MOROSINI, Francesco (detto il Montepulciano)
– Figlio di Orazio, nacque forse a Montepulciano tra il 1600 e il 1603. Il nome della madre è ignoto.
Ancora giovane dovette trasferirsi a Firenze. Il 29 maggio 1624 figura infatti – insieme ad altri cinque pittori, tra cui Bartolomeo Salvestrini, Francesco Furini e Giovan Battista Guidoni, suoi coetanei – in un richiamo dei consoli della fiorentina Accademia del disegno. Con questo atto i consoli ingiungevano a Morosini di consegnare, entro il 18 ottobre, la tela raffigurante l'Allegoria delle Arti liberali che costituiva il suo esame di ammissione all'Accademia e che si sarebbe dovuta esporre per la festa di S. Luca. La richiesta fu ribadita dai consoli il 23 ottobre, ma il dipinto, oggi nei depositi delle Gallerie fiorentine, fu consegnato soltanto il 9 febbraio 1625. Nel 1626 Morosini firmò e datò la Conversione di Saulo (Firenze, Gabinetto dei restauri della Fortezza da Basso, depositi) dipinta per la cappella Tolomei nella chiesa fiorentina di S. Stefano, retta in quegli anni dagli agostiniani di Lecceto, nel Senese. Ai suoi primi anni fiorentini si devono far risalire forse anche le due versioni dell'Arianna abbandonata da Teseo nell'isola di Naxos, di formato diverso ma entrambe in collezione privata (ripr. in Bellesi, 2009, fig. 1123). Immatricolato all’Accademia del disegno nel 1627-28, fu eletto tra i conservatori nell'agosto del 1635; lo stesso incarico ricoprì ancora nel 1640 e nel 1646, mentre nel 1641 fu uno dei festaioli e nel 1642 console. Gli incarichi all'interno dell'Accademia e il numero delle opere esposte nelle chiese fiorentine paiono provare che abbia vissuto in maniera continuativa a Firenze dalla metà degli anni Venti sino alla morte.
Tra il 1630 e il 1640 si possono datare i suoi lavori per l'antica chiesa di S. Remigio situata nel quartiere di S. Croce. Si tratta di tre tele raffiguranti il Martirio di s. Sebastiano, pala d'altare della cappella Buini (Firenze, Gabinetto dei restauri della Fortezza da Basso, depositi), l'Annunciazione, posta nell'oratorio dei bagnesi, e un S. Leonardo che decorava l'altare della famiglia Totti collocato sulla parete sinistra del coro.
Sia l'Annunciazione sia il S. Leonardo lodato per «la bella disposizione di molti prigionieri, i quali mostrando al santo le catene, a lui si raccomandano» (Richa, I, 1754, pp. 258 s.), sono da considerarsi dispersi. La notizia che i Bagnesi, detentori del patronato della chiesa sin dalla fine del Duecento, nel 1629 avevano restaurato la cappella (Paatz - Paatz, V, 1953, pp. 11, 16), fa ritenere che il quadro d'altare, forse una copia dell'affresco trecentesco della basilica dell'Annunziata, sia stato commissionato a Morosini attorno a questa data. Alla prima metà degli anni Trenta si potrebbe far risalire l'esecuzione del S. Leonardo ordinato, con buona probabilità, al pittore da Leonardo Totti che aveva istituito, in quest'epoca, una dote per le fanciulle povere della cura di S. Remigio (Statistica delle istituzioni di beneficenza, Firenze 1870, p. 102). Poco più tardo è, probabilmente, il Martirio di s. Sebastiano, realizzato con buona probabilità su commissione di Leonardo Buini, il letterato che volgarizzò la Storia di Firenze di Michele Bruto.
