RASTRELLI, Francesco
(Francesco Bartolomeo). – Nacque intorno al 1697 a Parigi dal fiorentino Bartolomeo Rastrelli (o Carlo Bartolomeo, 1666-1744) e da Catherine Osmo (definita di nazionalità italiana in un documento del 1737 citato in Ovsjannikov, 2000, p. 250). Negli studi è detto in genere Francesco Bartolomeo, ma il suo nome di battesimo era François-Nicolas. Forma e grafia del nome nei documenti russi variano; a volte viene indicato il patronimico. Non abbiamo attestazioni sugli anni parigini del giovane, ma pare certo che Francesco si formasse e lavorasse nella bottega paterna. Lo confermerebbe anche la sua menzione nel contratto stipulato dal padre con la corte russa nel 1715. Bartolomeo accettò infatti di andare a lavorare per tre anni in qualità di architetto, scultore e scenografo alla corte imperiale assieme al figlio Francesco e a un allievo. I Rastrelli, viaggiando alla volta di San Pietroburgo, passarono da Strasburgo e Francoforte e sostarono cinque settimane a Berlino e un mese a Königsberg, perché Francesco si era ammalato. Via Riga, il 24 marzo 1716, arrivarono a San Pietroburgo, fondata da poco più di dieci anni. Il resto della famiglia, Catherine Osmo сon il figlio minore Bartolomeo, dovette giungere nell’estate del 1717. Indubbiamente, per la cultura di Francesco fu determinante il padre, che si era formato a Roma. Inoltre l’ambiente parigino del secondo decennio del XVIII secolo e le memorie dei luoghi visti nel viaggio verso San Pietroburgo ebbero certo un ruolo.
Il contratto di Bartolomeo con la corte russa scadde il 5 luglio 1719 e non fu prolungato. Da questa data non si hanno notizie certe sulle attività dei singoli membri della famiglia Rastrelli perché in diversi documenti russi viene indicato solo il loro cognome. Le varie attività per la corte russa di Bartolomeo e dei suoi due figli, Francesco e Bartolomeo, anch’egli architetto, sono dunque diversamente interpretate dagli studiosi ed è perciò difficile determinare con certezza l’apporto di ciascuno alle fabbriche costruite a partire dagli anni Venti. Gli elenchi dei lavori eseguiti stilati dallo stesso Francesco (tra cui la Relation générale de tous les edifices, palais et jardins que moy Compte de Rastrelli, ober-architecte de la Cour, a fait construire pendant tout le temps que j’ai eu l’honneur d’etre au service de Leurs Majestés Imperiales de toutes les Russies, à commencer depuis l’année 1716, jusqu’à cette année 1764, in Batowski, 1939, pp. 47-56) non paiono dirimenti per la definizione del corpus, dato che vi sono segnate anche opere che altre fonti dell’epoca non attribuiscono a lui (Denisov - Petrov, 1963, p. 5). La commissione che sicuramente vide impiegato il giovane in questi anni a San Pietroburgo è il palazzo per Dmitrij Kantemir (1721-26/27), opera che manifestò Francesco come dotato di inventiva più che esperto nella pratica (Malinovskij, 2008, p. 159). Per quella che dovrebbe essere la sua prima opera autonoma, Francesco propose un palazzo in pieno stile pietroburghese.
