secondo luogo, è necessario seguire un percorso logico che conduca dall’analisi di fatti particolari (osservazioni ed esperimenti, raccolti nelle storie naturali) a leggi generali e da qui, ancora, a nuove osservazioni ed esperimenti. Questo percorso logico, che Bacon chiama “induzione”, consente un’adeguata “interpretazione della natura”.
Relativamente al primo problema, Bacon individua quattro tipi di “idoli” (idola o pregiudizi) di cui deve liberarsi il filosofo naturale:
a) gli idoli della tribù (idola tribus) derivano dalla natura stessa della mente umana che è limitata sotto diversi aspetti (per esempio nella sua capacità di percepire attraverso i sensi) e tende a ritrovare regolarità dove non ci sono anticipando risultati concreti che non sono stati soggetti a controllo;
b) gli idoli della caverna (idola specus) sono errori che hanno origine dall’educazione, carattere, abitudine, passioni, di ogni uomo particolare;
c) gli idoli del foro (idola fori) derivano dal linguaggio il cui uso sociale produce ambiguità, difficoltà di comprensione e paradossi di ogni genere: la filosofia naturale richiede, secondo Bacon, una riforma linguistica che deve consistere nel rinominare gli oggetti sulla base dei risultati dell’induzione, recuperando lo stato di “purezza” del linguaggio usato da Adamo nell’Eden;
d) gli idoli del teatro (idola theatri) sono determinati dall’influenza che antiche teorie e credenze, tramandate come vere sulla base dell’autorità attribuita alla tradizione, hanno nell’impedire un pensiero autonomo sugli oggetti dell’indagine.
Una volta realizzata, attraverso un’analisi puntuale, questa “purificazione” della mente, è possibile passare alla vera e propria interpretazione della natura. Interpretare la natura significa, per Bacon, fornire la definizione o “forma” (nei termini di Bacon) di una certa qualità o “natura” dei corpi come, per esempio, il caldo, il freddo, il bianco, il suono, il denso, il raro e così via.
La forma di una data qualità o “natura” è un’ulteriore qualità che è costantemente e specificamente associata alla qualità di partenza e che costituisce la limitazione (specie) di un genere superiore: il calore, per esempio, verrà descritto da Bacon come una specie particolare di movimento.
Il metodo baconiano per la scoperta delle forme consta dei seguenti passaggi:
a) compilazione di tre tavole (tabulae praesentiae, absentiae, graduum) utilizzando materiali provenienti dalla storia naturale (collezione di osservazioni ed esperimenti);
b) un procedimento di “esclusione” in base al quale le proprietà non pertinenti vengono eliminate;
c) una “prima vendemmia” o ipotesi per verificare la coerenza dei risultati ottenuti;
d) l’uso di casi particolari con varie funzioni logiche, per esempio per costruire esperimenti “cruciali” (instantiae crucis) che permettano l’esclusione di spiegazioni alternative.
La “Tavola della Presenza” elenca una serie di casi (instantiae), provenienti dalla storia naturale, nei quali una data qualità o “natura” è presente.
L’obiettivo è quello di individuare le proprietà che sono comuni a tutti gli enti dotati della natura del caldo.
La “Tavola dell’Assenza” elenca casi, “simili” punto a punto a quelli della tavola precedente, nei quali tuttavia la qualità data (in questo esempio, il caldo) è assente. L’obiettivo, in questo caso, è opposto a quello della tavola della presenza: anziché cercare le proprietà comuni a tutte le “istanze del caldo”, bisognerà cercare di individuare le proprietà delle istanze nelle quali il caldo è assente. Ciò permetterà di escluderle dalla “forma” del caldo.
La “Tavola dei Gradi” elenca casi nei quali la qualità indagata si presenta con intensità minore o maggiore. Per Bacon, la forma di una qualità deve essere tale che decresce costantemente quando decresce la qualità e aumenta costantemente quando la qualità aumenta.
Una volta compilate le tavole, si passa alla procedura di “esclusione” (rejectio) delle qualità che sono connesse alla qualità sotto indagine in modo incongruente rispetto alla definizione di forma elaborata da Bacon.
Bisogna cioè escludere le qualità che non appaiono nei casi in cui è presente la qualità sotto indagine (il caldo), o che appaiono in casi in cui il caldo è assente, o aumentano d’intensità quando diminuisce l’intensità del caldo o viceversa.
Portato a termine il processo di esclusione, ci si può dedicare a un primo, provvisorio, tentativo di individuazione della forma. Bacon è molto cauto al proposito, e chiama questa ipotesi provvisoria “Permesso dell’intelletto”, “Interpretazione iniziale” o “Prima Vendemmia” (vindemiatio prima).
Una cosmologia “semiparacelsiana”: il Thema Coeli
Nonostante le dichiarazioni di principio contenute in testi come il Novum Organum, Bacon sviluppa un complesso sistema cosmologico che supera i limiti metodologici di cui si è detto sopra, optando per soluzioni molto lontane da qualunque forma di induzione. Potremmo forse pensare che simili teorizzazioni facessero parte della progettata quinta parte dell’Instauratio Magna. Questo sistema, elaborato in un breve testo intitolato Thema Coeli del 1612 e menzionato più volte in altre opere successive, connette una descrizione del moto dei pianeti di tipo geocentrico (seguendo una variante elaborata dall’astronomo arabo Alpetragius, vissuto nel XII secolo, che sosteneva una teoria cosmografica basata sui principi aristotelici e contro il sistema tolemaico) e una teoria chimica che ha molti punti in comune con le dottrine del medico e mago rinascimentale Paracelso.
