MOCCHETTI, Francesco
– Primo di tre fratelli, nacque a Como il 21 ott. 1766 da Pietro Antonio, originario di Lezzeno, negoziante, e da Isabella Sampietro.
Compiuti gli studi umanistici e filosofici a Como, dal 1784 a Pavia, allievo del collegio Ghislieri, studiò medicina traendo vantaggio dal potenziamento delle discipline scientifiche promosso dai sovrani asburgici e dal clima di rinnovamento che si avvertì soprattutto in campo medico e fisico grazie alla presenza di grandi maestri come L. Spallanzani, A. Scopoli, A. Scarpa, J.P. Frank, A. Volta. Inoltre, grazie all’ingegno pronto, all’amabilità dei modi, alle doti di conversatore, il M. si legò di amicizie che durarono tutta la vita con conterranei, condiscepoli come Frank e maestri come Volta, che lo ebbe sempre caro. Laureatosi nel 1791 e conseguita l’abilitazione per la libera professione medica, trascorse alcuni anni di apprendistato presso l’ospedale Maggiore di Milano.
L’estrazione borghese e le modeste sostanze familiari (il padre aveva qualche bene fondiario nell’avara montagna sul Lario o lago di Como) gli impedirono di dedicarsi completamente a quella vita di ozio letterario in stile nobiliare alla quale lo avevano familiarizzato le frequentazioni giovanili e l’accoglienza benevola nei cenacoli colti del patriziato cittadino. Nonostante la rinuncia dei fratelli Pietro e Giuseppe all’eredità paterna con la scelta di una carriera religiosa, il M. dovette esercitare la professione per procurarsi l’agiatezza. Si trasferì dunque a Lenno, sul lago di Como, e assunse la condotta della Tremezzina che tenne per una decina d’anni. Risalgono agli anni Novanta, i più lieti della sua vita come ebbe spesso a ripetere in seguito, un viaggio di studio nell’Europa centrale e la conoscenza con l’anziano G. Parini, ospite occasionale sul Lario in casa Serbelloni, che mostrò una certa simpatia per le sue inclinazioni poetiche. Nel 1793 il M. fu a Gottinga, dove l’amico Volta aveva intessuto salde amicizie scientifiche durante il soggiorno del 1784. Qui lesse una memoria medica in latino (De vescicantium usu in rheumaticis. Dissertatio publice lecta in regia Societate Goëttingensis anno 1793) presso la locale Accademia che lo gratificò annoverandolo tra i suoi soci. Altre tappe del viaggio furono Cracovia e Vienna, come testimoniano alcune lettere scambiate con Volta e con il chirurgo G.B. Monteggia.
L’arrivo in Italia dei Francesi aprì per il M. una breve parentesi politica. Nel 1798 con G.B. Giovio (che in nota a una lettera del 1799 lo definisce «assai ardente») partecipò per qualche mese, a Milano, ai lavori delle assemblee cisalpine ma, deluso dal decisionismo francese che non lasciava spazi all’autodeterminazione politica italiana, rinunciò alla conclusione del mandato come membro del Consiglio degli Juniori. Tornò a Como dopo il matrimonio con Marianna Giglio (1802) che gli diede tre maschi – a lui premorti, come la madre – e una figlia, Giuseppa, che contribuì a consolidare la posizione sociale della famiglia sposandosi con il nobile Giovanni Odescalchi.
