PROTO CARAFA, Francesco
PROTO CARAFA, Francesco. – Nacque a Napoli il 22 marzo 1821 da Donato duca di Albaneta e da Clorinda Carafa, dalla quale ereditò il titolo di duca di Maddaloni con cui divenne poi noto nella seconda metà del secolo.
Ebbe una solida formazione classica, studiando, fra gli altri, con Basilio Puoti, e si appassionò presto alle ricerche storico-erudite. Poco più che ventenne, pubblicò una Storia del cardinale di Richelieu (Napoli 1842), e poi una traduzione (Napoli 1843) della Vita Serzanni Caraccioli di Tristano Caracciolo. Nel 1845 sposò la nobile inglese Harriett Vanneck, con la quale l’anno seguente ebbe un figlio, e partecipò a Napoli alla VII adunanza degli scienziati italiani, che alimentò speranze di apertura del regime borbonico.
Deluse le aspettative, alla fine del 1847 Proto prese parte alle manifestazioni di piazza che chiedevano una svolta liberale del governo napoletano, sull’esempio di Pio IX. Finì perciò arrestato insieme ad altri giovani aristocratici; anche se furono tutti presto rilasciati, l’episodio fece molto rumore. All’inizio del 1848, quando Ferdinando II concesse la costituzione, Proto entrò nella guardia nazionale con il grado di maggiore, e si unì al comitato per la ‘crociata italiana’, che si proponeva di cogliere l’occasione della guerra piemontese contro l’Austria per riunire in una federazione i nuovi Stati costituzionali della penisola, compreso quello pontificio. Il 17 aprile seguì i ministri inviati a Roma per discutere del progetto, in cui tentò invano di coinvolgere anche Carlo Alberto di Savoia; ma la situazione precipitò ai primi di maggio, dopo il ritiro di Pio IX dal conflitto nazional-patriottico.
Tornato deluso a Napoli, Proto fu eletto deputato di Casoria e pubblicò La congiura dei baroni (Napoli 1848), maldestra opera teatrale non destinata alle scene, che voleva essere una riflessione sulle violente trame di potere della vita politica. I lavori del Parlamento napoletano del 1848 furono infatti tormentati, e l’avventura costituzionale si concluse a marzo dell’anno seguente. Proto finì coinvolto nei processi per i tumulti del 15 maggio 1848 e contro la setta dell’Unità italiana; scappato all’estero, fu condannato al carcere e poi all’esilio, tornando a Napoli, graziato, nel 1853.
L’impegno politico di Proto s’intrecciò in modo singolare a una prolifica attività letteraria. Pubblicò per Le Monnier il vivace (ma inaffidabile) romanzo storico La figlia dello Spagnoletto (Firenze 1855), e alla fine degli anni Cinquanta intraprese una vera e propria carriera di drammaturgo, inaugurata nel 1857 dal successo della Gaspara Stampa (Napoli 1858), cavallo di battaglia dell’attrice Fanny Sadowski. Seguirono altre opere, bersagliate dalla censura (Coriolano, Giovanna I, Gioas re, Il Cavalier Calabrese); e poi Alda, la stella di Mantova, rappresentata il 15 marzo 1858 da una compagnia di nobili alla presenza dei reali di Napoli, per suggerire un matrimonio tra l’erede al trono e una principessa di casa Savoia.
Ai primi di marzo del 1860, alla vigilia della caduta dei Borbone e dell’annessione al Piemonte, Proto fu coinvolto in un’inchiesta di polizia su una presunta cospirazione in favore di Luciano Murat. Costretto a lasciare Napoli, tornò dopo l’ingresso di Giuseppe Garibaldi, che gli offrì l’incarico – rifiutato – di ricevitore erariale di Nola. All’inizio del 1861 fu eletto deputato al Parlamento italiano nel collegio di Casoria, scagliandosi subito contro la propaganda protestante e la soppressione degli ordini religiosi. Nel discorso Delle cose di Napoli (Torino 1861), propose al conte Camillo Benso di Cavour di spostare la capitale a Napoli, anche momentaneamente, per riformare l’amministrazione statale, corrotta fin dai tempi borbonici. L’improvvisa morte di Cavour a giugno stroncò però il difficile dialogo, e Proto cambiò completamente registro: il 20 novembre 1861 presentò una violenta mozione che attaccava i metodi del governo, chiedendo un’inchiesta parlamentare che affrontasse i problemi della frettolosa annessione delle Province napoletane. Dopo una settimana di pressioni politiche e giornalistiche, il 27 novembre si dimise, ma il testo della Mozione d’inchiesta fu subito pubblicato in tutta Italia (Nizza, Napoli, Firenze, Roma) e uscì tradotto anche a Parigi, Londra, Vienna e Bruxelles.
