PODESTI, Francesco
PODESTI, Francesco. – Nacque ad Ancona il 21 marzo 1800, secondogenito di Giuseppe Podestà e di Teresa Troiani.
Dopo essersi trasferito ad Ancona, il padre, un sarto originario di Novi Ligure, divenne il fornitore di vestiario e divise per le truppe e gli ufficiali dell’esercito napoleonico stanziato in città. In simile circostanza mutò il suo cognome, in quanto dai francesi «con il loro accento veniva continuamente chiamato Podestì. Parendo ciò più grato all’orecchio […] egli se lo adottò italianizzandolo in Podesti» (Mellini, 1982, p. 209).
Dodicenne, Podesti rimase orfano di madre. Il padre lo indirizzò verso gli studi di architettura militare e lo iscrisse al liceo istituito dal governo italico a Pavia, dove Podesti rimase fino al 1814. Nel 1815 il padre morì. Nel 1816, grazie all’interessamento del marchese Carlo Bourbon Del Monte, ottenne dal Comune di Ancona un sussidio annuale che gli permise di trasferirsi a Roma per studiare pittura all’Accademia di S. Luca, dove ebbe come maestri Vincenzo Camuccini e Gaspare Landi. A Roma trovò alloggio presso il Pio sodalizio dei Piceni in S. Salvatore in Lauro e, oltre alle lezioni in Accademia, iniziò a frequentare lo studio di Antonio Canova, «che gli volle bene come un padre» (Francesco Podesti, 1996, p. 264).
Nel 1818 l’Accademia di S. Luca gli conferì il primo premio al concorso di disegno istituito da Canova. Nel 1819 Podesti affittò una stanza in vicolo della Vetrina e vi allestì il suo atelier. Nel 1820 fu premiato per un disegno al concorso della scuola del nudo dell’Accademia di S. Luca e l’anno seguente vinse per la seconda volta il primo premio al concorso Canova con il dipinto Gladiatore morente (Roma, Accademia nazionale di S. Luca). Nel corso del 1822, intenzionato a studiare direttamente le opere dei maestri del passato, compì un primo viaggio di formazione: si recò dapprima a Firenze, per visitare gli Uffizi, poi a Pisa e infine a Bologna.
Tra il 1823 e il 1824 eseguì una cospicua serie di studi in disegno per riprodurre tutte le statue antiche e il materiale archeologico della collezione radunata da Marianna Carolina di Savoia a palazzo Mattei di Paganica.
Nel 1824 donò al Comune di Ancona il quadro raffigurante Eteocle e Polinice (Ancona, Pinacoteca comunale), come segno di riconoscenza per i sussidi elargiti per garantirgli il mantenimento agli studi. In tale occasione la Municipalità anconetana, sollecitata dal cardinale Pietro Vidoni, lo incaricò di realizzare L’Annunciazione (Ancona, Museo diocesano), per l’altare maggiore dell’omonima chiesa. Nel 1825 dipinse il Ritratto dei marchesi Brusca (riprodotto in Francesco Podesti, 1996, p. 109), nobili milanesi residenti a Roma.
La prima maniera di Podesti fu caratterizzata dallo scrupoloso attenersi ai canoni accademici, improntati sia sulla pratica della copia dei maestri rinascimentali, Raffaello soprattutto, sia sull’attento studio dal vero e della statuaria classica (Nudo maschile, riprodotto in Francesco Podesti, 1996, p. 95). Memore degli insegnamenti di Camuccini, si interessò ai soggetti storici, che interpretò secondo gli stilemi neoclassici, insistendo sugli accenti retorici e sulla teatralità delle scene e dei gesti. Nella ritrattistica, genere verso il quale dimostrò particolari predisposizione e capacità, riuscì a coniugare le fascinazioni subite dalla prassi pittorica di Anton Raphael Mengs e una certa sensibilità romantica. Fin da giovane ricevette numerose commissioni da esponenti dell’aristocrazia italiana e della Curia romana desiderosi di farsi ritrarre (Ritratto di Marianna Ottavia Casaretto, 1823, Urbino, Galleria nazionale delle Marche; Ritratto di Elisa Napoleona Baciocchi Camerata, 1824, Fossombrone, Pinacoteca comunale; Ritratto del cardinale Cesare Nembrini Gonzaga, 1824 ca., Ancona, Pinacoteca comunale). Capolavoro della sua produzione giovanile fu il doppio ritratto, a figura intera, dei marchesi Carlo Ignazio e Antonio Marco Brusca, risolto nell’attenta resa fisiognomica e con soluzioni compositive d’ascendenza neomanieristica, come dimostra il «freddo splendore del modellato idealmente bronzinesco» (Francesco Podesti, 1996, p. 17).
