PRIULI, Francesco
PRIULI, Francesco. – Nacque a Venezia, da Michele di Francesco e da Lucrezia Contarini di Pietro che fu di Giacomo, il 4 settembre 1570, nel palazzo di famiglia, sul Canal Grande, a S. Sofia. Non sono noti i padrini di battesimo, omessi nell’unica registrazione rimasta (del 5 settembre 1570) nei libri canonici, fatta nelle urgenze del parto (Venezia, Archivio storico del patriarcato, Chiesa S. Sofia, Battesimi, reg. 1).
Ebbe almeno sei tra fratelli e sorelle: Pietro Natale, Laura Andriana, Pietro Paolo, tutti morti in tenera età; Pietro Baldassarre (26 giugno 1578-10 febbraio 1639), l’unico ad avere discendenza, prima da Sofia Bragadin di Andrea e in seconde nozze da Contarina Contarini di Alessandro; Giacomo, abate; Laura Maria, accasatasi con Andrea Morosini del procuratore di S. Marco de supra Barbone. Il padre fu influente senatore e riuscì più volte del Consiglio di dieci, savio all’Eresia, provveditore sopra i Monasteri, ottenendo la Procuratoria di S. Marco de ultra per merito.
Secondo quanto riporta l’erudito Girolamo Canini, che fu con lui in Spagna e alla Corte cesarea, Priuli ebbe un’educazione accurata e, sin dall’infanzia, fu «devotissimo»: rifiutò però la carriera ecclesiastica e la «ricchissima prelatura» propostagli, sentendosi chiamato al servizio dello Stato (Canini, 1612, p. 3). Scelse la diplomazia e si unì al seguito dell’ambasciatore ordinario Francesco Vendramin di Marco, futuro patriarca di Venezia, nella sua legazione di Spagna. Partì il 18 marzo 1592 e, raggiunta Genova l’8 aprile, si imbarcò sulle galee del viceré don Juan Enríquez de Guzmán, il conte Alba de Liste, di ritorno dalla Sicilia, arrivando a Barcellona il 26 giugno. Dopo la presentazione delle credenziali di Vendramin a Filippo II d’Asburgo (13 ottobre 1592), viaggiò per la penisola iberica, riportando un’approfondita conoscenza del Paese e una così completa padronanza della lingua castigliana da far dire a corte che «pareva, quanto al parlare, nato in Toledo e non a Venezia» (ibid., p. 1).
Tali esperienze si concretarono in un diario, tenuto dal 18 marzo 1592 al 29 aprile 1593 (Due ambasciatori veneziani…, 2000, pp. 188-260), dove le osservazioni di carattere economico, geografico e militare, oltre alle politiche, si accompagnano a quelle su usi e costumi locali, con accenni alle condizioni di vita di alcune minoranze, come i moriscos (p. 245), solitamente trascurate dai dispacci ufficiali.
Tornò a Venezia dopo quattro anni e, completato il suo apprendistato con il Saviato agli ordini (19 settembre 1596 e 20 settembre 1597), fu eletto ambasciatore al duca di Savoia Carlo Emanuele I il 6 giugno 1600. Ebbe come segretario Marco Antonio Padavino di Nicolò con il quale stabilì una non comune intesa, protrattasi per tutti i successivi incarichi. Avuta la commissione il 2 giugno 1601 (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Deliberazioni, reg. 94, cc. 72r-73v), arrivò a Moncalieri, dove venti giorni dopo si incontrò con l’ambasciatore uscente Simone Contarini di Giovanni Battista, destinato a divenire il più accreditato diplomatico della Serenissima. Il 26 giugno 1601 presentò le sue credenziali al duca di Savoia (Senato, Dispacci Savoia, n. 35). Fu attento osservatore delle cose di corte, spesso inviando a Venezia documenti allegati ai dispacci e, informandosi con «l’acquisto di libri e scritture a penna», iniziò a mettere assieme quella che Girolamo Canini (1612) definì una «copiosa libreria» (p. 2), ora dispersa. Giunto poco dopo la stipulazione del trattato di Lione tra Savoia e Francia (17 gennaio 1601), fu sensibile alle implicazioni della situazione nel cantone svizzero dei Grigioni, strategico per il passaggio delle milizie reclutate Oltralpe dalla Serenissima. Tenne sotto osservazione la presenza di eretici nelle valli e le mosse di Carlo Emanuele I per reprimerli. Riferì sulla sfortunata spedizione del duca contro Ginevra (11 dicembre 1602), inviando poi al Senato i capitoli completi della pace sottoscritta (12 luglio 1603, Archivio di Stato di Venezia, Senato, Dispacci Savoia, f. 26, n. 27). Scrisse dei tentativi di riforma economica del Ducato, e della sempre più consistente perdita di valore della moneta ivi coniata.
