NUVOLONE, Francesco
NUVOLONE, Francesco. – Ignota è la data di nascita di questo artista del XVII secolo, originario di Riva San Vitale, nel Canton Ticino, come recita un’iscrizione posta alla base della statua di Pio V da lui realizzata per la città di Pavia.
Come molti connazionali svolse gran parte della sua attività a Roma e si contraddistinse per le qualità di plasticatore, lavorando prevalentemente alla realizzazione di modelli e decorazioni in stucco. Il primo riferimento a oggi noto della sua presenza in area romana risale 1672 quando, in compagnia di due collaboratori, soggiornò per nove mesi a Cave per eseguire l’altare del transetto destro della chiesa di S. Carlo commissionato dalla famiglia Gramiccia (Mancini, 1988).
Si tratta di un’opera dalla struttura assai tradizionale per il periodo, con la sezione del timpano mistilineo riccamente decorata, caratterizzata da due Angioletti a sostenere il medaglione centrale con l’Assunzione della Madonna, altri due reggicorona alla sommità dell’architettura, e due figure di Angeli inginocchiati più grandi e a tutto tondo che denotano una pratica del materiale già acquisita ma uno stile ancora acerbo.
Dopo un lungo periodo di silenzio, il 18 aprile 1684, ricevette 15 scudi per l’esecuzione del modello in terracotta del ‘chupolino’ per il tabernacolo bronzeo ideato da Ciro Ferri sull’altare di S. Maria in Vallicella a Roma (Incisa della Rocchetta, 1962); sebbene il disegno di Ferri, conservato alla Royal Library di Windsor Castle, non preveda la copertura a volute come attualmente si vede, si può ragionevolmente supporre che per il suo modello Nuvolone abbia seguito le indicazioni compositive dello stesso Ferri (Montagu, 1989).
Due anni più tardi, fu impegnato in una impresa decorativa corale nella chiesa di S. Ignazio, che vide Antonio Raggi alla direzione dei lavori. In un primo momento i padri gesuiti avevano stabilito di assegnare per intero al giovane Camillo Rusconi le otto figure delle Virtù teologali e cardinali per le due cappelle ai lati dell’altare maggiore, tuttavia la generale carenza di committenze artistiche di rilievo suggerì di suddividere le opere più equamente. Le statue in stucco delle Virtù cardinali nella cappella di destra furono eseguite da Rusconi, mentre le rimanenti della cappella opposta vennero ripartite tra Simone Giorgini (Fede), Giacomo Antonio Lavaggi (Speranza), Francesco Rainaldi (Religione) e Nuvolone (Carità) che furono remunerati 15 scudi ciascuno.
La Caritàrivela una maniera più matura e il disegno, pienamente barocco, di Raggi appare interpretato con buona autonomia espressiva e notevole padronanza della tecnica. La collaborazione con Raggi e la fiducia reciproca sono testimoniate anche da un atto notarile del 20 luglio 1686 in cui Nuvolone agiva come procuratore del maestro, gravemente ammalato, per la riscossione di un pagamento di lavori effettuati nella cappella Ginetti in S. Andrea della Valle (Archivio di Stato di Roma, 30 Notai capitolini, uff. 3, vol. 269, cc. 67rv, in Westin, 1978).
Nel 1688, fu nuovamente impegnato nella chiesa di S. Carlo a Cave, nella quale realizzò in stucco i quattro Angeli reggicornice che inquadrano l’affresco della volta con l’Apparizione di s. Francesco sul carro di fuoco del pittore romano Angelo Aleri (Mancini, 1988).
Il 23 aprile 1690 il padre gesuita Giovanni Francesco Durazzi affidò a Nuvolone l’esecuzione del lavabo di sagrestia per la chiesa di S. Andrea al Quirinale, di cui era già stato approvato un modello insolitamente in marmo.
Lo scultore, che avrebbe percepito 54 scudi, si impegnava a consegnare il lavoro finito e «lustrato» entro la metà di agosto (Giometti, 2010); nonostante le ridotte dimensioni, l’opera rivela una delicatezza d’accenti che si allontana dal barocco pieno di Raggi per approssimarsi alla maniera più misurata di Rusconi.
Di ampiezza decisamente più imponente è la statua di papa Pio V benedicente collocata nel 1692 nella piazza del collegio Ghislieria Pavia. Come si legge nell’iscrizione alla base del monumento, l’invenzione si deve a Nuvolone che ne realizzò il possente modello – da identificare con una terracotta esposta alla Heim Gallery nel 1983 (Bacchi, 1996) – mentre la fusione in bronzo si deve a Filippo Ferreri.
