TALENTI, Francesco
Nacque verosimilmente a Nipozzano nel primo decennio del XIV secolo. Il Necrologio di S. Maria Novella a Firenze testimonia che Jacopo Talenti, probabile fratello di Francesco, morì nel 1362 ed era nato sessant’anni prima in quel villaggio fortificato del Pratomagno. è quindi possibile che lì si debbano cercare anche le origini di Francesco.
Delle prime fasi dell’iter seguito da Talenti si sa poco: nel 1325 l’Opera del duomo di Orvieto gli pagò 5 soldi al giorno per una prestazione imprecisata; quattro pergamene di S. Maria Novella (due del 1332 e due del 1334) testimoniano che era orfano di padre e faceva parte del popolo di S. Maria sopr’Arno; una provvisione del Comune di Firenze (28 luglio 1349) attesta che fu uno dei periti che suggerirono l’acquisto e la demolizione di alcune case dei Galigari per fare spazio alla cappella di S. Anna in Orsanmichele.
Talenti compare per la prima volta presso la cattedrale fiorentina, nel ruolo di «principalem magistrum dicti operis», il 5 gennaio 1351 (Guasti, 1887, p. 66, doc. 68). Quel giorno furono forniti molti marmi lavorati da mettere in opera «in quactuor fenestris»: evidentemente le quattro trifore del settimo e ultimo piano del campanile (ibid.). Doveva essere capomastro già da qualche anno: nel canto 85 del Centiloquio (1373), in relazione al cantiere, Antonio Pucci riferisce che, partito Andrea Pisano (alla fine del 1341 o, al più tardi, nel 1342, come sappiamo da studi recenti), «guidò ’l poi Francesco di Talento». Andrea aveva realizzato il terzo e il quarto piano della torre, e quindi è probabile che non solo il settimo, ma anche il quinto e il sesto siano opera di Talenti, tanto più che non presentano discrepanze significative tra di essi (ibid.).
Il 29 maggio 1355 gli fu commissionato un modello di legno della cattedrale, con particolare attenzione per il capocroce e per il «difetto delle finestre», allusione a un modello precedente, con ogni probabilità di Arnolfo di Cambio (ibid.). Dopo un complesso dibattito sui sostegni, il 3 agosto 1357 il modello di Talenti fu preferito a quello di Andrea Orcagna, e fu avviata la costruzione dei pilastri cruciformi, con riseghe pentagonali. Il 31 dello stesso mese gli fu ordinato il modello del capitello del primo pilastro a partire da ovest. Allo stesso anno (12 luglio 1357) risale un riferimento al progetto di un sistema voltato, quasi certamente non previsto nel progetto di Arnolfo.
Tra il 1359 e il 1362 le vicende del cantiere, e quindi di Talenti, sono ignote a causa della perdita delle Ricordanze dei provveditori. In seguito (20 dicembre 1364) Francesco fu cacciato dal cantiere, per poi essere riammesso (7 luglio 1366), a patto che si occupasse solo del ballatoio. Intanto la costruzione delle volte a crociera della navata centrale aveva avuto un avanzamento importante. Già il 13 luglio 1366 una commissione di orefici nominati dall’arte di Por Santa Maria emanò una perizia, in seguito alla quale fu dato al corpo longitudinale l’assetto che ha tuttora: i valichi furono portati da tre a quattro, sopra le navate minori furono costruiti gli attici, in ogni muro perimetrale nella terza e nella quarta campata fu aperta una sola bifora (non più una coppia, come nelle prime due specchiature). Gli attici pongono rimedio alla scarsa altezza delle navate minori, lamentata nella perizia, e nascondono alla vista i disallineamenti tra le lesene che all’esterno individuano le prime due campate e i corrispondenti contrafforti. Queste opere furono realizzate sotto la guida di Talenti, che nel frattempo aveva riacquisito un ruolo importante.
Fu attivo anche in altri cantieri: nell’aprile 1357 l’Opera metropolitana di Siena pagò a lui e a Benci di Cione 3 fiorini per un parere sulla fabbrica del duomo nuovo; il 6 febbraio 1367 Talenti e Giovanni di Lapo Ghini ricevettero 2 fiorini d’oro e 20 soldi per una consulenza sull’abside maggiore del duomo di Prato, e in particolare sull’abbassamento delle imposte delle volte; il 23 marzo dello stesso anno Francesco e suo figlio Simone giunsero a un compromesso con gli operai della chiesa fiorentina di S. Maria Maggiore, che in precedenza non avevano pagato il dovuto ai Talenti per un’imprecisata prestazione a cottimo.
Il 31 luglio 1369 l’Opera del duomo di Firenze gli pagò l’ultimo salario di cui si ha notizia. Probabilmente morì poco tempo dopo.
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