SPINI, Francesco Vincenzo Leopoldo Gaetano
– Nacque a Ravenna l’8 agosto 1815 da Giulio, cavaliere nobile lombardo, e da Gertrude Romiti, ravennate.
Dopo aver compiuto gli studi primari nella città natale, si stabilì con la famiglia a Roma, dove perfezionò la propria formazione superiore presso la facoltà di giurisprudenza. Alla Sapienza conobbe Michelangelo Pinto, con il quale avrebbe condiviso esperienze giornalistiche e politiche, e Mattia Montecchi, in seguito membro del comitato esecutivo della Repubblica Romana.
Dalla fine degli anni Trenta cominciò a scrivere d’arte sui peridioci La Pallade, giornale di belle arti e Diario di Roma, guadagnandosi da vivere come insegnante di italiano. Nel 1844 Spini, allora segretario particolare del senatore di Roma Domenico Orsini, attirò l’attenzione della polizia nell’ambito delle indagini condotte sulla rete settaria di stampo mazziniano che stava preparando un movimento insurrezionale nelle province pontificie. Sebbene fosse ritenuto «uno dei più caldi, animosi e secreti cospiratori in Roma» (Ghisalberti, 1932, p. 145), non incorse tuttavia in alcuna pena.
L’attività giornalistica divenne preponderante nel corso del 1847, quando Spini, già redattore, assunse insieme a Pinto l’incarico di direttore dell’Italico, rivista di tendenze moderate alla quale collaborò anche Terenzio Mamiani della Rovere. Nell’autunno dello stesso anno, Spini conobbe Alexander Herzen, a Roma in occasione di un viaggio in Italia, con il quale strinse una sincera amicizia.
L’Italico si fuse ben presto con La Bilancia nel foglio quotidiano L’Epoca, di cui Spini fu direttore con Pinto, e il cui primo numero uscì il 16 marzo 1848. Considerato l’organo semiufficiale di Mamiani e del Circolo nazionale romano, cui lo stesso Spini apparteneva, L’Epoca uscì fino al 25 marzo 1849, quando si fuse con la Speranza, prendendo il nome di La Speranza dell’epoca.
Testimoniava l’appoggio al ministero Mamiani la coeva corrispondenza con Herzen, nella quale Spini esponeva altresì l’evoluzione della sua posizione riguardo alla questione italiana: «Tre fasi – scriveva il 9 maggio 1848 – ha avuto la mia politica per l’Italia: coi Principi tutti fino alle Costituzioni da essi date e la rivoluzione di Vienna; Papista repubblicano, ora Albertista. [...] Una bandiera è necessaria agl’Italiani per unirvisi intorno [...] questa bandiera unica è Carlo Alberto. Quando i frantumi della povera Italia sieno cementati, il Mastro muratore è un imbarazzo inutile [...] e sta bene, ma prima è un elemento necessario, è il primo uomo dell’Opera» (Vuilleumier et al., 1973, p. 68).
A partire dal settembre del 1848 Spini e Pinto affiancarono all’Epoca la pubblicazione del quotidiano satirico Don Pirlone, in risposta all’ostilità manifestata nei confronti del loro giornale da parte dell’ambiente clericale romano.
Si trattava, secondo le parole dello stesso Spini, di «un giornaletto che smascherasse le mene dell’Oscurantismo, del Gesuitismo, ecc., ecc., e tale giornaletto con caricature figurate. [...] Il titolo del detto piccolo Periodico è il Don Pirlone ossia il Tartufe di Molière italianizzato» (lettera a Natalie Herzen, 1° ottobre 1848, ibid., p. 74).
