TUTTAVILLA, Francesco
– Nacque a Napoli nel 1604 da Ottavio e da Porzia del Tufo.
Apparteneva a quel ramo della famiglia che, oriundo francese, nella seconda metà del XV secolo si era stanziato prima a Roma e poi a Napoli e aveva trasformato in Tuttavilla l’originario nome d’Estouteville, derivante da una signoria transalpina.
Avviò negli anni Venti la sua brillante carriera militare al servizio della monarchia cattolica. Alfiere nel terzo di Carlo Andrea Caracciolo, marchese di Torrecuso, combatté insieme al fratello Vincenzo (v. la voce in questo Dizionario) nell’armata reale impegnata a riconquistare San Salvador del Brasile e, per meriti acquisiti sul campo, fu promosso capitano. Rientrato in Spagna, si distinse in alcune battaglie navali. Militò poi in Fiandra e, dopo l’ingresso della Francia nella guerra dei Trent’anni, in Lombardia contro l’esercito gallo-sabaudo «servendo da semplice soldato, poi da Sergente Maggiore, da Tenente di Maestro di Campo Generale, indi Maestro di Campo di un Terzo di Napolitani» (Filamondo, 1694, p. 288).
Rivestì cariche pubbliche a Napoli e nel 1642 divenne consigliere soprannumerario del Collaterale. Nel 1643, promosso generale d’artiglieria, fu richiamato in Spagna, per contribuire alla repressione della rivolta catalana sobillata dalla Francia; partecipò all’assedio di Lerida, ai combattimenti svoltisi presso Belaguer e Tarragona e fu nominato governatore di quest’ultima città. Creato maestro di campo generale, nel 1646 sconfisse il nemico a Montblanc; successivamente, subita una battuta d’arresto a Lerida, cercò di rifarsi attaccando Àger, Constantí e Saló.
Nello stesso periodo costituì il suo non esiguo patrimonio feudale dislocato tra il Mezzogiorno d’Italia e la penisola iberica: nella provincia di Terra di Lavoro ottenne nel 1645 il feudo di San Marcellino e nel 1649 la terra di Sassone con il titolo ducale. Nello stesso anno fu investito della giurisdizione delle prime e seconde cause criminali, delle cause miste e delle seconde cause civili della terra di San Germano e nel successivo dell’intero feudo, sul quale trasferì il titolo ducale già posseduto. Nel 1649 avviò inoltre le pratiche necessarie per avere l’abito di Santiago che gli fu conferito nel 1653, insieme all’encomienda di Peñausende, nella provincia di Zamora, cui si aggiunsero altri feudi in Estremadura, che andarono a cumularsi con quelli della moglie, Caterina de Cardenas y Portugal dei duchi di Macheda, un’esponente dell’élite di quella provincia che aveva sposato in età matura «havendo passato il cinquantesimo dell’età sua» (ibid., p. 298).
Proseguì la sua fortunata carriera di soldato, partecipando alla fase finale della guerra d’indipendenza del Portogallo e, grazie all’appoggio di Filippo IV, acquisì peso crescente in ambito militare e politico. Governatore generale dell’esercito e della provincia d’Estremadura, prese parte all’invasione del Portogallo e intervenne nell’assedio di Olivenza, arresasi nel 1657; si trovò poi a fronteggiare il contrattacco nemico sferrato contro la città di Badajoz, liberata nel 1659, lo stesso anno della Pace dei Pirenei che, ponendo fine alle ostilità con la Francia, consentì alla monarchia spagnola di impiegare tutte le proprie forze sul fronte lusitano. Quando il sommo comando fu conferito a don Giovanni d’Austria, Tuttavilla, in virtù della sua perizia militare e della buona conoscenza dei luoghi, instaurò con il generalissimo una solida intesa che sarebbe durata nel tempo e che gli avrebbe aperto le porte del Consiglio di Stato. Nel 1663, tuttavia, la disfatta subita dall’esercito spagnolo presso Evora causò la destituzione di don Giovanni e le dimissioni di Tuttavilla.
Quest’ultimo si dedicò allora alla vita politica e dal 1664 al 1668 fu viceré di Navarra. Si trovò ad affrontare le tensioni sulla frontiera francese al divampare della guerra di devoluzione con cui Luigi XIV ruppe gli accordi fissati con la Pace dei Pirenei per rivendicare i presunti diritti della sua sposa, l’infanta Maria Teresa, sull’eredità del defunto padre Filippo IV.
Rientrato a Madrid nel 1668, venne destinato al governo della Sardegna dopo l’assassinio del predecessore Manuel de los Cobos, marchese di Camarasa, morto in una congiura ordita nell’ambito delle lotte fazionarie che dilaniavano le élites isolane e che divennero particolarmente perniciose tra gli ultimi anni di Filippo IV e la reggenza di Maria Anna d’Austria, in un periodo di debolezza dell’istituzione vicereale. Tuttavilla affrontò la situazione di grave instabilità politica, sociale ed economica e ristabilì con grande determinazione l’ordine pubblico, avvalendosi della collaborazione del fratello Vincenzo, maestro di campo generale del Regno di Napoli, appositamente giunto nell’isola per supportarlo, e comminando pene esemplari ai congiurati.
