NAGNI, Francesco
– Nacque a Viterbo il 7 febbraio 1897 da Eugenio e da Flaminia Paglialunga.
Studiò all’Accademia di belle arti di Roma (1915-20), lavorando in seguito nello studio di Ettore Ferrari e presso gli scultori Giuseppe Guastalla e Attilio Selva. L’influenza di quest’ultimo è ancora ravvisabile nel Monumento aicaduti di Fano nella guerra del 1915-18 (bronzo) in via delle Rimembranze a Fano, realizzato nel 1924, in seguito a concorso, in collaborazione con l’architetto Ettore Rossi; le sue forme piene e turgide, caratterizzate dall’attenta modulazione anatomica delle figure, rivelano la scelta per una scultura di volume plastico e massa architettonica, che fece di Nagni uno degli interpreti esemplari della tradizione celebrativa del Ventennio, favorendone presto l’inserimento nell’orbita delle grandi commesse pubbliche.
Nel 1932, su incarico dall’architetto Concezio Petrucci, eseguì, insieme con Amedeo Vecchi, i pannelli decorativi per l’aula magna del liceo ginnasio Cirillo (ora Orazio Flacco) a Bari e, sempre con Vecchi, nel 1934, il bassorilievo con La Vittoria in marcia (travertino; bozzetto in terracotta), sormontato dallo stemma sabaudo, per il portale d’ingresso del municipio di Sabaudia progettato da Gino Cancellotti. Lo stesso architetto lo chiamò a realizzare il Monumento equestre delmarescialloDiaz, in bronzo, sul lungomare di Mergellina a Chiaia (Napoli), posto su un alto basamento in travertino decorato lateralmente con scene a rilievo riguardanti il primo conflitto mondiale (1934-36).
Al concorso nazionale voluto nel 1934 dalla regina Elena per celebrare i grandi fatti e le maggiori figure di combattenti ed eroi della prima guerra mondiale, vinse la medaglia d’oro con il Busto di Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi (bronzo, 1934-35; Roma, Museo centrale del Risorgimento; la cera è nella galleria Carlo Virgilio; la traduzione in marmo è a Roma, Accademia naz. di S. Luca) ex aequo con il Busto diAntonio Locatelli realizzato da Antonio Berti.
Nel 1938 eseguì, su incarico di don Giovanni Minozzi, fondatore insieme a padre Giovanni Semeria dell’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia (primo istituto per gli orfani di guerra), le sculture per la facciata della chiesa dell’Assunta di Amatrice, costruita su disegno di Arnaldo Foschini, tra le quali domina una Dormitio Virginis (bronzo) a tutto tondo, memore nella semplicità e del rigore formale del primo Quattrocento. Connessa a questo lavoro è l’opera esposta nel 1939 alla III Quadriennale romana: un’Ascensione (o Assunzione) in altorilievo (particolari dell’originale in cera sono ripr. in Tecchi - Fallani - Selva, 1965, pp. 56 s.), che rinnovava la tradizionale iconografia del Transito della Vergine sia attraverso il primitivismo delle forme, riscontrabile in particolare nella durezza dei panneggi e nella legnosità della postura, sia per il particolare di un lembo di veste che fuoriesce dalla cornice, insinuando la possibilità di invadere lo spazio del reale. Nello stesso anno, per la bonifica intrapresa dall’Opera nazionale combattenti (ONC), nella casa del fascioe ufficio centrale dell’ONC per il Tavoliere delle Puglie (ora Consorzio generale di bonifica della Capitanata) a Borgo Segezia (Foggia) realizzò due rilievi raffiguranti una Vittoria alata che sguaina la spada (sovra-finestra in pietra calcarea, 1939) e i Reduci della grande guerra (balcone dell’arengario, pietra calacarea, 1941). Un altro bassorilievo, raffigurante Bellerofonte e Pegaso, fu collocato nel 1940 all’esterno del porticato della stazione Ostiense a Roma progettata da Roberto Narducci come costruzione provvisoria per la visita di Hitler a Roma nel 1938 e poi convertita in travertino in vista dell’Esposizione universale di Roma (EUR) del 1942. Legata a questa occasione è anche la statua di S. Paolo per la scalinata monumentale antistante la basilica romana dei Ss. Pietro e Paolo all’EUR, progettata da Arnaldo Foschini a metà degli anni Trenta ma aperta al pubblico solo due decenni dopo. Caratterizzata da una voluta rozzezza nella modellazione, l’opera coniuga una composta nobiltà di forme – che aggiorna la statuaria romana – con un viso ascetico e scavato.
