PORCELLINI, Francesco
PORCELLINI, Francesco. – Nacque a Padova da Nicolò e da Sara Capodilista nei primi anni del XV secolo, in una famiglia che si era affermata in età carrarese, esprimendo notai legati agli ambienti della Curia vescovile.
Il nonno, Giovanni Porcellini, era stato esponente di primo piano della società cittadina del secondo Trecento: imprenditore del settore tessile, rettore dell’Arte della lana, membro del Collegio dei giudici e di quello dei dottori giuristi, docente dello Studio locale, ma soprattutto fedele collaboratore di Francesco Novello da Carrara nelle vesti di giudice e consigliere. Il padre, «artium et legum doctor», era stato canonico della cattedrale, tuttavia rinunciò al canonicato per sposare Sara Capodilista, sorella del noto giurista e diplomatico Giovanni Francesco. Nicolò sedette nel Consiglio cittadino e ricoprì diverse cariche pubbliche come oratore o avvocato municipale.
Nel 1429 Porcellini si laureò in diritto civile presso lo Studio di Padova e fu subito aggregato alla corporazione dei giudici di Palazzo. Nel 1437 risulta già membro del Collegio dei dottori giuristi della città, di cui fu certamente priore nel 1459. Eletto più volte nel Consiglio cittadino, almeno dal 1430, assunse anche gli uffici pubblici di avvocato dei carcerati poveri e di deputato ad utilia, la principale magistratura esecutiva del governo comunale. Fu rettore o priore dell’Arte della lana negli anni 1438, 1440, 1451.
La sua attività politico-amministrativa fu accompagnata da una brillante carriera accademica, come docente di diritto civile a Padova. Nel 1430 fu impegnato «ad lecturam Institute», con un salario di 15 ducati annui, aumentato successivamente fino ai 150 ducati riconosciutigli nel 1458. Dal 1432 cominciò a comparire anche in qualità di promotore a esami di diritto. Tra il 1462 e il 1466 si trasferì a Ferrara per insegnare diritto canonico presso l’Ateneo locale, ma in seguito tornò nella città di origine, probabilmente senza più assumere incarichi di docenza. Fu autore di consilia e commentari al Corpus iuris civilis, ma produsse anche i trattati De confectione inventarii e De duobus fratribus (Questiones inter fratres).
Il prestigio da lui goduto persuase papa Eugenio IV a concedergli, nel 1445, il riconoscimento della laurea in diritto canonico, la nomina a miles e il titolo (trasmissibile ai discendenti maschi) di conte del Palazzo lateranense.
Con altri importanti giuristi dell’epoca, presenti a Padova, stabilì anche rapporti d’affari. Nel 1455 rilevò la metà di una casa situata in borgo Pieve, ceduta dagli eredi del giurista Bartolomeo Gloria e utilizzata come sede per le lezioni di colleghi come Paolo da Castro e Giovanni Bovacchiesi da Prato. Porcellini acquistò pure un edificio nella contrada Ca’ di Dio, sempre a Padova, questa volta alienato dallo zio Giovanni Francesco Capodilista, per la non modica cifra di 750 ducati, e utilizzato anche per ospitare studenti.
Meno noto, forse, è l’impegno di Porcellini presso i luoghi pii padovani. Nel 1448 e nel 1452 fu eletto gastaldo della confraternita di Santa Maria dei Battuti della Ca’ di Dio, a capo di un importante ospedale di Padova, che in quegli anni si stava specializzando nell’assistenza all’infanzia abbandonata. Come priore del Collegio dei giuristi si occupò inoltre dell’amministrazione dell’ospedale grande di San Francesco, governato dal Collegio stesso. Nel 1449, invece, ricoprì l’incarico di massaro dell’Arca del Santo, istituzione di forte valenza civica, preposta alla gestione di lasciti e offerte a favore della basilica di Sant’Antonio.
Si sposò almeno due volte. Prima con Tommasa di Nicolò da Pergine, che fece testamento nel 1432. Poi con una certa Giovanna, da cui ebbe almeno due figli: il maggiore di nome Taddeo e il minore di nome Benedetto (quest’ultimo si laureò in diritto civile come il padre). Porcellini morì tra il 1466 e il 1474.
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