SORIANO (Suriano), Francesco
SORIANO (Suriano), Francesco. – Nacque nel 1548/1549 (il ritratto in calce al frontespizio dell’ultima sua pubblicazione, 1619, lo dice «an[no] aet[atis] suae LXX»).
Nelle sue pubblicazioni si dichiara «Francesco Soriano romano». Ma stando a Paolo Agostini, che nella dedica del Libro quarto delle messe (Roma 1627) elenca i musicisti come lui nativi del Viterbese, il musicista veniva da Soriano nel Cimino. Dalla dedica degli Psalmi et motecta del 1616 risulta che aveva cantato da soprano tra i pueri cantores di S. Giovanni in Laterano a Roma, presumibilmente tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, sotto il magistero (tra gli altri) di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Il Secondo libro di madrigali (1592) ne contiene uno del quondam Giovanni Battista Montanari, del quale Soriano dichiara d’essere stato alunno.
Il primo madrigale a stampa di Soriano, Caddi al primo apparir de’ raggi tuoi (versi di Giovan Battista Strozzi il Vecchio), comparve nel collettaneo Quarto libro delle muse a 5 voci (Venezia, Gardano, 1574).
Da maggio del 1578 a gennaio del 1581 fu maestro di cappella in S. Luigi dei Francesi, licenziato infine per prolungata assenza (ignote le cause; Frey, 1966). Con i cantori di S. Luigi sopperì alla «musica straordinaria» per le feste di santa Maria Maddalena nell’arciconfraternita del Gonfalone (1579) e della Madonna del Miracolo nell’arciconfraternita di S. Maria del Pianto e di sant’Antonio in S. Omobono (1580), come pure per la processione del Corpus Domini nella SS. Trinità dei Pellegrini. Il 20 aprile 1581 firmò, sempre ancora con la qualifica di maestro in S. Luigi, Il primo libro de madrigali a cinque voci (Venezia, Gardano), che include rime di Francesco Beccuti, detto il Coppetta, Girolamo Molino, Iacopo Sannazaro e Pomponio Torelli, e due terzine dantesche (Inf. III, 22-27). Il libro è dedicato a Guglielmo Gonzaga, duca di Mantova, del quale Soriano entrò a servizio quell’anno stesso.
Nel 1583, alla ricerca di un rimpiazzo, mediante l’ambasciatore a Roma il duca si consultò con il Palestrina: il quale, se non lesinò gli elogi per Soriano – musicista a suo dire più di Luca Marenzio versato nella dottrina ed esperto nell’organizzazione –, non esitò tuttavia a offrirsi al duca come successore del proprio antico allievo (ma la profferta non ebbe seguito).
Non si conosce la data precisa della partenza di Soriano da Mantova: di certo era a Roma almeno dal febbraio del 1584, quando mobilitò i cantori per le devozioni quaresimali, le tenebrae e la processione del Giovedì santo nel Gonfalone.
Nel 1585, tra i Motecta festorum totius anni di Tomás Luis de Victoria, comparve per la prima volta una sua composizione da chiesa, il mottetto a doppio coro In illo tempore, assumpsit Jesus; l’anno dopo gli editori parigini Le Roy e Ballard inclusero il suo Veni creator Spiritus nei Beatissimae Virginis Mariae octo cantica di Orlando di Lasso.
Ebbe inizio nell’ottobre del 1586 il lungo rapporto di Soriano con S. Maria Maggiore: maestro di cappella fino al maggio del 1589, al più tardi da luglio del 1591 fu cappellano della basilica, essendo stato ordinato sacerdote qualche tempo prima, e come «altarista» accudì a più riprese all’altare maggiore. Nel febbraio del 1595, partito Annibale Stabile per la Polonia, riprese il posto di maestro almeno fino ad agosto, e forse fino all’assunzione di Giovanni Troiano nel gennaio del 1596, quando riprese il servizio di cappellania. Nel luglio del 1595, con Giovanni Andrea Dragoni, maestro di cappella al Laterano, firmò un’attestazione a sostegno di Asprilio Pacelli nella controversia avverso l’arciconfraternita dei Pellegrini, riguardante l’esiguo compenso corrisposto ai musicisti da questi ingaggiati per la festa del patrono e per il Corpus Domini.
