MORELLI d’ARAMENGO, Francesco
MORELLI d’ARAMENGO, Francesco. – Nacque a Torino il 25 settembre 1761, unico figlio dell’avvocato e senatore Gerolamo Francesco Andrea e di Anna Margherita Bossi; al battesimo ricevette i nomi di Francesco Antonio Nicola.
Compiuti gli studi legali nell’università cittadina, conseguì la licenza il 26 maggio 1781 e la laurea il 17 aprile 1782 (con dissertazioni di diritto ecclesiastico e di ius civile). Il 19 settembre 1786 fu nominato sostituto sovrannumerario dell’avvocato dei poveri nel Senato di Torino e il 20 aprile dell’anno successivo sostituto effettivo nello stesso ufficio. Al 6 aprile 1790 data la dispensa sovrana dall’incarico. Il 10 luglio 1790 subentrò al padre, morto nel 1787, nell’investitura del feudo di Aramengo (Asti), di cui Gerolamo Francesco Andrea aveva ottenuto la giurisdizione il 9 settembre 1772, con titolo e dignità comitali. Nello stesso 1790 sposò Elisabetta Allegro, ballerina di teatro; dall’unione nacquero otto figli, quattro dei quali morirono in tenera età; giunsero all’età adulta Giuseppa Anna Margherita (n. 1798), Amedeo (n. 1807), Eugenia (n. 1810, monaca benedettina nel 1827 con il nome di Geltrude) e Secondo (n. 1813).
Fornito di una buona educazione letteraria (ebbe tra i suoi maestri il teologo e poeta Odoardo Cocchis), Morelli affiancò agli impegni istituzionali una mai dismessa pratica poetica. Al principio del 1794, a Parma, i tipi di Giambattista Bodoni licenziarono il Saggio di poesie del conte d. Francesco Morelli. Aperto da una dedica in versi al conte Luigi di Castell’Alfero, il volume allinea un Poemetto relativo alle tragedie del sig. conte Vittorio Alfieri, un’Epistola in sciolti a Cocchis, la traduzione Ajace sul punto d’uccidersi (da Louis-Sébastien Mercier), cinque odi saffiche e sette odi-canzonette in quartine savioliane. Il 23 dicembre 1795 Morelli propose a Bodoni la pubblicazione, rimasta tuttavia senza esito, di una propria versione italiana dei Paralipomeni di Quinto Smirneo (il primo canto è conservato a Torino, Biblioteca civica centrale, Fondo Morelli).
Durante la dominazione francese del Piemonte Morelli si ritirò a vita privata ad Asti. Nel luglio 1797, quando venne proclamata la fragile Repubblica Astese, inneggiò in versi al marchese Mattia Mazzetti di Frinco, artefice della repressione dei moti per conto di Carlo Emanuele IV. Due anni dopo venne delegato a rappresentare gli interessi della provincia di Asti presso l’armata austro-russa occupante; fu lui a comunicare agli astigiani la resa della cittadella di Alessandria (21 luglio 1799) e a celebrare l’avvenimento con un inno. Sotto l’autorità francese compilò annualmente Il sibillone, almanacco astrologico in cui erano contenute allusioni politiche.
Con il Supplimento poetico di notizie astensi agli accademici di Berlino (Torino 1796) Morelli contestò a Carlo Denina, allora residente nella città tedesca, di non aver reso il dovuto merito alla città di Asti nelle Considérations d’un Italien sur l’Italie... (Berlino 1796). Denina rispose con i Conseils à l’auteur d’un supplément poëtique de notices litéraires, concernant le Piémont, inclusi tra le Pièces diverses servant de suite aux considérations d’un Italien sur l’Italie (ibid. 1799). Nelle Réflexions sur les caractères des Piémontois Denina si limitava a nominare, fra gli astigiani degni di rinomanza, Nicola Gioacchino Brovardi e Benedetto Alfieri, con il nipote Vittorio; pur se riconosciuto come affermato autore di tragedie, quest’ultimo veniva tacciato di scarsa originalità e di caparbietà. In risposta al «manifestato astio» di Denina, negli oltre 700 endecasillabi sciolti del Supplimento Morelli si incaricava di incrementare il catalogo dei personaggi insigni di Asti. Nel 1799 Denina confermò in dieci punti le proprie valutazioni; traccia della polemica è anche nella terza delle lettere contenute nelle Pièces (Sur quelques particularités de la littérature piémontoise).