Ulteriore elemento di incertezza nella vicenda biografica e professionale di Francesco sono i supposti viaggi all’estero in questi anni di scarsa evidenza documentaria, come ipotizzò Petr Petrov (1876, p. 55), seguito dalla maggioranza dei successivi studi. Secondo Сornelia Skodock, Francesco avrebbe potuto viaggiare all’estero prima della commissione Kantemir (tra il 1719 e il 1721) o dopo (a partire dal 1726/27), ma la studiosa ritiene che l’ipotesi sia infine da scartare anche perché attribuisce a Francesco altre commissioni, come il palazzo per Ivan Dolgorukov, databile tra il 1727 e il 1730, che Rastrelli stesso menziona come suo nella Relation général (Skodock, 2006, p. 70, e cat. 10). Del viaggio, che potrebbe avere avuto luogo fra il 1726/27 e il 1730, non sono stati trovati riscontri documentari: in particolare la Skodock ha condotto ricerche negli archivi viennesi e francesi senza risultato (ibid., p. 68). L’ipotesi di una formazione di Rastrelli all’estero, avanzata dalla maggior parte degli studi, nasce dall’esigenza di spiegare i numerosi rimandi all’architettura europea occidentale, dalla reggia di Versailles alle opere di Filippo Juvarra e dell’ambiente romano dell’Accademia di S. Luca. Tale conoscenza poteva derivare non solo da viaggi, ma anche da repertori di incisioni e dalla familiarità con maestri di diverse scuole e nazionalità che operavano in Russia. Riguardo al legame con la cultura architettonica di Johann Balthasar Neumann e di Matthäus Daniel Pöppelmann, per esempio, occorre ricordare che la cultura tedesca era preponderante nella Russia dell’imperatrice Anna. Inoltre Francesco Rastrelli, che si firmava anche «von Rastrelli», sposò la baronessa Maria Anna von Walles, nata a Berlino nel 1710. Da questa unione, avvenuta forse attorno al 1732 (Ovsjannikov, 2000, p. 250), nacquero tre figli: Giuseppe Jacopo (1733-37) ed Eleonora (1735-38) morirono precocemente, mentre Elisabetta Caterina, nata nel 1734, sposò l’architetto Francesco Bertogliati, aiutante del padre.
Al momento della nascita dei figli, Francesco doveva essere architetto di corte, mansione che quasi sicuramente gli venne conferita nel 1730, anno dell’ascesa al trono di Anna. In quello stesso anno gli fu affidato il rinnovamento dei principali palazzi di corte, iniziando da quello imperiale all’interno del Cremlino di Mosca (perduto). Nell’ottobre del 1730 il padre lo raggiunse a Mosca e per la fine dell’anno lavorarono inoltre al nuovo palazzo d’Estate, detto Annenhof, sul fiume Jauza (opera perduta). Questo palazzo e il relativo giardino furono completati entro il 1735 con la partecipazione del fratello minore Bartolomeo.
Dopo l’ascesa al trono di Pietro II (1727) la corte aveva risieduto sempre più a lungo a Mosca. Nel 1732 si trasferì definitivamente da Mosca a San Pietroburgo, e verosimilmente a Francesco e al padre Bartolomeo vanno attribuiti i lavori del palazzo d’Inverno di Anna a San Pietroburgo (1732-37, perduto; sulla discrepanza delle fonti, Skodock, 2006, cat. 16; Malinovskij, 2008, p. 247). Con questo palazzo, rimaneggiato fino al 1742, la corte poté sfoggiare una nuova magnificenza; nel 1734 Francesco vi costruì anche un teatro, il primo alla moda europea in Russia.
Nel 1732 Francesco Rastrelli fu impegnato anche al palazzo d’Estate in legno sulle sponde della Neva (perduto). Nel giardino d’Estate, sempre a San Pietroburgo, realizzò un anfiteatro con giochi d’acqua decorato da verzura regolare e da busti di imperatori romani (1734-38, perduto). A Mosca, nel 1738, fu coinvolto nel restauro del palazzo Golovin sulla Jauza, al quale lavorò poi fino al 1752. Dal 1736 non si hanno più notizie del fratello minore nei documenti relativi alla corte russa. Per questo motivo cessa la possibile confusione tra i lavori dei due fratelli (Malinovskij, 2008, pp. 247 s.).
Per il favorito di Anna, il potentissimo Ernst Johann von Biron, Francesco costruì in Curlandia (odierna Lettonia) il palazzo di Ruhental: i progetti del 1734 furono realizzati fra il 1736 e il 1740, anno in cui venne ultimata la sistemazione degli interni. Realizzò inoltre il palazzo di Mitau (odierna Jelgava; 1738-40, 1763-69). Entrambe le fabbriche, pur con rimaneggiamenti, si conservano fino a oggi. Nel 1738 Francesco divenne primo architetto di corte, una posizione che mantenne fino al 1763, sotto i regni di Anna (1730-40), di Ivan VI (1740-41), di Elisabetta (1741-61), di Pietro III (1762) e di Caterina II (salita al trono nel 1762). Da questo momento, per la differenza di mansioni, non vi è più possibilità di confusione con i lavori del padre.
