NEGRI, Francesco
NEGRI, Francesco. – Nacque a Ravenna il 27 marzo 1623, da Stefano, di famiglia facoltosa.
Destinato allo stato ecclesiastico dal padre, compiuti gli studi di teologia, approfondì i suoi interessi nella geografia, nell’astronomia e nella storia naturale. Ma sulla prima parte della vita il suo maggior biografo, il contemporaneo Giovanni Francesco Vistoli, dal quale attingono i lavori di Filippo Mordani (1837) e Carlo Gargiolli (1883) e gli studi più recenti, tace. Solo dall’età di quarant’anni le informazioni si fanno precise.
Impressionato dalla lettura della Historia de gentibus septentrionalibus di Olao Magno, maturò l’idea di compiere un viaggio ai limiti settentrionali del mondo. Arrivò a Danzica nel giugno 1663, per raggiungere Stoccolma attraverso il Baltico. Da Stoccolma proseguì via terra fino a Tornio e alla miniera di Svappavaara, in Lapponia. Si spinse quindi fin sulla riva del lago Inari, in direzione di Capo Nord, ma fu costretto a fermarsi a causa dell’inclemenza del tempo e dell’equipaggiamento inadeguato. Fece così ritorno a Stoccolma, dove si trattenne per un anno in qualità di cappellano del residente francese (Arch. segreto Vaticano, Missioni, 39, c. nn.). Lasciata la Svezia, partì per Copenaghen con l’intenzione di ritornare in patria, ma in Danimarca incontrò l’anatomista Tommaso Bartolini, che «con un discorso di meno di un quarto d’hora lo fece risolvere di ritornar indietro per un viaggio di due mila miglia, e d’altretante per ritornar di nuovo in Copenaghen» (lettera ad Antonio Magliabechi, 16 settembre 1691). S’imbarcò a Helsingør il 3 ottobre 1665 e dopo 19 giorni di navigazione arrivò a Bergen. Accolto a Østraat dal gran cancelliere di Norvegia Ove Bjelke grazie a una commendatizia del fratello, conosciuto da Negri in Italia, vi si trattenne per cinque giorni, congedandosi con la promessa di inviargli ragguagli intorno alla favolosa voragine del Malström. Proseguì il viaggio dapprima per mare, lungo le coste della Norvegia, poi via terra attraverso la regione di Finnmark, per raggiungere finalmente Capo Nord. Ritornato a Copenaghen, fu ricevuto dal re Federico III di Danimarca. Nel 1666 era di nuovo a Ravenna.
Nel luglio 1667, in occasione della visita in città di Lorenzo Magalotti, gli fece da guida per tre giorni e, su istanza del comune amico Guido Rasponi, gli consegnò copia del manoscritto del viaggio in Scandinavia da inoltrare al granduca Ferdinando II. Durante la sua permanenza in Svezia e Norvegia aveva infatti scritto lettere di ragguaglio a illustri corrispondenti a Roma e a Firenze, e aveva steso una relazione per l’arcivescovo di Ravenna Luca Torrigiani, tutti scritti che avrebbe poi utilizzato per la redazione del Viaggio settentrionale.
Accanto all’attività di studioso, le testimonianze dei contemporanei ricordano Negri instancabile nell’operare in favore dei suoi concittadini e nell’alleviare le difficoltà dei meno abbienti, opponendosi a soprusi e ingiustizie. Nel 1669 ottenne dalla Sacra Congregazione del Buon governo un decreto revocatorio per rendere libero il commercio del pesce e sostenne la causa di alcuni laici che avevano i beni sottoposti al dominio diretto di chiese della diocesi, ottenendo di prescrivere un termine al pagamento dei canoni. Più lunga e complessa fu la controversia sulla caducità dei beni enfiteutici per la quale dovette recarsi più volte a Roma.
In occasione di uno dei suoi soggiorni romani, lesse il manoscritto del suo viaggio al conte Valerio Zani, probabilmente destinatario della prima lettera sulla Lapponia, il cui nipote Ercole aveva visitato Svezia e Moscovia. Per la sua conoscenza dei paesi nordici e l’esperienza acquisita nel 1663-64 come prete missionario in Svezia, nel 1674 fu scelto dalla Congregazione de iis qui sponte veniunt ad fidem per svolgere le mansioni di soprastante nell’ospizio dei Convertendi, costituito lo stesso anno. Al 1674 risale, probabilmente, anche l’amicizia con lo svedese Andreas Galdenblad, il quale, divenuto segretario di Cristina di Svezia, lo presentò alla regina. Alloggiò ancora all’ospizio nell’estate 1678, incaricato di trattare per conto della città di Ravenna la questione della caducità dei beni enfiteutici. L’esperienza dei viaggi nei paesi protestanti lo convinse anche a promuovere iniziative per introdurre una maggiore reverenza nel comportamento dei fedeli nelle chiese, caldeggiando a esempio la separazione degli uomini dalle donne. Su tale argomento mandò a Firenze un primo Memoriale da presentare al granduca attraverso Magliabechi (18 luglio 1678).
