MASSIMO, Francesco Saverio
– Nacque a Dresda il 25 febbr. 1806, quarto figlio di Massimiliano (Camillo VIII) e di Cristina di Sassonia, figlia del principe Francesco Saverio.
Avviato alla vita clericale, iniziò una brillante carriera in Curia nel 1823, quando fu inviato a Parigi come ablegato apostolico per portare la berretta cardinalizia ad A.-L.-H. de La Fare, arcivescovo di Sens; nel 1829 fu nominato prelato domestico di S. Santità e nel 1830 divenne ponente nella congregazione del Buon Governo e assessore del tribunale dell’Auditor Camerae, laureandosi nel corso di quello stesso anno in utroque iure. L’8 luglio 1832 Gregorio XVI lo nominò segretario della congregazione delle Acque e nel 1833 protonotario apostolico soprannumerario. Nel 1834 divenne chierico di Camera, assumendo le mansioni di presidente delle Zecche e degli Uffici del bollo, ori, argenti e occupandosi della conversione decimale della monetazione pontificia. Nel 1836 fu nominato maestro di Camera e il 13 sett. 1838 maggiordomo del papa e prefetto dei Sacri Palazzi apostolici. Intanto nel concistoro del 12 febbr. 1838 era già stato riservato in pectore: la porpora cardinalizia gli fu assegnata il 24 genn. 1842 con il titolo di cardinale diacono di S. Maria in Domnica.
Da subito componente delle congregazioni del Buon Governo, di Propaganda Fide, del Censo e delle Acque e strade, fu protettore della città di Tivoli (29 nov. 1842) e, nel marzo 1843, assunse gli incarichi di prefetto delle congregazioni di Economia, di Propaganda e degli Spogli. Intorno al 17 novembre di quello stesso anno fu posto a capo della Legazione di Ravenna dove giunse il 10 dicembre. Nell’agosto 1846 divenne prefetto delle Acque e strade. Nel marzo 1847 fu componente della congregazione della Fabbrica di S. Pietro e il 31 dicembre fu nominato ministro dei Lavori pubblici.
Il M. morì improvvisamente a Roma l’11 genn. 1848, subito dopo una agitata riunione del Consiglio dei ministri nella quale, a detta del fratello Vittorio, aveva «subìto forti dispiaceri» (Roma, Arch. Massimo, Giornale del principe Massimo, XVIII, 1848, p. 32).
Il M. fu sepolto in S. Lorenzo in Damaso; la lapide tombale, dettata dal fratello, lo dice felice per non aver avuto il tempo di vedere la rivoluzione romana («Felix heu nimium felix qui tempestive Romanis casibus praereptus es»; cfr. Ceccarelli, p. 40). Complessivamente il ruolo politico del M. appare ancora largamente da valutare. Annotazioni sparse dalla bibliografia tratteggiano il ritratto di un conservatore deciso, duro nell’amministrare la Legazione di Romagna, nemico dei liberali e contrario ad attribuire ai laici un ruolo significativo nel governo dello Stato, non in linea con l’indirizzo preso da Pio IX nei primi tempi del suo pontificato (cfr., per es., Vannucci, p. 320; Ceccarelli, p. 40; Bartoccini, p. 171). Uomo di vasta cultura, il M. può essere ritenuto, al pari di suo fratello Vittorio Emanuele, come un esempio della volontà di una parte della sonnolenta corte romana del secondo quarto del secolo XIX di non rimanere culturalmente isolata. Versato soprattutto nelle discipline antichistiche, il M. fu socio, presidente e fondatore di diverse società archeologiche: virtuoso nella congregazione dei Virtuosi al Pantheon (1838); socio residente dell’Accademia Tiberina (1839); membro onorario della Pontificia Accademia romana di archeologia (1839) che aveva contribuito a fondare; consigliere e presidente d’onore del Collegio archeologico e araldico di Francia; socio d’onore della Società di belle arti di Atene (1845). Fu