Dal 1803 e fino alla morte il M. ricoprì nel liceo cittadino la cattedra di fisica che era stata di Volta e successivamente insegnò agraria e storia naturale. Versato nelle lingue, colto, sperimentatore, facondo e cordiale, fu amato come professore, come testimoniano i ricordi di B. Lambertenghi e I. Monti (autore di un necrologio non firmato, pubblicato nella Rivista europea del 1840), che furono suoi allievi, e ben accolto nelle case patrizie di una provincia che ancora agli inizi del XIX secolo coltivava ideali politicamente moderati ma intellettualmente aperti alle novità del mondo nello stile del secolo illuminista. In epoca napoleonica partecipò con Giovio e Francesco Della Torre di Rezzonico alla redazione di uno dei primi giornali comaschi, Il Lariano, che uscì dall’ottobre del 1810 al febbraio del 1814 (dal 1813 con il titolo di Giornale del Lario); con gli stessi fu tra i membri di una Società di scienze, belle lettere e arti che aprì i lavori a Como nel 1810. Grazie all’amico letterato I. Martignoni, il M. fu ascritto all’Accademia italiana (1808). F. Ambrosoli e M. Monti testimoniano anche la prosecuzione dell’esercizio medico del quale sono rimaste però poche tracce, una delle quali lo dice direttore dell’ospedale di Como per un biennio. È invece più nota la sua attività come medico personale della regina di Gran Bretagna e Irlanda Carolina Amelia Elisabetta di Brunswick, che, ribelle alle regole della corte inglese, visse a lungo esule e soggiornò per qualche tempo sulle rive del Lario. In alcuni dei suoi frequenti spostamenti Carolina coinvolse anche il M.: nel 1816 visitarono Roma e Firenze e al ritorno lui pubblicò le Dieci lettere sui capolavori di Firenze e Roma che, se anche in modo poco originale, esprimono in buona prosa il suo interesse per le arti.
Dopo il 1810 la sua dimora, arricchita dalla pregevole biblioteca e da una notevole raccolta di quadri, diventò un luogo di ricevimento e dotte conversazioni per concittadini e ospiti illustri di passaggio in città. F. Della Torre di Rezzonico ricordò nelle sue Memorie manoscritte le serate accoglienti in casa del M., le conversazioni colte, i giochi di carte e i passatempi di una riservata sociabilità provinciale. Spesso in queste occasioni il M., seduto in un canto, era intento a trascrivere e ordinare i testi delle opere del maggior poeta comasco del secondo Settecento, Carlo Gastone Della Torre di Rezzonico, morto a Napoli nel 1796. L’edizione di queste Opere (in 10 volumi tra il 1815 e il 1830) incontrò molte difficoltà, non ultima la scomparsa quasi contemporanea dei due principali collaboratori, Giovio e Martignoni, ed è l’unica impresa letteraria per la quale il M. è ancora ricordato in qualche storia della letteratura italiana.
Fin dagli anni universitari era stato lui stesso poeta di qualche abilità ed era stato ammesso alla pavese Accademia degli Affidati (1788), il cui archivio conserva ancora alcuni suoi componimenti d’occasione per nozze o ispirati alla voga frugoniana della poesia scientifica. Nello stesso anno al sodalizio animato da L. Mascheroni fu associato anche Volta, che gli testimoniò sempre simpatia, ricambiata da un’amicizia spinta fino alla venerazione. Della sua vena testimonia Ambrosoli, che ebbe modo di consultare i manoscritti inediti del M., ora dispersi.
La vita privata del M. fu costellata di lutti. La morte della moglie e dei figli maschi nel corso degli anni Venti lo portò a risposarsi, nel 1827, con la giovanissima Rosalinda Cioffio, che lo rese padre di Enrichetta, accasata anche lei in una famiglia nobile, i Rovelli.
Nel 1830 il M. fu colpito da una paralisi alle gambe che non gli impedì di proseguire l’attività intellettuale e d’insegnamento e di impegnarsi perché la città onorasse la memoria di Volta, morto nel 1827. L’erezione di un monumento fu travagliata da problemi organizzativi e da resistenze politiche: le autorità austriache non erano molto favorevoli al riconoscimento pubblico di uno scienziato noto per il suo filofrancesismo. Nelle more di una procedura che tardava a dare i frutti sperati il M. fece realizzare a sue spese un busto di Volta, che donò al liceo dove fu poi collocato. Nell’occasione della realizzazione del suo progetto, nel 1833, recitò un Elogio del conte Alessandro Volta. Infine nel 1838 anche l’annosa questione del monumento fu risolta e ancora una volta, l’ultima, toccò al M. il discorso d’inaugurazione.
