RICCARDI, Francesco
RICCARDI, Francesco. – Nacque a Firenze il 31 marzo 1648, da Cosimo e da Lucrezia Torrigiani.
Rimase orfano quasi subito (il padre morì nel 1649) e fu seguito dallo zio Gabriello, che si occupò della sua educazione. Dopo i primi studi, fu affidato all’erudito Alessandro Segni, membro dell’Accademia Fiorentina, primo segretario dell’Accademia del Cimento e accademico della Crusca. Dall’ottobre del 1665 alla primavera del 1667, su indicazione dello zio e della corte, fu impegnato, con il suo precettore, nel primo grand tour nell’Europa continentale, per «apprendere i riti e costumi delle rispettive corti per poter meglio esercitarsi negl’impieghi, e servizi de suoi sovrani» (Archivio di Stato di Firenze, Riccardi, f. 818, c. n.n.). In questo viaggio toccò le maggiori e importanti città, da Parigi a Bruxelles, da Amsterdam a Lipsia, da Praga a Vienna. Durante il viaggio fu colpito dai costumi della corte del Re Sole, che contrappose a quelli più severi riscontrati nelle Fiandre e in Olanda.
Da Firenze riceveva notizie da vari personaggi, principalmente dal canonico Apollonio Bassetti, che lo ragguagliava anche di quello che succedeva a Roma. Nell’autunno del 1668, sempre in compagnia di Segni, Riccardi intraprese un secondo viaggio che toccò la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e il Portogallo, viaggio che come il precedente si può seguire sia attraverso la corrispondenza di Segni, sia tramite le lettere dello stesso Riccardi allo zio Gabriello e al gran principe Cosimo.
Appena tornato dal primo grand tour, Riccardi fu annoverato tra gli accademici della Crusca (17 agosto 1667), dove, nel 1713-14, contribuì alle «spese di rilegatura dei libri e di arredamento della seconda stanza dell’Accademia presso lo Studio fiorentino» (Catalogo degli Accademici, 1983, p. 119). Nel 1715, durante il secondo consolato di Salvino Salvini, fu consigliere dell’Accademia Fiorentina, assieme al marchese Bartolommeo Corsini, gentiluomo trattenuto e guardaroba maggiore di Cosimo III.
Gli impegni pubblici del giovane marchese Riccardi cominciarono subito dopo il primo grand tour e, nella primavera del 1668, fece parte del seguito di Leopoldo de’ Medici che si recò a Roma per ricevere il cappello cardinalizio, dopo la sua creazione nel dicembre dell’anno precedente. Nell’ottobre del 1670 fu inviato dal granduca, assieme a Orazio Capponi, il balì Orazio Gianfigliazzi, Ferdinando Gondi e altri ambasciatori di obbedienza a Clemente X, per complimentarsi dell’elezione avvenuta in aprile e per informare più dettagliatamente il pontefice sulla morte di Ferdinando II sopraggiunta il 28 maggio di quell’anno.
Nel novembre del 1673, Cosimo III gli affidò l’incarico presso la corte di Vienna di complimentare l’imperatore Leopoldo I per le sue seconde nozze con l’arciduchessa Claudia Felicita del Tirolo, figlia di Ferdinando Carlo d’Austria e di Anna de’ Medici. Nel 1677 fu nominato cavallerizzo maggiore e nel 1688 consigliere di Stato, infine nel 1693 maggiordomo maggiore, con il compito di interessarsi della logistica dei personaggi che passavano per Firenze e dovevano essere ospitati a corte. L’ascesa di Riccardi fu dovuta anche alle floride sostanze accumulate.
Le fortune nella carriera diplomatica di Riccardi ebbero un’improvvisa e inaspettata frenata per dissapori con il gran principe Ferdinando, motivi che lo costrinsero ad andare in volontario esilio a Roma dal 22 novembre 1699 al 9 luglio 1705. Il soggiorno romano, che coincise nel primo periodo con il giubileo del 1700, dette la possibilità a Riccardi di rafforzare amicizie con prelati di grande influenza in Curia, come i cardinali Pietro Ottoboni e Gaspare Carpegna, e con diplomatici residenti nella città dei papi, come l’ambasciatore veneziano Giovanni Francesco Morosini, con il quale rimase in contatto epistolare anche dopo e da cui riceveva notizie di tutta Europa.
