MORETTI, Francesco
MORETTI, Francesco. – Nacque a Perugia il 26 agosto 1833 da Ippolito, proprietario di una distilleria di liquori, e da Rosa Bracardi; la coppia ebbe altri due figli, Irene e Tito.
La residenza della famiglia è attestata presso la chiesa di S. Agostino.
I primi dati certi su Moretti si riferiscono all’ammissione alla scuola dell’Accademia di belle arti di Perugia nel 1844, quando vi insegnavano Giovanni Santini, professore di architettura e prospettiva, Vincenzo Baldini, professore di geometria e ornato, Guglielmo Ciani, docente di scultura, e Silvestro Valeri, allievo romano di Tommaso Minardi, docente di pittura (Lupattelli, 1923, pp. 3 s.). Negli anni accademici eseguì copie da Perugino, Pinturicchio, lo Spagna (Giovanni di Pietro) e opere d’invenzione di genere sacro e di carattere purista, come il S. Simone martire premiato nel 1854, e il quadro di soggetto storico Astorre Baglioni a Famagosta, medaglia d’oro nel 1858 (Perugia, Museo dell’Accademia di belle arti; il trittico a olio con La Madonna delle Grazie e i quattro ss. protettori di Perugia, del 1855, non è stato rintracciato).
Nel 1855 fu inviato da Valeri a Todi nel cantiere didattico allestito nel duomo, insieme ai compagni Eliseo Fattorini e Alessandro Zucchetti, con i quali partecipò, a partire dal 1856, anche alla decorazione pittorica della cappella del Monte di pietà. In questo contesto conobbe il conte Giuseppe Francisci di Todi, già allievo di Minardi a Roma, il quale, costretto all’esilio ad Arezzo per le sue idee anticlericali, aveva stretto contatti con la manifattura Ginori di Doccia a Sesto Fiorentino per la sperimentazione di colori a smalto, nell’intento di far rinascere la pittura su vetro (S. Toppetti, Francisci, Giuseppe, in Diz. biogr. degli Italiani, L, Roma 1988, pp. 168 s.).
A partire dagli anni Trenta dell’Ottocento, infatti, in varie regioni d’Italia, si manifestò un aumento d’interesse per le vetrate e le conseguenti potenzialità economiche connesse alla loro realizzazione e al loro restauro, fattore che alimentò la competizione tra artisti, in particolare tra i milanesi Giovanni e Giuseppe Bertini, il ravennate Antonio Moroni operante a Roma, il pisano Guglielmo Botti e il frate domenicano francese Paul Le Forestier, tutti presenti in Umbria negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo.
Dopo la morte di Francisci nel 1859, il fratelloAngelo si associò a Fattorini e Moretti per proseguire la realizzazione, iniziata dal fratello, di vetrate per il duomo di Todi sulla cui facciata rimangono un tondo raffigurante un Angelo annunciante tratto da Beato Angelico, firmato da Moretti e datato 1862, in pendant con la Vergine annunciata opera di Fattorini.
Nel 1863 Fattorini e Moretti conclusero il restauro della Predica di s. Bernardino, vetrata cinquecentesca di Hendrick van den Broeck posta nella cappella della Mercanzia della cattedrale di S. Lorenzo a Perugia, in seguito alla decisione presa dal capitolo già nel 1858 e concretizzatasi nel 1862 (Silvestri, 2006, p. 243). Cominciò così per Moretti l’attività che caratterizzò tutta la sua produzione artistica, divisa tra creazione e restauro di vetrate, momenti metodologicamente ben distinti, a cui egli associò l’insegnamento nell’Accademia e numerosi incarichi istituzionali. Nell’ambito del restauro raggiunse risultati originali e innovativi, soprattutto per l’elaborazione di una prassi conforme alle norme conservative allora vigenti nel campo dei monumenti e delle opere pittoriche.