Nel 1826 Podesti fu raggiunto a Roma dal fratello Vincenzo, che divenne pittore di sipari, incisore, copista e restauratore di dipinti antichi. Nello stesso anno il Capitolo della cattedrale di Ancona gli commissionò il Martirio di s. Lorenzo (tela distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale; bozzetto riprodotto in Francesco Podesti, 1996, p. 122). Tra il 1826 e il 1827 intraprese un lungo viaggio di studio attraverso l’Italia: soggiornò per diversi mesi a Firenze, Bologna, Parma, Milano e Venezia, visitando istituzioni accademiche e pinacoteche. Prima di far ritorno a Roma si recò a Napoli e alle rovine di Ercolano. Nel 1827 fu eletto accademico d’onore all’Accademia di S. Luca e partecipò per la prima volta all’Esposizione di belle arti di Brera.
Nel 1829, durante un soggiorno ad Ancona, il marchese Carlo Bourbon del Monte, suo protettore e mecenate, gli commissionò La Pietà (Ancona, Pinacoteca comunale): dipinto destinato alla devozione privata che Podesti realizzò a Roma, tra il 1830 e il 1831, ed espose alla mostra di Brera nel 1833, insieme ad altri due quadri (Difesa di una batteria greca; L’ultimo giorno di Ercolano).
Oltre a quella pittorica, Podesti praticò anche l’arte letteraria. Scrisse soprattutto poesie e nel 1834 pubblicò, presso Crispino Puccinelli di Roma, la raccolta A Raffaello Sanzio: versi, contenente un poemetto dedicato alla pittura e due canti in versi sciolti composti sull’onda dell’emozione suscitata dal ritrovamento, avvenuto nel settembre del 1833, delle spoglie del pittore urbinate sotto l’altare della Madonna del Sasso al Pantheon.
Nel 1835, a Roma, prese parte alla mostra della Società degli amatori e cultori di belle arti, presentando il Ritratto di Giuseppe Girometti (1831, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna), il Ritratto di Pietro Girometti (1833, Roma, Museo di Roma a palazzo Braschi) e la prima versione di Tasso che legge la Gerusalemme liberata alla corte di Ferrara, che venne acquistata da Alessandro Torlonia. Nello stesso anno, necessitando di spazi più ampi per lavorare a tele di grandi dimensioni, trasferì il suo studio in un caseggiato situato nelle adiacenze del monastero delle agostiniane, detto delle Convertite (prospiciente l’attuale via del Corso). Inoltre, fu eletto accademico di merito all’Accademia di S. Luca e il duca banchiere Alessandro Torlonia gli affidò l’incarico di affrescare alcuni ambienti della villa suburbana in via Nomentana (Storie di Bacco e allegorie) e del Palazzo di piazza Venezia, dove, fra il 1836 e il 1837, Podesti dipinse le Gesta degli dei sulla volta della Galleria dell’Ercole e Lica, detta anche Braccio di Canova (riprodotte in Francesco Podesti, 1996, pp. 56 s.).