Superstite di un’epoca conclusa, dopo la morte del fisico G.C. Gattoni (1809), dello storico G. Rovelli (1813), del patriarca degli intellettuali comaschi e principale esponente del patriziato cittadino Giovio (1814), di Martignoni (1814) e di Volta il M. avvertiva la fine di un’epoca che lo aveva visto partecipe e confidava agli amici più giovani i suoi sentimenti in proposito. Nel 1836, rifugiatosi nei sobborghi della città per evitare il contagio dell’epidemia di colera, dedicò il tempo dell’ozio alla principale delle sue passioni: quella letteratura poetica che avrebbe praticato con impegno se le circostanze della vita non l’avessero obbligato ad altre scelte. Come ricorda M. Monti, che poté leggere le sue poesie grazie alla disponibilità degli eredi, in quei mesi il M. scrisse qualche migliaio di versi, rimasti inediti e oggi dispersi, in forma di epistole agli amici, e ne compose un volume al quale diede il titolo di Poesie bislacche di un vecchio lariano. Dalle impressioni di Monti, che elenca temi e sentimenti, si ricava l’immagine di un anziano ammalato che, pur considerandosi un sopravvissuto, non mostra un carattere incupito: forse la presenza di una giovane figlia può aver rappresentato uno stimolo alla leggerezza e alla giovialità anche nelle circostanze dell’infermità.
Il M. morì a Como il 16 marzo 1839. Lasciò il suo museo di mineralogia al liceo e la sua collezione di libri (circa 3700 volumi di cui numerose cinquecentine e seicentine) alla Biblioteca civica dove tuttora sono conservati.
Alla lista delle opere del M. elencate nel necrologio di B. Lambertenghi e nei profili di F. Ambrosoli e M. Monti si aggiungono: Necrologia di Alessandro Volta, in Gazzetta di Milano, 21 marzo 1821; Annali dell’agricoltura del Regno d’Italia, I (1809), pp. 169-174, 225; Lettera di Francesco Mocchetti al chiarissimo … Pietro Configliacchi, Como 1814.
Fonti e Bibl.: Como, Parrocchia di S. Donnino, Registro dei matrimoni, anni 1802, 1827; Registro dei defunti, anno 1839; Arch. di Stato di Como, Tribunale di prima istanza civile, criminale e mercantile, Testamenti originali, Successione di F. M., 1839 (con un dettagliato inventario giudiziale dei beni lasciati agli eredi); Atti di stato civile, Registro delle nascite, 1807, vol. 839; 1810, vol. 843; Catastino di Lezzeno, distretto provinciale di Como, 1839; Ospedale S. Anna, cart. 26; Como, Biblioteca comunale, Mss., 3.2, 11: F. Della Torre di Rezzonico, Memorie patrie e Cronaca della città di Como dal 1812 al 1830; 3.2, 12: Id., Cronaca della città e diocesi di Como dal 1836 al 1839, ad indices; 4.6.2: G.C. Gattoni, Carte che seguono il volume di C. Gattoni … (Giornale del Triennio Gallo-Cisalpino dal 1796 al 1799), cc. 116, 747; Id., Indice delle materie, ad vocem; 6.3.27: G.B. Giovio, Raccolta di lettere, cc. 8, 16-24; Como, Arch. del Liceo ginnasio A. Volta, ff. 11, 12, 23, 29; Pavia, Biblioteca universitaria, Mss. ticinesi, Accademia degli Affidati, n. 533, cc. 131-134; Arch. di Stato di Pavia, Arch. antico dell’Università, Facoltà di medicina e chirurgia, Registro studenti, cart. 815; Tesi mediche, cart. 693; Esami: dissertazioni per la libera pratica, cart. 380; Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., X.314: