PERETTI DAMASCENI, Francesco
PERETTI DAMASCENI, Francesco. – Pronipote di Sisto V, nacque a Roma nel 1595 dal matrimonio tra il principe Michele Peretti Damasceni e la milanese Margherita della Somaglia, figlia unica del conte Alfonso Cavasio.
Il padre, preoccupandosi di garantire una successione alla casata, progettò per lui un matrimonio che lo legasse alla famiglia Cesi, e intavolò negoziati con Andrea, duca di Ceri, che sarebbero dovuti culminare nelle nozze tra Francesco e la figlia del duca, Anna Maria. Michele Peretti, rimasto vedovo, decise però di prendere Anna Maria Cesi come seconda moglie e annullare i capitoli matrimoniali tra lei e Francesco. Abbandonato ogni proposito di matrimonio, Francesco si risolse ad abbracciare la carriera ecclesiastica, nonostante fosse l’unico erede maschio della famiglia, e il 15 maggio 1615 divenne abate commendatario di S. Maria di Chiaravalle dell’Ordine cistercense.
La morte del padre, nel 1631, pose il problema della successione nei feudi di famiglia; soltanto il marchesato di Mentana poteva essere immediatamente ereditato da Francesco per effetto di un fedecommesso. Più problematiche si rivelarono le eredità nel Regno di Napoli, più precisamente del principato di Venafro, della contea di Celano e della baronia di Pescina, per effetto delle rivendicazioni della sorella Maria Felice e del cugino Paolo Giordano II Orsini.
I Peretti all’epoca erano politicamente vicini a Filippo IV, che auspicava un’elevazione di Francesco al cardinalato, nell’ottica di un rafforzamento della fazione filospagnola del S. Collegio. Francesco era stato peraltro membro della familia che aveva accompagnato il cardinale Francesco Barberini presso la corte madrilena durante la missione diplomatica del 1626. Ciononostante, l’eventualità di una sua nomina a cardinale era accolta con freddezza da Urbano VIII Barberini, per effetto dei contrasti avuti con il cardinale Alessandro Montalto, zio di Francesco, e della volontà di mantenere una linea politica autonoma.
La promozione di Francesco al cardinalato fu a lungo procrastinata, nonostante le pressioni del Re Cattolico, che culminarono in una nota presentata a tutti i cardinali dall’inviato spagnolo a Roma, il marchese di Castel Rodrigo. Soltanto il 16 dicembre del 1641 Urbano VIII nominò Francesco cardinale con il titolo di S. Girolamo dei Croati.
Francesco si stabilì allora nella sfarzosa abitazione costruita da Sisto V a Termini, villa Montalto Negroni, dove si dedicò agli intrattenimenti tipici della vita di corte e promosse grandiosi lavori nel giardino. La consapevolezza della situazione finanziaria non florida lo aveva altresì indotto nel 1639 a vendere la residenza di Torre in Pietra, dove era solito circondarsi di ospiti, tra cui l’ambasciatore di Spagna.
Francesco divenne cardinale in un momento delicato nei rapporti tra Monarquía e Papato: il 20 agosto 1642 si verificò a Roma in piazza Colonna uno scontro armato tra i sostenitori dell’ambasciatore spagnolo, il marchese de Los Velez, e quelli dell’inviato portoghese Don Miguel de Portugal, vescovo di Lamego. Lo scambio di accuse tra Urbano VIII e il marchese de Los Velez produsse una rottura sul piano diplomatico, inducendo quest’ultimo, il 27 agosto, ad abbandonare bruscamente Roma con al seguito i cardinali filospagnoli Montalto, come veniva comunemente chiamato Peretti, e Gil Carrillo de Albornoz. Da allora Francesco prese dimora nella villa di Frascati, salvo brevi parentesi, facendo ritorno stabilmente a Roma solo nel 1644.
Francesco appoggiò le rivendicazioni del duca de l’Infantado, ambasciatore spagnolo presso la S. Sede, nell’idea che la giurisdizione dell’ambasciata comprendesse «toda la piazza di Spagna y las calles adyacentes», contravvenendo l’interpretazione pontificia secondo cui «el privilegio se limitaba al edificio». Nella corrispondenza con Madrid, nel 1648, si rallegrava «de haverse quietado la Ciudad de Napoles de las inquietudes passadas», ma si preoccupava delle persistenti sollevazioni in Abruzzo, ai confini con lo Stato della Chiesa, «donde se hallan muchos bandidos fomentados del Cardenal Barbarino y cada dia aumentan los franceses», in particolare nel suo possedimento di Celano.