Soriano, affiliato alla Compagnia dei musici di Roma sancita dal papa nel 1585, fornì il Christe eleison a 12 voci e l’Et ascendit a 4 per la Missa Cantantibus organis Caecilia a tre cori composta collegialmente da sette confratelli, tra cui il Palestrina, Dragoni e Stabile.
Prese parte a entrambe le collettanee madrigalistiche a cinque voci dei musici di Roma, Dolci affetti (Venezia, Scotto, 1582) e Le gioie (Venezia, Amadino, 1589); ma fu chiamato anche a concorrere, con il fior fiore dei musicisti d’Italia, alla seconda collettanea epitalamica per la cantante ferrarese Laura Peperara, Il lauro verde a sei voci (Ferrara, Baldini,1583).
Nel 1592 dedicò al cardinale Scipione Gonzaga Il secondo libro de madrigali a cinque voci (Roma, Coattini), che include rime di Battista Guarini, Lodovico Martelli, Francesco Panigarola e Luigi Tansillo. Nel gennaio del 1597 dedicò a Clemente VIII il suo primo libro di musiche da chiesa, Motectorum a 8 voci (Roma, Muzi), che include il salmo Dixit Dominus domino meo, le litanie lauretane, due mottetti evangelici e svariati mottetti mariani. Tra maggio del 1599 e giugno del 1601 fu maestro di cappella in Laterano (nel biennio cadde il giubileo nonché la costruzione del più imponente organo di Roma nel transetto della basilica, opera del perugino Luca Biagi) e titolare di un beneficio in basilica. Il 15 novembre 1601, qualificandosi maestro di cappella in S. Maria Maggiore, dedicò al cardinal nipote Pietro Aldobrandini Il primo libro di madrigali a 4 voci (Roma, Muzi), con palese ostentazione della propria perizia contrappuntistica: il sommario enuncia infatti, accanto a ciascun capoverso, gli «oblighi» enigmatici e gli artifici canonici adottati.
Accanto a rime di Guarini e Torelli spiccano otto stralci dall’Arcadia di Sannazaro, poeta allora in voga tra i madrigalisti romani: sono tratti dalle egloghe II, VII e XII e, curiosamente, anche dalla prosa XII.
Dal giugno del 1601 all’ottobre del 1602 Soriano fu di nuovo maestro di cappella in S. Maria Maggiore. Ma a capodanno del 1603 assunse il magistero della Cappella Giulia, ossia del coro di S. Pietro in Vaticano, che tenne poi per tutta la vita (il 23 giugno 1620 gli fu affiancato Vincenzo Ugolini come coadiutore, con diritto a subentrargli). Risulta che egli ebbe buoni rapporti con il capitolo di S. Pietro, sebbene a tre riprese abbia tentato di ritornare come maestro al Laterano (nel 1603, 1606 e 1613). Nel 1609 dedicò a Paolo V il Missarum liber primus (Roma, Robletti): a sette messe per 4, 5 e 6 voci si aggiunge una versione a 8 della Missa Papae Marcelli del Palestrina, che svolge a doppio coro il raggruppamento accordale dell’originale palestriniano (a 6 voci) sfruttando la presenza di due parti di basso.
Una messa è condotta sull’esacordo, mentre la Missa ad canones, che intreccia vari canoni, intesse nel secondo Agnus Dei la melodia gregoriana dell’inno Ave maris stella. Lo stesso inno mariano funge da cantus firmus per i Canoni et oblighi di cento et diece sorte per 3-8 voci (Roma, Robletti, 1610), dedicati al duca Massimiliano I duca di Baviera, che ostentano la padronanza di un ampio spettro di tecniche imitative, nella scia di una tradizione romana di didattica del contrappunto che risaliva a Giovanni Maria Nanino e a Costanzo Festa.
Nel 1611 Soriano, con Felice Anerio, fu incaricato da Paolo V di completare la revisione del Graduale e dell’Antiphonale in canto piano, avviato secondo criteri umanistici alla fine degli anni Settanta da Palestrina e da Annibale Zoilo.