Al 1797 risalgono contatti epistolari con Vittorio Alfieri che, ricevuta una copia del Supplimento, il 28 febbraio disapprovò che Morelli avesse dato corso alla polemica con Denina. Alfieri incaricò altresì Morelli di verificare se il municipio di Asti potesse gradire il lascito della propria biblioteca, ricomposta dopo la dispersione seguita agli eventi della Rivoluzione francese. Morelli rispose alla missiva alfieriana il 29 marzo 1797, appoggiando l’idea del donativo e comunicando l’intenzione della municipalità di provvedere un «sito di pubblico uso per i libri», in previsione «d’una futura pubblica libreria» (Alfieri, Epistolario, II, p. 207). Nonostante gli sforzi di Morelli, i volumi di Alfieri non furono assegnati alla città piemontese; ereditati da Luisa Stolberg, passarono al pittore François-Xavier Fabre e furono trasferiti a Montpellier. Cinque anni dopo Morelli ottenne tuttavia che il Municipio di Asti dedicasse ad Alfieri un busto marmoreo, sotto cui venne collocata un’epigrafe redatta dallo stesso Morelli. Con l’epigrafe, gli endecasillabi sciolti All’ombra di Vittorio Alfieri e il sonetto Brenno, Annibal e Goti ed Unni e quanti, Morelli partecipò al volume Alla memoria di Vittorio Alfieri le muse astigiane (Asti 1804). Alcuni biografi (Angelo Brofferio, Niccola Gabiani) riferiscono anche di un incompiuto studio morelliano su Alfieri.
Dopo oltre due anni di viaggi in Italia, compiuti fra il giugno 1800 e il settembre 1802, Morelli si trasferì a Castiglione d’Asti, in una villa di sua proprietà, alternando la cura della tenuta alla composizione poetica e agli studi eruditi.
Caratterizzata da una certa varietà metrica e stilistica, la sua produzione in versi fu per lo più estemporanea e apparve in pubblicazioni d’occasione o in fogli volanti; mostrò una speciale predilezione per il genere bernesco, affiancando a esso liriche di carattere sacro, profano, autobiografico e di attualità. Una raccolta delle opere apparve postuma, in tre volumi (Poesie edite ed inedite, Asti 1895-99), per cura di Gabiani, a cui si deve l’ampio saggio introduttivo, tuttora la principale fonte biografica sul poeta. Nella copiosa messe di componimenti si segnalano varie centinaia di sonetti per santi, per ricorrenze religiose e profane, per nozze, per onomastici; poi epigrammi, la favola La zanzara e la farfalla, novelle in versi (La vestale, Il pievano Arlotto, Il caprone di Radicofani), la descrizione (indirizzata a Giulio Corsi Viano nel 1805) del Sacrificio di Polissena, dipinto di Pietro Berrettini (Pietro da Cortona). Tra i versi di carattere giocoso si ricorda il Ditirambo, a giudizio di Brofferio (XV, 1860, p. 168) «superiore a quello del Redi». Taluni testi tradiscono un’ispirazione autobiografica: è il caso delle epistole in versi Il ritiro, Panegirico della vecchiaia, A donna Geltrude Morelli, All’amico d. Giuseppe Pasquero, dell’epitalamio per le nozze Govone - Caratti, dell’epistola e del sonetto intitolati a Castiglione d’Asti. Completano il corpus letterario numerose commedie, tra le quali La fiera di Sinigaglia, le Nozze di Marmocchio, l’Eclisse della luna, i tre atti de La Pinzocchera o Nituccia (recitata a Mondovì nel 1827), Le Visitandine (traduzione da Louis-Benoît Picard). Al 1810 risale l’azione drammatica Numa Pompilio, che vide Morelli proporsi come attore nella rappresentazione di Costigliole d’Asti.
Coltivò anche l’epigrafia latina. Le iscrizioni per Alfieri (1802) e per il compositore astigiano Giacinto Calderara (1803) originarono la polemica Lettera del canonico Benedetto Vejluva all’exsenatore Vincenzo Auna… sopra due recenti iscrizioni (Asti 1804), in cui venivano censurate scelte formali e stilistiche di Morelli. Questi ribatté con una lettera a stampa, composta a nome di Lorenzo Calderara, figlio di Giacinto (ibid. 1804).
Con il ritorno dei Savoia, Morelli occupò con continuità alcuni uffici pubblici: fu intendente della città e della provincia di Mondovì (1816-24), oltre che conservatore delle gabelle e, fra il 1824 e il 1826, intendente a Vercelli. Passò poi a Torino, dove, il 16 marzo 1826, ottenne l’incarico di vicedirettore del debito pubblico negli Stati di Terraferma e di intendente generale. Intorno ai sessant’anni sposò in seconde nozze la contessa Luigia Majno di Capriglio, che gli sopravvisse. Cavaliere dell’Ordine Mauriziano dal 2 gennaio 1789, ebbe una pensione annua dal 1833; fu ascritto all’Accademia istituita ad Asti da Carlo Giuseppe Alloati e, il 30 dicembre 1797, al Collegio delle Scienze e belle arti dell’Università di Torino in qualità di sovrannumerario nella classe di eloquenza (nell’occasione pronunciò una De vi Graecae poeseos in Italicam oratio…). Nella torinese Accademia dei Pastori della Dora assunse il nome di Cloridoro e in Arcadia quello pastorale di Filteo Naricio.
