SCUPOLI, Francesco (in religione Lorenzo)
– Nacque a Otranto intorno al 1530. Non si conoscono i nomi dei genitori, ma nei profili biografici viene dipinto come un rampollo di buona famiglia, con una forte passione per gli studi classici e le lettere.
Il 4 giugno 1569 fu ammesso fra i teatini della casa napoletana di S. Paolo maggiore. Il motivo di tale vocazione tardiva non è noto, come del resto sono ancora sconosciute molte delle esperienze religiose che egli fece all’interno dell’Ordine. Sotto la guida di Andrea Avellino, il 1° gennaio 1570 iniziò il noviziato, che completò il 25 gennaio dell’anno successivo con la professione dei tre voti, durante la quale prese il nome di Lorenzo. Le cronache riportano che era di «portamento nobile e composto, di aspetto sereno e austero, di complessione fisica debole e malaticcia» (F. Scupoli, Combattimento spirituale, a cura di B. Mas, 1992, p. 19). Come altri padri, primi fra tutti Gaetano Thiene e il suo fedele compagno Giovanni Marinoni, egli seguiva una ferrea disciplina orientata alla perfezione, vivendo «come un amante della povertà, che toltone il Crocifisso, un povero letto, un tavolino e un vilissimo scabello di legno, non tenne mai altro nella sua stanza» (De Angelis, 1713, p. 8). Ottenuti a Napoli il suddiaconato e il diaconato, tra il 1572 e il 1573, il giorno di Natale del 1577 fu ordinato sacerdote a Piacenza, in una casa di recente fondazione, della quale era preposito Andrea Avellino.
L’esperienza teatina di Scupoli è sostanzialmente legata al rapporto con l’antico maestro di noviziato che nel maggio del 1578 seguì a Milano, chiamato a partecipare con i confratelli alla riforma della diocesi avviata dall’arcivescovo Carlo Borromeo. Nel 1581 era nella casa di S. Siro a Genova, dove fu accusato di un atroce «delitto», probabilmente di natura dottrinale. La distruzione dei documenti, prevista dai teatini in caso di processi interni, non giova alla ricostruzione dei fatti. Gli atti del capitolo generale del 1585, che si svolse a Venezia, riportano solamente la durissima condanna. Oltre a un anno di carcere a Roma, la pena prevedeva la sospensione a divinis, vale a dire la privazione del ministero sacerdotale e la conseguente riduzione al livello dei fratelli laici. La sentenza fu riesaminata tre anni più tardi, ma confermata. Scupoli fu quindi trasferito a Venezia, dove nel 1589 uscì il suo libro più importante, il Combattimento spirituale, pubblicato dagli eredi di Giolito de’ Ferraris. Tra il 1589 e il 1591 soggiornò almeno tre volte a Padova, dove ebbe forse modo di incontrare Francesco di Sales, tra i più grandi estimatori della sua opera. Nel 1599, quasi sicuramente su richiesta di Avellino, era di nuovo nella casa napoletana di S. Paolo. In quello stesso periodo pubblicò il trattato sul Modo di consolare e aiutare gli infermi a ben morire (Venezia 1609). La censura lo interessò per ben venticinque anni. Ne fu sollevato solamente nell’aprile del 1610 quando, con un atto di misericordia, il capitolo generale lo abilitò a «poter dire la messa, non ostante il tempo che gli resta per la sentenza della sua condennatione» (Roma, Archivio generale teatino, ms. 5, sub anno 1610).
Morì a Napoli pochi mesi più tardi, il 26 novembre 1610.