Rastrelli, che aveva realizzato i principali palazzi del potere dell’imperatrice Anna, fece lo stesso per Elisabetta. Soprattutto durante il regno della nuova sovrana godette di una libertà creativa straordinaria derivatagli non solo dalla posizione conquistata, ma anche dal trovarsi a operare in un momento in cui l’architettura locale non aveva norme prestabilite e codici rigidi; San Pietroburgo era infatti ancora in via di realizzazione. Tra le sue prime opere di grande rilievo va annoverato il nuovo palazzo d’Estate di San Pietroburgo, all’angolo fra i canali Fontanka e Mojka. Il primo progetto data al 1741; fu finito nel 1744, ma i lavori all’interno si protrassero per circa dieci anni (non conservato).
La perizia costruttiva di Rastrelli nel campo dell’architettura teatrale, di cui aveva già dato prova sotto Anna, fece sì che nel 1742 fosse mandato a Mosca a costruire un teatro per i festeggiamenti dell’incoronazione di Elisabetta (perduto). Successivamente realizzò diversi teatri. Oltre a quelli nelle residenze imperiali, nel 1750 costruì un grande teatro a San Pietroburgo, al Campo di Caricino, distrutto nel 1778. Non è chiaro se avesse lavorato anche come scenografo, e nondimeno va ricordato che la scenografia era indicata fra le attività da svolgersi a San Pietroburgo nel già menzionato contratto stipulato da suo padre nel 1715. In ogni caso, nelle sue architetture manifestò una sensibilità da scenografo che teneva conto anche delle visioni di scorcio e per angolo di matrice bibbienesca.
Dal 1746 fino al 1751 Francesco si occupò del completamento di palazzo Aničkov all’angolo fra la prospettiva Nevskij e il canale Fontanka (iniziato da Michail Zemcov nel 1741). Questo edificio, uno dei primi esempi di sontuosa villa (usad’ba) urbana della nuova capitale, ammobiliato alla francese e decorato fastosamente con intagli dorati e soffitti dipinti, divenne oggetto di successive imitazioni. Era stato costruito per volere dell’imperatrice per il suo favorito, il conte Aleksej Razumovskij. Fu poi modificato in stile neoclassico, ma ancora oggi mantiene il nome Aničkov, che gli deriva dalla prossimità all’omonimo ponte costruito nel 1715 da un battaglione di marinai al comando del maggiore Michail Aničkov.
Molti nobili si rivolsero a Rastrelli per le proprie dimore, nelle quali egli combinò elementi del barocco e del rococò ‘internazionale’ con la tradizione locale, dalla quale riprese, ad esempio, le cromie accese che utilizzò per i prospetti. Tra le commissioni di privati vanno certo citate quelle di San Pietroburgo pervenute fino a noi: il palazzo del conte Michail Voroncov sulla via Sadovaja (1749-58), per il quale Angelo Carboni lavorò alla decorazione pittorica nel 1759; e il palazzo del barone Sergej Stroganov all’angolo della prospettiva Nevskij e del canale Mojka, dove nel salone centrale effetti di sfondato illusionistico furono dipinti da Giuseppe Valeriani (1753-56). Fu soprattutto grazie a Rastrelli che la decorazione prospettica con quadrature venne introdotta in Russia sia nelle dimore imperiali che in quelle nobiliari. Questi palazzi vanno inseriti in quella sorta di esplosione dell’edilizia sfarzosa della nobiltà pietroburghese che ebbe luogo alla metà del secolo.