L’attività politica sul finire del 1848 prese il sopravvento su quella giornalistica. Dopo aver partecipato in ottobre al Congresso federativo di Torino, con Mamiani, il 17 dicembre successivo, Pinto e Spini furono accreditati dallo stesso Mamiani, divenuto nel frattempo ministro degli Affari esteri della Giunta provvisoria romana, quali ‘incaricati straordinari’ affinché trattassero presso il governo sabaudo la convocazione in tempi brevi di un’Assemblea costituente confederativa. A Torino, i negoziati con il ministro Vincenzo Gioberti non produssero gli esiti sperati, complice l’evoluzione della situazione politica a Roma dove, il 9 febbraio 1849, fu proclamata la Repubblica. Congedati da Gioberti, Pinto proseguì l’attività diplomatica mentre Spini fu richiamato a Roma affinché ricoprisse l’incarico di segretario del potere esecutivo, in ragione dell’importanza dei servizi resi allo Stato e alla causa nazionale nella missione che gli era stata affidata. La creazione del triumvirato della Repubblica composto da Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi, il 29 marzo successivo, lo vide riconfermato come primo segretario dell’esecutivo, incaricato della stampa degli atti governativi.
La caduta della Repubblica Romana, il 4 luglio 1849, coincise con l’inizio dell’esilio per sfuggire all’arresto. Spini riparò a Ginevra dove, in agosto, condivise l’alloggio insieme a Pinto e Montecchi, e dove pure si trovava Mazzini. A partire da settembre l’ex triumviro cominciò a stampare a Losanna L’Italia del Popolo, rivista che recava lo stesso titolo del precedente formato quotidiano, ottenendo la collaborazione di Spini, che in quello stesso periodo ritrovò Herzen, anch’egli esule in Svizzera, al quale presentò Mazzini.
La sorveglianza alla quale fu sottoposto da parte della diplomazia internazionale indusse Spini a ritirarsi progressivamente dalla vita politica attiva. Nel marzo del 1850 si trasferì a Chêne-Thônex, poco fuori Ginevra, e nel 1853 sposò una cittadina di quel comune, Josephte-Marie-Antoinette Bévignon (deceduta nel 1888), presso la cui madre, commerciante di farina, trovò temporaneamente occupazione. Ottenuta la cittadinanza ginevrina alla fine del 1854, Spini poté indirizzarsi ad attività più consone alla sua formazione, dedicandosi all’insegnamento della letteratura italiana. Dal gennaio del 1855, tenne un corso in italiano e in francese su Dante et son époque che ripropose, grazie al successo di pubblico e critica, a Losanna alla fine dello stesso anno. A questi seguirono, nell’inverno del 1856, i Cours sur l’évolution de la domination romaine au moyen âge e su La papauté et l’esprit public au moyen âge, entrambi incentrati sull’influenza del potere temporale della Chiesa in Italia, e tra il 1857 e il 1858 un corso di storia del teatro italiano ritracciata nei termini di un primato nazionale nel campo artistico.
Di quest’ultimo rimane traccia solamente in un riassunto manoscritto, Résumé des séances sur la littérature dramatique de l’Italie, conservato presso la Biblioteca nazionale svizzera di Berna (http://www.helveticat.ch/lib/item?id=chamo:1661876&theme=Helveticat, 17 ottobre 2018).
Probabilmente con lo stesso realismo che lo aveva animato dieci anni prima, nel 1858 Spini aderì al comitato della Società nazionale italiana, favorevole a una soluzione sabauda per l’indipendenza italiana, che si costituì a Ginevra a opera di Costantino Reta nel marzo del 1858. Nell’agosto del 1859, approfittando degli esiti vittoriosi della seconda guerra d’indipendenza, Spini si recò a Ravenna per visitare la madre. Nonostante il passaporto ginevrino, fu arrestato a causa del suo passato rivoluzionario – «già segretario di Mazzini» (Gli archivi dei governi provvisori e straordinari 1859-1861, II, Romagne, Provincie dell’Emilia, Roma 1961, p. 166) si leggeva nella lettera del 12 agosto, che ne comunicava l’arresto al governatore delle Romagne Farini –, imprigionato a Bologna e, subito dopo, da Modena, ricondotto in Svizzera, senza che potesse chiarire la propria situazione alle autorità (La Presse, 28 agosto 1859).