Il vero e proprio tirocinio formativo di Moretti avvenne sulla vetrata di Mariotto di Nardo, alta 23 m, con Ss. dell’Ordine domenicano e storie di s. Giacomo apostolo posta nella basilica di S. Domenico a Perugia. Tale impresa, assunta insieme a Francisci e Fattorini, dopo le precedenti campagne di restauro di Moroni e Le Forestier, tra il 1856 e il 1860, era rimasta incompiuta per l’inadeguatezza del primo e per le soppressioni del patrimonio religioso seguite all’unificazione del Regno d’Italia. Nel 1862 l’incarico passò alla Società di artisti umbri e dall’anno seguente Moretti fu l’effettivo e unico restauratore della vetrata, come risulta dal contratto del 1869 e dalle firme da lui apposte sulla figura di S. Giovanni Evangelista e nell’iscrizione nel margine inferiore nella quale si celebra il Municipio committente e si legge l’anno di fine dei lavori, il 1879 (Silvestri - Falsettini, 2006).
Il metodo seguito da Moretti per questo restauro prevedeva la sostituzione delle tessere assenti o danneggiate con altre create a perfetta imitazione tecnica e stilistica, ripristinando la trama dell’impiombatura originale, secondo i dettami del restauro in stile (Marchini, 1973). La messa in opera di una controvetrata nel finestrone di S. Domenico generò un’accesa polemica alimentata dall’architetto Guglielmo Calderini, allora docente di architettura teorica e pratica e di storia dell’arte all’Accademia perugina; il dibattito, documentato anche sui quotidiani locali, si concluse con l’intervento di Giovan Battista Cavalcaselle, membro della giunta di belle arti del Consiglio superiore del ministero della Pubblica Istruzione, che si espresse in modo definitivo contro l’uso delle vetrate di protezione (Silvestri, 2003, p. 94).
Gli anni Sessanta e Settanta furono segnati anche dall’attività nell’ambito della creazione di vetrate e dal trasferimento del laboratorio di Moretti dai locali attigui a S. Domenico a quelli nel convento di S. Francesco in Prato, avvenuto nel 1875. Al 1867 risale la vetrata circolare (135 cm) raffigurante L’incoronazione della Vergine tratta dalla pala di Perugino, allora conservata in S. Francesco al Monte a Perugia e ora alla Galleria nazionale dell’Umbria, presentata all’Esposizione universale di Parigi e vincitrice del gran premio all’Esposizione romana delle opere di ogni arte eseguite pel culto cattolico del 1870 (Perugia, studio Moretti-Caselli). A questa seguirono, nel 1873, il lucernario a motivi geometrici per la sala del Consiglio nel palazzo della Provincia di Perugia e, nel 1874, L’adorazione dei pastori per la cappella del Santo Anello nella cattedrale di Perugia, in collaborazione con il fratello Tito, che in quegli anni firmava, per la stessa sede, una lunetta con la Imago Pietatis e una Madonna nel Museo capitolare, tutte opere su vetro (Lupattelli, 1923, p. 8).
Tra il 1875 e il 1879 Moretti eseguì una vetrata circolare con S. Donato per uno dei finestroni della facciata e un S. Giovanni Battista per una cappella nella chiesa di S. Maria della Pieve di Arezzo; negli anni Ottanta, cominciò le trattative per il restauro dell’oculo di facciata con la Pentecoste di Guillaume de Marcillat e dei finestroni nel coro del duomo di Arezzo, opere quattrocentesche di Domenico Pecori e Stagio di Fabiano Sassoli, trattative non concluse per l’opposizione del direttore generale del ministero Giuseppe Fiorelli alla perizia che prevedeva ampia sostituzione delle tessere antiche (Silvestri, 2003, p. 95). Nel 1881 eseguì il Ritratto di Margherita di Savoia (222 x 158 cm), opera a smalto su vetro realizzata a partire da modelli fotografici, preparata con studi a olio su tela e compiuta nascondendo completamente le trafile di piombo; l’opera ricevette la medaglia di bronzo all’Esposizione nazionale di Milano nel 1881 e riscosse un grande successo anche all’Esposizione italiana di belle arti a Londra del 1888. In questa occasione il prefetto di Perugia rilasciò a Moretti un lasciapassare in cui è menzionata tale Gaetana Soli, di anni 52 «sua signora» (La carta..., 2001, pp. 71, 92, 94).
