TURRETTINI, Francesco
– Nacque a Lucca da Regolo di ser Francesco e da Chiara di Paolino Franciotti e fu battezzato in S. Giovanni il 5 maggio 1547. Ebbe due fratelli, Federigo e Paolo, e due sorelle, Lucrezia e Camilla. La famiglia era fra quelle che partecipavano al governo della cosa pubblica, anche se non fra le principali, e il padre ricoprì più volte la carica suprema di gonfaloniere.
Passò alla Riforma nel 1566, all’età di diciannove anni, «havendo per gratia di Dio havuto cognitione della verità» dopo avere a lungo ragionato di temi religiosi con parenti e amici (Burlamacchi, 1993, p. 263). Rimase in patria ancora per nove anni, prima governando un’importante azienda impegnata nell’esercizio della mercatura e dell’arte serica, la Micheli-Arnolfini, e poi mettendosi in proprio. In entrambi i casi con ottimi risultati nonostante i tempi difficili sulle piazze europee, come rivendica lui stesso nelle sue memorie («non era a Lucca [...] persona che mi mettessi il piedi avanti in l’ezercitio della seta», p. 265).
L’arrivo a Lucca del vescovo di Rimini, Giovanni Battista Castelli, inviato da Gregorio XIII come visitatore apostolico lo spinse ad andarsene il 17 ottobre 1575, per non correre il rischio di essere arrestato. Dopo una brevissima sosta a Lione, dove poté contare sull’ospitalità dei Franciotti, suoi zii materni, passò a Ginevra, e lì divenne membro della Chiesa italiana il 19 dicembre 1575 (Pascal, 1932). Avviò una compagnia insieme a Carlo e Pompeo Diodati, pure lucchesi emigrati nella città di Giovanni Calvino, ma dopo qualche tempo decise di trasferirsi ad Anversa. Alla fiera di settembre del 1579 a Francoforte ritrovò un suo concittadino fuggito Oltralpe nel 1567, Giovanni Calandrini (Burlamacchi, 1993, p. 267), con cui pare facesse affari già dal 1572 (Grell, 2011, p. 71). Ad Anversa operò come fattore di diverse firme italiane di Ginevra. Fece parte della Chiesa francese e sembra fosse in buoni rapporti con il borgomastro Philippe da Marnix de Sainte-Aldegonde, ma mancano precise conferme (Keizer, 1900, pp. 29-31). Lasciò la città precipitosamente nell’estate del 1585, pochi giorni prima che vi facessero il loro ingresso le truppe spagnole di Alessandro Farnese.
Passando da Francoforte e da Basilea, dove il Consiglio si oppose ai suoi progetti di creare una manifattura di seta a causa dell’ostilità degli imprenditori locali, giunse a Zurigo. Insieme a David e Heinrich Werdmüller, imprenditori fra i primi ad avere introdotto l’industria della seta e quella della lana in città, creò una società per la produzione di panni di lana, filati e cascami di seta che operò dal 1587 fino al 1592.
Il 9 luglio 1587, all’età di quarant’anni, sposò a Ginevra Camilla, la giovanissima figlia di Michele Burlamacchi, che in ottobre fu accompagnata a Zurigo dal padre. Essa si rivelò un valido aiuto per la sua attività di mercante e banchiere, pronta a sostituirlo quando doveva allontanarsi da casa, come capitava per almeno due mesi all’anno: «suppliva a [...] dar ricapito a tutto quello bisogniava sensa che se li fusse dato un soldo» (Burlamacchi, 1993, p. 279). Dal matrimonio nacquero almeno dieci figli, fra maschi e femmine.
Alla fine del 1592 si stabilì definitivamente a Ginevra. Fondò la Grande Boutique, un ampio consorzio di affari da lui diretto che fra il 1593 e il 1628 coinvolse i principali mercanti di seta del momento, specialmente lucchesi (Diodati, Micheli, Balbani, Burlamacchi, Calandrini), ma non solo (Offredi, Orelli, Gessner). Si susseguirono nel tempo, fra il 1594 e il 1627, nove compagnie rinnovate alla scadenza ogni tre o cinque anni secondo la tradizione della mercatura italiana, con l’impiego di capitali sempre più ingenti. Le prime inevitabili difficoltà vennero presto superate e la Grande Boutique si affermò sulle maggiori piazze commerciali fuori di Ginevra, assicuran-do agli investitori profitti annuali molto elevati. Il capitale, di 18.000 scudi nel 1594, crebbe fino ai 100.000 scudi nel 1623 (Mottu-Weber, 1987, pp. 333, 471-474).
