SPONZILLI, Francesco
– Nacque a Barletta il 26 dicembre 1796 da Nicola, un impiegato civile di origine napoletana, e da Maria Nardones.
Dopo aver frequentato le scuole a Barletta, fu ammesso nel 1813 alla Nunziatella, dalla quale uscì nel 1817 con il brevetto di sottotenente nel genio militare.
In quasi tutti gli eserciti europei la carriera nelle armi dotte (che a Napoli erano chiamate ‘facoltative’ oppure ‘scientifiche’) era quanto mai lenta: quella di Sponzilli non fece eccezione alla regola. Tuttavia «si ebbe mai sempre distinti incarichi e per lo più di grado maggiore a quello che egli avea» (Degli scienziati italiani, 1845, p. 183). Quando fu promosso tenente, «lavorò come Capo Circondario a grandi progetti per la Real Piazza di Pescara» e dopo la nomina a capitano, avvenuta nel 1837, fu «personalmente onorato dalla Maestà del Sovrano [Ferdinando II] a formare (nel 1838) la vasta profferta di armare con grandi batterie da costa il braccio destro del golfo di Napoli» (ibid.).
Prima della promozione a capitano, Sponzilli si era sposato con Giovanna Ferrara, con la quale ebbe «numerosi figli» (Selvaggi, 1990, p. 188): tra essi Francesco iunior, nato nel 1837, e Nicola, nato nel 1840, che percorsero anch’essi la carriera di ufficiale, entrambi nell’arma del genio, il primo con esiti molto brillanti.
Fu soprattutto la protezione di Carlo Filangieri, il quale nel 1833 era stato collocato alla testa dei corpi facoltativi, che garantì a Sponzilli, oltre ai «distinti incarichi», anche un rapporto privilegiato con l’arciduca Carlo d’Austria, il protagonista delle sue prime ricerche in tema di arte della guerra.
In una lettera del 1840, dopo aver elogiato Sponzilli per «una squisita sensibilità di nervi, un forte sentire, un ingegno elevato, ed un’anima caldissima», Filangieri aggiunse alla sua firma la dichiarazione: «che ti ama con amor di padre perché lo meriti» (p. 185).
Nonostante «le non lievi fatiche dell’ufficio suo, apprese lo Sponzilli le lingue Inglese, Tedesca e Spagnuola, inoltrossi nelle teoriche e pratiche della Civile Architettura e frequentò gli studi della Scienza e dell’Arte della Guerra» (p. 183). Le «pratiche della Civile Architettura» riguardarono soprattutto la città natale: a Barletta costruì il camposanto con annessa chiesa piramidale, oltre a due orologi pubblici, uno dei quali a forma di obelisco. Altre commissioni ebbero quale teatro la Puglia: due chiese a Canosa, una strada a Spinazzola, una piscina pubblica a Bisceglie, un altro camposanto a Trani.
Negli studi militari Sponzilli esordì con i Comenti alla parte teorica dei principj di strategia di S. A. I. e. R. l’arciduca Carlo di Austria, stampati a Napoli nel 1836. Il «lavoro [fu] premiato con parole di clemenza dalla stessa bocca dell’Augusto Scrittore, e con il lusinghevole quanto magnifico dono di tutte le opere militari del medesimo Principe» (p. 184). Nel 1836-37 fu parzialmente pubblicato su Il progresso delle scienze, delle lettere e delle arti e nel 1837 in una versione completa a Napoli il Sunto di alquante lezioni, o Prospetto di un corso di Strategia, lodato «con parole di clemenza» dall’arciduca Carlo e «con parole di bontà dal Generale Iomini [Antoine-Henri Jomini] e dal Capitano [Luigi] Blanch» (ibid.), due dei più quotati scrittori militari in ambito, rispettivamente, europeo e napoletano. Tuttavia, Le spectateur militaire scrisse nel 1842 una recensione assai critica al Sunto, alla quale Sponzilli replicò tre anni più tardi con una Risposta [...] allo Spettatore Militare di Parigi stampata a Napoli. Ma il Sunto, se dispiacque in Francia, fu invece apprezzato in Gran Bretagna, dove nel 1858 il maggior generale in ritiro Joseph Ellison Portlock lo tradusse in inglese.