inoltre socio fondatore e presidente dell’Istituto statistico agrario (1847). Come prelato cultore di belle arti, in stretto rapporto con il pontefice Gregorio XVI, ideò la villa Gregoriana di Tivoli, di gusto spiccatamente romantico e fra le mete predilette del Grand tour, che fu realizzata in seguito alla deviazione dell’Aniene e alla creazione della scenografica «grande cascata». Inoltre, in qualità di prefetto dei Sacri Palazzi apostolici, curò la realizzazione del Museo Gregoriano egizio e fece eseguire cospicue opere di restauro. Come segretario della congregazione delle Acque prima, poi come prefetto delle Acque e delle strade, si adoperò nella monumentale opera di deviazione dell’Aniene tramite l’escavazione del monte Catillo presso Tivoli, opera che si era resa necessaria dopo la spaventosa inondazione del 1826 e sulla quale scrisse un imponente trattato (Relazione storica del traforo del monte Catillo in Tivoli per l’inalveazione del fiume Aniene, Roma 1838). Durante la sua permanenza a Ravenna, fece restaurare il mausoleo di Teodorico (1845).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Massimo, protocolli 289-291; Giornale del principe Camillo Vittorio Massimo, ad annum; Diario di Roma, suppl. al n. 14 del 19 febbr. 1842; Il tempo del papa re. Diario del principe don Agostino Chigi dall’anno 1830 al 1855, Roma 1966, pp. 192, 201, 215 s.; L. Ungarelli, Nuovo Museo Gregoriano Egizio nel Vaticano, Roma 1839; F. Agricola, Relazione dei restauri eseguiti nelle terze logge del pontificio palazzo Vaticano sopra quelle dipinte dalla scuola di Raffaello, Roma 1842; G.B. Vaccolini, Mausoleo di Teodorico ora S. Maria della Rotonda in Ravenna, Ravenna s.d. [ma 1845]; A. Cappello, Memorie istoriche dal 1° maggio 1810 a tutto l’anno 1847, Roma 1848, pp. 76, 102, 417; Annuario pontificio, Città del Vaticano 1863, p. 99; T. Passeri, Arsoli ed i nobilissimi signori Massimo, Roma 1874, p. 106; A. Vannucci, I martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848, Milano 1887, p. 320; S. Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna dalla fine del sec. XII alla fine del sec. XIX, Ravenna 1898, p. 122; Ceccarius (G. Ceccarelli), I Massimo, Roma 1954, pp. 39 s.; R. Weiss - A. Filippuzzi, Pio IX e la politica austriaca in Italia dal 1815 al 1848, Firenze 1957, ad ind.; G. Martina, Pio IX (1846-1850), Roma 1974, pp. 138 ss.; C.M. Travaglini, Il dibattito sull’agricoltura romana nel sec. XIX (1815-1870). Le accademie e le società agrarie, Roma 1981, ad ind.; F. Bartoccini, Roma nell’Ottocento, Bologna 1985, pp. 171, 227, 233; M.I. Venzo, La «grande deviazione» dell’Aniene. Inventario dei fondi Commissione per i lavori dell’Aniene (1831-1847), in Riv. storica del Lazio, IV (1996), pp. 195-264; T. di Carpegna Falconieri, I Massimo, in Da Palazzo Massimo all’Angelica. Manoscritti e libri a stampa di un’antica famiglia romana, a cura di N. Muratore, Roma 1997, p. 22 n.; N. Lamarca, La nobiltà romana e i suoi strumenti di perpetuazione del potere, Roma 2000, pp. 598, 837; Ph. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Rome 2002, p. 417; G.D. Veggi, Francesco Bubani: un moderato nella Repubblica Romana, in Studi sulla Repubblica Romana del 1849, a cura di M. Severini, Ancona 2002, p. 185; Fr. Jankowiak, La Curie romaine de Pie IX à Pie X. Le gouvernement central de l’Église et la fin des États pontificaux (1846-1914), Rome 2007, pp. 103, 321 s.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Massimo di Roma, tav. VIII; G. Moroni, Diz. di erudizione storico ecclesiastica, XLI, pp. 279 s.