Fu viceré in Catalogna dal 1673, anno in cui la monarchia cattolica entrò nell’alleanza antifrancese volta a contrastare l’invasione dell’Olanda. Tuttavilla sferrò l’offensiva sul versante pirenaico nel tentativo di recuperare alla Spagna il Rossiglione, passato alla Francia dalla pace del 1659 e, grazie alle sue lucide strategie, conseguì numerose vittorie nelle prime fasi del conflitto, nonostante l’esiguità di uomini e mezzi a sua disposizione. Lo scontro diventò impari quando insorse la necessità di spostare in Sicilia parte delle truppe che combattevano sul fronte franco-spagnolo, poiché Messina, sostenuta dalla Francia, si era ribellata alla dominazione asburgica. Costretto a convertire la guerra offensiva in difensiva, nel 1675 il duca rimise il suo incarico – o venne rimosso – prima della scadenza, per «non bastarli l’animo di perdere la riputazione acquistatasi in cinquanta quattro anni di stentata milizia» (Filamondo, 1694, p. 298).
Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Madrid, ove rivestì importanti ruoli politici e fu, tra l’altro, decano nei Consejos di guerra e d’Italia prima di ottenere la più alta dignità concessa in Spagna ed entrare a far parte del Supremo Consiglio di Stato.
Il 30 gennaio 1679 morì nella capitale iberica all’improvviso, senza poter sottoscrivere il testamento, a detta di Raffaele Maria Filamondo, ma dopo aver disposto che le sue spoglie fossero traslate nella chiesa del collegio della Compagnia di Gesù che aveva fondato nella città di Badajoz. Privo di discendenza diretta, gli successero nei beni e nei titoli i nipoti Francesco Ottavio e Orazio, figli del fratello Vincenzo.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Archivio Serra di Gerace, Ms. Livio Serra, III, p. 1271; Simancas, Archivo general, Secretarías provinciales, libros 206, 298, 1649, Título de duque de Sasson; Barcellona, Archivo de la Corona de Aragón, Consejo de Aragón, legajo 1049, 1616-1679, Negocios Notables. Papeles tocantes a la plaza y cargo de Virrey de Cerdeña; Madrid, Archivo histórico nacional, Ordenes militares, Caballeros de Santiago, expediente 8245, 1653, Pruebras para la concessión del Título de Caballero de la Ordén de Santiago.
Gazette de France, 1657, n. 36, p. 285, e 1661, n. 8, p. 55; B. Aldimari, Historia genealogica della famiglia Carafa, III, Napoli 1691, pp. 671-673; R.M. Filamondo, Il genio bellicoso di Napoli, I, Napoli 1694, pp. 287-300; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia, VI, Napoli 1875, p. 185; G. de la Morandière, Histoire de la famille d’Estouteville en Normandie, Paris 1903, p. 649; D. Scano, Donna Francesca Zatrillas, marchesa di Laconi e di Sietefuentes, in Archivio storico sardo, XIX (1940-1941), pp. 3-350; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, VI, Bologna 1969, pp. 744-746; R. Magdaleno Redondo, Titulos y privilegios de Napoles. Siglos XVI-XVIII, Valladolid 1980, p. 573; G. Intorcia, Magistrature del Regno di Napoli. Analisi prosopografica. Secoli XVI-XVII, Napoli 1987, p. 389; M. Fargas Peñarrocha, Tutavila y del Rufo, Francisco, in Diccionario biográfico español, LXVIII, Madrid 2013, p. 536; J. Revilla Canora, El asesinato del Virrey Marqués de Camarasa y el pregón general del Duque de San Germán (1668-1669), in De la tierra al cielo. Lineas recientes de investigación en la historia moderna, a cura di E. Serrano, Zaragoza 2013, pp. 575-584; Id., El duque de San Germán, virrey de Navarra y la Guerra de Devolución (1667-1668), in La Corte de los Borbones. Crisis del modelo cortesano, a cura di J. Martínez Millán - C. Camarero Bullón - M. Luzzi Traficante, Madrid 2013, pp. 1183-1198; Id., Tan gran maldad no ha de hallar clemencia ni en mi piedad. El asesinato del Marqués de Camarasa, virrey de Cerdeña, in Revista Escuela de Historia, 12, 2013, pp. 1-18; Id., Un noble napolitano en la Guerra de Portugal: F. T., duque de San Germán, general del ejército de Extremadura, in II Encuentro de jóvenes investigadores en historia moderna. Líneas recientes de investigación en historia moderna, a cura di F. Labrador Arroyo, Madrid 2013, pp. 389-400.