Conclusa la breve esperienza parlamentare, Proto provò a riaccostarsi a Francesco II in esilio a Roma. Diede sfogo alle delusioni politiche nel discorso Il senato cattolico (s.l. 1862) e nel curioso racconto satirico Il conte Durante (Roma 1864), pubblicato con lo pseudonimo di Ausonio Vero, che narrava di un Dante redivivo in giro per l’Italia unificata; a esso seguì anche il trattato Dei cinque regni d’Italia (Lugano 1868).
Tornato a Napoli, partecipò alla vivace vita che ruotava intorno al caffè d’Europa, guadagnandosi grande popolarità con i suoi mordaci epigrammi, variamente pubblicati dai giornali cittadini. Negli anni Settanta si dedicò però soprattutto al teatro: tornò alle scene nel 1872 al Fiorentini con una serie di lavori (Il segreto di Teresa, Un nodo gordiano, La duchessa di Girifalco) che confermarono l’affetto degli amici napoletani, ma furono stroncati dalla critica. Seppe però prendersi una rivincita nel 1873 a Torino, con il successo del Friedemann Bach (Napoli 1891) firmato con lo pseudonimo di Franz Herzog. Delle opere che seguirono, ebbe successo solo Agrippina, in cui nel 1877 abbandonò il suo stile solitamente contorto.
A metà degli anni Settanta, un gravissimo lutto segnò la vita di Proto: nell’ottobre del 1875 perse il figlio Carlo Alberto, di soli 29 anni; e l’anno dopo morì anche la moglie. Rimasto solo con la sorella Anna, al principio degli anni Ottanta riprese a scrivere e pubblicò La leggenda del poverello di Assisi (Napoli 1881) per finanziare il monumento di S. Francesco a Posillipo del padre Ludovico da Casoria, al quale si legò particolarmente, abbracciando la regola del terz’ordine. In quegli anni pubblicò anche la «storia moderna» Il divorzio di Lady Flora (Napoli 1881) e il saggio storico Pilato (Milano 1883).
Nel 1883 Proto fu eletto nella lista cattolica al Consiglio comunale di Napoli, che frequentò poco e svogliatamente; si avvicinò però alla rivista romana La Rassegna italiana, che puntava a inserire i cattolici nel dibattito nazionale. I suoi drammi a teatro non brillarono più, ma uscì di scena nel 1889 con il grande successo del Ruit hora, che inaugurò la fortunata carriera della giovane Tina Di Lorenzo.
Nonostante l’avanzare dell’età, Proto fu sempre molto ricercato nei salotti: nel 1885 fu testimone di nozze di Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao; Federigo Verdinois e Luigi Capuana lo additavano a esempio e rimprovero per la giovane aristocrazia napoletana. Nella sua casa di palazzo Cellamare, da un incontro tra Benedetto Croce e Salvatore Di Giacomo, nacque la rivista Napoli nobilissima.
Morì a Napoli il 25 aprile 1892.
Ai funerali Achille Torelli disse che era stato «davvero l’ultimo dei napoletani» (Il Mattino, 28-29 aprile 1892); e qualche anno dopo Di Giacomo raccolse e pubblicò i suoi Epigrammi (Napoli 1894) in un bel volumetto illustrato.
Fonti e Bibl.: La Proposta d’inchiesta parlamentare nelle Provincie Napoletane, 6 novembre 1861, è conservata a Roma, Archivio storico della Camera dei deputati, Disegni e proposte di legge, XXXIX, 25; i copioni teatrali sono a Napoli, Biblioteca nazionale, Manoscritti Lucchesi Palli. Inoltre: F. Michitelli, Storia degli ultimi fatti di Napoli fino al 15 maggio 1848, Napoli 1849, pp. 258 s.; F. Verdinois, Profili letterari napoletani, Napoli 1881, pp. 39-44; S. Di Giacomo, Gli epigrammi del Duca di Maddaloni, in La Nuova Rassegna, I (1893), 48, pp. 684-686; Duchessa di Andria, Commemorazione di F. P., in Atti dell’Acca-demia Pontaniana, XXIII (1893), 2, pp. 1-7.
E. Boutet, Sua Eccellenza San Carlino, Roma 1901, pp. 213-220; Don Ferrante, Il coraggio del Duca Proto, in La Colonna, 1 dicembre 1901; B. Croce, Gli ultimi borbonici, Napoli 1926, p. 9; G. De Felice, Il Duca di Maddaloni, in Rassegna storica napoletana, I (1940), 3, p. 261; B. Croce, Pagine sparse, I, Bari 1960, p. 12; C. Di Somma, Album della fine di un Regno, Napoli 2006, p. 365; Camera dei Deputati, Portale storico, http://storia. camera.it/deputato/marzio-francesco-proto-carafa-pallavicino-18230323#nav (10 febbraio 2016).