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BROSSANO, Francescuolo da

di Guido Martellotti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)
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BROSSANO, Francescuolo da (Franciscolus, o Franciscus, de Brossano)

Guido Martellotti

Figlio di Amizolo (Amiçolo), cittadino milanese di porta Vercellina, nacque probabilmente a Milano in anno non ancor precisato; nel 1361 sposò Francesca, figlia naturale del Petrarca, nata nel 1343; il Petrarca poteva averlo conosciuto al suo primo arrivo a Milano nella primavera-estate del 1353. Avveduto uomo d'affari, marito e padre affettuoso, fu caro al poeta; il Boccaccio così dice di lui in una lettera del 1367: "pergrandem hominis formam [miratus sum], placidani faciem, composita verba, mitesque mores" (Opere lat.min., a cura di A. F. Massera, Bari 1928, p. 179).

I Brossano non seguirono subito il Petrarca quando lasciò Milano; ma forse già alla fine del 1363 si trasferirono a Venezia nella casa di lui, dove abitavano certamente agli inizi del 1366. Nel 1362, 0 poco dopo, ebbero la prima figlia, a cui fu dato il nome della bisnonna, Eletta; e nel gennaio 1366 a Venezia il primo figlio, Francesco, che fu tenuto a battesimo da Donato degli Albanzani. Egli era carissimo al nonno, che già lo vedeva pari al padre nella bellezza fisica, a sé nell'ingegno (Sen., X, 4). Il B. si allontanava spesso da Venezia per affari: nel maggio 1367 era a Pavia e vi accoglieva, nella casa del Petrarca, il giovane discepolo Giovanni Malpagnini, deluso e pentito di un velleitario tentativo d'indipendenza; poco dopo, ripartendo di nuovo da Venezia, s'incontrava col Boccaccio, che vi giungeva sebbene ne sapesse assente il Petrarca. Il Boccaccio ci descrive, nella lettera già citata, le affettuose accoglienze di Francesca e della figlia Eletta, che gli ricordava nell'aspetto e nei modi la sua perduta Violante; e poi le cortesie usategli dal B., ritornato a Venezia nel giugno.

Forse alla fine dello stesso mese, certo prima del 5 dicembre, il B. ottenne l'ufficio di sovrintendente alle bollette in Pavia, e si trasferì con la famiglia in quella città, dove abitò nella parrocchia di S. Zeno, probabilmente in casa del Petrarca. Il 19 maggio 1368 vi morì il figlio Francesco, a soli due anni e quattro mesi: fu sepolto in S. Zeno e sulla tomba fu inciso un epitaffio in distici, dettato dal nonno (Rossi, pp. 70-81).

Nel 1371 il B. appare come uno dei tre esecutori, nel primo testamento di Donato degli Albanzani (E. Bertanza-G. Della Santa, Docum. per la storia della cult.in Venezia, I, Venezia 1907, n. 121). Nella primavera del 1372 il Petrarca volle che la "sua famigliola" si riunisse con lui ad Arquà; ma nel novembre di quello stesso anno si portarono tutti a Padova, nella ristretta casa canonicale, fuggendo le minacce della guerra con Venezia (Var., 9). Solo tra il febbraio e l'aprile 1373 tornarono ad Arquà, dove il Petrarca morì nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374. Il testamento del 4 apr. 1370 istituiva il B. erede universale.

Il Boccaccio scrisse subito al B. una lunga consolatoria, nella quale non mancava di chiedergli notizie della "preziosissima biblioteca" e gli esprimeva le sue preoccupazioni sulla sorte delle opere non ancora edite, soprattutto dell'Africa (Opere lat. min., p. 226). In realtà solo alcuni tra i libri del Petrarca rimasero al B., perché un forte nucleo passò nella biblioteca di Francesco da Carrara il Vecchio, signore di Padova (ed è ora nella Nazionale di Parigi): di essi il B. ebbe cura finché fu in vita, ma dopo di lui si dispersero. Egli ereditò anche i manoscritti originali delle opere del Petrarca e fu quindi responsabile in parte della diffusione di esse, insieme con Lombardo della Seta, al quale andava naturalmente la responsabilità tecnica e filologica di quel lavoro.

