MAGNOCAVALLI, Francesco Ottavio
Nacque il 1 febbr. 1707 a Casale Monferrato (la cui annessione al Ducato di Savoia fu ratificata nel 1713) da Ippolito - signore di Monromeo, consignore di Cuccaro e dal 1707 conte di Varengo, titolo ereditato dal M. - e da Rosa Veronica Picca Patrona.
La famiglia paterna, nota in Casale dal secolo XIII, aveva espresso giudici, notai e consiglieri comunali, ed era riconosciuta come "famiglia di baldacchino" (patrizia) alla fine del XVI secolo. Un Annibale, nobile casalese, compare tra i protagonisti della Civil conversazione di S. Guazzo. Giungendo però il titolo comitale a Ippolito per parte materna, fu in seguito rilevato che la nobiltà del M. non poteva essere considerata di antica origine.
Rimasto orfano di padre nel 1714, fu educato dalla madre fino al 1718; proseguì gli studi, secondo la tradizione familiare, presso il collegio dei nobili di Parma, diretto dai gesuiti, dove rimase fino al 1727 facendovi le prime esperienze teatrali. Uscito dal collegio compì un breve viaggio a Milano. Durante il carnevale del 1731 una mascherata organizzata con alcuni giovani aristocratici casalesi fu giudicata irriverente verso la Chiesa e gli costò la detenzione per poco più di un mese nella fortezza di Ceva. "Rinsavito", dal 1733 fece parte di diritto del Consiglio cittadino quale decurione nobile di prima classe, e ricoprì nei tre decenni successivi numerose cariche pubbliche e amministrative: nel 1733 e nel 1737 ragioniere, nel 1734 provveditore del Comune e nel 1736 sindaco di prima classe; dal 1740 al 1756 fu anche riformatore delle regie scuole per la provincia del Monferrato. Rieletto consigliere (1756-60), fu di nuovo ragioniere del Comune nel 1757 e nel 1760.
Nel 1738 il M. sposò Felicia Gabaleone dei conti di Salmour, dalla quale ebbe sei figli: Ippolito (1738-47); Giacinto (1739-1806), unico erede maschio, animatore di un circolo democratico negli anni Novanta, presidente della Municipalità rivoluzionaria nel 1798 e poi deputato al Corpo legislativo napoleonico; Maria Elisabetta (1741-66) sposata nel 1763 con il conte C. Mazzetti di Montalero; Elena (1742) monaca dal 1761 nella Visitazione di Vercelli con il nome di suor Teresa Amedea; Anna Maria Delfina (1744) sposata nel 1765 con il conte C. Cravetta di Villanovetta; Camillo (nato e morto nel 1748).
Dalla metà degli anni Trenta il M. si dedicò con crescente impegno allo studio e alla pratica dell'architettura, progettando chiese e palazzi a Casale e dintorni.
Nell'ambito del dilettantismo nobiliare, tra il XVI e XVIII secolo, l'architettura era una disciplina praticata volentieri da esponenti dell'aristocrazia, come mostrano i casi dei veronesi A. Pompei e G. Dal Pozzo, del vicentino E. Arnaldi, del romano G. Teodoli e dei piemontesi B. Alfieri, I. Agliaudo di Tavigliano, C.G. Roero di Guarene.
Il M., dichiaratosi sempre dilettante e autodidatta, si ispirò a modelli classici, Vitruvio innanzitutto, ma anche ai moderni in particolare ad A. Palladio, stranieri (F. Blondel, S. Vauban) e ai contemporanei (il coetaneo B. Alfieri). Fra le sue realizzazioni, fortemente influenzate dal modello palladiano e segnate dall'uso creativo del laterizio, da ricordare a Casale il palazzo Magnocavalli (1735-40), la facciata della chiesa di S. Croce (1748), la chiesa dell'Addolorata (1751) - ispirata al S. Giorgio Maggiore di Venezia - e il palazzo Callori (1761); nelle colline del Monferrato la chiesa di S. Maria delle Grazie, oratorio della Confraternita di S. Michele, a Moncalvo (1756-57), nonché quelle dei Ss. Vittore e Quirico a Odalengo Grande, di S. Eusebio a Varengo di Gabiano (il feudo di famiglia), di S. Germano a San Germano Monferrato e le chiese parrocchiali di S. Maria Assunta a Balzola (1752), S. Grato a Penango (1756) e S. Eusebio a Fabiano di Solonghello (1767). A queste si può aggiungere la collaborazione con F.V. Bianchi nella progettazione della parrocchiale di Vignale (1766-67). Fra le sue inedite note manoscritte di teoria architettonica, tutte degli anni Sessanta, si segnalano il Saggio sopra il bello reale dell'architettura - che riecheggia alcune riflessioni di W. Hogart -, gli abbozzi di un Trattato d'architettura civile e il Saggio delle ragioni e delle proporzioni relative all'architettura.