Eseguita forse dopo il 1632 è la caravaggesca Flagellazione, della cappella di S. Donnino, di patronato Maggi, nella vecchia pieve di S. Giuliano a Castiglion Fiorentino, centro prossimo alla città natale di Morosini. Assai difficile è invece datare altre sue opere quali il grande quadro (cm 203 x 232), siglato, con il Trionfo di David (ripr. in Catalogo… villa I cedri, 1959), nel 1959 in collezione privata e ora di ubicazione ignota, in passato attribuito a Orazio Fidani (Contini, 1989) e la Scena di Battesimo della collezione Sestieri (ripr. in Baldassarri,1986, III, p. 179), già assegnata a Giovan Battista Vanni (ibid.). Irrintracciabili risultano altre due tele di Morosini ricordate da Filippo Baldinucci (1681-1728), eseguite per la chiesa fiorentina di S. Giuseppe, sempre nel quartiere di S. Croce, una delle quali, forse, raffigurava una Deposizione.
Morì, probabilmente a Firenze, entro la fine del 1646 (Zangheri, 2000).
Considerato da Baldinucci, e da tutta la letteratura successiva, allievo di Orazio Fidani, il Montepulciano, così chiamato, per la prima volta, dallo stesso biografo fiorentino, ne fu piuttosto, secondo Roberto Contini (1989), compagno alla scuola di Giovanni Bilivert. Ad attestare tale discepolato sarebbero, per lo studioso, la verosimile partecipazione alla realizzazione della tela con Ercole che libera Esione (Chicago, collezione privata) di Bilivert, databile tra lo scadere del quarto decennio e l'inizio del quinto, momento nel quale Morosini aveva già dato prova pubblica delle sue qualità. Il passaggio di Morosini nella bottega di Bilivert troverebbe conferma nella sua partecipazione alla decorazione della cappella di S. Donnino nella pieve di S. Giuliano a Castiglion Fiorentino dove, al fianco di Morosini, fu attivo il bilivertiano Agostino Melissi. Tuttavia è da notare che nelle biografie di Bilivert, in particolare in quella attribuita a Fidani (pubbl. in Corti, 1971), non vi è traccia della presenza di Morosini nella bottega di Bilivert. Morosini, pittore i cui modi sono stati spesso confusi in passato con quelli di Fidani, giunse a Firenze artista già formato su modelli senesi, come provano bene il suo dipinto per l'Accademia e le tele delle cappelle Tolomei e Buini. Tutte queste opere, di sostenuta qualità, si rivelano affini al linguaggio di Bilivert, con interessanti aperture verso la scuola di Cristoforo Allori e in particolare le opere di Zanobi Rosi, ma dimostrano anche affinità e conoscenza di maestri senesi quali Astolfo Petrazzi e Rutilio Manetti, che proprio nel 1624, quando Morosini è registrato per la prima volta a Firenze, firmava e datava la pala raffigurante l'Elemosina di s. Tommaso di Villanova nella chiesa di S. Spirito. La tela che, nella produzione sin ora individuata di Morosini, è la più prossima ai modi di Manetti è certamente quella eseguita entro i primi mesi del 1625 per l'Accademia del disegno, ricordata da Domenico Peruzzi nel 1668 (cit. in Maffeis, 2007), in occasione di una causa tra l’Accademia e gli eredi del priore Donato Antella come un quadro in tela «di tre braccia entrovi un masculo figurato il Disegno, che al tavolino scartabella un libro d'architettura», e da Giovanni Rosi (ibid.), nella stessa occasione, col più suggestivo titolo di Desiderio di Virtù (Maffeis, 2007). Prepotentemente senese è poi la Conversione di Saulo del 1626. Dipende da modelli senesi anche il Martirio di s. Sebastiano. La tela secondo Federico Zeri (scheda n. 52149) dimostra un'attrazione di Morosini per i modi e le durezze neoquattrocentesche di Cosimo Gamberucci, allievo di Santi di Tito. In realtà essa deriva piuttosto, per composizione e stesura, dal dipinto di analogo soggetto di Astolfo Petrazzi della collezione Chigi-Saracini. Le numerose sollecitazioni che Morosini raccolse nel corso della sua carriera fiorentina, prima tra tutte quella bilivertiana, ne fanno un pittore eclettico, raffinato nelle proposte decorative, divertente e vario, sebbene dalla stesura un po’dura, particolarmente adatto a soddisfare una clientela che, come sembrano attestare le sue prove pubbliche, può definirsi di classe media.