Il ricorso a un mestiere sapiente, per riprendere iconografie del passato, fu pratica frequente in Nagni, che alla IV Quadriennale nazionale di Roma del 1943 espose oltre al S. Paolo un Ritratto muliebre a mezzo busto in cera, memore di Francesco Laurana, e un bassorilievo, LaMadonna degli angeli, che nel drappo steso a far da sfondo suggerisce la conoscenza dello studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino. L’adesione a certo verismo impressionista nel trattamento delle superfici rivela invece La madre dell’artista (o Mia madre, bronzo), acquistato in tale occasione dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.
Si dedicò anche alla medaglistica e a lui, al termine del secondo conflitto mondiale, la ditta Stefano Johnson di Milano affidò il bozzetto per le medaglie interalleate di vittoria da consegnare a tutti i militari cobelligeranti (per motivi economici la ditta ha disperso sul mercato numismatico le vecchie giacenze).
Nel dopoguerra le committenze del regime fascista furono sostituite da quelle, molteplici, del Vaticano. Partecipò al concorso internazionale per le porte di S. Pietro indetto nel 1947 da Pio XII per sostituire le antiche porte in legno di noce con altre in bronzo; in seguito alla morte di Alfredo Biagini, il suo progetto (non realizzato), presentato in collaborazione con Alessandro Monteleone, risultò nel 1952 tra i vincitori con quelli di Giacomo Manzù e Venanzo Crocetti. Data al 1949 la messa in opera del Monumento di Pio XI Ratti nella basilica di S. Pietro a Roma (il gesso è conservato nella residenza papale di Castelgandolfo); a Nagni si deve anche l’urna in bronzo dorato, nella stessa basilica, dove, dal 1952, anno successivo alla beatificazione, è conservato il corpo di s. Pio X Sarto.
Opere di Nagni sono presenti nel duomo di Pontedera ricostruito nel 1948-49 (Crocifisso, bronzo) e in numerose chiese romane: S. Lucia a Piazza d’Armi (Crocifisso in bronzo nell’abside e statua di S. Lucia, navata laterale di destra) e S. Ignazio di Antiochia (Crocifisso in bronzo sull’altare maggiore, 1956-57), erette entrambe su disegno di Tullio Rossi, architetto della Pontificia Opera per la preservazione della Fede; S. Maria Mediatrice (altorilievo in marmo raffigurante Maria Mediatrice, in uno degli altari laterali), costruita su progetto dell’architetto Giovanni Muzio tra il 1947 e il 1950; Nostra Signora del Ss. Sacramento e Ss. Martiri Canadesi (1955, altar maggiore), costruita su progetto di Bruno Maria Apollonj Ghetti; S. Eugenio (1949-50, in collaborazione con Monteleone, gli altorilievi con le Allegorie della Giustizia e della Pace, sui portali minori, quelli con Figure angeliche sul portone principale e i quattro Evangelisti sul coronamento della facciata); S. Giovanni Bosco, progettata da Gaetano Rapisardi (1958, statue di Pio IX e Pio XI per la facciata; rilievi marmorei con scene delle Vita di s. Giovanni Bosco ai lati del grande mosaico del presbiterio, in collaborazione con Monteleone, Luigi Venturini, Ludovico Consorti). Rigore compositivo e chiara articolazione dello spazio caratterizzano queste opere, tutte di grandi dimensioni, che Nagni poté realizzare nel grande studio di villa Strohl-Fern da lui occupato dal 1948 al 1956 (Guida Monaci, LXXV [1948]-LXXXII [1956] ).
Destinate all’estero furono, invece: la statua giacente di François de Montmorency-Laval per la cappella funeraria del seminario di Québec (1950, marmo di Carrara) e le porte bronzee, realizzate insieme con Monteleone, per la cattedrale di Manila (ora basilica minore dell’Immacolata Concezione), ricostruita nel 1954-58 sotto la supervisione dell’architetto Fernando Hizon Ocampo.
Nel 1954 uscì il volume di Luigi Olivero intitolato Giovanni Papini non è l’avvocato del diavolo (Roma 1954) con illustrazioni di artisti diversi, tra i quali Leo Longanesi, Gisberto Ceracchini e Nagni. Questa attività trovò riflesso nella pubblicazione Mostra di Gesù divino lavoratore e delle personali d’arte cristiana (ed. Galleria della cittadella cristiana, s.l.), che nel 1955 riunì al Pro Civitate Museum di Assisi opere di Angelo Biancini, Primo Conti, Nagni, Carlo Paganini, Ettore Paganini e Alberto Salietti su un tema relativamente nuovo nella storia dell’arte di soggetto sacro. Legata a tale occasione è la Madonnina di Sora (1955, bronzo patinato, Assisi, Pro Civitate Museum).
