VOLLARO, Francesco Saverio
– Nacque a Reggio di Calabria il 28 aprile 1827 da Marino, proprietario terriero, e da Maria Conforti.
La sua formazione professionale e politica si svolse presso l’Università di giurisprudenza di Catanzaro, aggregata alla scuola regia, poi collegio liceo, da Gioacchino Murat. Nipote del carbonaro, e poi radicale, Casimiro De Lieto e quindi imparentato con la famiglia di Giuseppe Bonaparte, Vollaro si avvicinò agli ambienti rivoluzionari calabresi attraverso l’adesione, a diciannove anni, alla setta politica dei Figliuoli della Giovane Italia di Benedetto Musolino, di cui divenne parte integrante, collaborando altresì con i celebri fratelli Giovanni Andrea e Domenico Romeo.
Una prima svolta nella vita di Vollaro si ebbe il 2 settembre 1847, durante i moti rivoluzionari della città di Reggio, a cui partecipò attivamente, anche grazie al suo arruolamento nella guardia urbana. In seguito alla rivolta reggina, venne arrestato e interrogato il 20 settembre del 1847 presso il Regio Ufficio di polizia di Reggio. I capi di accusa erano di ‘fellonia’ e di aver organizzato delle operazioni armate assieme a gruppi di ribelli nelle campagne. Per la sommossa venne condannato dalla corte marziale a ventisei anni di ‘ferri’ che dovette scontare nel bagno penale di Procida. Grazie all’amnistia concessa il 18 gennaio 1848 da Ferdinando II, Vollaro fu liberato e si traferì a Napoli seguendo lo zio De Lieto.
Nella capitale del Regno entrò a far parte del gruppo dei venticinque democratici calabresi che ebbero un ruolo di primo piano nella rivoluzione del 1848. Introdotto da De Lieto negli ambienti intellettuali napoletani, si distinse per una attiva partecipazione politica durante il periodo costituzionale al fianco della componente radicale. Il 27 febbraio 1848 si pose alla guida di un gruppo di manifestanti che partì dal caffè Buono, luogo di ritrovo frequentato da studenti provinciali e dai rivoluzionari calabresi, e sfilò per le vie della città, protestando presso le abitazioni dei membri del governo. Con l’inizio delle ostilità nel Lombardo-Veneto il 23 marzo, Vollaro ritornò protagonista della scena politica, partecipando due giorni dopo, assieme a un gruppo di studenti, alle proteste contro l’ambasciata austriaca a Napoli che portarono alla defissione e all’incendio dello stemma asburgico in pubblica piazza. In seguito alle proposte per l’invio di un corpo di volontari napoletani da mandare a sostegno di Carlo Alberto, Vollaro firmò la sua adesione all’iniziativa, e fu nominato capitano della quarta compagnia. Partecipò alle battaglie di Curtatone e Goito, e alla difesa di Venezia, dove il suo battaglione presidiò il forte di Marghera e altri avamposti distaccati, ricevendo la promozione da capitano a maggiore dei corpi volontari. Fino alla fine della guerra a Venezia, mantenne il comando del forte San Secondo.
Con il fallimento della mobilitazione quarantottesca, al fine di evitare una seconda prigionia, Vollaro decise di fuggire in esilio recandosi in differenti luoghi: Atene, Malta, Costantinopoli, Smirne e Alessandria d’Egitto. In Egitto sposò Caterina Schembri e aprì uno studio legale, grazie al quale ottenne numerosi incarichi da parte dei consolati e degli stabilimenti bancari, italiani ed esteri, presenti sul territorio egiziano. Durante questo periodo riuscì a intrattenere numerosi rapporti con i rivoluzionari rimasti nella penisola, oltre a incontrare alcuni esponenti radicali calabresi in esilio. Dopo un breve soggiorno in Italia nel 1859, ritornò ad Alessandria d’Egitto in seguito all’armistizio di Villafranca, e da qui cercò di coordinare una rete per la raccolta di fondi, armi e munizioni da inviare verso la penisola; impresa per cui impegnò buona parte delle sue ricchezze personali.
Dopo l’Unità, nel 1863 Vollaro tornò definitivamente a Reggio, dove, ormai da avvocato affermato, assunse diverse cariche amministrative pubbliche: consigliere comunale, deputato provinciale, membro della Giunta provinciale e della Camera di commercio e arti. Dal 1864 divenne direttore del periodico reggino L’Imparziale di ispirazione democratica, in contrasto con i giornali cattolici della città calabrese. Nel 1865 venne eletto deputato nel collegio di Bagnara Calabra per la IX legislatura del Regno d’Italia, per cui prestò giuramento il 6 dicembre dello stesso anno. La sua elezione alla Camera venne confermata per sei legislature consecutive. Dalla XV alla XVII legislatura fu, invece, tra i deputati del collegio di Reggio.
La sua attività parlamentare fu sempre nelle fila della Sinistra storica italiana, occupandosi principalmente di materie finanziarie e di trasporti. Nel 1870 fu tra i relatori del progetto di legge che si proponeva di instaurare un collegamento marittimo nello Stretto di Messina, e durante la XV legislatura divenne presidente della commissione per l’esame delle concessioni ferroviarie. Una sua celebre campagna politica fu caratterizzata dall’aspra critica, che ebbe per teatro la Camera il 7 dicembre 1891, alla gestione finanziaria del governo presieduto da Antonio Starabba di Rudinì. Durante gli anni da deputato fu anche tra i fondatori, con Tommaso Alati, Bruno Rossi e Saverio Melissari, della loggia massonica Aspromonte, sita a Reggio.
Ritiratosi dalla vita politica alla conclusione della XVII legislatura nel 1892, tornò in Calabria.
Morì il 10 agosto 1904, all’età di settantasette anni, a Pellaro, una piccola località nei pressi di Reggio.
Opere. Costituto del signor S. V. 1847, Malta 1864; Austriaca res. Da Napoli-Curtatone a Venezia 1848-1849. Memorie e ricordi, Reggio Calabria 1884; Due settembre 1847 - 21 agosto 1860, Roma 1891.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Reggio Calabria, Fondo Saverio Vollaro; Stato civile della Restaurazione, b. 76, fascio 281, f. 166.
Dizionario del Risorgimento nazionale dalle origini a Roma capitale. Fatti e persone, a cura di M. Rosi, IV, Milano 1937, s.v.; J. Lattari Giugni, I parlamentari calabresi dal 1861 al 1967, Roma 1967, ad ind.; D. De Giorgio, Una loggia massonica a Reggio nel 1870, in Historica. Bimestrale di cultura, XLVIII (1995), 2, p. 100; M.P. Mazzitelli, Archivio Vollaro, ibid., XLIX (1996), 4, pp. 187-197; D. Coppola, Profili di calabresi illustri, Cosenza 2010, pp. 135-137; V. Mellone, Napoli 1848. Il movimento radicale e la rivoluzione, Milano 2017, pp. 32-34, 37, 72, 133, 135, 187; Camera dei Deputati, Portale storico, https://storia.camera.it/deputato/francesco-saverio-vollaro-1827#nav.