SELMI, Francesco
– Nacque il 7 aprile 1817 da Spirito Canuto Teopompo e da Domenica Cervi a Vignola, cittadina nei pressi di Modena.
L’infanzia e l’adolescenza di Selmi si svolsero nel periodo della Restaurazione e dei primi moti rivoluzionari. Il padre, di idee liberali, era amico di Francesco Pradelli, che aiutò il giovane Selmi nel suo percorso di studi, date anche le precarie condizioni economiche della famiglia. Dopo la mancata insurrezione del febbraio 1831, guidata da Ciro Menotti, Spirito Selmi e Pradelli furono processati e incarcerati per aver favorito la fuga di alcuni patrioti dal Ducato modenese, allora sotto la guida di Francesco IV d’Asburgo-Este.
Rimasto orfano nel 1835, Selmi dovette farsi carico della famiglia (aveva quattro fratelli), trovando impiego come garzone di farmacia a Modena. Nel frattempo, sfruttando ogni momento libero, continuò a studiare, sostanzialmente da autodidatta. Iniziò quindi a frequentare presso l’Università di Modena le lezioni di chimica generale e farmaceutica tenute da Alessandro Savani, autore nel 1839 della Farmacopea degli Stati Estensi, una delle prime opere del genere a essere pubblicate in Italia: lo stesso anno in cui Selmi si diplomò maestro di farmacia. Sempre nel 1839 dette alle stampe l’opera collettanea Iconografia dei celebri vignolesi, che segnò l’inizio di una straordinaria carriera in campo sia scientifico sia umanistico: due ambiti di ricerca complementari che Selmi portò avanti parallelamente, come è possibile riscontrare fin dai primi contributi al Giornale letterario scientifico modenese, dove sono presenti anche suoi componimenti in prosa e in versi.
Fra il 1839 e il 1842 ricoprì la carica di direttore del laboratorio chimico-farmaceutico della Società farmaceutica di Modena. I contatti con l’ambiente farmaceutico italiano gli consentirono di farsi notare nell’ambito della comunità scientifica e di stringere importanti legami con gli scienziati del Regno di Sardegna, che ben presto diventerà la sua seconda patria.
Nel dicembre del 1840 e nel febbraio del 1841 Selmi pubblicò sulle pagine del Giornale letterario scientifico due note Intorno all’azione dei cloruri d’ammonio sul cloruro mercuroso. La seconda nota, in particolare, ebbe molta fortuna: fu ristampata sugli Annali di fisica, chimica e matematiche di Alessandro Maiocchi, con il quale Selmi avrebbe collaborato per favorire la diffusione della cultura scientifica in Italia. La nota fu quindi inserita sul Giornale delle scienze mediche di Torino. Lo scritto di Selmi fu annotato da Angelo Abbene, farmacista capo dell’ospedale Maggiore di San Giovanni Battista a Torino, nonché preparatore e ripetitore alla Scuola di chimica generale e di farmacia dell’Università di Torino.
Abbene era stato uno degli animatori del dibattito sull’uso terapeutico del calomelano in associazione con il cloruro d’ammonio o con cloruri alcalini, svoltosi durante la Seconda riunione degli scienziati italiani, che si era tenuta a Torino nel settembre del 1840.
Selmi iniziò a pubblicare articoli scientifici anche sul Museo scientifico letterario ed artistico, un giornale di ispirazione liberale, per il quale aveva già scritto prose e articoli di storia. Nel 1842 entrò in contatto con i fratelli Giacinto e Piero Menozzi, il cui negozio di libri era uno dei centri dell’attività liberale modenese. Nel settembre dello stesso anno partecipò alla Quarta riunione degli scienziati italiani di Padova. Come segretario della sottosezione di chimica, ebbe il compito di redigere i verbali delle sessioni. Il 18 ottobre 1842 sostituì Carlo Merosi sulla cattedra di chimica farmaceutica presso il liceo di Reggio Emilia. Il 2 novembre 1844, dopo la morte di Merosi, divenne titolare a tutti gli effetti dell’insegnamento.
Un ulteriore elemento che avvicinò Selmi all’ambiente scientifico torinese fu l’adesione alle nuove teorie di Justus von Liebig nell’ambito della chimica applicata all’agricoltura, teorie molto apprezzate anche da Camillo Benso, conte di Cavour. Il 29 giugno 1845 Selmi fu eletto socio corrispondente dell’Accademia delle scienze di Torino, grazie anche all’appoggio di Ascanio Sobrero.
In quello stesso anno sposò Maria Roncagli, dalla quale ebbe otto figli, di cui solo quattro gli sopravvissero.