Durante i restauri del duomo di Orvieto, dal 1886 al 1890 intraprese la creazione di nove vetrate con Santi per le navate laterali, che, secondo le indicazioni del presidente dell’Opera del duomo Carlo Franci, dovevano essere intonate a quelle del finestrone absidale trecentesco di Giovanni di Bonino (altezza 16,30 m), i cui pannelli furono affidati a Moretti per le operazioni di pulitura e reintegrazione. Il lavoro fu condotto a termine nel 1905 con l’aiuto di Lodovico Caselli, figlio della sorella Irene e di Giacomo Caselli, il quale affiancò Moretti a partire dal 1897; il restauro si contraddistinse per un maggior rigore metodologico grazie al bilanciamento tra parti antiche e parti di restauro nella pulitura e l’apposizione dell’iniziale del cognome su ogni pezzo inserito nella vetrata, secondo le prescrizioni di Camillo Boito nell’ambito del restauro architettonico (C. Boito, Questioni pratiche di belle arti, Milano 1893). Un’iscrizione commemorativa fu posta sui pannelli di completamento e sul bordo inferiore della finestra (Guidi di Bagno, 1991, p. 65). I successivi restauri condotti da Moretti seguirono la metodologia messa a punto a Orvieto, come documentano le relazioni rinvenute nell’Archivio centrale di Stato relative sia alla normativa per il restauro delle vetrate (1891) sia ai lavori effettuati sulle quattro finestre nella chiesa di S. Maria delle Grazie al Calcinaio a Cortona (1891-93), sulla monofora con S. Silvestro e s. Lucia e sull’oculo della facciata con La Pentecoste nel duomo di Arezzo (1906 e 1909) e sull’Epifania in S. Maria nuova a Cortona (1907), tutte opere di Guillaume de Marcillat e della sua scuola (Silvestri, 2003, pp. 97-98).
Mentre lo studio e la residenza della famiglia veniva spostata definitivamente nel 1895 nelle case Baglioni, in via Fatebenefratelli (La carta..., 2001, p. 60) a Perugia, Moretti intensificò la produzione di vetrate originali affiancato da altri artisti. Da citare, in particolare, le vetrate del santuario della Santa Casa di Loreto, dove realizzò le finestre della cappella di S. Giuseppe, della cappella slava e di quella polacca (1888-93), le otto vetrate circolari del tamburo della cupola su cartoni di Cesare Maccari e la vetrata con l’Immacolata Concezione su disegno di Ludwig Seitz nella cappella tedesca (1905).
Si ricordano anche le finestre absidali realizzate nella basilica di S. Maria degli Angeli ad Assisi (1894-98 e 1909-11), la vetrata della cappella di S. Filippo Neri nella cattedrale di Capua, le vetrate delle cappelle Gianturco e Martire e della cappella Ricci rispettivamente nei cimiteri di Napoli e Rieti, il lucernario e tre finestroni ornamentali del salone e la bifora con S. Costanzo e S. Lorenzo della cappella nel castello dell’Oscano (Perugia) e la vetrata con S. Anna e la Vergine nella cappella funeraria dei conti Telfener a Londra (La carta..., 2001, p. 74).
Per ciò che riguarda gli incarichi istituzionali, fu insegnante di ornato dal 1863 e di pittura dal 1874 all’Accademia di belle arti di Perugia, avendo già supplito il titolare Valeri dal 1856 al 1869; nel 1892 ne divenne direttore, ma diede le dimissioni nel 1894 e si ritirò dall’insegnamento nel 1897, rimanendo però membro del Consiglio dell’Accademia ininterrottamente dal 1864 al 1906. Ricoprì incarichi anche nell’ambito della tutela: ispettore delle antichità e belle arti per conto del ministero della Pubblica Istruzione tra il 1874 e il 1908, dal 1874 al 1915 fu direttore della Pinacoteca civica di cui curò il trasferimento dai locali del monastero olivetano di Montemorcino al palazzo dei Priori nel 1879; nel 1888 progettò la sistemazione della facciata di S. Francesco in Prato a Perugia e nel 1890 della scala detta della Vaccara nel palazzo dei Priori, optando per la creazione di due rampe invece di una sola, come invece poi avvenne seguendo i dettami di Calderini; nel 1915 firmò con Caselli il restauro del polittico Guidalotti di Beato Angelico (Perugia, Galleria naz. dell’Umbria).