Nello 1678 fu provvisto dal cardinale Paluzzo Altieri della parrocchia di S. Maria inCoelos eo a Ravenna. Nel maggio 1679 fu ricevuto dal granduca di Toscana Cosimo III, al quale mostrò i reperti raccolti nel viaggio in Scandinavia, ottenendo in cambio di far disegnare le curiosità riguardanti i paesi nordici conservate nel Museo fiorentino per illustrare il suo libro. Alcune curiosità naturali mostrategli da Negri in occasione di una visita a Magliabechi sono ricordate da Giovanni Cinelli Calvoli nella sua edizione parziale del Viaggio settentrionale (La Lapponia, Venezia 1705).
Di nuovo a Ravenna, ottenne dal magistrato della città di continuare a trattare la controversia sui beni enfiteutici senza recarsi di nuovo a Roma. Deciso a ultimare il suo libro per la stampa, chiese al padre agostiniano Cesare Pronti di ridisegnare le tavole, smarrite durante i suoi soggiorni romani, e nel luglio 1679 andò a Bologna dal conte Zani per scegliere uno stampatore. Presumibilmente intorno agli anni Ottanta soggiornò anche a Padova, dove frequentò Charles Patin, lettore di medicina nell’Università, citato nella quarta lettera del Viaggio settentrionale.
Nel 1684-85 visitò il lago carsico di Zirkniz, nella Carniola, e tentò di dare una spiegazione naturale del suo svuotarsi e riempirsi periodico in una Relazione, andata perduta, della quale diede notizia a Magliabechi (lettera dell’11 gennaio 1686). Nel 1687, a Ravenna, incontrò di nuovo Cinelli Calvoli e gli fece dono di una copia del libretto Della riverenza dovuta a’ sacri tempii, e del modo più facile, et efficace per conseguirla, che sarebbe uscito a stampa a Venezia solo nel 1688. Nel 1691, valendosi sia dei manoscritti di Negri sia degli aneddoti raccolti dalla sua voce, Zani pubblicò a Parma, con lo pseudonimo di Aurelio degli Anzi, un riassunto della relazione sulla Lapponia nel Genio vagante. Biblioteca curiosa di venti, e più relazioni di viaggi stranieri de’ nostri tempi (pp. 30-42), facendolo seguire da un estratto della Lapponia di Johan Scheffer (Francoforte s. M. 1673). Intanto, in esecuzione del testamento di Giovanni Camerani, suo predecessore nella parrocchia di S. Maria inCoelos eo, Negri aveva fatto riedificare la chiesa con pianta a croce, su disegno del cavalier Pietro Grossi. Alla fine del 1691 annunciò a Magliabechi di avere aggiunto al Viaggio due nuove parti (che costituiscono la Lettera terza e la Lettera quarta), composte durante l’ultimo soggiorno romano. Nel 1692, insieme con il canonico Pietro Giacomo Arigoni, Vincenzo Buttrighello e Giulio Zavona, fondò la Biblioteca pubblica, poi detta Classense.
La speranza di poter perfezionare il Viaggio settentrionale arricchendolo di notizie e osservazioni richieste a corrispondenti scandinavi, o mediante un nuovo viaggio a Capo Nord, ritardò ancora per anni la stampa. Al desiderio di completezza, frustrato dalla quasi generale mancanza di risposta alle sue richieste, si aggiunse la necessità di dimostrare la priorità delle scoperte fatte, che poteva essere messa in dubbio dalla recente stampa di relazioni di viaggio successive al suo, come la Histoire de la Laponie traduite du latin de Jean Scheffer (Paris 1678).
In seguito alla malattia e morte di Zani (1696), rinunciò a pubblicare il Viaggio settentrionale a Bologna e nel maggio del 1696 si recò a Padova per ottenere dal cardinale Gregorio Barbarigo di imprimere l’opera nella Stamperia del seminario con la dedica al granduca Cosimo III. Riportò quindi il manoscritto a Ravenna, per ottenerne l’imprimatur dell’autorità ecclesiastica. Lì ricevette la visita del barone svedese Henrik Flemming e nel settembre 1698 anche di Bernard de Montfaucon, che nei suoi appunti di viaggio lo ricordò come «honnête homme et fort curieux». Nello stesso anno gli giunse da Roma la licenza di poter affidare la sua parrocchia ad altro sacerdote e di recarsi dal papa per una nuova causa concernente gli interessi pubblici della sua città, ma la malattia gli impedì di partire.
Morì a Ravenna il 27 dicembre 1698.
Il Viaggio settentrionale uscì a Padova nel 1700 a cura degli eredi, illustrato con tavole incise da Carlo Antonio Buffagnotti, insieme con le Annotazioni sopra l’opera di Olao Magno e la Relazione delle qualità dell’autore di Vistoli. Una contraffazione della princeps, con diverso frontespizio, un ritratto e la dedica al granduca di Toscana firmata da un parente di Negri, Stefano Forestieri, è datata Forli 1701.