Nella seconda metà degli anni Quaranta e agli inizi degli anni Cinquanta buona parte dell’attività di Rastrelli si svolse nelle residenze suburbane dei dintorni di San Pietroburgo. Le sue architetture di questo periodo possono essere lette come magnifiche scenografie della vita di corte. Dal 1745 Rastrelli si occupò della ristrutturazione del Grande Palazzo della residenza di Petergof, fondata all’epoca di Pietro il Grande, e pesantemente danneggiata nella seconda guerra mondiale. I lavori, iniziati nel 1747, si conclusero nel 1755; entro l’anno successivo il giardino superiore venne ampliato e chiuso da una recinzione. Tra i vari padiglioni, sempre su disegno di Rastrelli, va menzionato il Corpo di Pietra (1747-48), dove si svolgevano balli e festeggiamenti. Contemporaneamente il maestro fu impegnato nel rifacimento del palazzo principale di Oranienbaum (1744-50), per il quale ricevette una ricompensa dall’erede al trono, il futuro Pietro III. Anche la residenza suburbana di Carskoe Selo (pervenuta, ma molto danneggiata nella seconda guerra mondiale), fu oggetto di costanti rifacimenti che impegnarono Rastrelli dal 1749 al 1757.
Nel Grande Palazzo di Caterina, pur lavorando su prospetti straordinariamente estesi, Rastrelli riuscì a rifuggire la monotonia grazie al costante gioco di corpi in aggetto e a un insistente uso di elementi plastici, sempre variati. Alla continuità del prospetto principale esterno corrispondeva all’interno una enfilade di stanze: la magnificenza, sia a Carskoe Selo che nelle altre residenze, si esprimeva infatti attraverso le prospettive infinite date dal susseguirsi di sale decorate in prevalenza con specchi e intagli dorati. Tra gli interni uno dei più preziosi era il gabinetto d’ambra: nel 1754 i pannelli di mosaico d’ambra, che erano stati donati nel 1716 a Pietro I, furono restaurati e montati da Alessandro Martelli su disegno dello stesso Rastrelli (opera perduta e modernamente ricostruita).
A Carskoe Selo, oltre al Grande Palazzo di Caterina, Rastrelli edificò il padiglione dello Scivolo assieme al tecnico Andrej Nartov (1754-57, opera perduta). Dal 1749 intervenne, aggiungendo un ricco decoro scultoreo e una terminazione cupolata, al padiglione dell’Ermitage, iniziato su progetto di Michail Zemcov nel 1744, mentre sul grande laghetto realizzò la Grotta, un padiglione a soggetto marino. Il padiglione da caccia Monbijou, progettato da Savva Čevakinskij nel 1746, fu rimaneggiato da Rastrelli, il quale entro il 1754 si occupò della decorazione esterna e degli interni. Tra i vari altri edifici a cui lavorò Rastrelli va almeno menzionato il palazzo Alle Quattro Strade, realizzato sulla prospettiva di Carskoe Selo (progetto del 1751).
Negli stessi anni Rastrelli si occupò della progettazione di significativi edifici di culto. In quest’ambito estrapolò stilemi dall’architettura antico-russa (ossia quella creata prima di Pietro il Grande) con lo scopo di ideare un linguaggio allo stesso tempo tradizionale e aggiornato internazionalmente. Le sue ricerche, partite dalla ricezione di forme tardo-borrominiane, sfociarono in creazioni come la chiesa di S. Andrea a Kiev (1748-62, realizzata da Ivan Mičurin, conservata). Questo progetto fu avviato nello stesso anno dell’inizio della costruzione del monastero Smol’nij a San Pietroburgo. Per monumentalità e rilevanza anche urbanistica, lo Smol’nij è considerato una delle opere più importanti di Rastrelli a oggi esistenti. L’architetto, solo dopo aver elaborato diverse varianti, riuscì a compiacere l’imperatrice, che aveva chiesto di rifarsi a venerande fabbriche antiche: il monastero della Nuova Gerusalemme nei pressi di Mosca, quello delle Vergini e il campanile di Ivan il Grande al Cremlino di Mosca. Questi modelli, seguiti solo in linea generale, stimolarono un ripensamento molto personale delle forme tradizionali. La cattedrale a croce greca con cinque cupole a bulbo fu inserita in un grande cortile anch’esso cruciforme, dove erano previste ulteriori quattro chiese con una cupola a bulbo e le celle. La cattedrale fu ultimata all’esterno verso il 1769 senza la supervisione del maestro, mentre l’intero complesso fu terminato con diverse modifiche solo all’inizio dell’Ottocento. Il magnifico campanile, pensato per svettare nel contesto urbano, non fu realizzato (rimangono i disegni e un modello ligneo, 1750-56). Ciononostante il monastero mantenne nell’Ottocento un ruolo chiave a livello urbanistico per la parte della città detta Litejnaja. Nel campo dell’architettura religiosa, a Rastrelli si devono inoltre restauri di opere chiave, come la rotonda del Santo Sepolcro del monastero della Nuova Gerusalemme vicino a Mosca. Qui la tradizionale copertura a tenda della rotonda fu rifatta inserendo ripetute serie di finestre ad abbaino che illuminavano in modo inedito lo spazio circolare sottostante (1750-59, opera perduta e ricostruita).