Morì a Perugia il 23 aprile 1917.
La documentazione conservata presso lo studio, raro esempio di casa di artista pervenuta integra, costituisce la principale fonte per l’approfondimento dell’opera di Moretti a partire dalla ricca biblioteca tecnica; la presenza di una camera fotografica, di obiettivi e di numerose fotografie testimonia l’interesse per questo mezzo e il suo utilizzo per la realizzazione di modelli per le opere di pittura su vetro (Migliorati, 2006, p. 311). L’attività del laboratorio fu continuata da Ludovico Caselli (1859-1922), autore della vetrata con il Martirio di s. Lorenzo nel duomo di Perugia (1921), e poi dalle figlie di questi, Rosa (1896-1989) e Cecilia (1905-1996), che restaurarono le vetrate della basilica di S. Francesco ad Assisi e realizzarono una replica dell’Ultima cena di Leonardo (458 × 884 cm) per la cappella del Forest Lawn Memorial Park di Glendale, in California (1925-31); attualmente lo studio Moretti-Caselli è condotto da Anna Matilde Falsettini e dalla figlia Maddalena Forenza.
Fonti e Bibl.: V. Ansidei, necr. in Bollettino della Regia Deputazione di storia patria per l’Umbria, XXIII (1918), pp. 393-398; A. Lupattelli, Una famiglia di artisti fiorita in Perugia nella seconda metà del XIX secolo. F. M., Tito Moretti, Irene Moretti in Caselli, Lodovico Caselli Moretti, Perugia 1923; A. Bertini Calosso, La vetrata di Hendrick van den Broeck nella cattedrale di Perugia, in Mélanges Hulin de Loo, Bruxelles 1931, pp. 45-52; Mostra della pittura dell’800 a Perugia (catal.), a cura di F. Santi, Perugia 1951, p. 22; G. Marchini, Le vetrate dell’Umbria. Corpus Vitrearum Medii Aevi. Italia, Roma 1973, pp. 196-209; L. Guidi di Bagno, I restauri dell’Ottocento Novecento: tra procedimento critico e creazione artistica, in La vetrata del duomo di Orvieto, Orvieto 1991, pp. 59-91; C. Zappia, Museo dell’Accademia di belle arti di Perugia. Dipinti, Perugia 1995, pp. 160 s.; A.P. Torresi, Primo dizionario biografico di pittori restauratori italiani dal 1750 al 1950, Ferrara 1999, p. 102; La carta, il fuoco, il vetro. Lo studio-laboratorio Moretti- Caselli di Perugia attraverso i documenti, i disegni e le vetrate artistiche (catal., Perugia), a cura di G. Giubbini - R. Santolamazza, Città di Castello 2001; S. Silvestri, F. M. e il restauro delle vetrate antiche. Documenti dall’Archivio della Direzione generale di antichità e belle arti, in Restauratori e restauri in archivio, I, Profili di restauratori italiani tra XVII e XX secolo, a cura di G. Basile, Firenze 2003, pp. 93-108; S. Petrillo, Luci e ombre della fortuna di Perugino nell’Ottocento. Spigolature umbre e toscane, in Perugino, il divin pittore (catal., Perugia), a cura di V. Garibaldi - F.F. Mancini, Milano 2004, pp. 445-455; S. Silvestri, Vetrate italiane dell’Ottocento. Storia del gusto e relazioni artistiche fra Italia e Francia 1820-1870, Firenze 2006; S. Silvestri - A. Falsettini, Vicende conservative ottocentesche della vetrata, in La basilica di S. Domenico di Perugia, a cura di G. Rocchi Coopmans de Yoldi - G. Ser- Giacomi, Perugia 2006, pp. 425-457; A. Migliorati, Le vetrate dello studio Moretti-Caselli, in Arte in Umbria nell’Ottocento (catal., Perugia- Foligno… 2006-07), a cura di F.F. Mancini - C. Zappia, Milano 2006, pp. 310-313.