Torraca, Francesco
Storico e critico della letteratura italiana (Pietrapertosa 1853 - Napoli 1938). A Napoli compì gli studi universitari ed ebbe maestri il Settembrini e il De Sanctis, del quale ultimo pubblicò postume, avvalendosi dei propri appunti, le lezioni su La letteratura italiana del secolo XIX (Napoli 1894).
Dopo aver insegnato nei licei e negl'istituti tecnici, e aver ricoperto gli uffici di provveditore agli studi e di direttore generale al ministero della P. I., passò a insegnare nell'università di Napoli prima letteratura comparata e poi letteratura italiana (1902-1928). Nel 1920 fu nominato senatore.
Profondamente legato alla tradizione culturale instaurata dai grandi maestri napoletani dell'Ottocento, rivisse anche l'aspetto civile ed etico del loro magistero. Sul piano metodologico tentò la conciliazione della via ‛ estetica ' di ascendenza desanctisiana e di quella ‛ storica ' impostasi nel clima del positivismo. Una conciliazione che rimase però, salvo nel commento alla Commedia, più un ideale che un'effettiva realtà critica, poiché le due linee nei suoi saggi sembrano piuttosto giustapporsi che integrarsi.
A un primo periodo improntato a varietà d'interessi e segnato da studi che vanno dal Sannazzaro al Prati, dal Manzoni al Verga al Fogazzaro, e ancora dalle indagini su particolari aspetti della letteratura napoletana dal Trecento al Cinquecento, seguì, a partire dal 1890, un secondo periodo caratterizzato da un prevalere dell'indagine filologica ed erudita e concretatosi in una serie di studi su problemi della letteratura dei primi secoli, di letteratura e cultura napoletana e di critica dantesca.
Di D. si occupò, soprattutto nei primi due decenni del secolo, o nella forma desanctisiana della ‛ lettura ' (dei canti V, VII, XX,?XVII dell'Inferno, del canto XXVII del Purgatorio) e dell'analisi del personaggio (Aghinolfo da Romena, Guido del Duca, e, per un certo verso, Manfredi) oppure, più positivisticamente, affrontando certi famosi ‛ enigmi ' danteschi (come quello della figura di Matelda) o problemi d'interpretazione testuale, di attribuzione, di fonti e di rapporti (l'epistola a Cangrande e le epistole in genere, i ‛ precursori ' della Commedia, la storia nella Commedia). Elaborò anche uno studio d'insieme, lucido e ricco di dottrina, sull'opera complessiva di Dante. Quasi tutti questi studi sono raccolti nei volumi di Studi danteschi, Napoli 1912, e Nuovi studi danteschi nel VI centenario della morte di D., ibid. 1921.
Importanti certi orientamenti e certe soluzioni, come l'accento posto sull'organica individualità del personaggio dantesco e sull'originalità, senza ‛ precursori ', della Commedia, il riconoscimento della paternità dantesca dell'epistola a Cangrande. Ma la più impegnata e duratura opera dantesca del T. è il commento alla Commedia, cui si dedicò tra il 1899 e il 1901. In essa doveva attuarsi emblematicamente la fusione di accertamento filologico e di giudizio estetico.
Egli si era proposto di " illustrare e dichiarare vocaboli e locuzioni e costrutti suoi con esempi dei rimatori e dei prosatori, che lo precedettero o gli furono contemporanei " e " di cogliere e mostrare i segreti dell'arte di Dante, e passo a passo, così nelle scene, ne' gruppi e ne' personaggi, come nelle immagini, nello stile, ne' versi " (Avvertenza alla prima edizione, Napoli 1905-1907). È un'analisi che giunge anche al rilievo dell'espressività di ordine ritmico e fonico della parola dantesca. A felici risultati perviene tuttavia soprattutto il primo obiettivo per la ricchezza e la pertinenza (quasi sempre) dei riscontri, da cui si ricava un'oggettiva ‛ ambientazione ' del poema.
Bibl. - A. Pagano, F.T. - Profilo e bibliografia, Nicotera 1939; U. Bosco, F.T., in " Nuova Antol. " (1939); A. Vallone, La critica dantesca contemporanea, Pisa 1953; A. Borlenghi, La critica letteraria da De Sanctis ad oggi, in aa. vv., Letteratura italiana. Le correnti, II, Milano 1956; G. Mazzacurati, La critica dantesca di F.T. e la " seconda scuola " del De Sanctis, in aa. vv., D. e l'Italia meridionale, Firenze 1966, 83-104; M. Aurigemma, F.T., in Letteratura italiana. I critici, II, Milano 1969, 1047-1066. Di qualche utilità i contributi apparsi nella parte II del volume D. e la cultura sveva (Omaggio a F.T.), Firenze 1970. Sul commento alla Commedia basti ricordare M. Barbi, Per una più precisa interpretazione della D.C., in " Bull. " XII (1905) 249-283 (rist. in Problemi I 197-303); E. Caccia, I commenti danteschi del Novecento, in " Cultura e Scuola " 13-14 (1965) 298-313.