Coeva all’invito per il premio Marche 1959, che si tenne nel palazzo degli Anziani ad Ancona, fu la doppia personale Via Crucis: sculture di Nagni e Monteleone alla galleria L’Agostiniana di Roma, dove furono presentati per la prima volta i bassorilievi con le Stazioni della Via Crucis (terracotta, 1959-60) destinati alla cattedrale di Bari e ivi collocati. Tra le opere di questo periodo si ricorda anche il gruppo bronzeo della Crocifissione per la casa generalizia dei gesuiti a Roma.
Composto dalla figura del Cristo compianto da Giovanni Evangelista ancora adolescente e da Maria intenta a premere un lembo della veste sul volto, il gruppo appare in sintonia con una ricerca di drammatizzazione che trova le antiche radici nella lezione di Gaudenzio Ferrari e riscontro in opere coeve di Nagni; tra queste, in particolare, il paliotto in bronzo a bassorilievo per uno degli altari della chiesa di S. Maria Regina Apostolorum a Roma (1961), che insistendo su un contrastato gioco di luci e ombre ripercorre la vita di s. Paolo nei suoi avvenimenti principali.
Già nel 1954 Nagni aveva lavorato con l’architetto romano Ugo Tarchi a Caltagirone (statua dell’Assunta in bronzo per il campanile della chiesa cattedrale S. Giuliano). Nel 1962, in occasione della traslazione della salma di don Luigi Sturzo dal cimitero del Verano a Roma nel mausoleo, appositamente disegnato dallo stesso architetto, all’interno della chiesa del Ss. Salvatore a Caltagirone, Nagni firmò le sculture (in bronzo) a decorazione del sarcofago, raffiguranti la Religione, la Patria, la Libertà e il Popolo e, sulla parete di fondo, la VergineAssunta circondata da sei Angeli.
Datano alla prima metà degli anni Sessanta due commissioni per Viterbo: il Monumento del III reggimento granatieri (1962, bronzo, piazza della Rocca) e L’Assunta (1964, bronzo, piazza dei Caduti o del Sacrario; ripr. in B. Tecchi - G. Fallani - A. Selva et. al, 1965, p. 62), caratterizzata da una maggiore stilizzazione delle forme. Contemporaneamente, l’architetto Adriano Marabini portava a termine la costruzione del monastero-santuario di S. Gemma Galgani a Lucca e chiamava Nagni a modellare l’urna posta sotto l’altare maggiore e destinata ad accogliere il corpo della santa (1965). Particolarmente impegnativa fu la commissione per alcune opere in bronzo destinate alla cattedrale di San Paolo del Brasile, a cui si dedicò a più riprese e per diversi anni.
Fu docente all’Accademia di belle arti di Roma, accademico di S. Luca, dei Virtuosi al Pantheon e, a Bologna, dell’Accademia Clementina.
Morì a Roma l’11 luglio 1977.
Fonti e Bibl.: Venezia, Arch. Soragni; V. Scorza, Con N. a villa Paradiso, in L’Urbe, 1942, n. 6, pp. 19-22; F. N., scultore, in Auditorium, Roma, 1° maggio 1954, p. 4; G. Nicodemi, Rassegne d’arte. F. N., in Ragguaglio librario, XII (1955), 4, pp. n.n.; G. Fallani, F.N., in Il Fuoco, Roma, IV (1956), 4, pp. 27-30; G. Vicari, I pittori rampanti, in L’Illustrazione italiana, LXXXVI (1959), 9, pp. 60, 62; S. Paparatti, S. Paolo di N. dramma in tre atti, in Orizzonti, Roma, 16 aprile 1961, p. 40; G. Da Via’, F. N. protesta contro la morte, ibidem, 26 giugno 1960, p. 36; S. Longhi, La Fanciulla, in Così, 16-23 agosto 1964, pp. 47-49; B. Tecchi - G. Fallani - A. Selva et al., Sculture di F. N., Viterbo 1965; M.V. Marini Clarelli, F. N., in Gli artisti di Villa Strohl-Fern. Tra simbolismo e Novecento (catal.), a cura di L. Stefanelli Torossi, Roma 1983, pp. 108-110; E. Torelli Landini, in E42. Utopia e scenario del regime (catal.), a cura di M. Calvesi - E. Guidoni - S. Lux, II, Roma 1987, pp. 448 s.; Il sepolcro di Pio XI (1922-1939), in La basilica di S. Pietro, XI (1999), 1, pp. 1 s.; Episodi di scultura in Italia. Dal Neoclassico al ‘Ritorno all’ordine’ (catal.), a cura di S. Grandesso, Roma 2002, pp. 82 s.; A. Panzetta, Diz. degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento, I, 1994, p. 194; II, fig. 562.