MONTEFREDINI, Francesco
Nato a Spinazzola (Bari) nel 1830, morto a Napoli nel 1891 o '92, fu discepolo, indi collaboratore (1864-67) di F. De Sanctis, e applicatore delle sue teorie in un aspro assalto che mosse nell'anno 1866 all'Arte del dire di V. Fornari. Sennonché intorno al 1870 si venne maturando nel M. una concezione ultrapessimistica della storia civile e letteraria dei popoli neolatini, e segnatamente di quello italiano: concezione semplicistica e antiscientifica quant'altra mai; concezione quasi da maniaco; tuttavia da lui creduta vera con fede incrollabile, e tale pertanto da fargli raggiungere, negli scritti nei quali principalmente la svolse (una serie di studî critici, raccolti in volume nell'anno 1877; una monografia sulla Vita ed opere di G. Leopardi, Milano 1881; e La rivoluzione francese: reazione socialista, Roma 1889), una prosa robusta, incisiva e che s'eleva di frequente all'arte.
Per una "legge fatale" - egli dice - vecchiaia e morte, in progresso di tempo, colpiscono le nazioni. E invecchiato e morto, simultaneamente alla decadenza e morte dell'impero romano, era anzitutto il popolo italiano, il quale dové i suoi posteriori quindici secoli di storia esclusivamente a un'infusione di sangue giovanile travasato nelle sue vene mercé le invasioni germaniche.
Analogamente votata a morte sicura, a causa della continua preponderanza dell'elemento gallo-latino, cominciata la notte di San Bartolomeo e culminata nella rivoluzione, è la Francia, che pure aveva saputo assorbire l'elemento germanico (i Franchi) e aveva perciò potuto avere secoli di storia scintillante di trionfi militari e politici. Destinato, per contrario, a vita sana, lunghissima e gloriosa è il mondo germanico, nel quale soltanto il M. trovava progresso e fervore di pensiero e di opere.
Bibl.: B. Croce, La letteratura della nuova Italia, 3ª ed., Bari 1929, III, pp. 355-66.