Lettera di Francesco Mocchetti a P. Mazzucchelli, 1824; Raccolta degli ordini e avvisi stati pubblicati dopo il cessato governo austriaco delle leggi proclami ordini e avvisi pubblicati in Milano nell’anno VI repubblicano, Milano 1798, t. V, p. 280 e passim; [A. Della Porta - F. Mocchetti], Apologia alla relazione della scoperta della vera e primitiva vaccina … Como 1803; A. Della Porta - F. Mocchetti, Dichiarazione, lettera a stampa, Como 6 sett. 1803; [C. Carloni], Risposta del dottor Carloni al foglio del 6 corrente mese che incomincia: È giunto il momento che i cittadini dottore Antonio della Porta e professor F. M., Como 1803; Atti della Società di scienze belle lettere e arti in Como, Como 1810, c. 10, p. 23; G.B. Giovio, Viaggio pel lago di Como di Poliante Lariano [1795], Como 1817, pp. XV, 33; Gazzetta della Provincia di Como, 1838, n. 19, p. 80; n. 20, p. 82, n. 23, p. 99; Supplemento al n. 19, p. 51; B. Lambertenghi, Biografia del professore F. M., in Gazzetta privilegiata di Milano, 1839, n. 114, pp. 449-451; Almanacco statistico della Provincia di Como, Como 1840, pp. 2-7; [I. Cantù], Necrologia italiana, in Rivista europea: giornale di scienze morali, lettere ed arti, II (1840), p. I e ad vocem; F. Ambrosoli, Memorie intorno alla vita e agli studi di F. M., Como 1841; C. Montalcini - A. Alberti, Assemblee della Repubblica cisalpina, I/1, Bologna 1917, p. 66; G. Boffito, Scrittori barnabiti o della Congregazione dei chierici regolari di S. Paolo (1533-1933). Biografia, bibliografia, iconografia, II, Firenze 1933, p. 552; Indici delle opere e dell’epistolario di A. Volta, II, Milano 1976, II, p. 501; Historia Gymnasii Imperialis Novocomensis ab anno scholastico 1819-1820 inchoata usque ad annum 1847 producta, a cura di M. Baldassare, Como 1984, ad ind.; J. Frank, Memorie, a cura di G. Galli, I, Milano 2006, VI, ibid. 2007, ad indices; A. Corbellini, Ninfe e pastori sotto l’insegna dello «Stellino», in Boll. della Società pavese di storia patria, X-XI (1910-11), pp. 106-108; C. Volpati, Alessandro Volta nella gloria e nell’intimità, Milano 1927, pp. 2, 22, 24, 30, 55, 138, 220; L. Rovelli, La società comasca ai tempi di Volta, in Como ad A. Volta nel secondo centenario della nascita, Como 1945, pp. 176, 180 s.; A. Verrecchia, Georg Christoph Lichtemberg l’eretico dello spirito tedesco, Firenze 1969, ad ind.; M. Gianoncelli - S. Della Torre, Microanalisi di una città: proprietà e uso delle case della città murata di Como dal Cinquecento all’Ottocento, Como 1984, p. 838; A. Gigli Berzolari, Alessandro Volta e la cultura scientifica e tecnologica tra Settecento e Ottocento, Milano 1993, pp. 268, 270, 334; Storia di Como dall’età di Volta all’epoca contemporanea (1750-1950), V, 3, Como 2008, ad ind.; G. La Rosa, La vita culturale e politica a Como tra Rivoluzione e Restaurazione, Como 2008, ad ind.; E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri, IX, pp. 326-333 (M. Monti); Nouvelle Biographie générale, XXXV, coll. 714 s.; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreich, XVII, p. 218; L. Ferrari, Onomasticon, p. 469; M. Parenti, Aggiunte al Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani di Carlo Frati, II, p. 255.