Riccardi fu un grande appassionato di libri, avendo ereditato i volumi appartenuti a Riccardo Riccardi in Gualfonda e descritti in un inventario sommario risalente al 1612, contenente anche un buon numero di manoscritti (Archivio di Stato di Firenze, Riccardi, f. 258); per poter trasferire questo nucleo librario dalla prima sede nel palazzo di via Larga fu necessario un motu proprio di Cosimo III. La raccolta andò sempre più arricchendosi, ma la biblioteca fece un salto di qualità quando vi entrarono i testi che appartennero al suocero Vincenzio Capponi, autore dei Trattati accademici e Parafrasi poetiche de’ Cantici della Scrittura Sacra (Firenze 1684), anche se il maligno Antonio Magliabechi, in una lettera all’erudito Angelico Aprosio, scriveva che in quella «Libreria» erano sì buoni libri, ma: «La maggior parte [...] è più per pompa, che per studiare».
Eppure, questo lascito, di cui abbiamo un inventario custodito nell’Archivio di Stato di Firenze, stimato per un valore di oltre 7000 scudi e ben 5000 libri, fece nascere nella mente di Riccardi l’idea di aprire una «Libreria» pubblica. A questo proposito stese un documento su Alcune regole per fondare una libreria pubblica, dove stabilì le somme per comprare libri, pagare i bibliotecari e i custodi, aumentare banchi e armadi idonei e per formare una «Libreria utile»; l’appannaggio devoluto per l’acquisto dei libri sarebbe dovuto essere di almeno 300 scudi l’anno. L’importanza del fondo Capponi della biblioteca di Francesco Riccardi risalta agli occhi se si paragona l’inventario sopra citato con l’Indice de libri che sono nella Libreria dell’Ill.ma Casa Riccardi fatto per Alfabeto de casato degl’Autori. 1706 ab Inc.ne (Archivio di Stato di Firenze, Riccardi, 271), compilato dal prete Filippo Modesto Landi, che conta 6477 libri, più 142 manoscritti, cioè nemmeno 1500 esemplari in più.
D’altra parte il primo nucleo della Riccardiana contava appena 500 volumi. L’interesse dei libri di Riccardi si può ricavare anche da alcune lettere che egli inviò al canonico Lorenzo Panciatichi quando si trovava in Inghilterra con Segni per completare il grand tour iniziato nell’autunno del 1665 e come si può leggere in un altro documento (Archivio di Stato di Firenze, Mannelli Galilei Riccardi, f. 449, ins. 4). I libri occupano un posto rilevante nelle spese di Riccardi, ma non possono essere paragonate con quelle fatte dal suocero, il quale benché accorto, faceva di tutto per avere testi, principalmente di argomento filosofico-scientifico, utilizzando tutti i canali disponibili: vendita di librerie, amicizie in altre città, librai fiorentini, lo stesso Magliabechi, come attestano alcune sue lettere indirizzate al bibliotecario di casa Medici e come si può ricavare dalla corrispondenza dei librai veneziani Combi - La Noù.
Riccardi, tuttavia, continuò a comprare libri sia a Firenze, sia nel suo lungo soggiorno romano. A Firenze si serviva di vari librai, tra cui Bastiano Scaletti, Vincenzo Volpi e Alessandro Frescobaldi, il quale era incaricato anche della rilegatura dei libri. Riccardi, ritornato a Firenze, fece redigere inventari relativi alle medaglie, ai cammei e alle monete collocati negli armadi della galleria affrescata da Luca Giordano, su progettazione di Segni che si ispirò all’argomento delle Tabulae Cebetis, un anonimo poema greco che racconta le vicissitudini umane con un simbolismo astratto (Archivio di Stato di Firenze, Mannelli Galilei Riccardi, f. 428, n. 8).
La biblioteca, creatura di Riccardi, occupa il secondo ambiente, anch’esso affrescata da Giordano, il cui arredamento fu affidato a due dei maggiori artigiani fiorentini del momento: Tommaso e Giuseppe Stecchi, rispettivamente falegname e intagliatore. La progettazione e l’esecuzione dei lavori furono seguite direttamente da Riccardi, divenuto esperto grazie ai numerosi esempi di arredamenti che aveva potuto ammirare nei suoi itinerari europei. Fece tesoro delle esperienze maturate durante i suoi viaggi, nelle visite di librerie di sovrani, di eruditi e di monasteri, e si documentò sulle buone regole per costruire una biblioteca.
