MINISCALCHI-ERIZZO, Francesco
MINISCALCHI-ERIZZO, Francesco. – Nacque a Verona, il 24 sett. 1811, da Luigi e da Marianna Erizzo.
La madre era l’ultima discendente di un illustre e potente casato veneziano che, nella sua lunga storia, vantava anche un doge e un procuratore di S. Marco. Fu il M. a ottenere che gli stemmi delle due famiglie fossero uniti in un unico stemma, e che il cognome della madre fosse mantenuto accanto a quello del padre.
Il M., compiuti i primi studi nel collegio di Parma e in quello di Desenzano del Garda, li completò nel liceo di Verona. La passione per i viaggi gli fu trasmessa dai genitori, con i quali percorse gran parte d’Italia già nel 1830. Qualche anno più tardi (1834), autonomamente, visitò la Svizzera, la Germania, la Danimarca, e poi (1837) la Francia e l’Inghilterra, traendo stimoli per una visione più aperta e moderna della propria classe sociale: fu infatti esponente di spicco di quella aristocrazia non parassitaria, ma direttamente impegnata nell’amministrazione e nell’ammodernamento delle proprie tenute agricole, secondo la migliore tradizione illuministica.
I contemporanei apprezzarono tali scelte di vita: «uscito d’antica famiglia, ricco del larghissimo censo materno, ei non volle ammollirsi negli agi, non circondarsi di facile fasto, non anneghittire in ozi corruttori, ma fin da giovane provvide al corpo, ben sortito, con esercizi d’ogni maniera. Amò i cavalli, la scherma, la caccia, la pesca, i viaggi disagevoli, i campi: si educò ai gagliardi esempi dell’Inghilterra, paese a lui prediletto» (Discorso pronunciato dal conte A. Aleardi …, p. 7).
Nel biennio seguente (1838-39) il ventaglio delle sue esperienze all’estero si allargò notevolmente: il M. si spinse in Grecia e in Asia Minore (Turchia e Siria), toccando poi la Palestina, l’Arabia e l’Egitto.
Unitosi in matrimonio, il 30 genn. 1842, con Eleonora Guerrieri, ebbe con lei quattro figli: Marco, Attilio, Marianna e Alfonsina.
Prese parte, inoltre, a numerosi congressi scientifici, come quello di Napoli nel 1845 al quale contribuì con un discorso sulla necessità di dare impulso agli studi etnografici.
Nella giornata di Custoza (24 giugno 1866), il M. si trovava a villeggiare in uno dei suoi possedimenti, villa dei Cedri a Colà, presso Lazise, quando, verso mezzogiorno, cominciarono a sopraggiungere i primi soldati feriti per cercarvi riparo. Il M. provvide personalmente e senza indugio al ricovero e alla cura dei feriti, mettendo a disposizione la casa e i suoi beni; e solo nel pomeriggio poté recarsi sul campo di battaglia in cerca di notizie del figlio, il primogenito Marco, che vi stava prendendo parte come volontario nei Lancieri d’Aosta.
Il riconoscimento sul piano politico della sua varia attività – in quanto «rappresentante di quella parte di aristocrazia locale che aveva alla fine scelto di schierarsi con i movimenti indipendentistici» (Pistoso, p. 379) – non tardò ad arrivare: nominato senatore il 5 nov. 1866, gli fu offerto il ministero degli Esteri nel governo Rattazzi dell’anno seguente: offerta che, tuttavia, su consiglio di M.B.G. Amari, il M. declinò.
In Senato, dapprima a Firenze e quindi a Roma, prese più volte la parola (l’ultimo suo intervento data al 7 dic. 1875) su problemi scolastici e militari, e la sua voce si levò autorevole ora in difesa degli studi classici, ora in difesa di quegli ufficiali che nel 1848 erano passati dall’esercito austriaco alla Repubblica di Venezia e che rischiavano, per un cavillo di legge, di restare privi dei gradi e della pensione.
Anche come presidente dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona nel triennio 1866-68, insistette sempre con forza sulla necessità di privilegiare la valenza «pratica» delle conoscenze teoriche, chinandosi sui problemi quotidiani degli agricoltori, come la cura del bestiame, dei vitigni e dei vini, dei bachi da seta. Proprio in qualità di presidente dell’Accademia, il M. inaugurò a Verona, il 13 sett. 1868, l’Esposizione agricola-industriale, con un importante discorso, chiuso con un’esortazione agli agricoltori, e soprattutto ai viticoltori, a migliorare la qualità del prodotto.
