RAMPONI, Francesco
RAMPONI, Francesco. – Appartenente a una ricca e potente famiglia di Bologna nella quale si contavano diversi giuristi, era figlio di Raimondo, e nacque presumibilmente negli anni Venti del XIV secolo; ignota invece l’identità della madre.
Nel 1350 si laureò in diritto civile nello Studium petroniano. Sposò Misina di Ubaldino di Bartolomeo Malavolti, che morì nel 1394, ed ebbe un’unica figlia, Filippa. Abitava nella parrocchia di San Michele del Mercato di mezzo e teneva scuola sul confine tra le parrocchie di Sant’Andrea degli Ansaldi e di San Giacomo dei Carbonesi. Nello Studio bolognese fu un docente davvero illustre: tra i suoi allievi si ricordano Giovanni Nicoletti da Imola e Gaspare Calderini jr., mentre Andrea Barbazza dice di lui che fu «excelsus doctor et uberrimus juris fons» (Repetitio egregia ac peregrina legis cum acutissimi, C. de fideicommissis [C. 6.42.30], edita per excellentissimum virum et iuris utriusque monarcham dominum Andream Barbaciam Siculum Messanensem ac militem nobilissimum, Parme, per Stefanum Corallum de Lugduno, 6.v.1474, c. 1ra-rb). La sua attività di docente a Bologna è attestata negli anni 1367, 1369, 1371, 1377-1401, ma nel 1399 solo nei primi giorni dell’anno, perché il 20 gennaio fu bandito dalla città. A Bologna fu inoltre priore del Collegio dei civilisti negli anni 1381, 1382, 1385, 1386, 1390, 1393, 1395, 1399.
Taluni studiosi antichi ricordano che egli tenne cattedra anche a Ferrara, a Pisa e a Padova. A Ferrara promosse uno studente alla laurea nel 1393, ma è d’altra parte vero che in quell’anno leggeva a Bologna. Sappiamo per altro verso che il 25 giugno 1399 Domenigino Descalzi, Niccolò da Rio e Giovanni da Montagnana furono incaricati dal Consiglio maggiore del Comune di reclutare docenti per lo Studio patavino, e che il 12 luglio dello stesso anno Descalzi inviò una lettera a Galeazzo Buzzoni, un esponente della corte dei Gonzaga, pregandolo di intercedere perché Ramponi si recasse a Padova (Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 1591, doc. 262). Ma il 22 agosto Descalzi informava lo stesso Buzzoni che con le trattative si era in alto mare (Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 1591, doc. 238), e d’altra parte il 10 novembre, caduto il bando, Ramponi rientrava in Bologna. Se dunque insegnò a Padova lo fece per poche settimane, ma è del tutto verisimile che quell’insegnamento non abbia mai avuto luogo. È d’altra parte un suo omonimo, il Francesco Ramponi con il quale lo confondono Jacopo Facciolati e Andrea Gloria, che, proveniente dall’ateneo ferrarese, tenne a Padova la lettura ordinaria di diritto civile negli anni tra il 1404 e il 1407: Ramponi era nel frattempo passato a miglior vita.
Accanto all’attività scientifica e all’insegnamento, Francesco Ramponi giocò un ruolo di primo piano nella vita politica e diplomatica del tempo. Già nel 1359 fu membro della magistratura degli Anziani, nel 1376 del Consiglio dei Cinquecento, del Consiglio dei Seicento nel 1387; per volontà del cardinale Egidio de Albornoz, nel 1361 era stato nominato rettore e governatore di Imola, carica confermatagli nel 1363. Con altri docenti dello Studio, nel 1376 collaborò alla redazione degli statuti di Bologna. Nella seconda metà del XIV secolo fu inoltre chiamato a diverse e delicate ambascerie diplomatiche per la sua città. Nel 1364 accompagnò il rettore di Bologna Gomez Albornoz presso lo zio cardinale, che si trovava ad Ancona. Fu probabilmente allora che si avanzò l’offerta della podesteria della città marchigiana per Rodolfo, suo cugino: una proposta rifiutata nel 1365.