Carlo Bartolomeo Piazza, nel suo Emerologio di Roma (1713), fornisce un dettagliato racconto della commissione in cui si ricorda che la direzione dei lavori era stata affidata a Ciro Ferri; si tratta di una notizia interessante sia per la passata collaborazione tra il pittore e Nuvolone alla Vallicella sia perché anticiperebbe l’inizio dei lavori a un periodo precedente il 1689, anno di morte di Ferri: «Fu questa, Primari Artefici nella Scoltura, e Fonditura di Metalli, e furono Francesco Nuvolone; Giacomo Pucci da Piscina, e Filippo Ferrerio Argentiere, con l’assistenza, e Direzione di Ciro Ferri celebre Pittore, tutti primari artefici de’ nostri tempi». Come provano i documenti segnalati da Cavagna Sangiuliani (1909), i pagamenti per la scultura furono in effetti corrisposti a partire dal 30 giugno 1688 e si protrassero fino al 2 gennaio 1696 per un totale di spesa pari a 38.566 lire, mentre il trasporto da Roma a Pavia, via Genova, costò al collegio Ghislieri 3312 lire.
La realizzazione di modelli destinati alla fusione divenne una vera specializzazione per Nuvolone che fu coinvolto anche nella monumentale impresa dell’altare di S. Ignazio al Gesù sotto la direzione di padre Andrea Pozzo. Gli stilobati delle colonne e la base dell’edicola d’altare dovevano essere decorati con sette rilievi in bronzo dorato che furono assegnati a René Fremin (S. Ignazio spegne l’incendio; Il malatoguarito dall’olio della lampada di s. Ignazio), Angelo De Rossi (S. Ignazio esorcizza un indemoniato), Lorenzo Merlini (S. Pietro appare a s. Ignazio convalescente), Pierre-Étienne Monnot (S. Ignazio libera i prigionieri) e Nuvolone che, sul finire del 1695, eseguì la composizione per il rilievo raffigurante l’Incontro tra s. Ignazio e s. FilippoNeri.
Il 21 marzo 1696 lo scultore ricevette 35 scudi e 40 baiocchi per la ‘fattura’ del modello che fu gettato in bronzo da Bernardino Brogi (180 scudi, 20 novembre 1696) e dorato da Filippo Ferreri (105 scudi, 3 dicembre 1696; Enggass, 1976).
Dopo questa notazione documentaria si perdono le tracce di Nuvolone che deve essere plausibilmente morto a Romaentro la fine del secolo.
Fonti e Bibl.: F. Titi, Studio di pittura, scoltura, et architettura nelle chiese di Roma (1674-1763), ed. comparata a cura di B. Contardi - S. Romano, Firenze 1987, pp. 97, 102, 238; C.B. Piazza, Emerologio di Roma Cristiana, Ecclesiastica e Gentile, I, Roma 1713, p. 303; A. Nibby, Roma nell’anno MDCCCXXXVIII, III, Roma 1839, p. 228; A. Bertolotti, Artisti svizzeri in Roma nei secoli XV, XVI, e XVII, Bellinzona 1886, p. 64; A. Cavagna Sangiuliani, Quanto costarono le due statue di Papa S. Pio V, in Bollettino della Società pavese di storia patria, 1909, vol. 9, pp. 131 s.; U. Donati, Artisti ticinesi a Roma, Bellinzona 1942, p. 529; P. Pecchiai, Il Gesù diRoma descritto ed illustrato, Roma 1952, pp. 188, 262, 355 s.; G. Incisa della Rocchetta, Del ciborio di Ciro Ferri alla Vallicella, in L’oratorio di S. Filippo Neri, XIX (1962), pp. 1-6; R. Enggass, Rusconi and Raggi in S. Ignazio, in The BurlingtonMagazine, CXVI (1974) 854, pp. 258-262; Id., Early Eighteenth-century sculpture in Rome, I, University Park - London 1976, pp. 109 s.; R.H. Westin, Antonio Raggi. Adocumentary and stylistic investigation of his life, work and significance inSeventeenth-century Roman baroque sculpture, diss., Pennsylvania State University, University Park 1978, p. 191; Portraits and figures in paintings and sculptures (1570-1870) (catal., Heim Gallery), London 1983, n. 30; A. Mancini, Storia della chiesa e del convento di S. Carlo nella storia di Cave e del territorio prenestino, Genazzano 1988, pp. 44 s.; J. Montagu, Ciro Ferri’s Ciborium in S. Maria in Vallicella, in Source. Notes in the history of art, VIII-IX (1989), pp. 50-57; A. Bacchi, Scultura del ’600 a Roma, Milano 1996, pp. 830 s.; O. Ferrari - S. Papaldo, Le sculture del Seicento a Roma, Roma 1999, pp. 96, 174, 343; C. Giometti, Formule per scolpire. Committenza, mercato e pratichedi bottega nei contratti notarili romani del Seicento, in Ricerche di storia dell’arte, 2010, n. 101, pp. 33-40; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 541.