Appassionato di studi geografici e di cartografia, il M. dette un impulso notevole alle conoscenze geografiche in Italia con un volume incentrato su Le scoperte artiche (Venezia 1855).
Lo studio è ancora oggi utile sia per l’ingente materiale documentario raccolto sia «per alcune osservazioni etnologiche sui lapponi e i loro contatti con il mondo ugro-finnico, e più in generale, uralo-altaico» (Pistoso, p. 381). A parte i pregi sul piano dell’informazione e dell’erudizione, non mancano al M. anche schiette doti narrative, per l’emozione che riesce a far vibrare nel racconto delle spedizioni più sfortunate, e per la fiducia, sincera se pur non scevra d’ingenuità, dimostrata verso i progressi della scienza.
Non sorprende, pertanto, di trovare il M. nel 1867 tra i promotori (insieme con C. Negri, che ne sarà a lungo presidente, mentre il M. ne sarà vicepresidente) della Società geografica italiana, istituita in quell’anno a Firenze e trasferita poco dopo il 1870 a Roma, nuova capitale.
Il nome del M. rimase tuttavia legato a un’opera non di carattere geografico, bensì filologico. Trovatosi a Roma nel 1846 per attendere allo studio delle lingue orientali (alla cui conoscenza si era già avvicinato a partire dal 1835), entrò in contatto con A. Mai che gli aveva additato un prezioso codice vaticano contenente un evangeliario siriaco, «confortandolo a darlo alla luce con una versione latina» (Gaiter, p. 3). Era l’inizio di un lungo lavoro, durato quasi un ventennio, che avrebbe condotto alla pubblicazione dell’Evangeliarium Hierosolymitanum (I-II, Verona 1861-64).
Malgrado, dal punto di vista strettamente filologico, il lavoro da autodidatta del M. peccasse di qualche ingenuità (l’Evangeliarium ebbe perciò qualche recensione negativa in Germania), il giudizio degli orientalisti moderni permane sostanzialmente positivo, e la sua opera, «pur se certo perfezionabile, resta importante e meritoria» (Pistoso, p. 380).
La passione per i viaggi, intesi come esperienza umana e culturale e non solo come appagamento di superficiale curiosità, emerge anche nella memoria Il dr. Livingstone: elogio funebre letto nella solenne commemorazione celebrata dalla Società geografica italiana il giorno 19 maggio 1874 (Roma 1874), in cui, oltre all’elogio funebre di D. Livingstone («quell’uomo di ferro»), il M. affrontava il problema delle sorgenti del Nilo. Sull’argomento, peraltro, si era già espresso (Le sorgenti del Nilo, in Atti dell’Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, VIII [1862-63], pp. 1241-1265), riconoscendo da un lato il contributo italiano alla maggiore scoperta geografica del secondo Ottocento, ma dall’altro attribuendo, com’era giusto, tutto il merito di quella scoperta agli inglesi J.H. Speke e J.A. Grant.
Il 17 nov. 1869, insieme con il figlio Attilio e numerose autorità, su invito del viceré d’Egitto, prese parte alle cerimonie per l’inaugurazione del canale di Suez.
Non era sfuggita, infatti, al M. l’importanza che rivestiva l’apertura di quella nuova via di comunicazione e di commercio, anche, in particolare, in prospettiva italiana qualora si fosse riusciti a promuovere un’accorta politica di sviluppo del porto di Brindisi e di ammodernamento dell’Arsenale e dei cantieri navali di Venezia.
Nel corso del 1875 fu anche chiamato (insieme con C. Correnti, Negri e Amari) a far parte della delegazione della Società geografica italiana in rappresentanza della scienza italiana presso il congresso internazionale geografico di Parigi. Il 27 dic. 1875, dopo aver festeggiato nel palazzo di famiglia, a Verona, le nozze della figlia Marianna con A. Malaspina, prese il treno per recarsi a Padova.
Colto da improvviso malore, il M. morì quel giorno stesso a Padova, e la salma fu immediatamente riportata a Verona.