Pur con scarsissimi mezzi, Selmi riuscì in quegli anni a porre le basi per una serie di ricerche estremamente innovative, dalle analisi sulla coagulazione del latte alle indagini tossicologiche (che stavano trovando sempre più applicazione in ambito giuridico e processuale), fino alle fondamentali indagini sulle sostanze colloidali, di cui fu l’indiscusso iniziatore, grazie a contributi come Studio intorno alle pseudosoluzioni degli azzurri di Prussia ed all’influenza dei sali nel guastarle (1847). Nel frattempo il rapporto con Sobrero si consolidò sempre più. Nel 1847 il chimico sabaudo produsse la nitroglicerina, scoperta che lo avrebbe reso celebre in tutto il mondo. Alla Nona riunione degli scienziati italiani di Venezia, tenutasi quello stesso anno, fu Selmi a leggere la memoria di Sobrero, dal titolo Sulla glicerina fulminante o piroglicerina.
Nel 1848 fondò, e ne fu uno dei più assidui collaboratori, il Giornale di Reggio (edito tra il 27 marzo e il 26 giugno), sulle pagine del quale sostenne l’unione dei ducati emiliani al Regno di Sardegna. Alla fine di luglio, dopo la sconfitta delle truppe di Carlo Alberto a Custoza per mano dell’esercito austriaco, si rifugiò in Piemonte, dove venne accolto da Sobrero, ottenendo un permesso ministeriale per operare nel laboratorio dell’amico e collega. Il 3 settembre venne presentato ai membri dell’Accademia delle scienze, mentre in novembre fu nominato professore di fisica, chimica e meccanica presso il Collegio nazionale di Torino, con lo stipendio annuo di 1800 lire.
La collaborazione con Sobrero produsse un risultato di estremo rilievo, la scoperta del tetracloruro di piombo (PbCl4). Nel 1850 vinse un concorso, bandito dall’Accademia delle scienze di Torino, per la migliore opera dedicata all’introduzione dello studio di una disciplina. L’Introduzione allo studio della chimica, tuttora manoscritta, è conservata presso l’archivio dell’Accademia. Selmi, comunque, ne utilizzò alcune parti per dare il via alla produzione manualistica che contraddistinse tutto il periodo torinese. Nel 1850 uscì Principii elementari di chimica minerale (la seconda edizione fu pubblicata nel 1856 con l’aggiunta del sottotitolo: per uso dell’insegnamento ginnasiale, liceale ed universitario). Nel 1851 vide la luce il suo lavoro sui Principii elementari di chimica organica. Numerosi, inoltre, furono i lavori di traduzione; fra questi, nel 1851, le Lezioni di chimica agraria di Faustino Malaguti e, tra il 1851-52, il Corso elementare di chimica di Henri-Victor Regnault. Nel 1853, inoltre, partecipò alla cura della nuova edizione delle Lettere prime e seconde sulla chimica e sulle applicazioni all’agricoltura, alla fisiologia, alla patologia, all’igiene ed alle industrie di Liebig. Particolarmente proficuo fu il rapporto tra Selmi e la tipografia Pomba (la futura Unione tipografico-editrice torinese, UTET).
Sempre nel 1853 Selmi, su invito di Cavour, si recò in Sardegna con l’obiettivo di individuare i depositi di guano presenti sull’isola. I risultati delle sue ricerche furono pubblicati nel secondo volume del Nuovo Cimento, la rivista scientifica fondata da Carlo Matteucci e Raffaele Piria. Cavour affidò a Selmi numerosi incarichi fra cui, nel settembre del 1854, l’insegnamento di chimica presso l’Istituto di commercio e d’industria.
Fu attivo anche in ambito imprenditoriale, come si può evincere dalla presentazione di alcune richieste di brevetto, esaminate dall’Accademia delle scienze di Torino. Nel 1856 realizzò la pila a triplice contatto, che trovò applicazione in numerosi settori, dalla telegrafia alla galvanoplastica.
L’attività di Selmi per lo sviluppo professionale delle scienze chimiche e farmaceutiche continuò a essere instancabile. Alla fine del 1851, insieme ad Abbene e ad altri colleghi torinesi, dette vita alla Società di farmacia degli Stati sardi. Nel 1857, quindi, fondò un nuovo periodico con Giuseppe Clementi: Il Tecnico. Periodico mensile per le applicazioni delle scienze fisiche a usi sociali, indirizzato principalmente ai Comuni, agli Istituti Tecnici, agli agronomici, ed alle officine industriali.