Morì a Torino il 28 agosto 1841.
Nella Biblioteca civica centrale di Torino esiste un fondo intitolato a Morelli d’Aramengo, dono di Ernesto Pasquali, suddiviso in manoscritti e opere a stampa. I sette faldoni dei manoscritti tramandano il testamento (redatto il 12 dicembre 1839), componimenti encomiastici, frammenti di opere drammatiche e per musica, il diario di alcuni viaggi in Italia (1800- 02), 33 Riflessioni libere (1800), un giudizio su un metodo d’istruzione proposto ad Asti, alcune favole, l’incompiuta traduzione dei Paralipomeni di Quinto Smirneo, un’epistola in versi a Cocchis con la relativa risposta (1804). Nella Biblioteca Reale di Torino si trovano sette lettere a Morelli insieme con materiale epigrafico e tre componimenti manoscritti (cass. 24/6); inoltre due lettere di Morelli a Giuseppe Pavesio (Varia 267/122 e Misc. 86.53). Le missive a Bodoni sono consultabili nella Biblioteca Palatina di Parma, Carteggio Bodoni, cass. 48 (ad nomen); 56 (f. Giuseppe Francesco Scarrone); due minute bodoniane in Minute, cass. 5 (ad nomen); un’ulteriore lettera a Bodoni è nella Biblioteca comunale di Piacenza, Landi, 250. Ad Asti, Casa d’Alfieri, si conservano Carte di Francesco Morelli (dodici missive e dieci componimenti). A Firenze, Biblioteca nazionale, Appendice Ginori Conti 5,2, e a Nancy, Bibliothèque municipale, Autographes, boite 1, pochette 34, sono due lettere alfieriane a Morelli; a Montpellier, Médiathèque centrale d’agglomération, Fondo Alfieri, 61.12.24, quella ad Alfieri del 29 marzo 1797. Componimenti manoscritti sono custoditi nell’Archivio di Stato di Asti, Archivio Asinari di San Marzano, sub Famiglia, Componimenti e iscrizioni di circostanza, stemmi, ritratti; e nella Biblioteca Estense e universitaria di Modena, Autografoteca Campori, ad nomen.
Fonti e Bibl.: Torino, Arch. di Stato, Controllo generale Finanze, Patenti e biglietti, 1772-73, vol. XLVI, cc. 33r-34r; 1786-87, vol. LXX, c. 10r; 1787, vol. LXXI, c. 112r-v; 1789-90, vol. LXXIX, c. 174r; 1816, vol. IX, pp. 333 s.; 1823-24, vol. XXXIII, pp. 190 s.; 1826, vol. XLII, pp. 206 s.; Camerale Piemonte, art. 687, par. 1, Patenti Piemonte, 1787, reg. 247, c. 20r-v; art. 746, par. 2, Investiture, 1772-73, vol. LVIII, cc. 97r-100v; 1790, vol. LXXV, cc. 168r-171r; Ibid., Arch. storico dell’Università, Facoltà di giurisprudenza, Esami per il conferimento dei gradi, Esami pubblici, X.C 54, pp. 32, 106; Ibid., Collegio delle Scienze e belle arti, Verbale delle adunanze, VII 48, p. 111; Ibid., Biblioteca nazionale, D.AN.328.50 e D.AN.331.21 (dissertazioni a stampa per il conferimento della licenza e della laurea); Asti, Biblioteca del seminario vescovile, Fondo manoscritti, S. Incisa, Giornale d’Asti, XV (1790), p. 83; XXI (1796), pp. 96 s.; XXIV (1799), p. 153; XL (1816), p. 37; F. Regis, Oratio VV. Cl. Salutium, Morelli, et Raby in LL. AA. Collegium cooptantis, Torino 1798; [G.F. Scarrone], Riflessioni imparziali e memorie sopra la vita e le opere dell’abate C. Denina…, Parma 1798, pp. 75- 77; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, II, Torino 1841, p. 413; Id., Delle società letterarie del Piemonte, Torino 1844, pp. 291, 297; G. M[elzi], Dizionario di opere anonime e pseudonime…, III, Milano 1859, p. 548; A. Brofferio, I miei tempi. Memorie, II, Torino 1857, pp. 89 s.; III, ibid. 1858, pp. 