Gli furono tributati funerali solenni, alla presenza del sindaco G. Camuzzoni, il 31 dicembre successivo. Un giudizio affettuoso, ma al tempo stesso equilibrato della sua vita e della sua opera, fu offerto da Amari che, ricostruendone la figura e l’attività, ammise di non poter annoverare il M. fra gli eroi del Risorgimento italiano, pur tuttavia riconoscendo in lui quelle «virtù civili che hanno dato sì larga base alla nostra grande rivoluzione: carità patria, lealtà, disinteresse, prudenza e perché no? la cultura delle scienze e delle lettere» (Amari, p. 29).
Fra gli scritti del M., oltre a quelli citati nel testo, si rammentino: Intorno al sorgo zuccherino, in Atti dell’Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, I (1855-56), pp. 216 s.; Sopra la coltura delle lingue orientali, ibid., II (1856-57), pp. 454-456; Sistema generale di iscrizione, in Memorie dell’Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, VII (1857), pp. 21-44; Sistema generale di trascrizione, ibid., pp. 543-549; Relazione intorno alla lettera del cav. Ab. R. Lambruschini al prof. E. Cornalia: sulla così detta malattia dei bachi e delle farfalle, che infesta da qualche anno alcune parti d’Italia e la Francia, in Atti dell’Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, III (1857-58), pp. 371-383; Notizie e dono all’Istituto d’una copia dell’Opera «Evangeliarium Hierosolymitanum ex codice Vaticano Palaestino depromptum» da esso stampato, ibid., IX (1863-64), pp. 955-975; Sul N’yanza Alberto, ibid., XI (1865-66), pp. 519-528; Discorso del sen. Miniscalchi-Erizzo nella discussione del progetto di legge per convalidazione del r. decreto relativo ai militari delle Provincie di Venezia e di Mantova privati d’impiego per causa politica pronunciato nella seduta del 20 febbr. 1868, Firenze 1868; Elogio funebre della signora Maria Sommerville pronunciato nell’adunanza generale tenuta dalla Soc. geografica italiana il giorno 2 febbr. 1873 nella R. Università di Roma, Roma 1873; G.B. Pentland, Verona 1874; Il Giappone: cenni geografici e statistici, Roma 1874.
Fonti e Bibl.: Molte opere manoscritte, compiute o rimaste abbozzate, di cui dette notizia M.B.G. Amari, sono conservate in Verona, Archivio della Fondazione Museo Miniscalchi-Erizzo (al momento non accessibile perché in attesa di riordinamento e inventariazione). A. D’Ancona, Carteggio di M. Amari raccolto e postillato, I, Torino 1896, p. 198; III, ibid. 1907, p. 156; Discorso pronunciato dal conte A. Aleardi senatore del Regno, in Discorsi pronunciati nel cimitero comunale di Verona sulla bara del conte F. M. nei solenni funerali seguiti il giorno 31 dic. 1875, Verona 1876, pp. 9-14; L. Gaiter, Elogio del conte F. M. senatore del Regno: letto il 27 apr. 1876 nella sala dell’Accademia d’agricoltura arti e commercio, Verona 1876; M. Amari, Della vita e delle opere di F. M. Ricordi del prof. M. Amari letti nella conferenza della Società geografica italiana il dì 9 apr. 1876, Firenze 1876 (poi in Rivista europea, VII [1876], 2, pp. 489-515); G. De Leva, Della vita e delle opere del conte F. M., Venezia 1876; G.B. Giuliari, Il conte F. M., in Rivista universale, 1876, n. 159, p. 15 (estratto); G. Mazzoni, L’Ottocento, Milano 1913, p. 1228; P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori. Studio bio-bibliografico, Roma 1927, pp. 339 s.; Storia della cultura veneta, a cura di G. Arnaldi - M. Pastore Stocchi, VI, Dall’età napoleonica alla prima guerra mondiale, Vicenza 1986, p. 309; M. Pistoso, Per una biografia di F. M. (1811-1875), orientalista veronese, in Yād-nāma. In memoria di A. Bausani, I, Islamistica, a cura di B. Scarcia Amoretti - L. Rostagno, Roma 1991, pp. 377-388.
A. Carrannante