Esistono secondo Bacon due sostanze fondamentali nell’universo, zolfo e mercurio, cui va aggiunta una sostanza intermedia, il sale. Il legame con la teoria paracelsiana dei tre elementi fondamentali (zolfo, mercurio, sale) è evidente. Ognuna di queste sostanze è articolata da Bacon in quattro elementi differenti, per cui ne risulta una tabella di dodici unità.
Le varie sostanze sono articolate secondo due parametri fondamentali: a) l’opposizione tra materia tangibile – densa, pesante, passiva – e materia pneumatica o spiritus – rarefatta, priva di peso, attiva –; b) la posizione nel cosmo (sotterraneo, terrestre, sublunare, planetario). Materia puramente tangibile e materia puramente pneumatica sono collocate agli estremi dell’universo: il centro della Terra è costituito di materia puramente tangibile, mentre pianeti e cielo delle stelle fisse sono costituiti di materia puramente pneumatica. La superficie della Terra è invece caratterizzata da corpi nei quali materia tangibile e pneumatica risultano composte secondo diverse modalità. I corpi “sublunari” e celesti sono invece composti di sola materia pneumatica. “Fuoco siderale” ed “etere” sono rispettivamente la materia costitutiva dei pianeti e il medium entro il quale avvengono i loro movimenti.
La relazione tra questa teoria chimica del cosmo e l’astronomia baconiana è diretta. Bacon sostiene un sistema astronomico geocentrico, nel quale i moti dei pianeti diminuiscono la loro velocità in proporzione alla loro vicinanza alla Terra. La teoria era stata presentata nel XII secolo da Alpetragius. Le stelle completano il loro moto di rivoluzione intorno al centro dell’universo (la Terra) in 24 ore mentre la Luna (il più vicino dei pianeti) completa la sua rivoluzione (lungo una circonferenza assai più corta) in 25 ore. Bacon utilizza il suo sistema chimico per offrire una giustificazione fisica del sistema di Alpetragius: la ragione della diminuzione di velocità nell’approssimarsi dei pianeti alla Terra è dovuto al passaggio progressivo dalla materia pneumatica alla materia tangibile o, in altri termini, alla progressiva degradazione della materia pneumatica costitutiva dei corpi celesti. Questa giustificazione chimica di un sistema di cinematica celeste costituisce un caso unico nella storia dell’astronomia postcopernicana ed è anche un indizio chiaro della diffusione e del peso che le idee magico-alchimistiche del Cinquecento avrebbero avuto nel corso del Seicento.
Due scritti postumi: la Sylva Sylvarum e la Nuova Atlantide
Nel 1627, dopo la morte di Bacon, il suo segretario William Rawley pubblica due testi che avrebbero avuto entrambi una notevole fortuna nei decenni successivi. Il primo testo, la Sylva Sylvarum, è un’opera di storia naturale che raccoglie mille esperimenti divisi in dieci “centurie”. Il secondo testo, la Nuova Atlantide, è uno scritto utopistico, rimasto incompiuto, nel quale è descritta un’organizzazione scientifica (la “Casa di Salomone”) cui si ispireranno, tra gli altri, Samuel Hartlib e i fondatori della Royal Society a partire dal 1645.
Sembra che la successione delle due opere non sia dovuta al caso, ma a un preciso piano editoriale da parte di Bacon. Il rapporto tra i due scritti è infatti chiaro. Se il primo rappresenta un grande deposito di dati della storia naturale (sui quali si edifica la “filosofia seconda”), la Nuova Atlantide offre invece una descrizione immaginaria di un’istituzione in grado di reperire quel tipo di conoscenze. La descrizione della Casa di Salomone (che costituisce la parte cruciale dell’opera) rispecchia infatti fedelmente l’immagine baconiana delle procedure e dell’estensione della filosofia naturale. Il fine dell’organizzazione (come dell’induzione nel Novum Organum) è congiungere la “conoscenza delle cause” con la “potenza” o capacità operativa della scienza.
La topografia della Casa di Salomone è dominata dai luoghi della sperimentazione e della ricerca tecnologica, articolati in modo non sistematico: osservazione astronomica, geologia, allevamento, miniere, terapeutica, meteorologia, agronomia, produzione dei cibi, farmacologia, acustica, officine meccaniche per lo studio del volo, matematica e così via.
La divisione del lavoro tra i confratelli della Casa di Salomone segue esattamente le tappe della ricerca induttiva: raccolta dei dati già esistenti, sperimentazione innovativa, classificazione dei risultati al fine di ricavare “assiomi” dagli esperimenti realizzati, traduzione pratica degli esperimenti, interpretazione della natura. Infine Bacon si occupa dell’insegnamento della scienza e dell’apprendistato scientifico e finanche dei rituali formali dell’organizzazione.
Questa descrizione caotica, ma minuziosa del lavoro di un’organizzazione scientifica, avrebbe ricevuto una traduzione operativa precisa negli statuti della Royal Society, dove la divisione del lavoro è esattamente cadenzata secondo una precisa direzione epistemologica, non del tutto equivalente tuttavia a quella baconiana.