VERDE, Francesco
– Nacque l’8 ottobre 1631 a Sant’Antimo (Napoli), in località Villanova, da Giovanni e da Giustina Pianese.
Studiò a Napoli, da convittore, presso il collegio Massimo dei gesuiti (1644-51). Si laureò in teologia nell’Università di Napoli (1652) e ricordò come maestri i gesuiti Francesco Acerbo e Francesco Carafa; proseguì gli studi a Roma, dove si laureò in utroque iure alla Sapienza il 10 maggio 1659 (Archivio di Stato di Roma, Università, vol. 247, c. 128r). Rientrato a Napoli, fu lettore di diritto nel collegio dei nobili della Compagnia di Gesù e professore pomeridiano di diritto canonico all’Università (31 ottobre 1660); sostenne l’incarico fino alla nomina a canonico della cattedrale (1681). In contemporanea tenne una rinomata scuola privata con anche quattrocento alunni, tra i quali vi fu pure, per qualche mese (1685), ma insoddisfatto, Giambattista Vico.
Quando difese le posizioni probabiliste del vescovo Juan Caramuel, contestate dal vescovo oratoriano Luis Crespi y Borja (Theologiae fundamentalis Caramuelis, positiones selectae nouitatis, singularitatis, & improbabilitatis frustra appellatae, Lugduni 1662), fu accusato d’insegnamento immorale ed eretico, e fu richiesta la sua rimozione dall’insegnamento. Nel corso del processo (1663) egli si difese, sia mostrando che il suo libro era stato approvato a Roma sia sostenendo di non insegnare più quelle teorie dalla morte del cappellano maggiore che ne aveva autorizzato l’insegnamento, Juan de Salamanca (29 maggio 1661). Lo scritto di Verde fu comunque messo all’Indice (17 novembre 1664).
Nel 1665 fu fatto arrestare dal cappellano maggiore Juan de Cespedes insieme a parecchi alunni, ai quali dettava lezioni in casa, dove aveva attrezzato un’aula con banchi e cattedra. Nel 1680 fu di nuovo oggetto di contestazioni da parte del cappellano maggiore Girolamo della Marra, che per tre giorni lo incarcerò nel castello del Carmine, rimettendolo in libertà solo per la generale protesta cittadina contro l’abuso dell’arresto di un ecclesiastico. Egli si appellò al Collaterale, vedendo riconosciuta la completa autonomia giurisdizionale dal cappellano maggiore per le ‘cause di studio’, anche sugli ecclesiastici.
Per l’insegnamento pubblicò Tyrocinium et pantonomodidaschalia ad universum jus civile (I-II, Neapoli 1668), che ebbe altre due edizioni napoletane (1700 e 1728) e, dopo la sua morte, anche alcune veneziane (1711, 1727 e 1757). Approntò pure Institutionum canonicarum libri quatuor (I-II, Neapoli 1735), che però andarono in stampa postume, a cura del sacerdote giurista Gaspare Torelli; da queste Istituzioni fu estratto come opuscolo la Dissertatio de ortu, et progressu ordinis S. Antonii Viennensis (Neapoli 1735 e 1738).
Verde ricoprì diversi uffici ecclesiastici. Ascritto alla congregazione delle Apostoliche Missioni (4 febbraio 1664), predicò con buona fama in diversi luoghi della capitale, dei sobborghi e del Regno. L’arcivescovo di Napoli, il cardinale Innico Caracciolo, lo nominò esaminatore prosinodale e poi canonico penitenziere della cattedrale (agosto 1681). Alla morte di Caracciolo fu eletto vicario capitolare (30 gennaio 1685) e, come procuratore, rappresentò nel possesso il nuovo arcivescovo di Napoli, il cardinale Antonio Pignatelli (16 settembre 1686), che poi lo volle vicario generale (15 ottobre 1686), almeno fino a quando, su pressioni romane, non lo dovette sostituire con il senese Sebastiano Perissi (aprile 1687).
