Quadrio, Francesco Saverio
Erudito (Ponte Valtellina 1695 - Milano 1756). Nel trattato Della storia e della ragione d'ogni poesia, D. occupa spesso l'attenzione del Q., sia per la parte preponderante che vi assume la letteratura italiana, sia come esempio di poesia ora da imitare ora da fuggire secondo che si accosti o meno a quell'ideale classicistico di misura e di decoro che è il suo metro di giudizio. Lo cita spesso positivamente per l'uso accorto delle figure retoriche, la costruzione armonica dei versi e di forme metriche, specie di qualche canzone esemplare (trascrive per intero Amor, da che convien, una " delle migliori che abbia la volgar poesia ") e di ballate.
D. è " ne' suoi pensamenti nerboruto, fantastico, forte ", e l'aver affrontato un argomento così alto e difficile a mettersi in versi, nei primordi dell'uso volgare, lo scusa di molte licenze. Non lo giustifica tuttavia per i vocaboli indecorosi o bassi, sui quali condivide il giudizio dei più severi cinquecentisti, pure riferendo per imparzialità le difese di altri, come il Mazzoni, o Piero Segni, o lo Zoppio; né gli perdona l'uso " pellegrino " di vocaboli, che a lui sembra tale per difetto di conoscenza storica della lingua, o le similitudini prese dalle scienze della natura, perché oscure, né le " tapinosi " che immiseriscono gli oggetti, come l'aver chiamato " vermo " e attribuito " mani " a Cerbero, di cui non sembra avvertire la potente trasfigurazione, né i neologismi troppo frequenti, né le parole storpiate in grazia della rima.
Tra le opere minori è notevole il rilievo dato al De vulg. Eloq. che considera nella sua giusta luce di trattato di poetica, anche se accetta l'ipotesi, già del Machiavelli, che D. sdegnasse il toscano per odio dell'esule contro la patria. Accoglie anche la tradizione, senza discuterla, di un commento italiano alla Commedia, opera di un Francesco presunto figlio di Dante.
Convinto dell'autenticità della versione dei Sette Salmi e del cosiddetto Credo di D., ne curò una riedizione, traendo il testo della prima da una stampa veduta in Brescia, del secondo dall'edizione a stampa della Commedia di Vindelino da Spira, del 1477. Riferisce inoltre un elenco di edizioni della Commedia, menzionando tra le altre le prime stampe, e quella di Venezia (1596) censurata dall'Indice di Spagna, nonché alcune traduzioni, e dà notizie di vari manoscritti contenenti rime di D. o a lui attribuite.
Opere Del Q.: Della storia e della ragione d'ogni poesia, Bologna 1739-52, passim, ma specialmente I; II II; III II; I Sette Salmi penitenziali trasportati alla volgar poesia da D.A. ed altre sue rime spirituali illustrate con annotazioni dall'ab. F.S.Q., Milano 1752.
Bibl. - Per il giudizio del Q. su D., che rientra nei meriti e nei limiti della sua erudizione e del suo gusto, si rinvia a una bibliografia generale sull'autore, della quale si segnalano qui: B. Pinchetti, Ricerche sulle opere letterarie di F.S.Q., Catania 1915; S. Quadrio, Di F.S.Q. e delle sue opere, Brescia 1921; M. Costanzo, Una poetica del razionalismo: F.S.Q., in " Stagione " V (1958-1959) 4-57; ID., Dallo Scaligero al Q., Milano 1961.