ARIOSTO, Francesco Peregrino
Non sono molto noti gli avvenimenti della sua vita, tanto che riesce talora difficile distinguerlo da un altro Francesco Ariosto, vissuto, come lui, nel sec. XV presso la corte estense. Ebbe ingegno versatile e cultura per il suo tempo enciclopedica, acquistando non comune rinomanza, senza essere eccellente, nella giurisprudenza, nella medicina, nella poesia e nelle ambascerie politiche, tanto che fu una delle figure più cospicue ai tempi di Borso e di Lionello d'Este. Sposò Francesca Fontana, chiamata da Ludovico Carbone la Fontanina. Fu uno dei primi a insegnare filosofia e ragione civile nello studio di Ferrara; varie volte podestà delle terre estensi, e nel 1493 inviato ambasciatore a Massimiliano d'Austria con Pandolfo Collenuccio a chiedere il titolo ducale e l'investitura imperiale di nuove terre annesse agli stati estensi.
L'opera sua di letterato fu multiforme; cantò d'amore per Isabella d'Este, di cui anche descrisse in un'operetta le nozze con Francesco Gonzaga; compose un lungo discorso in volgare sopra la Purificazione; nel 1462 un trattatello degli olî di Montegibbio, esponendo le virtù d'un petrolio che opera miracoli, e nel 1464 un dialogo in volgare col titolo latino De Divina Providentia, nonché epistole ed elegie, a lode degli Estensi. Per la storia del teatro italiano merita di essere ricordata In Isidis religionem elegia, rappresentazione drammatica tenuta il 23 gennaio 1444 dinanzi a Lionello e alla corte con grande successo. Consta di due elegie con un prologo o avvertimento; la prima è detta da Carino, che si lamenta di trovare triste e abbandonata la casa di Iside, già piena di amanti, di canti e di suoni; la seconda è detta da Iside, che conferma la desolazione della casa e confessa di essersi data a penitenza, perché convertita da un santo uomo. Il poeta dice la sua favola "veridica" forse perché adombrava qualche conversione religiosa realmente accaduta. Il Carducci lo disse semipoeta per il suo "tanto latino lusinghiero e tanto volgare pedantesco".
Bibl.: G. Carducci, Opere, XV, Bologna 1905, pp. 71-77; A. Maggiora, L'opera igienica di B. Ramazzini, Modena 1902; G. Bertoni, La Biblioteca Estense e la cultura ferrarese ai tempi del duca Ercole, I, Torino 1903, passim; A. Della Guardia, La politica letteraria di A. Decembrio e l'Umanesimo a Ferrara nella prima metà del sec. XV, Modena 1910, pp. 58-61; R. Sabbadini, Epistolario di Guarino Veronese, Venezia 1919, pp. 256-57, 312.