ROSASPINA, Francesco
Incisore, nato presso Rimini il 2 gennaio 1762, morto presso Bologna ai primi di settembre del 1841. A Bologna, destinato agli studî classici, alternò questi con l'esercizio del disegno, quindi apprese l'arte dell'incisione sotto la guida del Nerozzi. Fra i 16 e i 17 anni aveva già inciso alcune vignette per l'Asinata di Clemente Bondi: poi, conosciute le stampe del Bartolozzi, s'industriò a imitarne il procedimento. I suoi progressi nelle varie tecniche dell'incisione furono rapidissimi: nel 1785 e nel 1787 conquistava la medaglia istituita dal duca di Curlandia; a ventott'anni entrava a far parte dell'Accademia Clementina. Non trascurò mai di coltivare le lettere e strinse amicizia con Pietro Giordani, l'abate Casti, Gian Battista Bodoni, dei quali incise i ritratti. Quello del Bodoni è un gioiello. Amò anche l'agricoltura e fu socio dell'Accademia agraria di Bologna. Fu chiamato a occuparsi della cosa pubblica e nel 1801 fece parte del Collegio dei dotti della Repubblica Cisalpina. Inviato a Lione come membro della straordinaria Consulta Cisalpina, volle conoscere Parigi e visitarne, in compagnia dell'incisore Giuseppe Longhi e del pittore Bossi, i tesori d'arte. Al ritorno incise uno dei suoi rami più grandi e più celebrati, la Danza dei puttini di F. Albani. L'Apparizione dei tre angeli ad Abramo di L. Carracci, il S. Giovanni del Correggio, il Giudizio finale di P. P. Rubens vanno ricordati ancora tra i suoi intagli più noti. Con l'aiuto di alcuni discepoli attese alla riproduzione dei maggiori dipinti della Pinacoteca di Bologna.
Trattò il bulino, l'acquaforte, la puntasecca, i procedimenti di tinta e seppe efficacemente sposarli. Nell'incisione di "gran genere" egli non sempre si tenne ligio alle esigenze rigorose del "bel taglio", che sacrificò al legittimo desiderio di accostarsi al carattere peculiare delle opere che andava riproducendo. Per quanto la sua fama sia legata agl'intagli di questo gruppo, bisogna dire tuttavia che il suo spirito aderiva più ai procedimenti liberi e segnatamente a quelli di tinta, nei quali produsse cose ancor oggi ammirabili, come le riproduzioni dei disegni del Parmigianino provenienti in gran parte dalla celebre collezione di lord Arundel, edite a cura di L. Inig, e certe piccole deliziose acquetinte rimaste nell'intimità del suo studio e giunte a noi in esemplari rarissimi, per mostrarci, insieme con i migliori ritrattini, a qual punto giungesse all'infuori del mestiere la sua sensibilità d'artista.
Bibl.: Pinacoteca di Bologna, Torino s. a.; A. B. Amorini, Memorie della vita e delle opere di F. R. incisor bolognese, Bologna 1842; L. Servolini, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935.