Nel 1649 figurava tra i membri del corteo nuziale con cui Marianna d’Asburgo, figlia dell’imperatore Ferdinando III, partì da Vienna per Madrid per sposare il re di Spagna Filippo IV. Per la circostanza fu realizzata dal musicista Giorgio Rolla un’antologia di 42 mottetti a due voci, intitolata Teatro musicale de’ Concerti ecclesiastici, dedicata al cardinale Montalto, volta a celebrare la casata d’Asburgo all’indomani della guerra dei Trent’anni, con riferimenti al passaggio della regina a Milano e alla partecipazione di Francesco al corteo. La consapevolezza dell’esclusività della circostanza induceva Francesco a fare realizzare dallo scultore Alessandro Algardi una serie di «modelli, vasi, cantonate per la carrozza, modelli de specoli e chiodi per il cielo de basso rilievo».
La politica mecenatistica di Francesco coinvolse Giovanni Lanfranco e Domenichino nella realizzazione degli affreschi della tribuna e della cupola di S. Andrea della Valle, la chiesa dei teatini di cui fu benefattore dopo la scomparsa dello zio Alessandro. Francesco incaricò inoltre Mattia Preti di dipingere e stuccare a oro i quadri grandi del coro e gli altri due ai lati dell’altare maggiore, oltre ai dipinti nella volta della nave e gli affreschi nell’abside. Fece consacrare S. Andrea della Valle il 4 settembre 1650 e lasciò a essa una pensione annua di 2000 scudi al fine di ultimarne la facciata.
Fu uno dei maggiori promotori dell’attività del pittore spagnolo Diego Velázquez al quale, durante il soggiorno romano, commissionò la copia bronzea di una sua statua – il Germanico, attualmente custodito nel Palazzo Reale di Madrid – con il proposito di collocarla nel giardino di Termini. Dal 1650, Velázquez ebbe l’opportunità di apprezzare le collezioni del cardinale nelle ville romane di Termini e S. Lorenzo in Lucina; esse comprendevano quadri, sculture di marmo e bronzo, otto ritratti della famiglia reale spagnola, «arazzi di seta, lana e tela raffiguranti le cacce di Peretti», «horologi di acciaio, ebano, argento con le imprese della casa», tappeti di seta con oro, gioielli e armature. Francesco accrebbe la collezione ereditata dai predecessori, in cui i raffinati riferimenti storici e mitologici procedevano nella celebrazione della casata dei Peretti, che proprio con lui si avviava all’estinzione del ramo maschile.
Peretti non ebbe grande fortuna nei conclavi. In quello del 1644, in un primo momento, entrò duramente in contrasto con il cardinale Albornoz, a capo della fazione spagnola di cui faceva parte, per la sua ferma opposizione alla candidatura del cardinale domenicano Vincenzo Maculani (Fiorenzuola), voluto dai Barberini ma avversato dai francesi e da Giulio Mazzarino. L’ala filospagnola del Collegio si ricompattò così intorno alla figura di Giovanni Battista Pamphili, per effetto di una mediazione del cardinale gesuita spagnolo Juan de Lugo, interprete della comunicazione con Francesco Barberini, nonché dei cardinali Albornoz e Gian Giacomo Panciroli, futuro segretario di Stato.
Durante il conclave del 1655, si avvicinò invece alla fazione barberiniana avallando i disegni del cardinale Antonio Barberini, che gli chiese di presentare la candidatura del cardinale Marco Antonio Franciotti a Madrid. Barberini mise tutte le pratiche e il negoziato nelle mani di Francesco, incontrando l’opposizione dei Medici e del cardinale Pier Donato Cesi, «stretto di parentela, quanto alieno d’affetto a Montalto». Con l’elezione al soglio papale di Fabio Chigi, a prevalere però fu ancora una volta la mediazione del cardinale de Lugo presso Francesco Barberini.
Il 30 maggio 1650 Francesco Peretti era intanto stato nominato arcivescovo di Monreale, e nel 1651 aveva iniziato la visita della diocesi.