Questa doppia funzione, di custode dei libri e delle carte petrarchesche, rende attenti gli studiosi ai successivi spostamenti del Brossano. Sappiamo che, dopo la morte del Petrarca, abitò con la moglie a Padova, nella Strada maggiore, finché il Carrarese, acquistata nel gennaio 1384 la città di Treviso, ve lo chiamò e gli affidò poco dopo (1385) lo stesso incarico che aveva avuto dai Visconti a Pavia, di sovrintendente alle bollette. Era un importante ufficio di polizia, durante il quale il B. si acquistò presso i Carraresi notevoli benemerenze. A Treviso nell'agosto 1384 gli morì di parto la moglie Francesca: fu sepolta nella chiesa dei minori conventuali di S. Francesco, e sulla tomba fu incisa un'iscrizione in distici, che riproduce forse, con qualche adattamento, un epitaffio dettato già dal Petrarca. Terminato il dominio carrarese a Treviso, alla fine del novembre 1388 il B. ritornò a Padova, lasciando suo procuratore a Treviso il genero Antonio da Verona, marito di Eletta. Certo anche Eletta rimase a Treviso e vi morì pochi anni dopo. A Padova il B. ebbe dimora presso il ponte dei Tadi, vicino alla cattedrale, dove era la casa canonicale del Petrarca; il 15 genn. 1403 tornò per breve tempo a Treviso per assistere gli eredi di Antonio da Verona; il 2 luglio 1405 ebbe l'investitura di un feudo decimale in Arquà (Sambin, 1951, p. 263); era già morto il 13 agosto dello stesso anno, come risulta dal testamento di Isabella Donati, suocera di una delle sue figlie, Caterina (Billanovich, 1947, pp. 434-36).

Ebbe da Francesca numerosa figliolanza. Dei primi due figli, Eletta e Francesco, si è già parlato; il nome Francesco fu dato poi a un altro figlio, che nel 1403 accompagnò il padre nel breve viaggio a Treviso; un altro maschio, di nome Silvano (un ricordo anche questo del grande avo), fu studente di diritto canonico a Padova e prese la tonsura nel 1397 (Sambin, 1951, pp. 261, 266); un altro ancora, Gerardo, sposò Tommasa Savonarola e morì, come il secondo Francesco, prima del 1407 (Sambin. 1958, pp. 361 s.). Ci restano i contratti dotali di tre figlie, Caterina (1398), Camilla e Cecilia (1399), a ciascuna delle quali il B. assegnò 400 ducati d'oro. I tre documenti relativi (Billanovich, 1947, pp. 429-434; Sambin, 1951, pp. 264, 265) furono rogati tutti in casa di Francesco Zabarella. Dello Zabarella si era valso il B. nel 1377 per rivendicare la casa di Parma, che era stata del Petrarca, contro le pretese del nuovo arcidiacono (Billanovich, 1947, p. 352) e forse anche nel 1391 per comporre una lunga controversia con i canonici della cattedrale di Padova, circa la celebrazione dell'anniversario perpetuo del Petrarca (Sambin, 1951, p. 256).

Secondo una notizia accolta dall'Argelati il B., a ciò spinto dal suocero, avrebbe scritto un'orazione per le nozze di Violante, figlia di Galeazzo Visconti, con Lionello duca di Clarence (1368). Di una sua corrispondenza col Boccaccio e col Salutati abbiamo notizie dall'epistolario di quest'ultimo: essa verteva intorno alla trascrizione dell'Africa, della cui edizione il Salutati avrebbe voluto occuparsi, in gara con i padovani.