Nel 1837 terminò David e Micol, dipinto voluto dal conte Carlo di Castelbarco. Durante un soggiorno a Milano, i marchesi Brusca Serbelloni gli commissionarono gli affreschi con le Storie di Psiche in una sala al piano nobile del loro palazzo (odierna sede del Circolo della stampa); mentre Francesco Cavezzali, insigne chimico e collezionista di Lodi, gli affidò la decorazione pittorica di alcune stanze e della cappella della villa al Tormo. Nel 1838, su incarico del Consiglio comunale di Bergamo, realizzò il Ritratto del cardinale Angelo Mai (Bergamo, Palazzo comunale), che espose alla periodica mostra dell’Accademia di Brera insieme al Ritratto di Gregorio XVI, al Beato Francesco De Hieronymo e allo Studio di Raffaello (1837). Quest’ultima tela, oggi di ubicazione ignota, venne acquistata da Francesco Cavezzali.
Nel 1839 consegnò a Vincenzo Ruffo, principe di S. Antimo, la tela raffigurante Francesco I nello studio di Benvenuto Cellini (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna). Nello stesso anno il re di Napoli, Ferdinando II di Borbone, in visita a Roma, recatosi nello studio di Podesti acquistò la Vergine col Bambino (Napoli, Museo nazionale di Capodimonte).
Nel 1840 sposò Clotilde Cagiati, dalla quale ebbe sei figli: Giulio, il primogenito, che divenne architetto; Cesare, che intraprese la carriera di ufficiale di Marina; Vittorio, che fu maestro di musica; gli altri tre (Amalia, Emilio, Emilia) morirono in tenera età.
Sempre nel 1840 Podesti portò a termine gli affreschi della Stanza di Diana al secondo piano di palazzo Torlonia a Roma, palazzo oggi non più esistente.
I cicli decorativi delle residenze Torlonia costituirono l’impresa più importante e impegnativa dell’Ottocento romano e dell’attività di Podesti. Nel folto gruppo degli artisti che vi furono coinvolti, Podesti svolse un ruolo di prim’ordine e per l’occasione elaborò uno stile magniloquente declinando il classicismo, connaturato alla sua maniera, in una sorta di decorativismo neobarocco.
Nel 1841 si recò a Torino per consegnare il Giudizio di Salomone (Torino, Palazzo reale), che gli era stato richiesto da Carlo Alberto di Savoia per la quadreria di Palazzo reale. In tale circostanza il re lo insignì dell’Ordine civile di Savoia, in quanto la sua famiglia paterna era di origini liguri, e gli propose la direzione dell’Accademia Albertina di belle arti, che Podesti rifiutò preferendo tornare a Roma. Nel 1842 partecipò alla mostra di Brera con una serie di tele, tra cui Il Tasso a Ferrara (Brescia, Musei civici), commissionatagli dal conte bresciano Paolo Tosio.
Podesti dipinse tre diversi quadri ispirati all’episodio di Tasso che legge la Gerusalemme liberata alla corte estense. Dopo la prima versione comprata da Alessandro Torlonia, ne realizzò una seconda (1834), oggi dispersa, per il principe polacco Teodoro Galitzin e infine quella Tosio. Nei quadri di soggetto storico, illustrando episodi della vita di pittori, scultori o letterati, Podesti volle esaltare il ruolo dell’artista nelle diverse epoche.
Nel 1843 fu riconosciuto come socio onorario dell’Accademia di Brera, status che mantenne fino al 1857. Nel 1844 spedì ad Ancona i ritratti dei cardinali Antonio Maria Cadolini (1843, Ancona, Pinacoteca comunale) e Gabriele Ferretti (1838, Ancona, Piancoteca comunale), che gli erano stati richiesti dal Comune. Nello stesso anno, grazie all’interessamento del marchese Bourbon Del Monte, ricevette dalla Municipalità anconetana la commissione per Il giuramento degli Anconetani (Ancona, Municipio), destinato alla sala consiliare. Nel 1845 cominciò a lavorare al Martirio di santo Stefano per la basilica di S. Paolo fuori le mura, ed espose alla mostra di Brera la tela raffigurante Enrico II re di Francia ferito a morte in un torneo congiunge in matrimonio sua sorella Margherita con Emanuele Filiberto duca di Savoia (Agliè, Castello ducale), voluto dalla regina Maria Teresa per la quadreria del castello di Agliè.
