RAVIZZA, Francesco
RAVIZZA, Francesco. – Nacque a Orvieto nel 1616 da Amedeo.
Il padre esercitava la professione di muratore. Dopo il matrimonio, investendo la dote della moglie, iniziò una piccola attività di merciaio ambulante, il cui successo gli permise di aprire una bottega in città. Francesco lo aiutò come garzone, ma, a causa di contrasti sopravvenuti, lasciò la casa paterna e si recò a Roma in cerca di fortuna. Nell’Urbe offrì i suoi servigi dapprima a un maestro e successivamente agli avvocati Orazio Marguti e Girolamo Leli; quest’ultimo avrebbe voluto avviarlo alla sua professione, tuttavia Ravizza preferì invece farsi strada negli ambienti della Curia. Entrato nelle grazie di donna Olimpia Maidalchini, nel 1655, dopo la morte di Innocenzo X, fu conclavista del cardinale Carlo Gualtieri, suo conterraneo, parente e stretto collaboratore della stessa donna Olimpia. Il 3 marzo 1655 venne incarcerato in Castel Sant’Angelo in quanto sorpreso a far uscire dal conclave alcuni biglietti destinati a informare la sua protettrice circa le trattative in corso nel consesso cardinalizio.
L’elezione di Alessandro VII, propiziata dal cardinale Gualtieri, fece sì che l’incidente non avesse ulteriori conseguenze; gli consentì anzi di entrare nell’orbita dei Chigi e di divenire uomo di fiducia del cardinale nipote Flavio. Ottenne dal papa di essere ascritto alla nobiltà della sua città natale e la nomina a gonfaloniere per un nipote. Il 6 novembre 1659 divenne commissario generale della Camera apostolica e il 28 novembre 1661 referendario delle due Segnature. Il 31 dicembre 1662, dopo essere stato canonico di S. Maria Maggiore, fu ascritto al capitolo della basilica di S. Pietro, di cui, negli anni 1663-65 e poi nel 1669, fu camerlengo maggiore. Nel 1664 accompagnò in veste di uditore il cardinale Flavio Chigi nella sua missione in Francia conseguente l’incidente della guardia corsa. Il 14 luglio 1665 fu nominato prefetto dell’Archivio Vaticano, ufficio che mantenne fino alla morte ma in realtà non esercitò, poiché vi provvidero Pier Francesco de Rossi (1670-75) e Giuseppe Vallemani (luglio 1675-agosto 1676). Il 17 febbraio 1666 divenne segretario della Consulta e il 19 marzo 1667 fu nominato vescovo di Sidone in partibus infidelium.
Dopo la morte di Alessandro VII, avvenuta il 22 maggio 1667, Ravizza si adoperò per l’elezione del cardinale Angelo Celsi, dando luogo a malumori all’interno della fazione del cardinale Chigi. Ugualmente nel corso del lungo e agitato conclave apertosi in seguito alla morte di Clemente IX (9 dicembre 1669), egli operò per conto del cardinale Chigi, rimasto legato alla Spagna, per ostacolare le candidature di Scipione Pannocchieschi d’Elci e di Girolamo Buonvisi, sostenute dalla Francia; le sue trame furono però smascherate da Jean-François Paul de Gondi, cardinale de Retz.
Il 13 febbraio 1668 con la mediazione dell’Inghilterra fu firmato a Lisbona il trattato di pace tra la Spagna e il Portogallo che riconosceva l’indipendenza portoghese, sotto la guida della dinastia di Braganza. Il reggente don Pedro inviò a Roma come ambasciatore Francisco de Sousa, conte di Prado, per regolare la provvisione dei benefici concistoriali rimasti vacanti a causa dei contrasti seguiti alla sollevazione del 1640. Clemente IX affidò lo studio della questione al cardinale Pietro Ottoboni, mentre il cardinale Virginio Orsini, protettore del regno di Portogallo, presentò in concistoro i candidati designati dal re.
Clemente X il 12 agosto 1670 inviò Ravizza a Lisbona, primo nunzio dopo il 1578. Il 16 giugno 1670 la chiesa di Sidone era stata elevata al rango di archidiocesi ad personam. L’inviato partì da Livorno il 30 ottobre 1670 diretto a Parigi, allo scopo di ottenere dal re di Francia il necessario appoggio per superare le residue difficoltà esistenti tra il sovrano portoghese e Roma. Imbarcatosi dal porto della Rochelle il 24 aprile 1671, arrivò a Lisbona il 4 maggio, ricevuto con tutti gli onori. Tuttavia furono messe in questione le sue facoltà di legato de latere, e di conseguenza poté presentare le credenziali solo il 25 giugno 1671. Scopo principale della sua missione era ricostituire l’episcopato del regno: il 12 luglio consacrò il novantenne Nicolau Monteiro, vescovo di Porto, e conferì il pallio all’arcivescovo di Braga, Veríssimo de Lencastre, primate di Portogallo, più tardi cardinale. Assai più complesse risultarono, dopo trent’anni di inattività, la riapertura del tribunale e l’organizzazione della collettoria, le cui competenze si scontravano con la tradizione giuridica locale.
Il 9 agosto 1673 Ravizza ricevette il suo successore, Marcello Durazzo e, dopo aver passato le consegne, il 23 agosto intraprese il viaggio di ritorno a Roma, toccando Madrid e Alicante; da qui si imbarcò per Genova, dove approdò il 23 ottobre. Con lettera del 23 marzo gli era stata notificata la nomina del successore e la designazione come segretario della congregazione de Propaganda Fide, dopo la morte di Federico Baldeschi, avvenuta il 4 ottobre 1691. La scelta si dovette probabilmente alle competenze acquisite in Portogallo, in un momento segnato da contrasti tra Propaganda Fide e il regime del padroado. L’interim fu esercitato da Urbano Cerri, mentre Ravizza appare per la prima volta nei protocolli il 20 novembre 1673.
Il 19 maggio 1675, «sano di mente e indisposto di corpo», modificò il testamento, nominando esecutore il cardinale Flavio Chigi, coadiuvato a Roma dal canonico Cristoforo Scotti e dall’avvocato Domenico Tarugi e a Orvieto dall’arcidiacono Sforza Tarugi.
Morì a Roma il 22 maggio e fu sepolto, in ossequio alla sua volontà, nella basilica di S. Pietro.
Fonti e Bibl.: Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Portogallo, voll. 25-28, 148, 157; Archivio della nunziatura di Lisbona, nn. 1; 5, cc. 143r-152r; Biblioteca apostolica Vaticana, Chig., M.VIII.LXVI, cc. 53r-63v (testamento).
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