Tra i suoi primi scritti di arte militare compariva altresì il Cenno critico sull’opera del signor tenente colonnello Paolo Racchia intitolata Sunto analitico dell’arte della guerra (Napoli 1837), in cui Sponzilli prese le distanze da un’opera prevalentemente compilativa di un ufficiale piemontese. Il Cenno critico era anche una testimonianza di un sentito patriottismo napoletano, che tra l’altro lo indusse ad attaccare, come avrebbe fatto con le Prove storiche intorno al carattere militare de’ Napolitani moderni (in Il progresso, n.s., VIII (1839), 23, pp. 230-256), «gl’ingiusti schernitori della Patria nostra» (Sponzilli cap. Francesco, 1845, p. 185).
Negli anni Quaranta Sponzilli ribadì il suo rapporto particolare con l’arciduca Carlo, di cui tradusse dal tedesco e corredò di note i Principi della parte sublime dell’Arte della Guerra (Napoli 1844) e che celebrò, quando morì, in un Elogio istorico (Napoli 1847).
Sul fronte della lingua militare fu sollecitato da un’edizione partenopea di un’opera pubblicata a Torino da un piemontese, il Dizionario militare italiano di Giuseppe Grassi. Nel 1841-1842 pubblicò a puntate sull’Antologia militare (VI, 12, pp. 145-224, VII, 13, pp. 1-47) Del dizionario militare italiano, qual’è e qual esser dovrebbe, un saggio che conteneva un attacco frontale contro il purista Grassi, che accusava di «mira[re] alle voci guerresche usate da qualunque de’ così detti scrittori classici e stirate per adattarle alla meglio con le idee militari in oggi comuni fra di noi» (Del Negro, 2014, p. 18). Tra il 1846 e il 1850 apparvero a Napoli i tre tomi Della lingua militare d’Italia origine e progresso non che de’ miglioramenti e sussidii di cui pare suscettiva, in cui ricostruiva la storia della lingua militare in maniera alternativa a quella di Grassi, opponendo alla tesi di quest’ultimo che l’Italia aveva esportato il suo lessico militare in tutta l’Europa, la convinzione che fosse stato invece l’italiano a essere stato colonizzato dalle lingue straniere.
Da Della lingua militare ricavò una proposta, Intorno un novello canone filologico di tecnologia militare, che presentò alla sezione di agronomia e tecnologia del VII Congresso degli scienziati italiani, che si tenne a Napoli nel 1845. Suscitando le ire di Mariano D’Ayala, un ex ufficiale che si riconosceva nelle posizioni nazional-puriste di Grassi, Sponzilli suggerì di «adottare nel lessico militare quelle voci le quali sono più comunemente sentite per isofonia nel maggior numero delle lingue» europee in vista dell’affermazione di «un linguaggio quasi universale» in ambito bellico (Atti della settima adunanza..., 1846, p. 526).
Nella sezione di archeologia e geografia del congresso del 1845 Sponzilli illustrò altresì un’anticipazione di un suo scritto Sulla veracità delle istorie antiche nella parte che risguarda alla scienza ed all’arte della guerra, che avrebbe pubblicato a Napoli nel 1853. A sua volta, Sulla veracità era una ricaduta di una ricerca stampata nel 1844 nell’Antologia militare e riproposta in un volumetto, Sul vero sito della grande battaglia di Canne, uno studio che l’aveva indotto a mettere in dubbio la ricostruzione dello scontro da parte di Polibio.
Alla fine di marzo del 1848 Sponzilli fu incaricato dal governo costituzionale napoletano di recarsi presso il quartier generale di Carlo Alberto, che era appena entrato in guerra contro gli austriaci, allo scopo di mettere in comunicazione l’esercito piemontese con quello napoletano, che Ferdinando II stava inviando a combattere nei campi di Lombardia sotto il comando di Guglielmo Pepe. Sponzilli informò il ministero della Guerra napoletano sia dei limiti della campagna dei piemontesi (avevano fatto ben poco per evitare la controffensiva austriaca), sia delle ambizioni di Carlo Alberto. Secondo Sponzilli, Ferdinando II avrebbe dovuto imitare quest’ultimo: «porsi alla testa di 40 mila uomini, accorrere alla cacciata del nemico comune e poi, come compenso, lasciar che molte e molte province a collocarsi venissero volontarie» sotto il Regno napoletano (Selvaggi, 1990, pp. 90 s.).