Nel 1846 terminò altri due dipinti di stile troubadour: I novellatori del Decamerone (Milano, Pinacoteca di Brera), per il marchese Ala Ponzone di Genova, e Leonardo che presenta il progetto del Cenacolo a Ludovico il Moro (Caserta, Reggia), per Ferdinando II di Borbone.
Nella primavera del 1849 partecipò alla difesa della Repubblica Romana contro i francesi, in veste di comandante del battaglione universitario.
Nel 1851, terminata la pala d’altare per la chiesa di S. Rosa a Viterbo (Gloria di santa Rosa), si recò a visitare l’Esposizione universale di Londra, dove era esposto Il giuramento degli Anconetani, che venne premiato con la medaglia di bronzo. Lasciata l’Inghilterra si recò a Bruxelles e Anversa. Raggiunta Milano, incontrò il marchese Antonio Brusca Serbelloni, che gli affidò un nuovo intervento decorativo in due sale del suo palazzo di città: gli affreschi della volta della stanza da letto (Nascita di Venere) e quelli per il soffitto di una sala al piano terreno (Danza delle Ore).
Nel dicembre del 1853 Podesti ottenne la cattedra di pittura all’Accademia di S. Luca. Nel 1854 realizzò nella chiesa romana di S. Maria sopra Minerva, sulla parte della navata sinistra, un piccolo monumento funebre in stile neogotico, a mosaico, affresco e bassorilievo, in memoria della figlia Amalia, morta a soli due anni. Nel 1855 presentò all’Esposizione universale di Parigi Il giuramento degli Anconetani, che fu premiato con una medaglia d’oro e l’anno seguente fu definitivamente collocato nella sala consiliare del Municipio di Ancona. In tale occasione la magistratura della città ascrisse Podesti al ceto patrizio.
Nel 1856 Podesti fu convocato dal segretario di Stato, il cardinale Giacomo Antonelli, che lo incaricò di affrescare la sala dell’Immacolata. Il 1° gennaio dell’anno successivo l’artista firmò il contratto relativo a questa impresa e iniziò la lunga e meditata elaborazione delle scene.
Sulle pareti e sulla volta della sala, che immette nelle Stanze di Raffaello, Podesti dipinse una serie di episodi storico-allegorici riguardanti la proclamazione del dogma dell’immacolata concezione da parte di Pio IX (1854): La discussione intorno alla credenza dell’Immacolata concezione di Maria; La proclamazione del dogma; L’incoronazione dell’immagine della Vergine. Facevano da corollario a queste scene le Allegorie della Chiesa, le Allegorie delle virtù teologali e i simboli dell’autorità pontificia. L’impianto compositivo delle scene e la struttura decorativa della stanza furono esemplati sui contigui esempi raffaelleschi. Podesti rimase sempre fedele alla sua eclettica maniera, capace di coniugare il classicismo cinquecentesco con un certo decorativismo baroccheggiante, senza tralasciare le citazioni canoviane e l’attenta resa fisiognomica dei personaggi ritratti. Del resto, «il suo carattere radicalmente estraneo a qualunque aspetto del dibattito contemporaneo, lo porterà ad occupare un terreno di fatto completamente isolato, non solo dalle sperimentazioni avanguardistiche e antiaccademiche, ma anche dall’esperienza simbolista e bizantineggiante che di lì a poco maturerà nella Roma dannunziana» (La sala dell’Immacolata di Francesco Podesti, 2010, p. 105).
Nel 1862 fu nominato socio onorario dell’Accademia di Brera, carica che mantenne fino al 1869. Nel 1865 morì la moglie, per la quale scolpì il monumento funebre collocato nel cimitero del Campo Verano.
