TORRACA, Francesco (Francesco Paolo Giuseppe). – Nacque a Pietrapertosa (Potenza)
il 18 febbraio 1853. Suo padre Luigi fu notaio – di simpatie liberali e favorevole all’Unità d’Italia – ed ebbe dodici figli con Anna Maria Zottarelli. Torraca rimase orfano del genitore nel 1864 e parte della sua educazione fu affidata allo zio paterno Antonio, sacerdote.
Tra i suoi fratelli si ricordano Michele, avvocato, giornalista e deputato, e due che furono garibaldini ma non della primissima ora (non compaiono, infatti, nell’Elenco ufficiale dei Mille di Marsala redatto nel 1868, sebbene la partecipazione alla conquista del Regno di Sicilia fu poi rammentata dallo stesso Torraca: «Io mi ricordo quando ero ragazzo, e venivano a casa mia le lettere di due fratelli miei, che erano sotto Capua con Garibaldi», F. Torraca, Scritti critici, 1907, p. 86).
Si trasferì a Napoli all’età di sedici anni il 3 aprile 1869 e nella città campana compì gli studi liceali (F. Torraca, Notizie sulla vita..., 1877, p. 229). Durante questo periodo non furono poche le occasioni in cui partecipò, addirittura in veste di corrispondente per il quotidiano La Libertà diretto dal fratello Michele, a conferenze e seminari. Assistette, per esempio, alle cinque lezioni di Francesco De Sanctis tenute nella primavera del 1869 presso la sala del Capitolo dell’ex convento di S. Domenico Maggiore (D’Antuono, 1989, pp. 12 s.). Completati gli studi superiori, si iscrisse dapprima ai corsi di scienze matematiche, poi passò alla facoltà di lettere presso cui si laureò nel 1876.
Prima di aver conseguito il titolo, ebbe modo di insegnare presso la scuola tecnica Macedonio Melloni di Portici, dove pronunciò il discorso inaugurale dell’inizio delle lezioni (poi pubblicato in opuscolo: L’educazione moderna e le scuole tecniche..., Napoli 1875), cui fecero seguito, nel corso degli anni, molti altri scritti pedagogici. Intanto aveva avuto modo di conoscere personaggi come Luigi Settembrini, Giuseppe De Blasiis e, come ricordato, De Sanctis.
Allievo della ‘seconda scuola desanctisiana’ trascrisse le lezioni del maestro (per poi pubblicarle tra il 1872 e il 1876, su giornali come La Libertà, Il Roma e Il Pungolo: cfr. Miele - Santoro, 1990, pp. 7-87). In occasione della morte di Settembrini (4 novembre 1876), ne pronunciò l’elogio funebre a nome dei discepoli riuniti, mentre l’anno successivo diede alle stampe le Notizie sulla vita e gli scritti di Luigi Settembrini (Napoli 1877), dedicato alla memoria del maestro (D’Antuono, 1989, p. 15).
Tra la fine degli anni Settanta e durante tutto il decennio successivo ampliò la produzione scientifica (e non) e scrisse per diversi giornali: dopo aver conosciuto Francesco Fiorentino (e altri redattori come Carlo Maria Tallarigo e Paolo Emilio Imbriani) iniziò a collaborare con il Giornale napoletano di filosofia, lettere, scienze morali e politiche, con la Rassegna settimanale e il relativo quotidiano La Rassegna, e con altri periodici.
Il 15 dicembre 1877 prese servizio come supplente nel liceo governativo Vittorio Emanuele II (dove tra gli allievi dell’ultimo anno ebbe Nicola Zingarelli e il poeta Salvatore Di Giacomo: con il primo collaborò assiduamente a partire dalla fine del secolo mentre dell’altro fu tra i primi lettori; cfr. Schlitzer, 1966, p. 22).
Nel 1880 fu di ruolo a Roma dove ottenne un posto all’istituto tecnico Leonardo da Vinci e dove intrecciò contatti con l’editore Giulio Cesare Sansoni per il quale pubblicò alcuni lavori e i tre volumi del Manuale della letteratura italiana (Firenze 1886-1887); l’opera ebbe un buon riscontro come testimoniano le diverse ristampe e le otto edizioni.
Coniugato con Francesca Zelli Iacobuzi, ebbe tre figli: Luigi (1885-1963, medico e docente universitario), Raffaello (1892-1971, pittore) e Federico (1895-1932, capitano di fanteria, la morte prematura del quale lasciò Torraca in uno stato di forte depressione).