Poiché lo zio Gabriello non aveva eredi, Riccardi concentrò nelle sue mani favolose ricchezze di ogni sorta, da poderi sparsi in tutta la Toscana, a palazzi e ville di grande prestigio, come la villa di Castel Pulci, appena fuori Firenze, dove, fra gli altri, dipinse Francesco Sacconi e operò Giuliano Ciaccheri, esperto nel campo dell’idraulica, ma che a Castel Pulci disegnò il nuovo ingresso della villa. Le forze e i capitali maggiori furono riversati sul palazzo di via Larga, acquistato assieme con lo zio nel 1659 e dove operarono pittori famosi in quel periodo come Jacopo Chiavistelli, Giuseppe Nicola Nasini, Domenico Gabbiani, oltre ai citati Giordano e Sacconi. Queste proprietà si assommavano a quelle giunte per via del matrimonio con Cassandra Capponi (1669) che, oltre alla dote, portò altri immobili, come la villa di Montughi, dove operò di nuovo Sacconi, e il palazzo natale, «posto sul Lung’Arno dal Ponte a Santa Trinita, come ancora di tutti i mobili, et altro in detto Palazzo esistente, come tutto appare» (Archivio di Stato di Firenze, Riccardi, f. 580, cc. 147r-148r). Dal «Libro di Ricordi provenienti dalla Signora Marchesa Cassandra Capponi Riccardi» (Archivio di Stato di Firenze, Riccardi, f. 580, cc. 137r-138r) conosciamo i particolari della dote assegnata da Vincenzio Capponi alla figlia, che consisteva in 25.000 scudi, oltre a vari immobili e a un corredo per un ammontare di altri 1600 scudi. Alla morte di Vincenzio nel 1688, tutti i suoi beni passarono in eredità a Cassandra, unica erede, perché la figlia maggiore, Lisabetta, moglie di Orazio Capponi, era morta nel 1671.
Nel periodo giovanile Riccardi si dedicò alle composizioni latine e a esercitazioni di argomento storico, ma con risultati scolastici. Fra le prime sono da ricordare l’Oratiuncula de fortitudine e l’Oratiuncula de sapientia, esercitazioni didattiche sullo stile ciceroniano (Firenze, Biblioteca Riccardiana, Mss., 3161); mentre di argomento storico Riccardi ci ha lasciato notizie diverse sistemate per ordine cronologico, che cominciano con: «Ottavio Augusto. Nell’ultimo suo anno nacque Christo. Regno anni 44, e 12 nel triumvirato. Tiberio adottato d’Augusto» (ibid., 2517, c. n.n.). Non si tratta di una vera e propria raccolta di notizie storiche, in quanto vi sono inframezzati riferimenti al Nuovo Testamento. Le notizie finiscono con il ricordare il pontificato di Urbano VIII (ibid., c. 65r). Sono da segnalare, infine, gli appunti relativi alla filosofia naturalistica secondo la visione di Democrito (ibid., 2172), ma come Riccardi stesso si affretta a precisare, egli la pensava proprio all’opposto.
Morì a Firenze il 28 febbraio 1719.
Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio dell’Opera del Duomo, Registro battezzati, reg. 47, c 51 (mercoledì 1° aprile 1648); Archivio di Stato di Firenze, Carte Dei, 40, ins. 27; Mannelli, Galilei, Riccardi, filze 271, 289, 346, 361, 365, 423, 428, 449; Mediceo del Principato, filze 1525, 4260, 5822, 5828, 5829, 5840, 5842, 5844, 5846, 5848, 5849, 5858; Miscellanea Medicea, filze 100, 282, 295, 309-310, 335-337, 336-339, 619; Raccolta Sebregondi, 4432, 4433; Riccardi, filze 112, 258, 259, 271, 278, 289, 308, 342, 356, 580, 805, 818; Riccardi Appendice, filze 50, 53 s.; 60 s.; San Casciano, Archivio Corsini, Carteggio Segni, cc. 215r-216r; Modena, Biblioteca Estense universitaria, Campori, 1611-1620 (carteggio di F. R.); Firenze, Biblioteca dell’Accademia della Crusca, Mss., 33; Biblioteca Marucelliana, Mss., A.181, cc. 26r-27r; Biblioteca Medicea Laurenziana, Redi, 211, passim; 225, passim; Biblioteca Moreniana, Acquisti diversi, 54, voll. 6-7; 161, voll. 1-2; Moreni, 107; Palagi, fz. 381-382; Biblioteca nazionale, Carteggi vari, 57, 1; 92, 50; 92, 52; 93, 215; 99, 22; 203, 111; De Gubernatis, cass. 46, n. 8; 73, n. 23; Magl., VIII 640a; VIII 1149; VIII 1200; N. A., 641-643, 665; Passerini, 8; Biblioteca Riccardiana, Mss., 1822, 2112, 2206, 2296-2299, 2517, 2780, 3161, 3478, 3808, 3817, 3822, 4063.