Nel 1756 il M. compì un viaggio di due mesi fuori dei territori sabaudi, a Mantova, Verona, Vicenza e Venezia, soprattutto per studiare le opere di Palladio. A Vicenza fu ospite del conte E. Arnaldi, accademico olimpico e come lui appassionato di architettura palladiana, con il quale corrispose dal 1750 al 1772 (il carteggio è conservato in parte presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza e in parte nell'Arch. storico comunale di Casale Monferrato). Sempre ad Arnaldi il M. fornì nel 1764 consigli per il restauro del teatro Olimpico, coinvolgendo gli architetti G. Bartoli e G.B. Borra.
Si deve probabilmente alla sua mediazione l'arrivo a Casale di artisti veneti come F. Lorenzi, P. Guidolini, A. Porta e O. Bertotti-Scamozzi. A questo viaggio risalgono la stesura di una Memoria per una casa di villa ad imitazione della Rotonda di Andrea Palladio (23 sett. 1756) e le note successivamente rielaborate nella Memoria relativa all'intercolumnio usato da Palladio tra le due colonne accoppiate all'angolo della basilica di Vicenza (1767 circa).
Fra la primavera e l'estate del 1759 il M. fu nuovamente impegnato in Consiglio comunale come "responsabile dei mercati e fiere" con l'incarico di trattare con le segreterie di Stato a Torino per la concessione a Casale di un mercato settimanale e di quattro fiere annuali e per provvedimenti miranti a migliorare la navigabilità del Po fra Torino e Casale eliminando alcune rapide e controllando argini e canali. A tale scopo si trasferì per alcuni mesi a Torino, ospite del cognato Gabaleone di Salmour, dove entrò in contatto con importanti architetti come Alfieri e Borra, incaricato delle opere idrauliche, che lo seguirà a Casale su incarico del sovrano per progettare il nuovo sistema di dighe e "ripari", completato nel 1765. Al ritorno in patria il M. fu incaricato dall'amministrazione comunale della supervisione dei progetti per la costruzione della cappella di patronato comunale intitolata a S. Evasio, nella chiesa cattedrale. Fra essi fu scelto quello di Alfieri, realizzato con varianti di L.M. Barberis. Fra il 1750 e il 1770 - pur restando a Casale - il M. seguì, in collaborazione con Arnaldi, il restauro del teatro Olimpico di Vicenza, ma il suo impegno di architetto decrebbe progressivamente a favore degli interessi letterari.
Il M. riunì una consistente biblioteca erudita e scientifica, con opere di letteratura, poesia e architettura, la prima edizione dell'Encyclopédie, periodici accademici e giornali eruditi. Nei frequenti soggiorni nella sua villa di Moncalvo ospitò amici colti come il canonico I. De Giovanni, letterato e grande diffusore di libri proibiti, e gli aristocratici F.M. Grisella di Rosignano e I. Radicati di Cocconato.
Nell'estate del 1765 il M. ottenne un regio biglietto che lo esentava dagli impieghi pubblici. Da allora, ormai prossimo ai sessant'anni, si dedicò prevalentemente alla scrittura di tragedie; le sue opere raggiunsero a livello italiano una discreta notorietà, oscurata un quindicennio più tardi solo dal genio di V. Alfieri. Quando nel 1770 fu bandito a Parma un concorso ducale di poesia tragica e comica, promosso da P.M. Paciaudi, riformatore degli studi, il M. concorse con la tragedia Corrado marchese di Monferrato, ispirata alla vita del cavaliere medievale per breve tempo re di Gerusalemme in seguito alla quarta crociata. Dopo un periodo di crisi politica, risolto nel 1772 con l'allontanamento di G. du Tillot dal governo del Ducato di Parma e la temporanea disgrazia del Paciaudi, il concorso si concluse con l'attribuzione al M. del secondo premio.
Egli tornò quindi per breve tempo a Parma, dove aveva mantenuto non poche relazioni, per rappresentare la sua tragedia. L'opera - recensita positivamente nelle Effemeridi romane - ottenne il favore della critica e del pubblico e fu rappresentata anche a Venezia, nel teatro di S. Giovanni Crisostomo, dalla celebre compagnia Medebach, con M. Torti Battaglia come protagonista. Nel 1775, in occasione di un nuovo concorso a Parma, il M. presentò la tragedia Rossana, di ambientazione turca, che ottenne il primo premio. Nel frattempo si era dedicato alla traduzione di tragedie francesi come il Polliuto di Corneille, la Zaira di Voltaire e il Radamisto e Zenobia di P. Crébillon (tutte e tre le traduzioni sono inedite). Nel 1781, sempre a Parma, fu rappresentata una terza tragedia del M., Sofonisba, pubblicata a Vercelli nel 1782.
Frattanto a Casale era stata ricostituita dopo quaranta anni la Società del teatro, con il compito di costruire un nuovo teatro cittadino in sostituzione del vecchio Trincotto e di curarne la gestione. Si confrontarono due progetti, uno dell'architetto A. Vivoli, di Spoleto (sostenuto dal M.), l'altro di F.V. Dellala di Beinasco, sul modello del torinese teatro Carignano (sostenuto da F.M. Grisella di Rosignano). Il M. se ne occupò elaborando un Parere ragionato dal conte Magnocavalli alla Società del nuovo teatro di Casale (Arch. di Stato di Torino, Paesi, Monferrato, Provincia di Casale, m. 2, n. 2). Dopo molti contrasti prevalse la seconda soluzione, realizzata tra il 1786 e il 1791. Negli ultimi anni di vita il M. collaborò con articoli e tabelle a La Specola, o sia Giornale d'osservazioni meteorologiche di G.D. Beraudo, cui trasmise le rilevazioni sulle precipitazioni a Casale.