Il primo soggiorno romano durò otto anni, il 28 novembre 1888 fu nominato provveditore agli studi di Forlì e si trasferì nella città romagnola fino al 2 luglio 1890, quando venne richiamato a Roma per svolgere il ruolo di secondo ispettore centrale per le Scuole normali. Nella capitale divenne dapprima direttore capo di divisione del ministero della Pubblica Istruzione (3 luglio 1892), ispettore della stessa istituzione (30 settembre 1893) e, infine, direttore generale (18 ottobre 1896).
Contemporaneamente continuavano le pubblicazioni e aumentavano i rapporti editoriali: morto Sansoni nel 1885, strinse rapporti con Guido Biagi, cognato dell’editore e direttore de facto della casa editrice (Parenti, 1955, pp. 106-112), e il 12 ottobre 1894 accettò la direzione della collana Biblioteca critica di letteratura italiana.
A questo ventennio risalgono le amicizie con Alessandro D’Ancona e con Pasquale Villari e lo scambio epistolare con Benedetto Croce. Il 15 luglio 1901 Nunzio Nasi, allora ministro della Pubblica Istruzione, soppresse l’Ufficio di direttore generale della scuola primaria e normale e Torraca fu messo in disponibilità. Fu lo stesso Nasi a proporgli alcuni incarichi (di genere amministrativo, ma anche la cattedra da ordinario in una scuola superiore romana), che tuttavia Torraca rifiutò chiedendo, senza ottenerla – malgrado si fosse fatto promotore dell’idea anche Giosue Carducci, con il quale era in rapporto epistolare –, la cattedra universitaria di letteratura dantesca a Roma.
Nel 1902 Torraca fece ritorno a Napoli dove, anche grazie alla mediazione di Francesco Saverio Nitti, assunse dapprima la cattedra di letteratura comparata e poi di letteratura italiana all’Università (contemporaneamente diresse assieme a Zingarelli la Rassegna critica della letteratura italiana). Nel corso degli anni universitari ebbe alcuni contrasti con Francesco D’Ovidio, con il quale era in disaccordo per questioni dantesche e non solo. Un suo allievo, Michele Manfredi, in uno degli elogi per la fine dell’insegnamento universitario (1928), affermò che Torraca, benché interventista (Mattesini, 1984, p. 349), fu particolarmente sconvolto dalla guerra in Libia e dalla prima guerra mondiale. Il 3 ottobre 1920 venne nominato senatore.
Partecipò attivamente alle attività parlamentari, soprattutto per quanto riguarda le questioni pedagogiche. Ebbe alcuni screzi con Giovanni Gentile, che lo aveva incluso nella commissione per il bilancio del ministero della Pubblica Istruzione. I contrasti raggiunsero il culmine nella seduta del 5 febbraio 1925 (per la quale si vedano gli Atti parlamentari del Senato del Regno..., Legislatura XXVII, sessione 1924-1929, Roma 1929, pp. 1388-1395).
Il rapporto con il fascismo fu complesso e non privo di opacità. Torraca si iscrisse al Partito nazionale fascista (PNF) il 29 aprile 1929; Giustino Fortunato, già in una lettera a Gaetano Mosca dell’8 novembre 1922, lo descrive quale «ammiratore entusiasta» di Benito Mussolini (G. Fortunato, Carteggio, a cura di E. Gentile, 1979, pp. 416 s.); ma la corrispondenza con Croce testimonia, invece, un sempre più acceso distacco dall’attività del regime. Il giudizio è dunque sospeso o, meglio, non si discosta da quello riservato ai suoi contemporanei che, effettivamente, in un primo momento videro nel fascismo uno strumento utile a favorire la crescita del Paese (D’Antuono, 1989, p. 150, formula un giudizio simile e riferisce che «l’apparato del regime, in occasione dell’ultima lezione universitaria [...] gli rese un ampio tributo di lodi. Torraca ricambiò [...] ringraziando particolarmente il “Duce glorioso”»). L’ultimo atto significativo della vita di Torraca fu, comunque, la nomina a professore emerito dell’Ateneo napoletano nel 1932.
Morì sei anni dopo, a Napoli, il 15 dicembre 1938.
La produzione scientifica di Torraca fu ricca e diversificata tanto che sembra quasi impossibile poterla riassumere brevemente attraverso elenchi o liste (escludendo le lettere e basandosi sulle bibliografie compilate da Giordano, 1884; Pagano, 1939; D’Antuono, 1989, i titoli superano le duecento unità).