Pubblicato in due volumi nel 1614 e 1615, il Graduale […] iuxta ritum sacrosanctae Romanae Ecclesiae è generalmente noto come Editio Medicaea, dal nome della stamperia: sebbene non si sia poi mai potuto fregiare del privilegio pontificio, è entrato nell’uso corrente e ha costituito la base di successive revisioni del graduale sull’arco di secoli.
Una raccolta di villanelle a tre voci, uscita nel 1617, non è pervenuta: ma alcuni brani di Soriano in questo genere più lieve, a 3 e più voci, figurano in collettanee e antologie. Nell’insieme, le edizioni musicali collettive coeve totalizzano una ventina di composizioni profane tra il 1574 e il 1616, ma soltanto mezza dozzina di composizioni ecclesiastiche tra il 1586 e il 1621.
Nel 1615 il compimento della navata maggiore di S. Pietro aprì alle celebrazioni liturgiche della basilica uno spazio inusitatamente vasto. Oltre alle incombenze correnti della cappella Giulia, in molte occasioni Soriano dovette provvedere alle «musiche straordinarie», dentro e fuori la basilica, ivi comprese le solennità principali (per le feste dei ss. Pietro e Paolo il 29 giugno e della dedicazione il 18 novembre), condecorate da musiche policorali di grandi dimensioni, che richiedevano l’intervento di cantori e strumentisti supplementari per colmare l’immenso spazio; alcuni musicisti venivano dislocati su palchi effimeri sotto la cupola o nell’abside. Alcune di queste musiche figurano nel secondo libro degli Psalmi et motecta a 8, 12 e 16 voci (Venezia,Vincenti, 1616), dedicato al cardinal nipote Scipione Borghese, arciprete di S. Pietro: in questi salmi vespertini, Magnificat e mottetti per due, tre e quattro cori Soriano adotta imitazioni strette tra i cori e abbondanti melismi a note brevi per rimpinguare la tessitura sonora; in particolare il mottetto a tre cori In dedicatione templi era adibito alla festa della dedicazione. Questo liber secundus presuppone l’esistenza di un primo libro, con gli stessi organici vocali, forse pubblicato nel 1614, oggi perduto; a meno che Soriano non abbia inteso il libro Motectorum del 1597 come liber primus. Tra le festività extra moenia condecorate dai cantori della Cappella Giulia sotto la guida di Soriano ci furono la processione del Giovedì santo al Gonfalone nel 1604 e la festa patronale a S. Maria del Pianto nel 1611.
Nel 1619 (Roma, Soldi) Soriano pubblicò un libro corale contenente musiche a 4 voci da lui destinate sull’arco di quindici anni al servizio in S. Pietro: oltre ai brani dichiarati nel titolo («Passio D[omini] N[ostri] Jesu Christi secundum quatuor Evangelistas, Magnificat sexdecim, sequentia fidelium defunctorum, una cum responsoria»), vi figurano cinque antifone mariane e tre inni.
Nella dedica ai canonici del capitolo della basilica – i loro blasoni compaiono sul frontespizio – Soriano allude ai continui sforzi per eccitare la pietà dei fedeli mediante la soavità e gravità della musica, senza discapito della varietà e della brevità. Le composizioni sono infatti perlopiù assai semplici e concise, e in tal senso contrastano con i brani di ampia mole pubblicati nel 1616. Soriano sovrintese alla revisione del Cantus ecclesiasticus officii majoris di Giovanni Guidetti, uscito postumo (Roma, Fei, 1619). Un solo brano inedito suo è pervenuto in manoscritto, il mottetto a 8 voci Sancti Anicete propera (Roma, palazzo Altemps, Collectio maior, c. 209v).
Morì a Roma il 19 luglio 1621.
Aveva mantenuto vita natural durante il beneficio di cappellano in S. Maria Maggiore, di cui fu infine il decano dei canonici; lasciò i propri averi alla basilica, che ne curò le esequie e la sepoltura, celebrò una messa annua in suffragio con il canto polifonico del Libera me Domine e istituì due cappellanie alla memoria (Burke, 1984). Due suoi ritratti di profilo fregiano i frontespizi dei suoi libri del 1609 e del 1619; da essi Giambattista Martini fece trarre nel secondo Settecento il ritratto oggi nel Museo della musica di Bologna.