Il M. morì il 10 ott. 1788 nella villa di Moncalvo e lasciò come unico erede il figlio Giacinto.
Fonti e Bibl.: Gran parte della documentazione e degli inediti del M. si conserva a Casale presso l'Archivio storico comunale (Arch. Magnocavalli) e nella Biblioteca comunale (Fondo Magnocavalli, in fase di riordinamento); documenti dell'attività amministrativa si trovano presso l'Archivio storico comunale, Convocati del Consiglio e presso l'Archivio di Stato di Torino, Corte, Ducato di Monferrato, Province, Città di Casale Monferrato; il carteggio tra il M. e l'Arnaldi è custodito nella Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza, Libr. Gonzati, 28.3.2.1 (1-14).
E. Arnaldi, Idea di un teatro nelle principali sue parti simile a' teatri antichi all'uso moderno accomodato, Vicenza 1762, passim; G. Morano, Catalogo degli illustri scrittori di Casale, e di tutto il Ducato del Monferrato e delle opere da' medesimi composte, e date alla luce, Asti 1771, ad ind.; A. Ponziglione, Elogio storico di F.O. M. conte di Varengo, in Biblioteca oltremontana e piemontese, II (1790), pp. 269-299; G. De Conti, Ritratto della città di Casale (1794), a cura di G. Serrafero, Casale Monferrato 1966, passim; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, V, Venezia 1837, pp. 102-104; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, II, Torino 1841, pp. 59-72, 399 s.; L. Torre, Scrittori monferrini, Casale Monferrato 1879, pp. 56 s.; A. Manno, Bibliogr. storica degli Stati della monarchia di Savoia, II, Torino 1891, p. 165; E. Bertana, Il teatro tragico italiano del secolo XVIII prima dell'Alfieri, in Giorn. stor. della letteratura italiana, suppl., 1901, n. 4, pp. 1-180 (in partic. pp. 169-171); A. Del Prato, La "Accademia Deputazione" di Parma, in Per l'Arte, XIV (1902), nn. 9-11, 13-14, pp. 1-40 (in partic. p. 21); G. Martinotti, Il conte F.O. M. e le sue opere, in Riv. di storia, arte, archeologia per la provincia di Alessandria, XXXII (1923), 26, pp. 84-159 (in partic. pp. 141-159); 27, pp. 264-289; I. Mina, Di alcuni documenti riguardanti la cappella di S. Evasio nella cattedrale di Casale Monferrato, ibid., XXXIV (1925), 33, pp. 25-47; C. Calcaterra, Il nostro imminente Risorgimento, Torino 1935, p. 561 n. 141; F. Guasco di Bisio, Tavole genealogiche delle famiglie nobili alessandrine e monferrine dal sec. IX al XX, IX, Casale Monferrato 1939, tavv. 13-15; E. Olivero, Il conte F.O. M. architetto di Casale Monferrato, in Palladio, VI (1940), pp. 223-234; C. Brayda - L. Coli - D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, pp. 46 s.; Mostra del barocco piemontese (catal.), a cura di V. Viale, I, Torino 1963, pp. 75 s.; M. Viale Ferrero, Ritratto di Casale, Torino 1966, pp. 68-72; F. Barbieri, Illuministi e neoclassici a Vicenza, Vicenza, 1972, pp. 37-52; G. Ieni, Il restauro della copertura del teatro Olimpico di Vicenza attraverso l'epistolario E. Arnaldi - F.O. M. (1750-1770), in Atti del XXI Congresso di storia dell'architettura, 1983, a cura di G. Spagnesi, Roma 1984, pp. 1-15; G. Ieni, La culture cosmopolite et l'activité multiforme d'un noble de province: F.O. M., in Bâtir une ville au siècle des lumières. Carouge: modèles et réalités, Torino 1986, pp. 512-519; Id., Un profilo biografico settecentesco di F.O. M., in Arte e storia, 1993, n. 5, pp. 5-39; L. Braida, Il commercio delle idee. Editoria e circolazione del libro nella Torino del Settecento, Firenze 1995, p. 190; A.B. Raviola, Scienza, patrimonio e nobiltà di una famiglia del patriziato casalese nel Cinquecento: i Magnocavalli, in Boll. stor. bibliografico subalpino, CI (2003), pp. 217-234. Per la più recente e puntuale sistemazione d'insieme sul M. si rimanda al volume collettivo F.O. M. (1707-1788). Architettura, letteratura e cultura europea nell'opera di un casalese. Atti del Congresso, Casale Monferrato-Moncalvo, 2002, a cura di A. Perin - C. Spantigati, Casale Monferrato 2005.