Protettore degli scienziati, gli vennero dedicate il De quadrupedibus digitatis viviparis (1637) e le Serpentum, et draconum historiae (1640) del naturalista e botanico bolognese Ulisse Aldrovandi. Vennero anche a lui intitolati il trattato di geografia matematica Teorica del Globo terrestre (1642) di Giambattista Nicolosi e le osservazioni delle Disceptationum Medicarum Decas (1652) del filosofo e medico Agostino De Lorenzo dell’Accademia Palermitana.
Morì a Roma il 4 maggio 1655 e fu sepolto nella cappella di famiglia nella chiesa di S. Maria Maggiore.
Fonti e Bibl.: I mandati del cardinale Francesco Peretti sono custoditi nell’Archivio storico Capitolino, Cardelli, Appendice I, tt. 40-44; nel medesimo fondo vi sono le lettere di cambio, le quietanze (tt. 60-62) e la corrispondenza (t. 103) che, a sua volta, è in parte rintracciabile anche presso l’Archivo general de Simancas (AGS, E, leg. 3021). L’inventario dei beni è in Archivio di Stato di Roma, Auditor Camerae, Iacopo Simoncelli, vol. 6645, cc. 1181-1357; nel fondo Cesarini-Sforza si hanno invece informazioni su capitoli matrimoniali, possedimenti feudali, controversie giurisdizionali, commende, transazioni economiche (bb. 71-74, 862, 1224-1225, 1280-1281). Si veda infine Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat., 5653: Scrittura del Marchese di Castel Rodriguez lasciata a tutti li Cardinali per la promozione dell’Abbate Peretti, cc. 318r-321r; Bonc., C.30: Cardinales in conclave, cc. 447r ss.; Vat. lat., 8354: Della Famiglia Peretti, cc. 51r-64v; Canzone per la real fabrica della chiesa di S. Andrea della Valle, Roma 1627; In funere illustrissimi atque excellentissimi Michaelis Peretti…, Romae 1631; U. Aldrovandi, Serpentum, et draconum historiae…, Bononiae 1640; L. Bertolotto, Franciscus Perettus cardinalis Montaltus…, Romae 1642; U. Aldrovandi, De quadrupedibus digitatis viviparis…, Bononiae 1645; A. De Lorenzo, Disceptationum Medicarum Decas Prima, Panormi 1652; Constitutiones et decreta sinodali diocesis Montis Regalis, Monreale 1653; P.G. Leti, Il cardinalismo di Santa Chiesa diviso in tre parti, Amsterdam 1668, pt. III, pp. 300-302; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della santa romana Chiesa, Roma 1793, pp. 11-13; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LII, Venezia 1851, pp. 91 s.; C. Cantù, La Pompa della solenne entrata fatta nella città di Milano dalla Serenissima Maria Anna Austriaca, in Archivio storico lombardo, XIV (1887), pp. 341-357; E. Celani, La Signoria dei Peretti-Savelli-Sforza-Cesarini sulla contea di Celano e baronia di Pescina (1591-1806), Città di Castello 1893, pp. 77-80, 94-111; L. von Pastor, Storia dei papi, Roma 1943, XIII, pp. 716 s., 732-752, 962 s., XIV/I, p. 292; M.A. Visceglia, Sulla composizione e rappresentazione del Sacro collegio nella prima metà del Seicento, in Roma moderna e contemporanea, IV (1995), pp. 167-211; T.J. Dandelet, Spanish Rome 1500-1700, London 2001, pp. 197 s.; A. Carrasco Martínez, El aprendizaje del lenguaje diplomatico por el VII Duque del Infantado, Embajador en Roma (1649-1651), in Roma y España: un crisol de la cultura europea en la edad moderna, a cura di C.J. Hernando Sánchez, Madrid 2007, pp. 515-542; M. Culatti, Villa Montalto Negroni…, Venezia 2009, pp. 51 s.; Y. Loskoutoff, La symbolique du pape Sixte-Quint…, Paris 2011, pp. 310-489; A.H. Weaver, Sacred music…, Farnham 2012, pp. 146-148; M.A. Visceglia, Morte ed elezione del papa, Roma 2013, pp. 367-372; M. Franceschini - E. Mori - M. Vendittelli, Torre in Pietra…, Roma 2014, pp. 62-63.