54-56; VII, ibid. 1858, pp. 117-128; XV, ibid. 1860, pp. 167-184; XVII, ibid. 1860, pp. 177-198; XVIII, ibid. 1861, pp. 218- 232; Id., Della vita e degli scritti di F. M., in appendice a La monarchia italiana, marzo 1864; [G.O. Ferrua], Il conte F. M., in Il Mondovita, II (1867), nn. 87 s.; A. Baratta, Epigrammi editi e inediti, Torino 1881, pp. 18 s. (cfr. Il Baratta ovverosia gli immortali epigrammi del «cavaliere senza camicia», a cura di C.A. Piccablotto, Torino 1994, p. 114); G. Mazzatinti, Inventario dei manoscritti italiani delle biblioteche di Francia, III, Roma 1886-88, pp. 104 s.; Lettere edite e inedite di Vittorio Alfieri, a cura di G. Mazzatinti, Torino 1890, pp. 309 s.; N. Gabiani, F. M., in Poesie edite ed inedite di F. M. conte d’A.…, a cura di N. Gabiani, I, Asti 1895, pp. XV-XLV, e III, ibid. 1899, pp. III-XVIII; U. Di Primeglio, Un poeta umorista piemontese del secolo XIX…, in Gazzetta del popolo della domenica, XIX (1901), n. 36, pp. 285 s. (poi in Id., Nelle ombre del passato. Profili e note, Asti 1904, pp. 48-54); N. Gabiani, Rivoluzione, repubblica e controrivoluzione di Asti nel 1797…, Pinerolo 1903, pp. 111, 114 s., 155 s., 160-162; G. De Rolandis, Notizie sugli scrittori astigiani, 2a ed., Asti 1912, pp. 54 s.; A. Boselli, Il carteggio bodoniano della Palatina di Parma, in Arch. storico per le province parmensi, n.s., XIII (1913), pp. 202, 214; N. Gabiani, La corsa del Palio in Asti…, 2a ed., Asti 1931, pp. 146 s., 150 s., 153- 159, 191-199; L. Negri, Un accademico piemontese del ’700: C. Denina…, in Memorie della Reale Acc. delle Scienze di Torino, Classe di Scienze morali, storiche e filologiche, s. 2, LXVII (1933), pp. 117 s.; A. Barolo, Le carte alfieriane di Montpellier ad Asti, in Convivium, VIII (1936), pp. 613-617, 688-691; E. Nasalli Rocca, Un ignoto carteggio bodoniano nella Biblioteca comunale di Piacenza, in Arch. storico per le province parmensi, s. 3, V (1940), p. 103; A. Brosio, F. M.: un poeta piemontese ingiustamente dimenticato, in ’l caval ’d brôns, XL (1962), n. 3, p. 5; R. Martini Ollino, Cultura e letteratura ad Asti tra Sette e Ottocento dal «Giornale d’Asti» di don S. Incisa, tesi di laurea, Univ. degli Studi di Torino, rel. M. Guglielminetti, a.a. 1976-77, pp. 59-62, 101-104, 109, 146, 190-201, 203, 206, 230, 232; Gli Arcadi dal 1690 al 1800. Onomasticon, a cura di A.M. Giorgetti Vichi, Roma 1977, pp. 128, 356; G. Grassi, F. M., in Il platano, V (1980), pp. 1-45; Mila bogianen. Antologia biografica di piemontesi illustri, a cura di C. Torre Navone - C. Navone, Torino 1980, p. 100; V. Alfieri, Epistolario, a cura di L. Caretti, II, Asti 1981, pp. 205-208, 281 s.; III, ibid. 1989, p. 206; A. Borlenghi - L. Gregoris, Giusti e la poesia giocoso-satirica nel primo Ottocento, in Storia letteraria d’Italia, a cura di A. Balduino, X, 2, Milano 1990, p. 1058; S. Carrai, Una lettera inedita di Alfieri a F. M., in Annali alfieriani, VII (1999), pp. 161-165; M. Benassi, Biblioteca civica centrale di Torino. Il fondo M. d’A., corso C.S.E.A. per aiuto bibliotecari, a.s. 2000-01 (presso la Biblioteca civica centrale di Torino); Il carteggio fra G. Bodoni e C. Denina (1777-1812), a cura di R. Necchi, Parma 2003, pp. 18, 31, 191 s., 205 s., 304; C. Denina, Considerazioni di un Italiano sull’Italia, a cura di V. Sorella, Torino 2005, pp. LVI, 63 s.