Il compositore Soriano, in perfetta coerenza con la propria formazione e le cariche rivestite, fu l’esponente autorevole dell’ala più conservatrice dello stile romano. Coltivò lo stile cosiddetto «osservato», premuroso della tecnica contrappuntistica più che dell’imitazione delle parole: e infatti non ha lasciato mottetti concertati per piccoli organici, secondo una moda venuta in auge ai primi del nuovo secolo; in compenso ha fornito impulsi importanti allo sviluppo dello stile policorale romano del pieno Seicento.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Arciconfraternita del Gonfalone, b. 190, c. 28v, b. 408, c. 20v; Archivio di Stato di Roma, SS. Trinità dei Pellegrini, b. 624, c. 16; Archivio storico del Vicariato, Arciconfraternita della Dottrina Cristiana (S. Maria del Pianto), bb. 18, 122; Arciconfraternita di S. Omobono dei Sarti, b. 41.
G. Baini, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Roma 1828, I, pp. 288-293, II, pp. 30 s.; F.X. Haberl, Lebensgang und Werke des F. S., in Kirchenmusikalisches Jahrbuch, X (1895), pp. 95-103; S.P. Kniseley, The masses of F. S.: a style-critical study, diss., University of North Carolina at Chapel Hill, 1964; H.W. Frey, Die Gesänge der Sixtinischen Kapelle an den Sonntagen und hohen Kirchenfesten des Jahres 1616, in Mélanges Eugène Tisserant, VI, Città del Vaticano 1964, pp. 395-437; Id., Die Kapellmeister an der französischen Nationalkirche San Luigi dei Francesi in Rom im 16. Jahrhundert, in Archiv für Muikwissenschaft, XXIII (1966), pp. 32-60; R. DeFord, Ruggiero Giovannelli and the madrigal in Rome, 1572-1599, diss., Harvard University, 1975, I, pp. 170-176, III, pp. 119-147; G. Dixon, Liturgical music in Rome 1605-1645, diss., University of Durham, 1982, I, pp. 122-124, 197 s., II, pp. 267, 305; J. Burke, Musicians of S. Maria Maggiore, Rome, 1600-1700, in Note d’archivio, n.s. II (1984), suppl., pp. 14, 69 s.; P. Ludwig, Studien zum Motettenschaffen der Schüler Palestrina, Regensburg 1986; N. O’Regan, Sacred polychoral music in Rome 1575-1621, diss., University of Oxford, 1988, I, pp. 255 s., 285 s., II, pp. 200-210; P. Ackermann, Zur Frühgeschichte der Palestrinarezeption. Die zwölfstimmige “Missa Cantantibus organis” und die “Compagnia dei Musici di Roma”, in Kirchenmusikalisches Jahrbuch, LXXVIII (1994), pp. 7-25; N. O’Regan, Music in the liturgy of San Pietro in Vaticano during the reign of Paul V (1605-1621), in Recercare, XI (1999), pp. 119-151; The new Grove dictionary of music and musicians, XXIII, London-New York 2001, pp. 745 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XV, Kassel 2006, coll. 1082-1084; W. Witzenmann, Die Lateran-Kapelle von 1599 bis 1650, I-II, Laaber 2008, pp. 56-58 et passim; G. Rostirolla, Musica e musicisti nella basilica di San Pietro. Cinque secoli di storia della Cappella Giulia, Roma 2014, ad ind.; G. Ciliberti, «Qu’une plus belle nüit ne pouvoit précéder le beau iour». Musica e cerimonie nelle istituzioni religiose francesi a Roma nel Seicento, Passignano sul Trasimeno-Perugia 2016, pp. 117, 132, 140, 159-161, 164, 174, 178 s., 209, 284, 286, 328, 333; G. Rostirolla, La Cappella Giulia 1513-2013. Cinque secoli di musica sacra in San Pietro, Kassel 2017, I, pp. 366-410.