Il 1857 fu anche l’anno di fondazione della Società nazionale. Venne nominato nel Comitato generale come rappresentante per la sezione modenese. Nei primi mesi del 1859 fu inviato da Giuseppe La Farina in Emilia per verificare la possibilità di un’insurrezione popolare. Il 16 giugno, dopo la fuga del duca Francesco V da Modena, Selmi assunse la presidenza del Comitato locale della Società nazionale e organizzò le elezioni per l’Assemblea nazionale delle province modenesi, di cui diventò membro come deputato del Collegio di Vignola. La guida del Ducato venne affidata a Luigi Carlo Farini. Selmi fece parte, assieme a Giuseppe Verdi e ad altre personalità, della delegazione che presentò a Vittorio Emanuele II il voto delle Province emiliane favorevole all’annessione al Piemonte. Diventò quindi rettore dell’Università di Modena. In quel periodo promosse l’istituzione delle Deputazioni di storia patria per le province modenesi, parmensi e romagnole, e della Regia commissione per i testi di lingua.
Nel 1860 Selmi fu nominato capo della 3ª divisione del ministero della Pubblica Istruzione a Torino e, successivamente, direttore capo di divisione di 1ª classe. Nel maggio del 1861 il ministro Francesco De Sanctis lo nominò provveditore agli studi di Brescia. L’anno seguente fu trasferito con analogo ruolo a Torino. Dal marzo al dicembre del 1862 svolse momentaneamente anche la funzione di capo di gabinetto del ministero. Impossibilitato a esercitare l’attività nel campo della ricerca scientifica, si dedicò alla letteratura, fornendo notevoli contributi, soprattutto nell’ambito degli studi danteschi. Partecipò alle celebrazioni per il sesto centenario della nascita di Dante (1865), la cui opera rappresentò per Selmi anche un punto di riferimento per lo sviluppo politico, etico e culturale della nazione italiana. Notevolissimo erudito e valente filologo, Selmi contribuì con rigore allo studio e alla scoperta di numerosi codici, fra i quali il volgarizzamento dei Trattati morali di Albertano da Brescia, realizzato da Andrea da Grosseto nel 1268, e il Gibello, composizione poetica del XIV secolo. Pubblicò inoltre sulla Rivista contemporanea diversi articoli nei quali espresse preoccupazione per la situazione morale, politica e culturale del nuovo Regno italiano.
Nel 1867 ottenne la cattedra di chimica farmaceutica e tossicologica presso l’Università di Bologna, dove si dedicò in particolar modo all’analisi degli alcaloidi. Fu così che giunse a un’altra delle scoperte che lo hanno reso famoso, quella delle ptomaine (dal greco πτῶμα, cadavere), rivoluzionando l’impiego delle prove chimiche nelle cause giudiziarie per avvelenamento. Selmi dimostrò, infatti, che i cadaveri sono in grado di produrre in maniera autonoma sostanze tossiche e alcaloidi, che così non necessariamente provano un ingerimento di veleno da parte del defunto. Selmi realizzò numerose perizie e fu nominato presidente della Commissione per lo studio della prova generica del venefizio, istituita, dietro sua sollecitazione, dal ministero di Grazia e Giustizia. In quegli anni svolse anche indagini su ammine patologiche (patoammine) prodotte nel corso delle malattie infettive.
Durante gli anni bolognesi coordinò, in collaborazione con la casa editrice UTET, anche l’imponente progetto della Enciclopedia di chimica scientifica e industriale ossia Dizionario generale di chimica colle applicazioni alla agricoltura e industrie agronomiche, undici poderosi volumi di testo e illustrazioni stampati tra il 1868 e il 1878, cui seguirono i tre supplementi e complementi, curati alla fine degli anni Settanta da Icilio Guareschi.
Selmi fu anche uno dei fondatori della Gazzetta chimica italiana nel 1870.
Morì a Vignola il 13 agosto 1881, vittima di un incidente di laboratorio.
Fonti e Bibl.: A. Sobrero, Commemorazione del professore F. S., in Atti della Reale Accademia delle Scienze di Torino, XVII (1881-1882), 18, pp. 215-220; I. Guareschi, F. S. e la sua opera scientifica, Torino 1911; R. Bernabeo, F. S. e la scoperta delle ptomaine (1870), in Rivista di storia della medicina, XIV (1970), 1, pp. 43-50; A. Lodovisi - P. Venturelli, F. S.: scienze e lettere al servizio dell’idea nazionale, in Il pensiero mazziniano, n.s., 2009, n. 3, pp. 17-28; M. Ciardi, Reazioni tricolori. Aspetti della chimica italiana nell’età del Risorgimento, Milano 2010; F. Fraulini, L’attività letteraria e filologica di F. S., chimico, patriota e politico, in Atti del XVI Convegno nazionale di storia e fondamenti della chimica, Rimini, ... 2015, a cura di M. Taddia, Roma 2016, pp. 265-274; F. S. Profilo ed eredità di un intellettuale e patriota nell’Italia pre e post unitaria, nella ricorrenza del II centenario della nascita, Atti del Convegno, ... 2017, Modena 2018.