S. Salvini, Fasti Consolari dell’Accademia Fiorentina, Firenze 1718, passim; Una missione di Savoia a Roma presso il Papa Clemente XI. secondo un carteggio col Marchese F. R., ministro del granduca di Toscana, Firenze 1889; G. Biagi, Anecdota Riccardiana, in Rivista delle Biblioteche e degli Archivi, XI (1900), n. 10-11 pp. 145-147; M. Battistini, Le voyage en Belgique du comte Alexandre Segni de Florence, in Bullettin de l’Institut historique belge de Rome, XXI (1940-1941), pp. 86-147; A.M. Crinò, Un episodio della guerra anglo-olandese del 1666 in alcune lettere di F. R., in Ead., Fatti e figure del Seicento anglo-toscano. Documenti inediti sui rapporti letterari, diplomatici, culturali fra Toscana e Inghilterra, Firenze 1957, pp. 167-171; F. Büttner, Der Umbau des Palazzo Medici-Riccardi zu Florenz, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XIV (1970), pp. 393-414; Id., Die Gallerie Riccardiana in Florenz, Frankfurt-Bern 1972; P. Malanima, I Riccardi di Firenze. Una famiglia e un patrimonio nella Toscana dei Medici, Firenze 1977, passim; W.E.K. Middleton, Marchese F. R. and Alessandro Segni in England in 1668-1669. Segni’s Diary, in Studi secenteschi, XXI (1980), pp. 187-279; M.J. Minicucci, Ville, palazzi, biblioteche dei Riccardi. I marchesi Francesco, Bernardino, Gabriello, in I Riccardi a Firenze e in villa. Tra fasto e cultura. Manoscritti e piante. Firenze, Biblioteca Riccardiana, Palazzo Medici Riccardi 26 marzo - 26 maggio 1983, Firenze 1983, pp. 122-131; Catalogo degli Accademici [della Crusca] dalla fondazione, a cura di S. Parodi, Firenze 1983, ad nomen; M.J. Minicucci, Il Marchese F. R. Studi giovanili, esperienze di viaggio, attività diplomatica del fondatore della Biblioteca Riccardiana, Firenze 1985; M. Prunai, La Biblioteca Riccardiana da biblioteca di famiglia a biblioteca pubblica, in Beni librai: Committenza e artisti nelle collezioni fiorentine, Firenze 1987, pp. 201-217; A. Mirto, Stampatori, editori, librai nella seconda metà del Seicento. Parte Prima, Firenze 1989, passim; F. Büttner, «All’usanza moderna ridotto». Gli interventi dei Riccardi, in Il Palazzo Medici Riccardi di Firenze, a cura di G. Cherubini - G. Fanelli, Firenze 1990, pp. 150-169; S. Caroti, Nel segno di Galileo: erudizione, filosofia e scienza a Firenze nel secolo XVII. I «Trattati Accademici» di Vincenzio Capponi, Firenze 1993, ad ind.; G. Lazzi, Biblioteca Riccardiana, in Biblioteche Riccardiana e Moreniana in Palazzo Medici Riccardi, Fiesole 1998, pp. 35-48; B. Paolozzi Strozzi, Leopoldo de’ Medici e la Libreria Capponi, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di lettere e filosofia, s. 4, III (1998), pp. 243-259; D. Liberatori, Al cuore della Riccardiana. La Biblioteca di Vincenzio Capponi e il suo inventario, tesi di laurea, relatore prof.ssa F. Cenni, Università degli studi di Siena, facoltà di lettere e filosofia di Arezzo, a.a. 2007-08; La Villa di Castel Pulci, a cura di P. Ruschi, Firenze 2015, ad indicem.