Il Senato lo nominò savio di Terraferma il 30 giugno 1603, in sua assenza, certo per premiarlo, ma soprattutto per fargli accettare la nomina ad ambasciatore ordinario in Spagna (1° gennaio 1604). I buoni rapporti con il duca di Savoia si guastarono poco prima della partenza, per una disputa sulle precedenze – della quale abbiamo a stampa la spiegazione data da Carlo Emanuele I al conte Francesco Martinengo – il giorno della ostensione della Sacra Sindone. Partì per la Spagna senza congedarsi, ma il duca gli diede udienza a Savignano, qualche giorno dopo, ricomponendo il malinteso (9 giugno 1604, Relazioni degli ambasciatori…, XI, pp. 613 s.). La commissione, decretatagli il 1° maggio 1604 (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Deliberazioni, reg. 96, cc. 24v-25v), lo trovò a Genova. Da lì spedì la relazione sull’ambasceria appena conclusa al Collegio e si imbarcò per Barcellona. Giunse a Valladolid il 18 settembre 1604, ancora una volta per sostituire Simone Contarini, e presentò le credenziali a Filippo III d’Asburgo il 24 novembre, a causa della morte improvvisa del fratello, l’abate Giacomo, che era con lui, e del tardo arrivo del re in quella città.
Ben più dei ricorrenti motivi di attrito tra Spagna e Francia, dei frequenti sequestri di navi veneziane da parte dei corsari spagnoli, dell’aggressiva politica del governatore del Ducato di Milano, Pedro Enríquez de Acevedo, fu la questione dell’Interdetto a dettare l’agenda politica. Riuscì a evitare i tentativi del nunzio pontificio, Giovanni Garcia Millini, di attuare la scomunica nei suoi confronti proibendogli i sacramenti e la presenza alla messa con il re. Si prodigò per pubblicare scritture in favore della Repubblica mandando, in incognito, il segretario Marco Antonio Padavino a Salamanca per contattare i più noti intellettuali, potendo lì contare sull’appoggio di padre Francisco Zumel, generale dell’Ordine di Nostra Signora della Mercede. Trovò la collaborazione del conestabile di Castiglia, Juan Fernández de Velasco y Tovar, e del nipote del duca di Lerma, Bernardo de Sandoval y Rojas, cardinale di Toledo, che condividevano le tesi veneziane, in particolare quelle più legate alla gestione del potere temporale, per stampare, in castigliano, l’Aviso […] intorno alle difficoltà che le sono promosse dalla Santità di papa Paolo V (Venezia 1606) del patrizio Antonio Querini di Marco Antonio, speditogli dal Senato il 15 luglio 1606. Armato cavaliere da Filippo III il 17 febbraio 1608, rientrò a Venezia, sostituito da Girolamo Soranzo di Giovanni. Lesse in Senato la relazione sulla sua legazione il 26 giugno 1608 e, ‘in Secreta’, il 20 agosto, una seconda, Delle cose di Roma..., lucido esame dei fatti dell’Interdetto visti dalla corte di Madrid.
Ormai malato, accettò la nomina ad ambasciatore in Corte cesarea, il 27 giugno 1609. Avuta la commissione il 25 agosto 1609 (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Deliberazioni, reg. 100, cc. 44r-46r), arrivò a Praga il 22 settembre. Tenne al corrente il Collegio, e Paolo Sarpi, del quale sono attestate undici lettere a Priuli (Sarpi, 1863, ad ind.), sulle liti tra Rodolfo II e i fratelli Mattia, Leopoldo e Sigismondo, in una corte dove tutti sono «discontenti, e parlano con tanta liberà del mal governo presente» (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Dispacci, Germania, f. 43, c. 42r, 1° ottobre 1609) chiarendo i complessi meccanismi di una successione intuita ormai come prossima e inevitabile.