Dalla seconda metà degli anni Quaranta Rastrelli non solo costruì edifici di culto, ma fu impegnato anche al palazzo imperiale d’Inverno di San Pietroburgo. Inizialmente, dal 1746, edificò un palazzo a tre piani in legno, posto accanto alla parte sud del palazzo di Anna. Fino al 1752 fu impegnato in proposte di ampliamento e modifiche dell’esistente. L’esigenza di una maggiore rappresentatività del potere imperiale determinò nondimeno la richiesta di un rifacimento totale del palazzo, le cui principali caratteristiche possono riassumersi nella combinazione dei principi di regolarità e magnificenza (Švidkovskij, 1999, p. 156). Nel 1754 fu istituita la Kontora stroenija Eja Imperatorskogo Veličestva (Ufficio per la costruzione della casa invernale di Sua Eccellenza Imperiale), diretta dal colonello Aleksej Nasonov e dal consigliere di corte Giovanni Rossi, che occupò questo ruolo fino alla fine dei lavori nel 1764. Nello stesso 1754 Rastrelli progettò il palazzo provvisorio dove la corte avrebbe risieduto mentre quello nuovo era in costruzione. Si trattava di un edificio a un piano in legno tra il canale Mojka e la strada Malaja Morskaja con più di cento stanze, poi smantellato. Nel 1755 Rastrelli distrusse il vecchio palazzo, a cui lui stesso aveva lavorato per anni, preventivando di ultimare in due anni quello nuovo. I lavori si protrassero invece per sette anni, anche a causa della guerra dei Sette anni, per la quale vennero dirottati i soldi preventivati per la fabbrica. Questa sorta di palazzo-blocco, con quattro corpi angolari collegati tra loro, è quello tuttora esistente, parte dell’Ermitage. Per l’esuberante, ma in sostanza controllata, retorica delle facciate, Rastrelli aveva previsto un imponente uso della decorazione plastica, che presupponeva il lavoro di una grande quantità di maestranze: le sole cornici intorno alle finestre sono più di duemila e variano continuamente, dalle teste d’angelo, ai mascheroni, alle protomi leonine, a bizzarri piccoli frontoni. Per inquadrare il palazzo dalla parte della terraferma, Rastrelli propose una piazza trionfale con un colonnato e al centro una statua equestre di Pietro il Grande, che tuttavia fu realizzata solo successivamente e non nelle forme ideate dal maestro. Anche il progetto di ampliamento e rafforzamento degli argini del lungofiume della Neva di fronte al palazzo d’Inverno, dapprima concepiti in legno e poi in pietra, fu iniziato nel 1756, ma fu portato avanti negli anni Sessanta da Jean-Baptiste-Michel Vallin de la Mothe senza il coinvolgimento di Rastrelli.