Quattro sembrano, comunque, le linee di ricerca principali: la prima riguarda i manuali scolastici, ma soprattutto gli articoli e gli interventi dedicati all’insegnamento e alle questioni sociali, in cui, mentre si mostra particolarmente sensibile rispetto alla funzione dell’educazione, che può essere considerata un vero e proprio dovere laico, non manca di dare un’allora inedita, originale attenzione alla psicologia, alla sociologia e alle teorie antropologiche già piuttosto vive nel mondo anglosassone. Il secondo campo di studi è composto dai saggi storico-letterari – ma marcatamente eruditi – e volti principalmente sia allo studio della letteratura meridionale (con lavori dedicati tanto ad autori di primo piano come Jacopo Sannazzaro quanto ad autori minori del Trecento napoletano), sia alle biografie. Il terzo interesse è rappresentato dai lavori di letteratura comparata: se la cattedra universitaria in tale disciplina gli fu assegnata, come ricordato, nel 1902, già in precedenza egli si era comunque interessato alla letteratura fuori dai confini nazionali con la traduzione di Jane Eyre di Charlotte Brontë nel 1878. L’ultimo campo riguarda naturalmente la dantistica: nei primi due decenni del XX secolo Torraca offrì diverse letture, compiendo delle buone analisi di alcuni personaggi della Commedia e dibatté su problemi di attribuzione (celebre la disfida che l’oppose a D’Ovidio in merito alla paternità dell’Epistola a Cangrande che Torraca riconosceva come dantesca). La maggior parte di tali lavori furono raccolti in due miscellanee uscite nel 1912 e nel 1921. Di certo, l’opera maggiore deve essere riconosciuta nei volumi che formano il Commento alla Divina Commedia (1ª ed. 1905-1907; riedita da ultimo nell’«Edizione nazionale dei commenti danteschi», I-III, a cura di V. Marucci, Roma 2009). Nel corso del lavoro Torraca riuscì a conciliare la metodologia estetica derivata da De Sanctis con un impianto storico-filologico: un connubio cui, stante anche il parere della critica successiva (Dionisotti, 1973), aveva sempre puntato.
Fonti e Bibl.: Diversi furono all’indomani della morte i brevi ‘ricordi’ o saggi di encomio scritti da studiosi e allievi (tra cui quelli di Umberto Bosco e Vittorio Cian, rispettivamente in Nuova Antologia, LXXIV (1939), pp. 111-113, e in Giornale storico della letteratura italiana, CXIII (1939), pp. 220-224) così come non furono pochi gli interventi che ne celebrarono la fine dell’insegnamento (fra tutti si ricordi qui il solo M. Manfredi, F. T. Maestro ed educatore, in Lo Stato, 24-25 giugno 1928, pp. 25-27). Due sono le biografie principali: al pionieristico lavoro di A. Pagano, F. T. Profilo e bibliografia, Nicotera 1939 (utile soprattutto per quanto riguarda l’appendice bibliografica) si è affiancato l’accurato profilo di N. D’Antuono, F. T., Salerno 1989. A esse vanno aggiunti: per il periodo universitario il lavoro di L. Miele - M. Santoro, Due maestri dell’Ateneo napoletano: F. T. e Giuseppe Toffanin, Napoli 1990, pp. 7-87; per la bibliografia il contributo di C. Giordano, Da Francesco de Sanctis a F. T., in Studi di storia letteraria, a cura di F. Torraca, Livorno 1884, pp. 1-194; per la biografia la voce di N. Mineo, in Enciclopedia Dantesca, V, Roma 1976, p. 661, nonché il profilo (comprensivo della commemorazione tenuta presso l’Aula del Senato il 16 dicembre 1938) contenuto nel Repertorio biografico dei Senatori dell’Italia liberale, a cura di F. Grassi Orsini - E. Campochiaro, Napoli 2009, pp. 4235-4237.
Sul giudizio critico si rimanda a C. Dionisotti, Scuola storica, in Dizionario critico della letteratura italiana, a cura di V. Branca, Torino 1973, III, pp. 352-361 e all’Introduzione di V. Marucci a F. Torraca, Commento alla Divina Commedia, Roma 2009, I, pp. 9-32. In molte opere di Torraca sono poi disseminati indizi e ricordi della propria infanzia; a parte i numerosi epistolari si dimostrano importanti i saggi: Notizie su la vita e le opere di Luigi Settembrini, Napoli 1877, e Scritti critici, Napoli 1907. Utili informazioni si trovano anche in: M. Parenti, G.C. Sansoni: editore in Firenze, Firenze 1955; F. Schlitzer, Salvatore Di Giacomo, a cura di G. Doria - C. Ricottini, Firenze 1966; G. Fortunato, Carteggio, II, 1912-1922, a cura di E. Gentile, Roma-Bari 1979; F. Mattesini, La cultura accademica: le facoltà letterarie tra critica, poesia e società (1900-1915), in Cultura e società in Italia nel primo Novecento (1900-1915). Atti del II Convegno... 1981, Milano 1984, pp. 312-351.