All’inizio del 1861 Mamiani, divenuto ministro della Pubblica Istruzione, lo nominò professore di letteratura italiana presso il liceo di Faenza (Effemeride della pubblica istruzione, 4 marzo 1861). Nello stesso periodo, Spini ottenne un contratto per tenere un corso estivo di letteratura italiana presso la facoltà di lettere di Ginevra, con decorrenza dal 1° aprile. Malato, la fine lo colse, tuttavia, «juste quand sa patrie ressuscitée le rappelle, et que la fortune commence à lui sourire» (Amiel, 1981, p. 145).
Morì a Ginevra il 26 aprile 1861.
I funerali si svolsero due giorni dopo nel cimitero cattolico di Châtelaine alla presenza di un corteo funebre composto di letterati e accademici ginevrini, qualche italiano e privati cittadini ai quali aveva dato lezione.
Nel periodo svizzero, Spini collaborò con il Journal de Genève, in qualità di autore di feuilletons biografici, pubblicati nelle prime due pagine del quotidiano, dedicati a personaggi contemporanei che lui stesso aveva conosciuto: Gioacchino Ventura (25 e 26 marzo 1857), Charles Lucien Bonaparte, principe di Canino (4 agosto 1857), e Giuseppe Garibaldi (in cinque puntate, dal 30 maggio all’8 giugno 1859). Quest’ultima biografia fu spesso citata nelle opere contemporanee consacrate all’‘eroe dei due mondi’, con il titolo di Vie et exploits de Garibaldi.
Fonti e Bibl.: Ravenna, Archivio parrocchiale di S. Giovanni in Fonte, Atti di nascita e battesimo, reg. n. 22, 1811-1821, c. 136v. Sui rapporti e la corrispondenza tra Spini e Herzen: M. Vuilleumier et al., Autour d’Alexandre Herzen. Documents inédits, Genève 1973, pp. 10-14, 66-76. Sulla missione diplomatica a Torino: E. Vecchi Pinto, Michelangelo Pinto da Roma a Torino per la Confederazione Italiana, 17 dicembre 1848 - 9 febbraio 1849, Roma 1983, p. 204. Sulla collaborazione con Mazzini all’Italia del Popolo: G. Mazzini, Scritti editi e inediti, Appendice, Epistolario, IV, Imola 1943, pp. 550 s., 553 s., 567 s., 573. L’attività di insegnamento di Spini a Ginevra è regolarmente attestata nelle pagine del quotidiano Journal de Genève, anni 1855-1861. Sulla morte e i funerali: H.-F. Amiel, Journal intime, IV, Décembre 1860-mai 1863, a cura di Ph.M. Monnier - A. Cottier-Duperrex, Lausanne 1981, pp. 145, 148. Notizie biografiche su Spini si trovano in Diario di Ravenna per l’anno 1863, Ravenna 1862, pp. 23-25; M. Monnier, Genèves et ses poëtes du XVIème siècle à nos jours, Genève 1874, pp. 500 s.; Daniele Manin e Giorgio Pallavicino. Epistolario politico (1855-1857) , Milano 1878, p. 303; A. Saffi, Ricordi e scritti, IV, 1849-1857, Firenze 1899, p. 133; A.M. Ghisalberti, Tra le quinte del Risorgimento. Le trame romane del 1844 nelle rivelazioni di un ‘fiduciario’, in Rivista di cultura, XVIII (1932), 3-4, p. 145; M. Vuilleumier, Un patriote italien réfugié à Genève: Leopoldo Spini (1815-1861), in Musées de Genève, XIV (1973), 133, pp. 5-8; A. Herzen, Passé et méditations, II, Lausanne 1976, p. 343. Sul sodalizio con Pinto: F. Guida, Michelangelo Pinto. Un letterato e patriota romano tra Italia e Russia, Roma 1998, ad indicem.