L’opera è costituita da otto lettere dirette a diversi destinatari. La prima è dedicata alla Lapponia, con una dettagliata descrizione dei costumi degli abitanti, della fauna, della flora e del territorio. La seconda, sulla Svezia, si sofferma sui costumi degli Svedesi, loda il governo dello Stato e descrive la cerimonia inaugurale della Dieta degli Stati generali, alla quale Negri assistette durante il soggiorno a Stoccolma. La terza, senza destinatario, tratta della caccia alla foca. La quarta, anch’essa sulla Svezia, si sofferma sul letargo delle rondini ed espone dettagliate testimonianze di alcuni casi di morte apparente per annegamento. Le due lettere successive, scritte da Trondheim, in Norvegia, e indirizzate al fratello del gran cancelliere Bjelke, sono dedicate alla parte meridionale della Norvegia, agli usi dei mercanti tedeschi di Bergen, alla descrizione di un gigantesco serpente di mare e alle curiosità naturali osservate lungo le coste. La settima lettera, anch’essa dalla Norvegia e diretta a Bjelke, descrive le isole Lofoten e il Malström. L’ottava lettera contiene il resoconto del viaggio in Finnmark fino al Capo Nord e della caccia alla balena.
Scritto in uno stile chiaro e piano, in cui si nota lo sforzo di una impostazione scientifica rigorosa, il Viaggio settentrionale sembra avere presenti come modelli la Relazione della China di Magalotti e i Ragionamenti di Francesco Carletti. L’uso di disseminare il testo di citazioni, tratte soprattutto da fonti religiose e dai classici, ma anche da relazioni odeporiche come il Viaggio all’Indie orientali del carmelitano Vincenzo Maria Murchio e l’Historiarum Indicarum di Giovan Pietro Maffei, o più raramente dall’Icon animorum di John Barclay, lodato dai contemporanei, è stato giudicato negativamente dalla critica recente. Il ricorso sistematico alle citazioni sembra essere studiato per corroborare surrettiziamente, con il ricorso all’autorità degli antichi, i tentativi di individuare le cause naturali dei fenomeni osservati o per dimostrare la falsità di resoconti leggendari tramandati da Olao Magno e dalle tradizioni nordiche. Talora, quando narrazioni anche inverosimili sono testimoniate da persone reputate attendibili, Negri non nega fenomeni soprannaturali, arrivando ad ammettere la possibile esistenza degli spiriti folletti in Svezia (lettera seconda) o dando credito a resoconti di osservazioni naturalistiche del tutto false, come per l’esistenza di uccelli che nascono da conchiglie di mare (lettera sesta).
Opere: Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., VIII.688 (lettere dal giugno 1678 al giugno 1696); Ravenna, Biblioteca Classense, 869-870 (7.H-I): Lettere 2a e 4a di F. N. sui suoi viaggi al Nord (1666); 887 (7.D2): Ceremoniali per feste e funzioni ecclesiastiche. Lettera di F. N. sulla separazione degli uomini dalle donne nelle chiese (aut.); Il Viaggio settentrionale, a cura di C. Gargiolli, Bologna 1883; Viaggio settentrionale, a cura di E. Falqui, Milano 1929; Il Viaggio settentrionale (rist. anast. della princeps), Bergamo 2000.
Fonti e Bibl.: Ravenna, Arch. comunale, Segreteria, vol. DXVI, n. 45: Beni enfiteutici - Spedizione al papa di d. F. N., favorito dalla Regina di Svezia (1690); Cancelleria, vol. 326, n. XIV, cc. 11-13: Lettere sull’enfiteusi ecclesiastiche (1678); Letteredi D. Francesco Caro C.R. somasco... Centuria prima, Venezia 1680, pp. 198 s.; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, III, Venezia 1746, p. 390; B. de Montfaucon, Voyage en Italie.Diarium Italicum: un journal en miettes, a cura di A. Galliano, Genève 1987, pp. 122, 126; S. Pasolini, Lustri ravennati, XVI, Ravenna 1689, pp. 112, 134 s.; XVIII, ibid. 1699, pp. 15, 17; F. Mordani, Vite di ravegnani illustri, Ravenna 1837, pp. 165-170; M. Guglielminetti, Viaggiatori del Seicento, Torino 1967, pp. 49 s.; C. Wis, F. N. primo etnografo dei Lapponi, Napoli 1981; C. Wis Murena, Le lettere di F. N. ad Antonio Magliabechi dal giugno 1678 al giugno 1696, inAtti dell’Accademia Pontaniana, n.s., XXXIV (1986), pp. 161-190; A. Raunio, Un viaggiatore italiano in Scandinavia: il viaggio settentrionale di F. N. 1663-1666, tesi di laurea, Turun Yoliopisto 2000; Id., F. N. fra erudizione e misericordia, in Settentrione, 2002, n. 13, pp. 28-40; Id., Una pagina sconosciuta su F. N. nell’Archivio storico “de Propaganda Fide”, ibid., 2006, n. 18, pp. 283-288; Id., Una presenza svedese a Roma sul finire del Seicento. I nobili convertiti al cattolicesimo presso l’ospizio dei Convertendi, ibid., 2008, n. 20, pp. 56-71; Id., La presenza degli scandinavi nell’ospizio dei Convertendi. Conversioni al cattolicesimo a Roma tra Sei e Settecento, Turku 2009, pp. 27, 47, 94, 153.