La sua opera più importante, il Combattimento spirituale, è un vero e proprio best seller della letteratura devozionale. Fin dalle sue prime pubblicazioni il libro ha infatti avuto un successo strepitoso: basti pensare che, vivente il suo autore, fu tradotto in latino, inglese, francese, tedesco e spagnolo. Successivamente sono apparse versioni in lingua russa, araba, cinese e giapponese. Il testo è organizzato secondo il seguente schema quadripartito: sfiducia di sé; piena confidenza in Dio; esercizio della volontà individuale per correggere i propri difetti; orazione mentale per conquistare le virtù necessarie al raggiungimento della comunione con Dio. Esso affonda le radici nella spiritualità teatina del XVI secolo che, raggrumatasi intorno alle esperienze di Gaetano Thiene, Giovanni Marinoni e Andrea Avellino, era particolarmente sensibile ai temi della lotta ascetica contro le proprie debolezze e il proprio spirito di superbia, della mortificazione interiore e dell’annullamento di sé, derivati dagli insegnamenti dal frate domenicano Battista da Crema. Più volte ritoccato, modificato e ampliato, il libro ebbe, come il suo autore, una storia travagliata che si concluse solamente nel 1657, quando il capitolo generale dei chierici regolari autorizzò la pubblicazione della versione definitiva, destinata in breve a diventare il manifesto della spiritualità dell’Ordine. Le prime edizioni del Combattimento spirituale non facevano riferimento al suo autore e indicavano solamente che era opera di un «servo di Dio». L’anonimato portò a una serie di false attribuzioni, tra le quali al benedettino Juan de Castañiza e al gesuita Achille Gagliardi. La prima edizione che ci è giunta, del 1589, è composta da 94 pagine organizzate in 24 capitoli; 33 erano i capitoli della edizione milanese del 1593, che per la prima volta la attribuiva a un padre dei chierici teatini; 60 nelle edizioni tra il 1599 e il 1608; 66 nella versione definitiva, del 1657. L’edizione bolognese del 1610, pubblicata da Bartolomeo Cocchi, è la prima attribuita a Scupoli. Le versioni uscite a cavallo del XVII secolo furono quelle che decretarono il successo dell’opera, anche per l’influenza dei suoi estimatori, tra i quali vanno ricordati il vescovo Francesco di Sales, che lo teneva come un livre de poche, il cardinale Mazzarino, la fondatrice delle carmelitane scalze francesi Barbara Avrillot, la fondatrice delle dame inglesi Mary Ward.
Opere. Combattimento spirituale, ordinato da un servo di Dio, Venezia 1589; Combattimento spirituale. In quest’ultima impressione, dopo le tante fatte in varie lingue, rivisto e riscontrato con gli esemplari lasciati dall’Autore, e più ch’ogni altro esatto e compiuto, Roma 1657; Combattimento spirituale, a cura di B. Mas, Cinisello Balsamo 1992; Esercizi per gli infermi, a cura di L. Berni, Milano 2007.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio generale teatino, ms. 2, Primo inventario delle scritture della religione de’ cherici regolari, c. 42v; ms. 5, Acta Capitulorum Generalium, ad annos 1569-1610; ms. 107, Annali della casa di Venezia; ms. 117, Annali della casa di San Siro; Francesco di Sales, Tutte le lettere, a cura di L. Rolfo, I, Roma 1967, p. 887.
G. Silos, Historiarum Clericorum Regularium a Congregatione Condita, I-III, Romae-Panormi 1650-1666, II, pp. 277-279, III, p. 606; D. De Angelis, Le vite de’ letterati salentini, II, Napoli 1713, pp. 7-16; A.F. Vezzosi, I scrittori de’ Chierici regolari detti teatini, II, Roma 1780, pp. 276-301; S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de’ Ferrari da Trino di Monferrato, stampatore in Venezia, II, Roma 1895, pp. 438-442; B. Mas, La spiritualità teatina, in Regnum Dei, VII (1951), pp. 64-74; Id., La atribución del ‘Combate espiritual’ a Juan de Castañiza, O.S.B. († 1599), in Corrientes espirituales en la España del siglo XVI, Barcelona 1963, pp. 165-176; Id., Le edizioni del ‘Combattimento spirituale’ dal 1589 al 1610, in Studi di bibliografia e di storia in onore di Tammaro de Marinis, Verona 1964, pp. 149-175; M. Firpo, Nel labirinto del mondo. Lorenzo Davidico tra santi, eretici, inquisitori, Firenze 1992, p. 132; Theatine spirituality: selected writings, a cura di W.V. Hudon, prefazione di G. Fragnito, Mahwah (N. J.) 1996, pp. XIII-XVII, 42-60; R. De Maio, I teatini nel conflitto fra mito e identità, in Regnum Dei, LIX (2003), pp. 61-66; E. Belligni, La storiografia teatina, in ‘Nunc alia tempora, alii mores’. Storici e storia in età postridentina, a cura di M. Firpo, Firenze 2005, pp. 141-168; A. Vanni, ‘Una continua battaglia acciò siano coronati li virili combattenti’. Le radici della spiritualità teatina da Battista da Crema a L. S., in Roma moderna e contemporanea, XVIII (2010), pp. 79-102; Laurentius hydruntinus, chierico regolare. L. S. e il suo tempo, Atti del Convegno internazionale interdisciplinare nel IV Centenario della morte di L. S., a cura di F. Colusso - L. Cosi - M. Spedicato, Lecce 2014; A. Vanni, Gaetano Thiene. Spiritualità, politica, santità, Roma 2016, pp. 136-173.