Il cardinale Pietro Ottoboni propose Verde per l’insegnamento di diritto nell’Università di Padova, ma egli rifiutò. Rinunciò pure alla sede episcopale di Pozzuoli, propostagli da Carlo II (1687), come già aveva declinato quelle di Rossano e di Capaccio, offertegli da Innocenzo XI (1684). Accettò, infine, la sede episcopale di Vico Equense, cui fu nominato il 14 gennaio 1688. Consacrato a Roma il 20 giugno successivo da Stefano Menatti, vescovo titolare di Cirene, assistito dall’emerito di Lacedonia, Pier Antonio Capobianco, datario della Penitenzieria, e dal benedettino Costanzo Zani, vescovo d’Imola, prese possesso della diocesi il 16 agosto. A Vico provvide al restauro della cattedrale e dell’episcopio (1696) e istituì la prebenda teologale e penitenziale nel duomo. Per motivi giurisdizionali si scontrò numerose volte, e aspramente, con il metropolita, l’arcivescovo di Sorrento Diego Petra. Quando il 19 maggio 1700 si dimise, con il consenso del successore, il teatino napoletano Tommaso d’Aquino, rimase ancora per qualche tempo a Vico Equense, dedicandosi a predicazione e catechismo. Infine si ritirò a San Giovanni a Teduccio, borgo a sud di Napoli, ospite di Tommaso Borrelli, suo antico alunno allora parroco di quel villaggio, e là riceveva intellettuali e uomini politici che lo consultavano. Fu consigliere del viceré Gaspar de Haro y Guzmán marchese del Carpio e affiancò Antonio Torres per la formazione dei membri della giovane Congregazione dei Pii Operai.
Dopo aver rifiutato la porpora offertagli da Clemente XI, accettò di tornare canonico della cattedrale (26 aprile 1705) su proposta del nuovo arcivescovo di Napoli, il cardinale Francesco Pignatelli.
Morì a Napoli il 22 gennaio 1706 e fu sepolto nella basilica di S. Restituta nel duomo, dove nel 1719 il canonico cimeliarca Luigi Capece Galeota gli dedicò una lapide nell’oratorio di S. Maria del Principio.
Benché Giangiuseppe Origlia ritenesse Verde «non di molta profonda letteratura» (Istoria dello Studio di Napoli, II, Napoli 1754, p. 100), i biografi in genere ne hanno elogiato cultura e spirito religioso, perché vestiva modestamente, conduceva vita austera, rifuggiva dagli onori ed era caritatevole verso i poveri. Un suo ritratto in abito corale, oggi presso la Curia arcivescovile di Napoli, gli fu dedicato dai confratelli della Congregazione delle Apostoliche Missioni.
Opere. Oltre a quelli ricordati, pubblicò diversi libri d’interesse giuridico-teologico, come Ingenuae obseruationes apologeticae phisyco-legales, de foetus animationis & natiuitatis tempore, &c., Lugduni 1664; Annotazioni alla Praxis nouissimae Sac. Reg. Cons. Neap. Iulii Caesaris Galluppi, Neapoli 1665, riedite nel 1700 e nel 1720, allora con aggiunte del magistrato calabrese Francesco Maradei; Anacephaleosis prohibitas interim discutiens opiniones, Lugduni 1672; De simonia, Neapoli 1695.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio apostolico Vaticano, specie nei Processi Concistoriali, 85, cc. 484 ss.; Sorrento-Castellammare (sezione di Sorrento), Archivio storico diocesano; Napoli, Archivio storico diocesano.
Unica, recente monografia dedicata a Verde è quella di R. Flagiello, Mons. F. V. (1631-1706), Sant’Antimo 2016. N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 96; L. Nicodemo, Addizione copiose [...] alla Biblioteca napoletana del dottor Niccolò Toppi, Napoli 1683, p. 81; F. Ughelli, Italia sacra, VI, Venetiis 1720, coll. 196 s., 340, 638-642; G. Sparano, Memorie istoriche per illustrare gli atti della S. Napoletana Chiesa, II, Napoli 1768, pp. 160-168; L. Giustiniani, Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, I-III, Napoli 1787-1788, II, pp. 74, 78, 179, III, pp. 247-250; F. de Jorio, Monsignor F. V., in Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, VIII, Napoli 1822, s.v.; J. Giraud - Ch.-L. Richard, Biblioteca sacra, XX, Milano 1838, pp. 117, 184; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, pp. 367 s.; G. Parascandalo, Monografia del comune di Vico-Equense, Napoli 1858, pp. 147 s., 322 s., 338; P.B. Gams, Series episcoporum Ecclesiae catholicae, Ratisbonae 1873, p. 941; H. Hurter, Nomenclator literarius recentioris theologiae catholicae theologos exhibentes, II, Oeniponte 1876, p. 854 (lo dice erroneamente vescovo di Sorrento); N. Cortese, L’età spagnuola, in Storia della Università di Napoli, Napoli 1924, pp. 231, 248, 341 s., 397; F. Nicolini, La giovinezza di Giambattista Vico, Napoli 1932, p. 24; K. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi, V, Patavii 1952, p. 413; G. Capasso, Cultura e religiosità ad Aversa nei secoli XVIII-XIX-XX, Napoli 1968, pp. 239, 256, 455 s., 486.