La morte colse Priuli a Praga il 22 maggio 1610 (c. 83r).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Nascite, Libri d’Oro, reg. 54 (= IV), c. 222v; Collegio, Relazioni ambasciatori, Spagna, b. 27: F. Priuli, Relatione dell’ambasciator F. P.…; ibid.: F. Priuli, Delle cose di Roma…; ibid.: F. Vendramin, Relatione di Spagna…; Misc. codd., I, St. veneta, 22: M. Barbaro - A.M. Tasca: Arbori de patritii veneti…, VI, c. 269; Senato, Dispacci, Germania, ff. 42, n. 60; 43; 44, nn. 1-30; Senato, Dispacci, Savoia, ff. 24-26; 27, nn. 1-34; Senato, Dispacci, Spagna, ff. 36-38; 39, nn. 1-40; Senato, Deliberazioni, Roma ordinaria, regg. 14-17 ad indices; Senato, Deliberazioni, regg. 94-100, ad indices; Venezia, Civico Museo Correr, Mss. Cicogna, 3783 (= 2891): G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio…, III, c. 97v; 1135/771: Undici lettere scritte da fra’ Paolo Sarpi […] al N.H. ser F. P.…, cc. 370r-389v (16 ottobre - 28 dicembre 1609); Mss. P.D., Venier, Consegi…, 67, c. 34v; 68, c. 180v; 69, c. 240v; Mss. P.D., C, 822 (lettere ducali a F. P. in Savoia e in Corte cesarea); 823 (lettere ducali a F. P. in Spagna); Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., VII.17 (= 8306): G.A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto…, cc. 245r, 254v; 617 (=8358): Lettere di F. P. ambasciatore in Spagna; 622 (= 7473): F. Priuli, Primo registro di lettere […] F. P. […] di Savoia; VII.623 (= 7474): F. Priuli, Registro secondo di lettere […] F. P. […] di Savoia; 624 (= 7475): F. Priuli, Registro primo di lettere […] F. P. […] di Spagna; 631b (= 7477): F. Priuli, Rela-tione di Spagna…; 635 (= 8054): F. Priuli, Relazione di Savoia…; 638 (= 8057): F. Priuli, Relazione di Spagna…; 660 (= 8842): F. Priuli, Registro primo di lettere […] F. P. […] ambasceria all’imperatore; 665 (= 8203): F. Priuli, Relatione di F. P. […] per occasione dell’Interdetto…; 669 (= 8204): F. Priuli, Relatione di F. P. dell’ambasciata di Savoia; 832 (= 8911): Consegi…, cc. 47v, 226v; 833 (= 8912): Consegi…, c. 149v: G. Canini, Sommaria historia della elettione, e coronatione del Rè de’ Romani…, Venezia 1612 (la biografia di Priuli è nell’introduzione al Compendio della Bolla…); E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane…, III, Venezia 1827, pp. 406-410, VI, 1, Venezia 1853, pp. 809, 934, 935; P. Sarpi, Lettere di fra’ Paolo Sarpi…, a cura di F.L. Polidori, Firenze 1863, pp. 318-321, 323-326, 329-336, 339-353, 361-367; Calendar of State Papers…, a cura di H.F. Brown, VIII (1603-1607), London 1900, ad ind., IX (1607-1610), London 1904, ad ind.; Relazioni di Ambasciatori Veneti…, a cura di L. Firpo, IX (Spagna), Torino 1978, pp. 273, 286, 339-430, 489 s., XI (Savoia), Torino 1983, pp. 607-674; Due ambasciatori veneziani […] i diari di viaggio di Antonio Tiepolo […] e Francesco Vendramin…, a cura di L. Monga, Moncalieri 2000, pp. 29-38, 59 s., 188-270; F. Priuli, Con quest’ordine disordinato relazione della ambasceria in Savoia (1603)…, a cura di V. Gobbato, Roma-Padova 2006.
S. Romanin, Storia documentata di Venezia, VII, Venezia 1858, pp. 8 s., 29, 41; P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori. Studio bio-bibliografico, in Memorie della Reale Società geografica italiana, XVI, Roma 1927, pp. 175 s., 187; J.M. Pou y Marti, La intervención española en el conflicto entre Paulo V y Venecia…, in Miscellanea Pio Paschini…, II, Roma 1949, pp. 366, 373-375; G. Cozzi, Il doge Nicolò Contarini…, Venezia-Roma 1958, p. 135; A. Sorbelli, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, LXXXV, Firenze 1963, pp. 35 s., 38, 40, 50-52; G. Benzoni, Canini, Girolamo, in Dizionario biografico degli Italiani, XVIII, Roma 1975, p. 106; C. Rosso, L’‘ordine disordinato’: Carlo Emanuele I e le ambiguità dello stato barocco, in Politica e cultura nell’età di Carlo Emanuele I…, Convegno Torino, 21-24 febbraio 1995, a cura di M. Masoero et al., Città di Castello 1999, pp. 39, 41, 44, 64; V. Mandelli, Padavino, Marco Antonio, in Dizionario biografico degli Italiani, LXXX, Roma 2015, pp. 176-178.