Dal punto di vista professionale Turrettini fu avvantaggiato dall’iniziale esperienza maturata nella città natale, dove aveva dato ottime prove delle sue capacità imprenditoriali, e ancor più dalla fitta rete di parentele e di amicizie su cui poté contare una volta attraversate le Alpi. Seppe bene adattarsi alle esigenze di un mercato che richiedeva una produzione serica di più basso livello e di più bassi costi rispetto a quelli imposti dalla plurisecolare tradizione lucchese di alta e altissima qualità. Fu attento a cogliere tutte le opportunità. Per esempio trasse profitto «da certe sete della China» che fece venire dall’Olanda «avanti che fussero conosciute in Italia» (Burlamacchi, 1993, p. 282). Si impose come un innovatore sia nell’ambito manifatturiero sia in quello bancario. Le sue ricchezze personali crebbero enormemente (Pascal, 1933, p. 228). Insieme a Carlo Diodati fu uno dei più attivi banquiers della Signoria (Mottu-Weber, 1987, pp. 382-385), in prima fila fra i notabili quando servivano prestiti (Ead., 1990, pp. 140 s.). Svolse a più riprese funzioni di intermediazione mercantile e finanziaria fra Ginevra e le grandi piazze del continente.
Come altri lucchesi che si stabilirono a Ginevra, pur conducendo una vita di austeri costumi Francesco e la moglie non rinunciarono a un’antica consuetudine che la loro storia portava con sé, quella di andare ai bagni termali. Per essi furono allora quelli di Baden, frequentati anche da umanisti e letterati che vi affluivano dalla vicina Zurigo (Turrettini, 1871, p. 18).
Morì a Ginevra il 13 marzo 1628, nella bella dimora (Maison Turrettini) che si era fatto costruire a partire dal 1616, primo fra i lucchesi. Aveva da poco ottenuto insieme ai figli Bénédict e Jean il diritto di borghesia (30 novembre 1627), «gratuitement» per i meriti acquisiti nei confronti della città (Pascal, 1932). Lasciò generosi legati a varie istituzioni caritatevoli e possedimenti terrieri ai suoi discendenti (Château des Bois a Satigny).
Il figlio primogenito Bénédict (nato a Zurigo nel 1588), destinato alla carriera ecclesiastica, divenne professore di teologia all’Accademia ginevrina e svolse importanti missioni diplomatiche. Alcuni dei figli morirono in giovane età; fra quelli che sopravvissero ci fu chi dette vita a una discendenza giunta fino a oggi.
Fonti e Bibl.: Lucca, Biblioteca statale, ms. 1137: G.V. Baroni, Famiglie lucchesi, cc. 159r, 163v. Turrettini ha lasciato dati relativi ai suoi traffici mercantili in diverse redazioni delle sue memorie edite in V. Burlamacchi, Libro di ricordi degnissimi delle nostre famiglie, a cura di S. Adorni-Braccesi, Roma 1993 (in partic. Memorie della vita di messer Francesco Turretini tratte dal suo manuale da messer Giovan Lodovico Calandrini suo genero..., pp. 179-181; Memorie di Francesco Turretini, pp. 263-289). Il suo ultimo testamento, in data 4 marzo 1628, si trova in F. Turrettini, Notice biographique sur Bénédict Turrettini théologien genevois du XVIIe siècle, Genève 1871, pp. 292-295.
F. Turrettini, cit., 1871, pp. 7-20; G. Keizer, François Turrettini. Sa vie et ses œuvres et le consensus, Kampen-Lausanne 1900, pp. 23-35; A. Pascal, Da Lucca a Ginevra. Studi sulla emigrazione religiosa lucchese a Ginevra, in Rivista storica italiana, IL (1932), p. 465, L (1933), pp. 219-230; M. Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Torino 1965, pp. 28 nota, 237; L. Mottu-Weber, Économie et refuge à Genève au siècle de la Réforme: la draperie et la soierie (1540-1630), Genève-Paris 1987, pp. 60, 79, 224 s., 261, 328-340, 359, 382-385, 432, 471-474; Ead., Les activités des marchands-banquiers et des «entrepreneurs» lucquois à Genève au XVIe et XVIIe siècles, in Lucca e l’Europa degli affari. Secoli XV-XVII. Atti del Convegno... 1989, a cura di R. Mazzei - T. Fanfani, Lucca 1990, pp. 136, 140-142, 147 s.; V. Burlamacchi, cit., 1993, pp. 46-48, 52, 177, 179-181, 217 s., 263-289; S. Adorni-Braccesi, «Una città infetta». La repubblica di Lucca nella crisi religiosa del Cinquecento, Firenze 1994, p. 382; A. Corboz, Réflexions sur la Maison Turrettini, la ‘perle de Genève’ (1616-1620), in Genava. Revue d’histoire de l’art et d’archéologie, L (2002), pp. 273-283; O.P. Grell, Brethren in Christ. A calvinist network in reformation Europe, Cambridge 2011, pp. 33, 70-75, 90, 250.