Fonti e Bibl.: Università di Bologna, Fondazione Federico Zeri, fototeca, b. 0528, Pittura italiana, secolo XVII. Firenze 5, f. 6, Francesco Morosini (Montepulciano), scheda n. 52149; F. Baldinucci, Notizie de’ professori del disegno… (1681-1728), a cura di F. Ranalli, IV, Firenze 1846, p. 316; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, I, Firenze, 1754, pp. 258 s.; II, 1755, p. 76; G. Cambiagi, L'antiquario fiorentino o sia Guida per osservar con metodo le cose notabili della città di Firenze, Firenze 1777, pp. 88 s., 169; S. Ticozzi, Dizionario dei pittori … fino al 1800, I, Milano 1818, p. 69; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia …, VI, Milano 1823, p. 101; G. Formigli, Guida per la città di Firenze e suoi contorni, Firenze 1830, p. 209; F. De Boni, Biografia degli artisti, Venezia 1840, p. 682; E. Repetti, Notizie e guida di Firenze e de’contorni, Firenze 1841, pp. 310, 453; F. Fantozzi, Nuova Guida ovvero Descrizione storico artistico-critica della città e contorni di Firenze, Firenze 1847, pp. 162, 590; P. Prezzolini, Storia politico religiosa del popolo fiorentino, Firenze 1865, I, p. 386; II, p. 70; Notizie storiche e descrittive della chiesa prioria dei Ss. Stefano e Cecilia di Firenze per una pastorella arcade, Firenze 1878, p. 42; A. Garneri, Firenze e dintorni, Roma 1910, pp. 100, 237 s.; W. Paatz - E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, II, Frankfurt a.M. 1941, pp. 369, 375; III, ibid. 1952, pp. 313, 315; V, ibid. 1953, pp. 11, 12, 16, 18, 35, 37, 220, 233; Catalogo dell’arredamento antico e collezioni d'arte site nella villa I Cedri (vendita d’asta, Roma, 22 ottobre-10 novembre 1959), Roma 1959, p. 34 n. 407; G. Corti, Contributi alla vita e alle opere di Francesco Furini, in Antichità viva, X (1971), 2, p. 18; A. Barsanti, Una vita inedita del Furini (II), in Paragone, XXV (1974), 289, pp. 95 s. n. 67; R. Contini, Bilivert. Saggio di ricostruzione, Firenze 1985, p. 12 n. 63, fig. 45; F. Baldassari, Giovan Battista Vanni, in Il Seicento fiorentino. Arte a Firenze da Ferdinando I a Cosimo III (catal.), Firenze 1986, III, p. 179; R. Contini, M. F., in La Pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1989, II, p. 824; M. Mojana, Orazio Fidani, Milano 1996, p.10; Pietro da Cortona per la sua terra. Da allievo a maestro (catal., Cortona), a cura di R. Contini, Milano 1997, p.156, n. 24, fig. 98; L. Zangheri, Gli accademici del Disegno. Elenco alfabetico, Firenze 2000, pp. 57, 59 s., 66, 68, 226; L. Fornasari, Bernardino Santini pittore in Arezzo, Arezzo 2000, pp. 64, 104; Storia delle arti in Toscana. Il Seicento, a cura di M. Gregori, Firenze 2001, p. 244; R. Maffeis, in Un'altra bellezza. Francesco Furini (catal.), a cura di M. Gregori - R. Maffeis, Firenze, 2007, pp. 59, 275, 278, 291 s.; S. Bellesi, Catalogo dei pittori fiorentini del '600 e '700, Firenze 2009, I, pp. 206 s.; III, fig. 1123; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori Italiani, VIII, 1975, p. 41, fig. 62; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 167, s.v.