In quella tomba Podesti propose un’ardita fusione tra gli elementi architettonici della stele attica a pilastrini e timpano, di ascendenza archeologica neoclassica, e le forme scultoree e decorative tipiche del sepolcro parietale quattro-cinquecentesco.
Nel 1867 andò a Parigi per visitare l’Esposizione universale, dov’era esposto Il trionfo di Venere (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna). Rientrato in patria dipinse quattro tele di soggetto biblico per la contessa Marianna Rinalducci di Fano (Booz conduce Ruth come sposa nella sua casa; Giobbe deriso dalla moglie; La conciliazione di Giobbe ed Esaù; L’angelo si manifesta in casa di Tobia; riprodotti in Francesco Podesti, 1996, pp. 249 s., 252, 254).
Nel 1871 fu nuovamente eletto socio onorario dell’Accademia di Brera, carica che mantenne fino al 1892. Su commissione del conte Gioacchino Ragnini, nel 1877 realizzò una sorta di postilla al Giuramento degli Anconetani, dipingendo la tela Stamura che incendia le macchine d’assedio di Ancona (Bertinoro, Palazzo comunale). Nel 1880 affrescò Gli Evangelisti nei pennacchi della cupola della chiesa del Ss. Sacramento di Ancona. Nel 1883 pubblicò presso l’editore Morelli di Ancona un romanzo fantastico, afferente al genere della letteratura per ragazzi: Le nuove avventure inedite degli ultimi viaggi del Barone di Münchausen; inoltre presentò all’Esposizione internazionale di Roma due tele (Pietà; Augusto presso Pollione) e un vasto corpus dei disegni preparatori degli affreschi della sala dell’Immacolata.
L’anno seguente, sempre presso l’editore Morelli di Ancona, venne data alle stampe la prima raccolta di poesie (Poesie varie), contenente i versi composti dal 1823 al 1880. Negli ultimi anni della sua lunga vita scrisse Alcune osservazioni e memorie (Roma 1885): un fascicolo di carattere polemico per denunciare le deprecabili condizioni dei monumenti romani. Nel 1890 pubblicò a Roma per i tipi di Forzani il secondo volume di Poesie varie.
Morì a Roma il 10 febbraio 1895.
Fonti e Bibl.: C. Feroso (pseud. di Michele Maroni), Spigolature biografiche di F. P., con l’elenco delle pitture di lui e con quello dei quadri della pinacoteca Podesti in Ancona, Ancona 1884 (nuova ed. illustrata, a cura di A. Napolitano, Ancona 1995).
L. Serra, P. F., in U. Thieme - F. Becker, Allgemeines Lexikon der Bildenden Künsteer…, XXVII, Leipzig 1933, p. 173; F. P.: memorie biografiche, premessa a cura di G.L. Mellini, in Labyrinthos. Studi e ricerche sulle arti nei secoli XVIII e XIX, I (1982), 1-2, pp. 203-253; M.T. Barolo, Note alle memorie di F. P., ibid., II (1983), 3-4, pp. 128-196; Pinacoteca di Brera. Dipinti dell’Ottocento e del Novecento. Collezioni dell’Accademia e della Pinacoteca, Milano 1994, I, pp. 221, 252; II, pp. 555 s.; A. Napolitano, F. P., pittore 1800-1895, Ancona 1995; F. P. (catal., Ancona), a cura di M. Polverari, Milano 1996; Galleria nazionale d’arte moderna. Le collezioni. Il XIX secolo, a cura di E. di Majo - M. Lanfranconi, Milano 2006, pp. 89 s., 110; La sala dell’Immacolata di F. P.: storia di una committenza e di un restauro, a cura di M. Forti, Città del Vaticano 2010; B. Gennaro, Stamura d’Ancona nel Risorgimento. Un mito neomedievale fra letteratura e pittura, in Il lungo Ottocento e le sue immagini. Politica, media, spettacolo, a cura di V. Fiorino - G.L. Fruci - A. Petrizzo, Pisa 2013, pp. 234-238 (apparato iconografico: http://lungo800.it/?p=72, 30 luglio 2015).