Negli anni Sessanta avvenne una svolta radicale nella carriera dell’architetto. Ne è testimonianza la vicenda della costruzione del Gostinnyj Dvor, i nuovi mercati sulla prospettiva Nevskij di San Pietroburgo. La proposta di Rastrelli fu approvata nel 1757, ma nel 1761 Jean-Baptiste-Michel Vallin de la Mothe elaborò un nuovo progetto, che venne preferito a quello di Rastrelli. Da questo momento la situazione dell’architetto peggiorò. Dopo la morte di Pietro III nel 1762 e l’ascesa al trono di Caterina II nello stesso anno, nuovi dignitari acquisirono potere a corte. Non da ultimo, in materia di architettura Caterina II aveva gusti precisi e diametralmente opposti a quelli di Elisabetta. Non a caso, quindi, gli studi su Rastrelli identificano la sua opera con il regno di Elisabetta e lo definiscono come il più importante rappresentante del barocco imperiale russo o barocco elisabettiano. Tuttavia è difficile etichettare il linguaggio di Rastrelli, che creò opere molto personali.
Negli anni Sessanta il maestro è menzionato nei documenti di corte solo per commissioni precedenti. Tra il 1759 e il 1761 lavorò per privati: a questo periodo data la residenza estiva del conte Karl Sivers sulla strada Petergovskaja (in seguito molto rimaneggiata).
II 10 agosto 1762 Rastrelli fu mandato in Italia in congedo per un anno. Al suo ritorno, il 23 ottobre 1763, chiese di essere congedato dalle sue mansioni a causa dell’età avanzata e del cattivo stato di salute; la richiesta fu accolta e gli venne assicurata una pensione di mille rubli l’anno. Dopo il suo ritiro dalla scena pietroburghese non venne nominato un nuovo architetto capo, mentre come architetto della Cancelleria venne scelto Jurij Fel’ten (Georg Friedrich Veldten), che lavorava con Rastrelli dal 1755.
Rastrelli lasciò San Pietroburgo nel 1764 e si recò in Curlandia, dove, per volere di Ernst Johann von Biron, divenne intendente capo degli edifici ducali. Pur rimanendo a servizio del duca di Curlandia, nel 1766 raggiunse Berlino per proporre i suoi servigi a Federico II di Prussia. Non ottenendo i risultati sperati, fece ritorno in Curlandia, dove completò il palazzo di Mitau, da lui realizzato già negli anni Trenta (1764, 1767-68). Nel 1767 disegnò la chiesa ortodossa di Mitau, edificata in cinque anni. Sempre nel 1767 la moglie morì a Mitau. Il 28 febbraio 1768 le Mitauische Nachrichten informavano dell’imminente partenza di Rastrelli per l’Italia; lo stesso giornale il 1° dicembre diede notizia del ritorno a Mitau, avvenuto il 25 novembre. Nell’autunno del 1770 il maestro tornò a San Pietroburgo.
Nel 1771 divenne membro dell’Accademia imperiale di belle arti. Fu insignito anche della croce di cavaliere di S. Anna, e tra i titoli va ricordato quello di conte, ereditato dal padre.
Ebbe diversi allievi e collaboratori di rilievo, tra cui Savva Čevakinskij, Jurij Fel’ten e Dmitrij Uchtomskij. Bisogna sottolineare che proprio sotto la regia di Rastrelli si sviluppò una fiorente scuola locale di artigiani, intagliatori e ornamentisti, e che le sue opere di architettura fecero scuola nel territorio dell’impero russo. Rastrelli diede importanza a questo aspetto del suo lavoro, e a lui si deve la Notice de tous les elèves qui j’ai instruits dans l’architecture pendant l’espace de 48 ans, lesqueles sont pervenus, par me soins, au service de sa Majesté Imperiale au grade d’architecte (Batowskij, 1939, p. 65; Skodock, 2006, pp. 282-288). Egli redasse inoltre un interessante documento sull’edilizia in Russia: Reflections sur la maniere et les difficultés qu’il y a en Russie pour bâtir avec la même exactitude et perfection comme dans les autres pais de l’Europe (Batowski, 1939, pp. 62-64; Skodock, 2006, p. 281).
Rastrelli morì nel 1771 a San Pietroburgo. Un decreto emesso da Caterina II il 29 aprile 1771 stabiliva che la pensione del maestro, morto solo pochi giorni prima, dovesse essere pagata per un anno a suo genero, l’architetto Francesco Bertogliati.
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