Bibl.: A. Serena, Francesca figlia di Petrarca, Roma 1904;Id., Ancora dall'epitaffio di Francesca, in Atti dill'Istitutoveneto di sc. lett. ed arti, LXXIV (1924-25), pp. 376-96;Id., Reliquie e postillepetrarchesche,ibid., XCI (1931-32), pp. 241-56;Id., Franceschino di Francescuolo da B., ibid., XCV (1935-36), pp. 13-24.Nuovi decisivi contributi in: G. Billanovich, Petrarca letterato, I, Lo scrittorio del Petrarca, Roma 1947, passim (specialm. il cap. Da Padova all'Europa, pp. 297 ss.); P. Sambin, Nuove notizie su eredi ediscendenti del Petrarca, in Atti dell'Istituto veneto di se. lett. ed arti, CX (1951-52), pp. 255-266;Id., Libri del Petrarca presso suoi discendenti,in Italia medioevale e umanistica, I (1958), pp. 359-69;G. Billanovich, Una nuova lettera diLombardo della Seta, in Studies in honor of B. L. Ullman, Roma 1964, II, pp. 223-225; L. Gargan-R. Zucchi, Nuovi documentiper il Petrarca e i suoi familiari, in Italia medioevale e umanistica, IX (1966), pp. 403, 416. Si vedano anche: E. H. Wilkins, Petrarch's later years, Cambridge, Mass., 1959, passim. Per il soggiorno a Pavia, V. Rossi, Il Petrarca a Pavia, in Scritti di critica letteraria, II, Firenze 1930, pp. 3-81.Per il soggiorno a Treviso, G. Liberali, La dominazione carrarese in Treviso, Padova 1935, pp. 66-82.Per il periodo di residenza a Padova, A. Gloria, Monumenti della universitá di Padova, Padova 1888, ad Indicem. Sul testamento del Petrarca, Th. E. Mommsen, Petrarch's Testament, Ithaca N. Y., 40 1957, pp. 43, 86. Per il monumento fatto innalzare dal B. al Petrarca, E. H. Wilkins, op. cit., p. 271;A. Ziardo, Il Petrarca e i Carraresi, Milano 1887, pp. 226-27.Sul discusso epitaffio di Francesca, oltre gli articoli già citati di A. Serena, che esclude l'attribuzione al Petrarca, cfr. in opposta direzione: G. Mercati, in Studi e documenti di storia e diritto, XV, Roma 1894, pp. 339-43;V. Rossi, op. cit., p. 73 n. 2. Per l'orazione nelle nozze di Violante, F. Argelati, Bibl. script.mediol., IV, coll. 1743 s.; per la corrispondenza, col Boccaccio e col Salutati, intorno all'edizione dell'Africa: C. Salutati, Epistolario, a cura di F. Novati, I, Roma 1891 pp. 200, 223 ss., 231, 250 ss.; N. Festa, introd. all'edizione critica dell'Africa, Firenze 1926, pp. xli-li; G. Billanovich, Petrarca letterato,op. cit., pp. 359 ss.

Vedi anche
Francesco Petrarca Petrarca (lat. Petrarca), Francesco. - Poeta e umanista (Arezzo 20 luglio 1304 - Arquà, od. Arquà Petrarca, Francesco, tra il 18 e il 19 luglio 1374). Nato ad Arezzo da Eletta Canigiani e da ser Pietro di ser Parenzo dell'Incisa in Valdarno, che era stato bandito da Firenze nel 1302 per dissidî personali ... Donato Albanzani Albanzani ‹-z-›, Donato (detto Donato da Pratovecchio o del Casentino). - Umanista (Pratovecchio prima del 1328 - Ferrara dopo il 1411); insegnò, fra il 1345 e il 1382, grammatica e retorica a Ravenna e a Venezia; si stabilì quindi a Ferrara, dove fu precettore e dal 1398 referendario di Niccolò III ... Giovanni Malpaghini Umanista (Ravenna 1346 circa - Firenze 1417). Discepolo di Donato Albanzani e amico di Coluccio Salutati, tra il 1364 e il 1368 fu amanuense in casa di Petrarca, e lo aiutò nel riordinamento delle Familiari, il cui codice è oggi perduto, nella trascrizione di parte del Canzoniere (cod. Vat. lat. 3195) ... Viscónti, Giovanni Viscónti, Giovanni. - Figlio (n. 1290 - m. 1354) di Matteo I e di Bonacossa Borri. Fu vescovo e signore di Novara (1332), signore di Milano (1339), dove, dopo la morte del fratello Luchino, intervenne nella successione della signoria di Milano, facendo reintegrare in essa i nipoti Matteo II, Galeazzo ...
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da’
da' da’ prep. – Forma tronca, di uso tosc. o letter., della prep. articolata dai (= da i).
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far da se far da sé (o fardasé) locuz. usata come s. m., non com. – Bricolage, faidaté.
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