Assieme a Roberto da Saliceto e Antonio Bentivogli, nel 1369 Ramponi accompagnò a Roma il cardinale Anglic de Grimoard, presso il fratello Urbano V: si doveva trattare la pace tra il pontefice e i perugini ribellatisi alla Chiesa, e d’altra parte Ramponi e gli altri petroniani illustri si erano messi in viaggio per raccomandare al papa la città. Nel 1376 fu inviato presso Bernabò e Galeazzo Visconti per stringere un’alleanza tra Bologna, Milano e Firenze, nel 1378 e nel 1379 fu ambasciatore a Firenze. In difesa del governo felsineo, in qualità di sindaco, nel 1385 fu incaricato assieme a Giovanni Fantuzzi di stringere un patto con Gian Galeazzo Visconti e con il Comune di Firenze; nel 1387 fu ambasciatore a Ferrara con Bartolomeo da Saliceto, nel 1388 fu a Ferrara per portare ad Alberto d’Este le condoglianze dei bolognesi per la morte di Nicolò II d’Este; nel 1389 fu inviato quale ambasciatore presso Gian Galeazzo Visconti; nel 1393 favorì la successione di Nicolò ad Alberto d’Este per impedirla ad Azzo.
Il prestigio di cui Francesco Ramponi godeva nella Bologna del tempo è dimostrato anche dalle vicende del suocero Ubaldino de Malavolti e del canonista Gaspare Calderini: entrambi sarebbero stati giustiziati, il primo nel 1376, il secondo nel 1388, se egli non avesse interceduto per loro.
Nella sua vita non vi fu solamente la dimensione locale, sia pure declinata in modo dinamico secondo le esigenze della diplomazia. La S. Sede ne riconobbe i buoni servigi a tal punto che nel 1387 Urbano VI gli assegnò una pensione annua di trecento fiorini. Un’altra pensione gli fu concessa da Bonifacio IX nel 1395, né questi emolumenti vennero abrogati e neppure limitati allorquando, di lì a qualche mese, papa Tomacelli intervenne con la scure a tagliare le troppe spese in capo all’erario pontificio: una scelta che dice dei molti meriti che venivano riconosciuti a Ramponi.
Il suo coinvolgimento nella vita politica bolognese non venne meno nelle vicende tumultuose che contrassegnarono gli anni estremi della sua esistenza. Nel 1393 Ramponi provocò un tumulto contro i Maltraversi, nel 1394 si adoperò per la deposizione degli Anziani in carica e per il rinnovo della magistratura; ma volendo mostrare che la sua azione non era legata a interessi personali, intervenne d’altra parte per impedire che il cugino Rodolfo divenisse gonfaloniere di Giustizia. Ma era davvero un tempo di aspre lotte di fazione: pur malato di gotta da oltre trent’anni, il 20 gennaio 1399 Ramponi fu costretto all’esilio da Carlo Zambeccari, contro il quale nei mesi precedenti aveva sostenuto Giovanni Gozzadini. Si recò allora a Imola, quindi a Forlì, infine a Padova, presso Francesco Novello da Carrara. Morto Zambeccari di peste e tornati al potere i Gozzadini, il 10 novembre dello stesso anno gli fu cancellato il bando e il 30 dicembre rientrò in città. Ebbe ancora il tempo di provocare un tumulto contro i Maltraversi e di incitare i bolognesi all’assedio di Faenza.
Morì a Bologna il 15 settembre 1401, dopo aver fatto testamento in favore del cugino Rodolfo di Filippo Ramponi. Tenne la sua orazione funebre il francescano Giovanni di Giorgio de’ Cortellini, maestro in teologia; fu sepolto con l’abito dei frati minori nella chiesa di San Francesco. Il cronista Pietro di Mattiolo lo descrisse come uomo assai devoto.
Della sua opera di giurista sopravvivono una repetitio ad D. 12.4.16 (ms. Torino, Biblioteca nazionale universitaria, G I 24, cc. 41-57), una quaestio de tutela pupilli (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 2683, cc. 249v-253r), una raccolta di diciotto sermones (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 2660, cc. 86r-100v) e diversi consilia – alcuni dei quali pubblicati con quelli del Calderini (Roma 1472; Lione 1550), altri editi o segnalati dagli studiosi moderni e puntualmente elencati da Giovanna Murano (a questi sono da aggiungersi i mss. Vat. lat. 2863, cc. 248-252 e Vat. lat. 11605, cc. 194v-199, 202 s., 208v-209v: J. Ruysschaert, Codices Vaticani latini 11414-11709, Città del Vaticano 1959, pp. 404, 406 s.). Secondo quanto scrive Tommaso Diplovatazio, gran parte della sua opera era andata perduta già all’inizio del Cinquecento.