Dopo aver accompagnato Carlo Alberto alla battaglia di S. Lucia, Sponzilli raggiunse il quartier generale di Pepe a Bologna, dove fu sorpreso dalla decisione del nuovo governo borbonico, subentrato dopo i fatti del 15 maggio, di richiamare nel Regno le truppe. Stando a un pamphlet di parte rivoluzionaria, Sponzilli finse in un primo tempo di schierarsi con Pepe deciso a restare, salvo poi prodigarsi per far rispettare dalle truppe l’ordine venuto da Napoli (Capitano Sponzilli, in Brevi cenni biografici dei principali autori della diserzione delle truppe Napoletane mandate a combattere contro i Tedeschi nel Veneto, Venezia 1848, pp. 23 s.).
Ritornato a Napoli, Sponzilli fu promosso maggiore. Negli anni successivi mantenne, di regola, un profilo da tecnico.
Fuori di questo perimetro si collocarono un intervento ‘archeologico’ (Sulle novelle opere per la cominciata apertura del preteso Porto Giulio. Memorie quattro, Napoli 1859) e, in precedenza, le Parole funerali, pubblicate in una Strenna militare in occasione de’ solenni funerali eseguiti nella chiesa dello Spirito Santo in suffragio de’ prodi soldati morti ne’ diversi fatti del 1848-1849 (Napoli 1850, pp. 1-5), un’intemerata a favore di trono e altare, che rifletteva, più che le sue convinzioni, il clima della reazione assolutista.
A partire dal 1854, quando fu promosso tenente colonnello, collaborò agli Annali delle opere pubbliche e dell’architettura. Ma anche prima si era dedicato soprattutto ai problemi della sua professione, come testimoniato dagli scritti Estinsione dell’incendio del carbon fossile nelle Grotte del Gigante (Napoli 1850) e Analisi descrittiva del bacino da raddobbo di Napoli (Napoli 1852).
Negli Annali pubblicò una Disamina di otto Memorie recate come soluzione del problema proposto dalla Reale Accademia di Belle Arti di Napoli per la ricerca di un novello Gran Porto sulle coste delle Due Sicilie (IV (1854), pp. 129-157), la Responsabilità dell’architetto (V (1855), pp. 57-96), Su i porti di Napoli (ibid., pp. 193-232, 225-227 bis), le Note su alcune tettoje di grande apertura costrutte in Napoli (VII (1858-1859), pp. 3-8), Sulle polveriere idrifere di sicurezza (ibid., pp. 145-158) e le Ricerche intorno i parafulmini e sulla convenienza di adottarli a guarentia dei magazzini da polvere (ibid., pp. 161-214). Queste Ricerche calamitarono l’interesse dei posteri, in quanto Sponzilli vi espose quella che definì «la bizzarra idea di telegrafi elettrici senza fili conduttori» (p. 182). Di qui la sua fama di precursore della radio.
Nel 1859 fu promosso colonnello e nel luglio del 1860 brigadiere e ispettore del personale del genio. Quando Francesco II si rifugiò a Gaeta, Sponzilli aderì al governo di Giuseppe Garibaldi, transitando nell’esercito italiano con il grado di maggior generale. Frutto di una sua permanenza a Torino fu la memoria Gaeta considerata strategicamente, che pubblicò a Napoli nel 1861, mentre apparve postumo L’Arsenale militare marittimo della Spezia (Napoli 1864).
Morì a Napoli il 24 giugno 1864.
Fonti e Bibl.: S. cap. F., in Degli scienziati italiani formanti parte del VII Congresso in Napoli nell’autunno del 1845. Notizie biografiche raccolte da Gaetano Giucci, Napoli 1845, pp. 183-185; Atti della settima adunanza degli scienziati italiani tenuta in Napoli dal 20 di settembre a’ 5 di ottobre del 1845, Napoli 1846, passim; L’Araldo della Guardia nazionale e dell’Esercito, 1848-1850; G. Ferrarelli, Memorie militari del Mezzogiorno d’Italia, Bari 1911, p. 87; G. Paladino, Il governo napoletano e la guerra del 1848, Milano 1921, ad ind.; M. Cassandro, F. S. generale del genio, scrittore militare, storico, precursore della radio, Barletta 1943; R.M. Selvaggi, Nomi e volti di un esercito dimenticato. Gli ufficiali dell’esercito napoletano del 1860-61, Napoli 1990, pp. 188, 190; P. Del Negro, La guerra e la lingua italiana nello specchio dei dizionari militari del Settecento e del primo Ottocento, in L’Italia e il ‘militare’, a cura di P. Bianchi - N. Labanca, Roma 2014, pp. 1-29.