Fonti e Bibl.: Cronaca bolognese di Pietro di Mattiolo, pubblicata da C. Ricci, Bologna 1885, pp. 37, 39 s., 58, 82, 88-90, 160; U. Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, I, Bologna 1888, pp. 4, 6; C. Malagola, Statuti delle università e dei collegi dello Studio bolognese, Bologna 1888, pp. 401 s.; Matthaei de Griffonibus Memoriale Historicum de rebus bononiensium [AA. 4448 a.C.-1472 d.C.], a cura di L. Frati - A. Sorbelli, in RIS2, XVIII, 2, Città di Castello 1902, pp. LXIII, 82, 85, 88 s.; Chartularium Studii Bononiensis, I, Bologna 1909, pp. 84, 266, IV, 1919, pp. 84 s., 87-89, 94, 99, 101-104, 114, 119 s., 122, 125, 128, 134, 172-174, 187, 190 s., 224, 230, 234 s., VI, 1921, pp. 4, 13 s., 21 s., 76 s., 79, 93, 136, 170, 175, 188, 207 s., 212 s., 217, 232 s., 235, 240 s., 245; Il “Liber secretus iuris Caesarei” dell’Università di Bologna. Volume I: 1378-1420 con una introduzione sull’origine dei Collegi dei dottori, a cura di A. Sorbelli, Bologna 1938-1942, pp. 1-16, 18-68, 70-99, 102-121, 123-127, 130, 134-137, 140-143, 145 s., 150, 152; Corpus chronicorum bononiensium, a cura di A. Sorbelli, III, in RIS2, XVIII, 1, Città di Castello 1939, ad ind.; Gli Statuti del Comune di Bologna degli anni 1352, 1357, 1376, 1389 (Libri I-III), a cura di V. Braidi, I, Bologna 2002, pp. LXXXIII s., 297.
C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, II, Bologna 1657, ad ind.; Guidi Panziroli De claris legum interpretibus, Lipsiae 1721, p. 143; J. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini ab anno Universitatis primo ad principum Carrariensium ultimum, Padova 1757, p. 26; A. Fabronius, Historia Academiae Pisanae, I, Pisis 1791, p. 72; F.M. Colle, Storia scientifico-letteraria dello Studio di Padova, II, Padova 1824, pp. 197 s.; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, II, Milano 1833, pp. 342 s.; F.K. von Savigny, Storia del Diritto romano nel Medio evo, II, Torino 1857, p. 502; A. Gloria, Monumenti della università di Padova (1318-1405), I, Padova 1888 (rist. Bologna 1972), pp. 74, 207 s.; F. Cavazza, Le scuole dell’antico Studio bolognese, Milano 1896, pp. 111-113, XXV; A. Sorbelli, Storia della Università di Bologna, I, Il Medioevo (secc. XI-XV), Bologna 1940, pp. 96, 101; G. Ermini, R., F., in Enciclopedia italiana, XXVIII, Roma 1949, p. 818; C. Piana, Nuove ricerche su le Università di Bologna e di Parma, Firenze 1966, pp. 42, 55, 65, 67, 92, 94, 106, 180, 570; F. R., in Novissimo Digesto Italiano, XIV (1967), p. 766; T. Diplovatatii, De claris iuris consultis. Pars posterior, a cura di F. Schulz - H. Kantorowicz - G. Rabotti, in Studia gratiana, X (1968), pp. 40, 297, 318, 321, 332, 351, 355; G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600, III, Frankfurt a.M. 1972, s.v.; R. Zucchi, Ottonello Descalzi e la fortuna del “De viris illustribus”, in Italia medioevale e umanistica, XVII (1974), p. 473; M. Ascheri, Una raccolta di ‘consilia’ per la congregazione di Monte Oliveto Maggiore, in Studi in onore di Ugo Gualazzini, I, Milano 1981, p. 42; A. Belloni, Professori giuristi a Padova nel secolo XV. Profili bio-bibliografici e cattedre, Frankfurt a. M. 1986, pp. 32, 91, 174, 203, 243, 255, 275; C. Storti Storchi, Ricerche sulla condizione giuridica dello straniero in Italia dal tardo diritto comune all’età preunitaria: aspetti civilistici, Milano 1990, pp. 40 n. 64, 42 n. 67, 63 n. 105, 71 n. 120, 110, 111 nn. 180-182, 120 n. 198, 139 n. 235; M. Bellomo, Medioevo edito e inedito, III, Roma 1998, pp. 78 s., 83, 99 n. 6, 101 n. 16; G. Mazzanti, R., F., in Dizionario biografico dei giuristi (XI-XX secolo), diretto da I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, p. 1651; G. Murano, F. R., in Autographa I.2 Giuristi, giudici, notai (sec. XII-XV), a cura di G. Murano, introduzione di A. Padovani, Imola 2016, pp. 103-105.